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13 lug 2014

Brazil2014 - finale terzo-quarto posto Brasile-Olanda

BRASILE-OLANDA 0-3
MARCATORI: 3' Van Persie rig. (O), 17' Blind (O); 90'+1 Wijnaldum (O).

La finale che nessuno vuole giocare ha confermato vizi (del Brasile) e virtù (dell'Olanda). Il risultato è sicuramente punitivo per i padroni di casa, ma meritato per quanto detto, stradetto e ripetuto fino a oggi.

Van Gaal presenta la sua solita squadra, togliendo il solo Sneijder dai titolari a favore di De Guzman, probabilmente per seguire meglio i giocatori offensivi del Brasile. L'Olanda è ordinata in difesa, ferrea nelle marcature e riparte seguendo l'estro di un Robben ancora in condizioni scintillanti. Per mettere in crisi la difesa avversaria bastano un paio di movimenti e scambi corti ben fatti, come dimostra ampiamente l'azione che porta al rigore. Una vittoria ottenuta senza nemmeno sforzarsi troppo.
Il cambio Clasie-Veltman conferma la filosofia del tecnico, che mette i compiti tattici davanti alle caratteristiche dei singoli. Il giocatore dell'Ajax infatti è un centrale, per quanto bravo a impostare, ma prendendo il posto di Clasie va a giocare davanti alla difesa senza storie. La squadra, l'idea tattica prima di tutto. Chiedere a Kuyt e Sneijder.

Il Brasile invece si presenta in campo con diverse novità. Psicologicamente questa partita era di sicuro la peggiore di tutte da preparare, ci si poteva anche aspettare turnover integrale da Scolari che invece sceglie probabilmente di punire alcuni suoi uomini. Escono Marcelo, Hulk, Fernandinho e Fred, entrano Maxwell, Willian, Paulinho e Jo, ma soprattutto ritorna il capitano Thiago Silva. La partita, pur con le delicate condizioni psicologiche citate prima, conferma che il giocatore del PSG, per quanto bravo, da solo non può cambiare proprio nulla.
Anche con l'Olanda gli avversari sfondano con sorprendente facilità e in area non c'è alcuna marcatura. Thiago Silva riesce a mettere delle pezze sulle azioni in campo aperto o nei raddoppi, ma a seguire l'uomo non c'è mai nemmeno lui. In tutti e tre i gol le amnesie difensive dei brasiliani sono evidenti e ripetute, ma in particolare il terzo gol di Wijnaldum è la fotocopia di cento azioni viste fare dalla Germania. La fascia sinistra verdeoro è un disastro, tra terzini che non marcano, David Luiz perennemente a farfalle e avversari lasciati costantemente soli in area. Se prendi dieci gol in due partite il problema è davvero grave.
La fase offensiva vive ancora di lanci lunghi più o meno a caso (spesso di David Luiz, perchè fare impostare ai centrocampisti proprio non gli piace) e iniziative personali. Oscar è il più attivo e Willian si segnala per la capacità di giocare di prima nello stretto, ma i movimenti sono pochi e spesso fuori tempo. Riesce a giocare qualche minuto Hernanes, il giocatore meno considerato dal ct dopo i portieri e Henrique.
Bordate di fischi per Paulinho, ancora un fantasma nel suo personale tunnel, e Scolari.

Top

Ron Vlaar: ennesima partita di livello in un Mondiale per lui spettacolare. Comanda la difesa a tre con grande piglio, è feroce in marcatura e gioca la palla bene. Difensore vero e maturo.

Daley Blind: magari non sarà un vero esterno di fascia, ma tatticamente è un professore. Dopo gli assist si toglie il gusto di trovare il suo primo gol, pure di destro, ringraziando David Luiz. Per il possesso palla è un metronomo fondamentale

Arjen Robben: l'uomo che ha trascinato l'Olanda, e su cui Van Gaal in definitiva ha costruito il gioco. Con gli spazi e le marcature dei brasiliani va a nozze.


Flop


David Luiz: il simbolo di questo Brasile. Gioca sempre da solo, tenta di strafare, urla, si agita, piange e prega. In una linea difensiva, in queste condizioni, è una maledizione. Sempre fuori posto, spesso metri più avanti dei compagni, in perenne tentativo di recupero da un suo errore di posizionamento. In più pretende di impostare come fosse un regista, cercando sempre la giocata decisiva. Ah, e tenta anche il tiro dai venticinque metri.

