26 set 2010

River, si blinda il futuro

E' difficile concentrarsi sul futuro quando il presente è ancora cupo e minaccioso, ma nonostanto lo spettro sempre aleggiante della retrocessione il presidente del River Daniel Alberto Passarella continua a mostrare solidità e soprendente capacità nella gestione del club di Nunez. Dopo l'ottima campagna acquisti che ha messo a disposizione del tenico Cappa giocatori del calibro di Carrizo, Maidana e Pavone, colonne fondamentali del progetto del Kaiser, ecco finalmente il momento dei rinnovi per i giovani talenti nel giro della prima squadra.

Nulla di strano, se non si arrivasse dalla tristemente celebre "era Aguilar". L'ex-presidente dei Millonarios, nei suoi dieci anni di delirante gestione, è infatti riuscito a minare le fondamenta di uno dei settori giovanili fra i più prestigiosi al mondo, cambiandone l'assetto, gli uomini e soprattutto facendo completamente mancare la fiducia verso la maggior parte dei giovani talenti affacciatisi in quegli anni al calcio che conta. In quale modo? Vendendoli ancora prima dell'esordio in prima squadra oppure a prezzi stracciati, come nel caso di Gonzalo Higuain, passato al Real Madrid per circa tredici milioni di Euro, pochi visto il potenziale del Pipita. I prodotti delle Inferiores del River Plate erano ormai diventati una semplice fonte di guadagno, ceduti non appena si presentava l'ocasione per guadagnare un po' di denaro e raramente visti come patrimonio del club dal punto di vista prettamente calcistico.

Per fortuna l'elezione di Passarella e l'arrivo di Cappa hanno invertito la rotta, restituendo in breve tempo prestigio e fiducia ad un inesauribile serbatoio di talenti più o meno pronti per la massima divisione argentina. Il neo-presidente del River non ha esitato ad iniziare le trattative per rinnovare i contratti e soprattutto per fissare importanti clausole di rescissione. Un segnale per i club del vecchio continente, sempre attenti al panorama sudamericano, per i tifosi e per i giocatori stessi, più che mai motivati dalla fiducia riposta in loro dalla società.

Dopo i rinnovi ad inizio anno di Funes Mori, clausola di 25 milioni di Euro, e Villalva, ecco quelli più recenti di Diego Buonanotte, Erik Lamela e Federico Andrada. Per il Coco, fresco di esordio da titolare contro il Newell's Old Boys, un contratto quadriennale con annessa clausola di rescissione da 20 milioni. Scongiurato dunque qualsiasi rischio "scippo" per il talento avvicinato qualche anno fa dal Barcellona e trattenuto a fatica dalla Banda.
Stessa sorte per Fede Andrada, giovane centravanti delle Inferiores tifosissimo del River Plate e ormai prossimo a sbriciolare il record di gol nelle giovanili dei Millonarios detenuto dal Pepe Sand. Rinnovo e clausola di ben 15 milioni di Euro, non pochi se consideriamo che il Tanque, attaccante titolare della Nazionale di categoria assieme ai compagni di squadra Pugh e Ocampos, ha soltanto sedici anni.

Il futuro appare quindi sempre più roseo e al club di Passarella non resta che riuscire ad ottenere la tanto agognata salvezza facendo leva anche e soprattutto sui talenti di casa come Lamela, Lanzini e Funes Mori.

25 set 2010

Problemi di tessera

La tessera del tifoso è uno strumento chiesto a gran voce a vari livelli per migliorare l'ambiente negli stadi e consentire una maggior sicurezza generale dell'evento calcio.

Senza entrare nel merito della scelta, c'è un problema.

I tifosi ospiti che vogliono seguire la loro squadra in trasferta devono necessariamente munirsi della suddetta tessera per poter avere i singoli biglietti. Questo al fine di identificare le persone che si spostano e prevenire/perseguire in caso di crimini.
Però se la partita non prevede particolari limiti di vendita dei biglietti non del settore ospiti per decisione dell'Osservatorio (che in certi casi impone dei limiti di vendita per regione, ai soli abbonati, ai soli possessori della tessera del tifoso e così via) nulla vieta ai tifosi in trasferta senza la tessera di trovarsi dei posti in altri settori dello stadio, cosa in se sempre accaduta, ma con l'aggravante che quei gruppi di tifo che non possono/non vogliono avere la tessera (cioè probabilmente ultras) si riversano in altri settori libertamente.

