Tanto tuonò che piovve.
Potrebbe essere questo il sottotitolo alla vittoria del campionato del Boca Juniors, a simboleggiare uno dei titoli più annunciati della storia recente del calcio argentino vista la qualità della rosa in mano ad Arruabarrena.
Vincere però non è mai scontato, e il primo campionato senza la formula a semestri è una conquista importante per il popolo xeneize.
Il Boca fin dalla partenza del campionato aveva un compito preciso: vincere, senza discussioni. Nessun'altra concorrente poteva infatti vantare una rosa con esperienza, leadership, profondità, qualità tecnica e fisica paragonabile. Un salto notevole per il tecnico Arruabarrena, che era arrivato al Boca per ricostruire e partire dal basso, forgiando talenti più che gestendo campioni.
Essere condannati a vincere non è mai semplice, soprattutto se a Buenos Aires hai la maglia azul y oro. In più il club non riusciva a imporsi in campionato dal 2011, un periodo di digiuno che non si vedeva dagli anni 80. Tutta la pressione era su Arruabarrena, che aveva la fortuna di allenare una corazzata, ma doveva anche gestirne ritmi e umori, cosa per nulla scontata per un allenatore classe '75 senza sostanzialmente alcuna esperienza di livello.
La verticale della squadra a inizio anno recitava Orion-Diaz-Gago-Lodeiro-Osvaldo. Qualcosa che in Argentina sembra più una selezione all-star che una squadra di club, a cui si aggiungevano giocatori prodotti in casa e ormai affermati (Colazo, Erbes, Chavez), un referente di centrocampo come Pablo Perez e pibes in rampa di lancio (Meli, Cubas, Betancur, Calleri). Non c'era un reparto che presentava particolari debolezze, qualità e fisicità erano diffuse e distribuite. Gli unici dubbi ammissibili erano la tenuta mentale di Osvaldo e, appunto, la capacità di Arruabarrena di gestire una rosa simile.
La situazione per le avversarie è anche peggiorata durante il mercato estivo. La partenza di Osvaldo è stata compensata dal ritorno di Carlos Tevez, e in difesa è arrivato ad affiancare Cata Diaz un giocatore come Fernando Tobio. Per chi non se lo ricordasse il difensore classe '89 è stato una colonna del Velez di Gareca, con cui ha vinto tre titoli.
Il Boca di fatto ha dominato il campionato, vivendo solo un periodo di crisi verso metà torneo a cavallo dall'eliminazione dalla Libertadores. Gestire il doppio impegno in Sudamerica non è mai facile, soprattutto se di mezzo c'è uno scontro col River, e gli xeneizes hanno pagato con un pari e due sconfitte consecutivi. L'eliminazione dalla Copa resta il capitolo peggiore di questa stagione sia per la squadra che per il lavoro del tecnico.
Il momento più complicato però è stato un altro. Alla giornata ventirè, a sette dalla fine, il Boca in casa aveva la possibilità di chiudere i giochi contro il San Lorenzo secondo. In un finale drammatico gli ospiti avevano trovato il gol con Matos su uno svarione incredibile del giovane Betancour. Improvvisamente il Boca non era più primo e tutto sembrava perduto. Da quel momento però in sette giornate gli xeneizes hanno messo insieme quindici punti contro gli otto dei rivali, rimontando lo svantaggio e dando una certa dimostrazione di carattere, ma soprattutto salvando la carriera di un giovane talento.
Il titolo è arrivato con una giornata d'anticipo grazie alla vittoria per 1-0 sul Tigre, con 64 punti totali e sei di vantaggio sul San Lorenzo secondo. Arruabarrena ha messo insieme una squadra capace di chiudere il torneo come migliore attacco e seconda miglior difesa.
Il Boca di Arruabarrena non ha fatto spettacolo, e infatti dieci delle venti vittorie attuali sono arrivate con appena un gol di scarto, ma semplicemente ha sempre trovato il modo per vincere attingendo alle mille risorse a disposizione. L'unico vero referente offensivo è stato Tevez, e ci mancherebbe altro, che è arrivato in estate. Per il resto gli uomini si sono alternati e non è un caso che nella classifica marcatori l'unico nome del Boca tra i top sia Jonathan Calleri. Una rosa importante, ma incredibilmente democratica nel distruibuire i gol e dividersi gli onori.