Fernandinho: lui che dovrebbe aiutare i centrali è in costante ritardo. Pare aver perso la freschezza fisica delle prime partite, e senza quella tanti saluti anche alle giocate di tecnica. Molto falloso (c'era un rigore su Robben), decisamente spaesato, travolto da forze molto più grandi di lui.

Thiago Silva: il salvatore della patria contro la Germania, perchè gli assenti hanno sempre ragione, è costretto a farsi carico di tutti gli errori dei suoi compagni. Vita dura, ma lui ci mette del suo facendosi scherzare dalla coppia Van Persie-Robben. E prima di dire "vabbè, ma loro sono fenomeni" pensate a cosa hanno prodotto contro Castro-Umaña-Borges o Demichelis-Garay.  In più gli viene risparmiato il secondo rosso di questo Mondiale. Anche su secondo e terzo gol non marca l'uomo facendosi solo assorbire dalla porta, come tutti i suoi compagni. In difficoltà come non gli capitava da anni.

23 giu 2014

Brazil2014: Top&Flop Giocatori - Seconda Giornata

Top

Guillermo Ochoa: il portiere disoccupato che divenne eroe. Una partita perfetta per posizionamento e reattività, Neymar se lo sognerà ancora per qualche giorno.

Rafa Marquez: padre spirituale di tutti i centrali chiamati ad impostare, a 35 anni gioca solo di classe e senso della posizione, ma basta e avanza. Sagacia tattica da vendere, per il Messico i suoi movimenti sono fondamentali per passare dalla difesa a 5 a quella a 4. Potrebbe leggere il "gioco" di Scolari anche durante la siesta.

Arjen Robben: è arrivato al Mondiale caricato a pallettoni. Pochi si ricordano del suo infortunio alla vigilia di Sudafrica 2010 che ne limitò il rendimento, ha un conto in sospeso dopo gli errori in finale, Van Gaal lo sa e canalizza la sua furia mettendolo seconda punta libero di svariare. Che abbia preso ispirazione dal suo omologo capelluto Cerci? Pericolo costante, in accelerazione semplicemente imprendibile.

Tim Cahill: inventato punta per necessità, mette esperienza e capacità di inserimento al servizio dell'Australia. Vede la porta meglio di molti attaccanti moderni e segna un gol da antologia, al volo col piede debole. Prendere appunti, l'attaccante si fa così.

Ivan Perisic: forse il più sottovalutato dei giocatori di qualità della Croazia, contro il Camerun mette in campo un talento a 360°. Corsa, piedi, visione di gioco, tiro, capacità di adattarsi. Magari non sarà mai il go-to-guy, ma è un elemento di complemento di livello assoluto.

Edu Vargas: può essere il simbolo del Cile di Sampaoli, insieme ad Aranguiz e Diaz. La U de Chile si è vestita di rosso e ha ancora voglia di travolgere tutti. Contro la Spagna si muove costantemente sgusciando via da ogni marcatura e segna un gol solo apparentemente semplice.

James Rodriguez: segna di testa la rete che sblocca la partita e col suo pressing fa partire la transizione che porta al secondo gol. Due cose in teoria non nel suo repertorio, tanto per far capire quanto talento ha questo ragazzo. Tecnicamente bravissimo ad adattarsi alle necessità della squadra, proponendosi come regista arretrato o come rifinitore più avanzato, regalando sempre giocate di qualità. Leader vero.

Luis Suarez: quest'anno è semplicemente incontenibile. A mezzo servizio segna 2 gol all'Inghilterra che fanno tornare la celeste nei radar di questo Mondiale. La sua sola presenza cambia tutto.

Yacine Brahimi: un giocatore che fa esattamente la partita che ogni tifoso chiede a un suo eroe. Corre più di tutti, pressa chiunque, segna e trova pure il tempo di dare qualità alla manovra. Forse la miglior partita della carriera, nel momento più importante.



Flop

Ramires: è Scolari a mandarlo in campo, quindi il grosso della colpa va al ct. Come ala può essere utile in partite totalmente difensive, contro la solida difesa del Messico servirebbe qualità e inventiva. Il keniota (e già se sei un brasiliano soprannominato così un motivo ci sarà) risulta addirittura dannoso alla causa del Brasile, facendo collassare nei suoi limiti tecnici una manovra già farraginosa di suo.

Sergio Busquets: simbolo di un sistema di gioco ormai arrivato al tramonto. Vaga per il campo senza costrutto, imbambolato dalle trottole cilene, trovando solo appoggi semplici senza tentare mai nulla. In più sbaglia pure un gol semplice davanti alla porta. Personalità cercasi, magari insieme a nuovi compagni che facciano tutto.