Esempio pratico: in Inter-Bari c'era un gruppo di tifosi ospiti nel loro settore, terzo blu, e un secondo gruppo (organizzato con bandiere, striscioni e quant'altro) in terzo rosso, in mezzo ai tifosi di casa dell'Inter.

Non serve nemmeno spiegare i potenziali, altissimi rischi.

20 set 2010

Questione di ruolo, parte seconda

C'era una volta un attaccante bulgaro di nome Dimitar Berbatov, che si era fatto conoscere in Germania col Bayer Leverkusen e in Inghilterra col Tottenham. Nè prima nè seconda punta, fisico importante, grande tecnica, capacità di segnare come di rifinire il gioco e fornire assist, un ibrido atipico della stessa specie di Zlatan Ibrahimovic, pur più grezzo, o meglio meno raffinato nello stile rispetto allo svedese. Dopo una crescita costante (e 136 gol tra Germania e Inghilterra) al termine della stagione 2007/2008 Sir Alex Ferguson firma per lui un assegno di più di 30 milioni di euro, per formare un attacco stellare col di li a poco Pallone d'Oro Cristiano Ronaldo, Wayne Rooney e Carlos Tevez. Il suo compito scritto era di fornire fisicità, difesa della palla e abilità nel gioco aereo.
Il resto è storia recente. Di sicuro il giocatore non ha rispettato le altissime (per colpa del prezzo che gli ha conferito uno status da superstar) attese. Il suo atteggiamento a volte indolente sul campo, lo scarso apporto dato al gioco e i pochi gol oltre al confronto coi compagni di reparto lo hanno fatto regredire nell'ottica collettiva a giocatore mediocre E poi è iniziata la stagione 2009/2010. Il Manchester non è più la macchina da trofei di qualche anno fa, pur vincendo sempre qualcosa, i numeri 7 e 32 sono liberi e lo splendido Rooney dell'anno passato deve lottare contro problemi fisici che ne limitano il rendimento. Così, per necessità, a rispondere presente a livello realizzativo è stato a sorpresa il numero 9 bulgaro con 7 gol nelle prime 6 partite, compresa una tripletta spettacolare agli eterni rivali del Liverpool.
Motivo tecnico? Berbatov è tornato a fare la punta. Non gioca più principalmente spalle alla porta a fare la boa, sacrificandosi per favorire il gioco di più illustri compagni. E' libero di esprimere le sue qualità e la squadra lo segue. Più segna più il suo talento torna a brillare, come un tesoro nascosto che si scopre pezzetto per pezzetto.

Staremo a vedere se il brutto anatroccolo è tornato cigno, ma c'è di nuovo un numero 9 di talento nella parte rossa di Manchester.

17 set 2010

Top Class '89

Top Class '89:

Panchina: Smalling, Azpilicueta, Marin, Ganso, Walcott, Carroll, Arnautovic, Marilungo

Generazione a dire poco traboccante di talento.
In porta Sergio Asenjo, grande speranza spagnola per il dopo Casillas, almeno fino all'esplosione nella sua stessa squadra (l'Atletico Madrid) di un portiere di talento pari se non superiore, ma di un anno più giovane...
La coppia centrale non è certo la punta di diamante della formazione, ma garantisce fisicità, padronanza del gioco aereo e una discreta esperienza grazie alle sorti nel Bayern e in nazionale di Holger Badstuber. Sulle fasce elementi di ben altro spessore. Gareth Bale è fin dall'esordio considerato il nuovo Giggs, uno dei pochi esterni capaci di coprire l'intera fascia dando grandissima qualità in termini di cross e inserimenti offensivi. Forse in prospettiva più ala che terzino, ma di primissimo piano senza alcun dubbio. Fuori ruolo nella formazione in quanto mancino naturale Emiliano Insua, uno dei migliori terzini prodotti dal calcio argentino negli ultimi anni.