Arruabarrena ha scelto fin dall'inizio di gestire il gruppo senza cercare di strafare, seguendo inconsciamente il motto secondo cui l'allenatore migliore è quello che per prima cosa non fa danni. I suoi uomini anche solo come impatto fisico erano abbastanza superiori agli avversari da vincere quasi per inerzia. Il suo Boca tatticamente prevede una difesa a quattro, un mediano deputato alla fase difensiva e cinque uomini col compito di scardinare le difese avversarie. L'unica idea fissa è avere due riferimenti larghi per dilatare le maglie difensive, ma i movimenti di interni e trequartisti sono più liberi, soprattutto da quando c'è Tevez. Arruabarrena ha preferito lasciare qualche licenza ai suoi uomini piuttosto che cercare una grande organizzazione tattica, sfruttando estro, capacità individuali e impatto fisico.
In difesa il Boca ha sofferto soprattutto le ripartenze a causa della tendenza a riversarsi in forze in attacco. I difensori sono spesso stati esposti a rischi e cartellini, ma grazie alla fisicità generale e all'abilità di alcuni singoli il fortino ha retto nella maggior parte delle occasioni.
C'è da dire che quando hanno perso gli uomini del Vasco hanno perso abbastanza male. Escludendo il caso San Lorenzo le altre quattro sconfitte sono arrivate tutte con due o più gol subiti, compreso un incontro folle con l'Union di Santa Fe.
Parlando di singoli, l'arrivo dell'Apache dalla Juventus ha dato una carica extra a tutto l'ambiente, ma soprattutto ha portato gol e punti. Forse ci si poteva aspettare ancora di più da un giocatore capace di segnare cinquanta gol in due anni in Italia, ma il titolo era l'unica cosa veramente importante. I suoi movimenti, il suo carisma, la sua leadership, la sua capacità di inventarsi gol e di dare qualità all'azione hanno trasformato il Boca in una macchina difficilmente arrestabile.
Un talento perennemente inespresso come Lodeiro è riuscito a trovare giocate decisive. Sempre alla ricerca di un ruolo, di una collocazione, di uno spazio, col suo mancino è in grado di regalare qualcosa di importante e la maglia del Boca sembra avergli dato una nuova dimensione. Supportato da una squadra di livello si evidenziano i suoi pregi e vengono coperti i difetti, soprattutto sul dinamismo.
In difesa in Argentina è singolarmente importante avere un referente che con carisma ed esperienza dia solidità e fiducia a tutti. Il Cata Diaz in questo è un esempio perfetto oltre che l'erede del Flaco Schiavi. Spesso al limite, sicuramente intimidatorio anche solo con la sua espressione scolpita nella pietra, per il Boca è un totem irrinunciabile. Da seguire la crescita di Tobio al suo fianco nel prossimo futuro.
Dei pibes quelli che si sono messi maggiormente in mostra sono Cubas e ovviamente Calleri. Il mediano classe '96, buttato nella mischia praticamente da subito, ha dimostrato ottime letture tattiche, buone geometrie e soprattutto una dose infinita di garra che gli permette di andare ben oltre il suo fisico minuto. L'attaccante classe '93 invece può essere considerato il grande protagonista del torneo. Si è imposto come minaccia costante e miglior marcatore della squadra con dieci reti, tra cui questa perla. Calleri è un giocatore importante per corsa, movimenti, impatto fisico e voglia, sa farsi sempre trovare pronto sotto porta ed è cresciuto tantissimo in fiducia. Tecnicamente è ancora da raffinare per poter giocare più esterno, ma dentro l'area è già letale anche grazie a un tiro potente e preciso, unito alla capacità di tagliare verso la porta e di leggere in anticipo dove finirà il pallone.
Prossimo appuntamento il 4 Novembre per la finale di Copa Argentina contro il Rosario Central.
Un double sarebbe un'affermazione locale importante.