Andres Iniesta: l'eroe di Sudafrica 2010 sbatte contro i limiti dei compagni attorno a lui. Deve improvvisamente fare tutto, si perde spesso in mille dribbling sul posto, per quanto sia l'ultimo a mollare i suoi sforzi sono costantemente frustrati. Anche lui dovrà affrontare il ricambio dei compagni di mille battaglie, diventando l'uomo di riferimento.

Danny Welbeck: come sempre possibilità di fare tutto per non concludere nulla. Il perenne equivoco in campo finisce per trasformarsi in un limite troppo grande per una squadra non amalgamata e con evidenti problemi di leadership. Tende a giocare da solo, a cercare spunti individuali, a ritardare le scelte. Un lusso che non ci si può permettere, almeno in questa Inghilterra.

Steven Gerrard: ok, siamo severi, ma quello visto nelle prime due partite non è il magnifico capitano del Liverpool. Anche per colpa dei disastri di Hodgson si trova solo in balia di molti, troppi avversari e non sembra avere le energie per lottare. Peccato debba chiudersi così la sua carriera in bianco.

Giorgio Chiellini: la difesa a 4 porta alla luce tutti i limiti di un difensore e il centrale della Juve ne ha diversi, indipendentemente dall'andamento della partita contro i Ticos. Errori di posizione e cattive letture sono ben più gravi dei vistosi lisci e del fallo da rigore non visto dal direttore di gara. Purtroppo in alcune situazioni ha pure la brillante idea di impostare il gioco.

Valon Behrami: la Francia passa un tempo intero a passeggiare su difesa e centrocampo svizzeri senza trovare opposizione alcuna, Il giocatore del Napoli in più partecipa attivamente al gol del 2-0, demolendo le speranze della sua squadra. Fisicamente sembra abbastanza limitato, e senza il fisico è meglio che non stia in campo (infatti è sostituito dopo 45 minuti).

Emir Spahic: non riesce in alcun modo ad opporsi al numero 9 della Nigeria. Fisicamente viene sovrastato, in velocità non ne parliamo, non lo aiuta il senso della posizione, non riesce nemmeno a metterci cattiveria. Prestazione non da capitano, che riflette una certa mollezza di tutta la Bosnia.

18 giu 2014

Brazil2014: Top&Flop Giocatori - Prima Giornata


Top

Matteo Darmian: la vera sorpresa dell'Italia, il terzino che non ti aspetti. Corsa continua, fisico e inserimenti, con ottima personalità. Considerato il livello nel ruolo una bella sorpresa.

Alexis Sanchez: il riferimento offensivo del Cile dimostra subito di voler mettere un bel po' di pepe su questi Mondiali. Diverte e si diverte, lampi di classe, ma anche concretezza (gol e assist).

Marcos Rojo: tecnicamente già è tanto vederlo terzino, figuriamoci esterno di centrocampo. Ma uno che spazza nella sua area in rabona è un pazzo, un genio, un rivoluzionario. Altrochè mettere la Terra a girare attorno al Sole.

Joel Campbell: l'anima e probabilmente la speranza di tutta la Costa Rica. Si presenta senza paura e con la chiara intenzione di spaccare il mondo, mettendo in mostra tutto il repertorio contro il più quotato uruguay. L'esperienza in Grecia sembra averlo maturato molto.

Daley Blind: il figlio d'arte ha una enorme chance di dimostrare di non essere il classico raccomandato e si mette a pennellare assist di 30 metri. Resta un giocatore con caratteristiche particolari, ma il piede è decisamente educato e la comprensione tattica raffinata.

Arjen Robben: nel 2014 dobbiamo ancora spendere parole su di lui? A prescindere da eventuali rivincite, accelerazioni e mancino da alieno. Seconda punta è veramente difficile da tenere, perchè sa anche tagliare.

Robin Van Persie: potrebbe averci già regalato il gol più bello dei Mondiali. Quel colpo di testa lo rivedremo per tutta la vita. Al massimo della maturità, sia tecnica che nel ruolo di prima punta, al suo ultimo Mondiale (presumibilmente) sembra voglia lasciare il segno.

Thomas Müller:
dove eravamo rimasti? 5 gol nel 2010 quando era appena nato come giocatore, 3 all'esordio oggi. Feeling mica da ridere con la porta e coi Mondiali, occhio Klose.