La mediana garantisce palloni recuperati in quantità, fisicità, corsa e inserimenti grazie al lavoro di Moussa Sissoko e Andrea Poli, due centrocampisti completissimi e già con diverse presenze malgrado la giovane età. La qualità può essere interamente affidata al disarmante reparto offensivo. L'ultimo Mondiale, pur vinto dalla Spagna, è stato senza dubbio il torneo di Thomas Muller, talento assoluto scoperto e lanciato da Louis Van Gaal dimostratosi capacissimo di fare la differenza a ogni livello. Javier Pastore e lo sfortunato Stevan Jovetic completano il reparto di rifinitori con tecnica, garra e grandissima capacità di fare gioco. Alexandre Pato non ha certo bisogno di presentazioni, può stupire che sia ancora così giovane visto da quanti anni è sul palcoscenico.
Assolutamente da non sottovalutare la panchina, con molti nomi che possono tranquillamente essere preferiti ai nostri titolari, compreso Paulo Henrique Ganso, il regista del Brasile del futuro.


La stella: Javier Pastore

Troppo facile puntare su talenti già affermati come Muller o Pato. Il giocatore del Palermo è il futuro assoluto del ruolo, uno dei pochi trequartisti puri rimasti. Incrocio ideale tra Kakà e Riquelme, i suoi idoli, in una stagione si è imposto nel calcio italiano ed è diventato un riferimento per la sua squadra (che la scorsa stagione ha sfiorato l'ingresso in Champions League). In un'altra stagione crescerà tanto da meritarsi una grande europea?


Ha collaborato G.B.

16 set 2010

Top Class '88

Ecco a voi Top Class, una rubrica sui talenti del panorama calcistico mondiale che cercherà di stilare anno per anno le migliori formazioni dei giovani nati tra il 1988 e il 1992. Si tratta di scelte difficili quanto soggettive, basate su conoscenze più o meno limitate e su gusti personali, quindi anche il vostro parere sarà ben accetto!


Oggi inizieremo presentandovi la Top Class '88:

Panchina: Marcelo, J.Boateng, Otamendi, S.Blanco, Perotti, J.Hernandez, Sanchez, Di Maria.

Difficile trovare giovani portieri in circolazione e valide alternative, dunque la scelta cade su Vito Mannone, italiano d'Inghilterra che finora non ha sfigurato nelle rare occasioni in cui è stato chiamato in causa da Arsene Wenger. Decisamente di livello superiore la linea difensiva, composta da quattro giocatori di discreta esperienza ed ottime prospettive. Sugli esterni due fra le sorprese del recente Mondiale sudafricano: l'olandese Van der Wiel ed il portoghese Coentrão, entrambi terzini di grande qualità in grado di garantira una spinta costante ed efficace. Jonny Evans e Andrea Ranocchia compongono invece la coppia di difensori centrali che fa dell'altezza, della forza fisica e del senso della posizione i propri punti di forza.

La mediana parla invece spagnolo ed almeno sulla carta è di primissimo livello. Fisicità, corsa, inserimenti, palleggio, geometrie e qualità sono garantite dal sempre più seguito Javier Martinez e dalla stellina argentina del Valencia Ever Banega. Davanti a loro un trio altamente spettacolare, tutto dribbling, tecnica ed imprevedibilità che potrebbe fare le fortune dell'unica punta Aguero. Özil, Gaitan e Mata sono infatti in grado di creare superiorità numerica e cogliere impreparate le difese avversarie in ogni frangente: dei giocatori dal tasso tecnico incalcolabile e dal movimento costante, sempre alla ricerca dello spazio fra le linee e nati per non dare il minimo punto di riferimento all'avversario.


La stella: Mesut Özil

Dopo un Mondiale da esordiente in cui si è rivelato fra i protagonisti assoluti ecco il passaggio al Real Madrid di José Mourinho. L'ennesimo capriccio di Florentino Perez in un ruolo già occupato di diritto da 70 milioni di Euro disposti in statiche colonne di monete d'oro in stile Paperon de' Paperoni? No, perchè al tedesco Mesut sono bastate due partite per conquistare il difficilissimo ed incontentabile pubblico del Bernabeu, il posto da titolare e per appendere, con ogni probabilità, il cartellino "vendesi" alla maglietta numero otto di Kakà. Inevitabile dunque scegliere il giocatore del momento come la stella della Top11 classe 1988.