Flop

Diego Forlan: il biondo numero 10 appare proprio a fine corsa. Non che sia una novità visto che è in calo dal 2011 (compreso), ma non ha nemmeno lo satus di battere i rigori ormai. Affonderà con tutta la nave?

Edinson Cavani: in nazionale continua ad essere irriconoscibile. Con Suarez fuori aveva un'occasione forse unica, ma produce solo corsa a vuoto e tiri sbucciati. Certo, in un contesto ignobile, ma parliamo di uno qualunque o di uno dei giocatori più pagati al mondo?

Gabriel Paletta: una volta si diceva che per reggere in certi contesti serve l'esperienza internazionale. Appare decisamente inadeguato al livello, soprattutto in quello che dovrebbe saper fare meglio. E non parlo del pettinarsi.

Hulk: un altro che con la maglia del Brasile si è visto poco o nulla. A sinistra dire che non si trova è riduttivo, ma sembra anche lento e impacciato. Tanto vale mettere in campo il Doriforo.

Gerard Pique: il simbolo assoluto del progressivo calo del Barcellona, di anno in anno peggiora costantemente. Distratto, lentissimo, incapace di marcare e anche con scarsa intesa coi compagni.

Iker Casillas: se il gol di Godin poteva essere un segnale, la prestazione contro l'Olanda ha confermato il suo disastroso stato tecnico. E dire che con la Spagna era sempre stato una sicurezza. Quegli occhi da gattino bagnato poi non aiutano a dare l'impressione che possa riprendersi a breve.

Joe Hart: continua la sua personale lotteria, il problema per l'Inghilterra è che non si può sapere cosa esce. Buone parate ed errori inspiegabili (la mezza uscita su Balotelli, per dire il più ricordabile), se si deprime il Mondiale di Hodgson è già finito.

Stipe Pletikosa: con un portiere e un arbitro la Croazia poteva pure vincere. Poco reattivo, lentissimo a buttarsi, in definitiva incapace di coprire la porta.

Lionel Messi: il gol è fenomenale e decisivo. Ma il suo stato fisico e mentale condiziona troppo tutta la squadra. La gestione tattica del fenomeno del Barcellona non è mai stata facile, ora sembra anche psicologicamente in sofferenza. Basta vedere quanto forzatamente lo cerchino i compagni pur di farlo segnare.

Pepe: rosso fiscale, paga la fama, tutto quello che volete. Un giocatore della sua esperienza e col suo curriculum non può compiere due ingenuità simili di fila, compromettendo la partita e forse l'intero girone. Del resto, conoscere Pepe è più che sufficiente per aspettarsi questo e altro.

Igor Akinfeev: qualche anno fa era considerato un talento assoluto nel ruolo. Oggi fa di tutto per non far sentire il suo collega della Corea inadeguato, riuscendo dopo diversi tentativi a regalare il gol.

25 apr 2013

Le due idee offensive del Bayern di Heynkes



Sulla qualità del lavoro di Jupp Heynkes a Monaco c'è poco da dire talmente è evidente. La squadra è giovane e talentuosa, ma l'allenatore ha prima creato e poi costantemente sviluppato un sistema di gioco che fa rendere al massimo sostanzialmente chiunque, dai pilastri come Schweinsteiger ai giovani come Alaba ai parvenu come Dante ai nuovi arrivati come Mandžukić.
Il contesto funziona a 360 gradi, ma la fase offensiva rapisce l'osservatore. Il Bayern è la seconda squadra in Europa per percentuale media di possesso palla e di passaggi riusciti, dietro ovviamente al Barcellona, segna tanto (89 gol fatti in campionato) e in generale segue uno spartito ben chiaro. Il suo allenatore però non si è limitato a creare un ottimo contesto, si è inventato anche delle alternative. Heynkes ha sviluppato due versioni intercambiabili e alternative dell'attacco del Bayern. La squadra gioca col 4231 come modulo base (dal 2009-2010), ma a seconda della scelta dei trequartisti e della punta può variare l'interpretazione della fase offensiva.

La versione più orientata al possesso palla prevede Müller-Kroos-Ribery e Mandžukić.
Thomas Müller non è una vera ala, parte da destra per tagliare sfruttando la sua capacità di lettura tattica e i movimenti dei compagni. Kroos gestisce il pallone, organizza il gioco e crea spazi abbassandosi verso i mediani, inoltre spesso si scambia con Schweinsteiger per togliere riferimenti. Ribery sfrutta la circolazione di palla per ritagliarsi la possibilità di puntare i difensori in dribbling. Chiave di volta del sistema è Mandžukić, bravissimo a giocare di sponda e a muoversi continuamente per fornire opzioni di passaggio. Ne viene fuori un insieme molto fluido, che sfrutta la grande abilità tattica di praticamente tutti gli interpreti per far girare il pallone continuamente e velocemente e sbilanciare la difesa avversaria.

La versione da calcio verticale prevede Robben-Müller-Ribery e Gomez.
Rispetto a quanto detto prima si cerca molto di più la verticalità per mettere rapidamente Robben e Ribery nelle condizioni di puntare i difensori avversari (singolarmente o schierati per loro cambia poco). La squadra punta meno al fraseggio insistito, lascia sempre una delle due ali alta per ricevere palla subito e ribaltare in fretta il fronte di gioco. Müller copre qui un ruolo più "semplice" per movimenti, ma potenzialmente letale per le sue qualità da incursore. Gomez in verità non è scelto spesso da titolare, ma essendo per caratteristiche meno manovriero e più finalizzatore estremizza quest'idea di gioco. Non a caso contro il Barcellona sono stati scelti loro.

Ovviamente i nomi sono indicativi, ma in partite recenti sono stati proprio loro a interpretare i dettami di Heynkes a seconda delle necessità. Il Bayern è una grande squadra anche perchè sa adattarsi.

29 giu 2010

WC2010: Top&Flop Giocatori - Ottavi di Finale

FLOP

Kakà: in Brasile gira bene, ma aspetta ancora il suo presunto leader tecnico. Irritante e irritato, a giudicare dai tre gialli nelle ultime due partite giocate.

Wayne Rooney: purtroppo per il Manchester e l'Inghilterra, la sua stagione è finita con l'infortunio alla caviglia. Tanta volontà, ma del vero Rooney solo il nome sulla maglia.

John Terry: imbarazzante, e doveva essere il leader della difesa dopo il forfait di Rio Ferdinand. Missione fallita.

Roque Santa Cruz: il nome più famoso a rappresentare l'attacco del Paraguay. Sulla carta un reparto molto buono, nei fatti sterile come solo l'Italia...

Martin Demichelis: per l'ennesima volta si fa saltare come un birillo. Cambia la pettinatura, purtroppo non la sostanza.

Cristiano Ronaldo: per uno coi suoi numeri, giocare decentemente un tempo in tutti i Mondiali è un pò pochino. Come sempre assente in nazionale, e a questo punto gli alibi iniziano a cadere.

Ricardo Osorio: dopo il macroscopico errore arbitrale, regala il 2-0 che di fatto elimina il Messico.

Joan Capdevila: perchè non è ammissibile fare simili, indegne, sceneggiate. Un mese a giocare a rugby aiuterebbe a capire come gira il mondo.


TOP

Diego Perez: l'incarnazione della leggendaria garra dell'Uruguay.

Luis Suarez: la porta la vede come pochi, e il secondo gol è una perla.

Wesley Sneijder: tonnellate di sostanza, in un oceano di qualità. Gol e assist per indicare la strada a una nazionale storicamente perdente. Un condottiero.

Arjen Robben: fenomenale. In due partite un palo e un gol, è la scintilla che mancava all'Olanda per scompigliare le carte.

Kevin-Prince Boateng: più si alza la posta, più sale di livello. Primo gol in nazionale, quando contava davvero.

Javier Hernandez: il talento già del Manchester United dimostra capacità tecniche e grande senso del gol. Segnali di un futuro campione.

Arne Friedrich: dovrebbe essere l'anello debole della difesa tedesca. Non concede un centimetro a nessuno, con le buone e con le cattive. Un vero lottatore.

Bastian Schweinsteiger: tedesco purosangue (ed è una notizia di questi tempi), nel cuore del gioco e della sua squadra. Alla lunga giganteggia in tutte le fasi, regalando un assist.

Lukas Podolski: tantissima corsa unita a gol e qualità. Un valore aggiunto sulla sinistra.

Mesut Ozil: come un anno fa in Under21, dispensa calcio anche tra i grandi. Svaria molto, e ovunque fa male.

Thomas Muller: il più inesperto dei titolari gioca come se con questa maglia ci fosse nato. Sembra sempre lento, scoordinato, in ritardo, ma fa tutto con una qualità mostruosa. Viaggia tra le linee con una facilità disarmante tagliando a fette l'Inghilterra.

Miroslav Klose: il miglior bomber possibile per la Germania. Si muove tantissimo, corre, pressa e soprattutto segna. Sono 12 ai mondiali e 50 in nazionale...