In collaborazione con G.D.C.

13 set 2010

La magia del calcio

Le prime giornate, ma anche i primi mesi, di campionato portano con loro qualcosa di unico, magico e fantastico che fa tornare la mente del tifoso ai sogni di un bambino che correva dietro a un pallone.

In questo periodo le gerarchie sulla carta capita che vengano sovvertite dal campo, c'è spazio per sorprese, piccoli miraggi che fanno spendere fiumi di parole e rovinano le giornate a fior di esperti che mai avrebbero azzardato tanto.

Basta leggere la classifica oggi: Chievo Verona punti 6. Primato solitario in classifica per una settimana intera, una piccola brevissima favola che ricorda quanto ci sia di vero e genuino (poco ormai) in questo sport.

1 set 2010

Uno strano immobilismo

Il primo mercato nerazzurro dell'era Benitez si è chiuso in modo inusuale e inaspettato.
Nessun movimento di spessore in entrata, nessun miglioramento per la rosa titolare. E' arrivato Coutinho, talentuoso brasiliano classe'92 preso due anni fa, è stato cquistato in comproprietà Ranocchia lasciato al Genoa per giocare, è stato preso dal Parma Biabiany e dalla stessa squadra si è riscattata la seconda metà di Mariga. Inevitabilmente, troppo poco per pensare a un salto di qualità.
E dire che le richieste del tecnico erano chiare e ripetute, oltre che ampiamente condivise dai tifosi. Un attaccante e un centrocampista, eventualmente un terzino sinistro.
Marco Branca, direttore dell'area tecnica, risponde che non si è trovato nessuno a condizioni economiche accettabili (discutibile), che la squadra del triplete è rimasta intatta nei titolari e che si è fatto uno sforzo tenendo Maicon, quindi di che lamentarsi? Concettualmente anche vero, ma c'è da considerare il fronte cessioni. Se Burdisso e Quaresma si possono considerare indolori, la cessione di Balotelli, per quanto inevitabile, ha privato la squadra di un giocatore poliedrico e di talento nel reparto offensivo. Rimpiazzarlo con un debuttante assoluto (Coutinho) e un giocatore giovane, ma più limitato (Biabiany) è un azzardo pesante. Vero anche che quest'anno l'Inter può sfruttare Pandev fin dall'inizio, ma parliamo comunque di 5 giocatori per 3 posti, che diventano addirittura 4 considerando Coutinho e il macedone gli unici potenziali vice-Sneijder, Stankovic escluso. Oltre a questo, sono rientrati dai prestiti Mancini, Suazo e Rivas, giocatori ai limiti del progetto tecnico, ma di fatto tornati in corsa (almeno i primi due) vista la ristrettezza della rosa nel reparto offensivo.

A centrocampo la situazione è meno in emergenza a livello numerico (Muntari, Mariga, Stankovic, Cambiasso, Thiago Motta,i giovani ed eventualmente Zanetti per 2-3 posti), ma subentra un discorso di esigenze tecniche. Rafa Benitez ha una missione: cambiare il gioco dell'Inter, portandola ad avere un maggiore possesso di palla e un baricentro più alto. Per questo in mezzo al campo poteva servire o un mediano molto dinamico, abile nel pressing e nel recupero palla (Mascherano)per permettere una più efficace fase difensiva con la squadra più alta, o un centrocampista di grande tecnica e visione di gioco (Fabregas), per migliorare la gestione del pallone nella zona nevralgica del campo. Senza nessun innesto il tecnico dovrà spremere il massimo dai giocatori che ha, soprattutto puntando sull'esplosione di Mariga e sperando in un pronto recupero fisico di Thiago Motta, il centrocampista più tecnico, ma purtroppo il più fragile (fresco di operazione al ginocchio) della rosa.

Dunque soluzioni poche,con alcune scommesse fondamentali.
A questo punto, rischiare per rischiare, mi auguro che la società abbia fatto certe scelte per valorizzare al meglio tutti i giovani del vivaio. Obi e Obiorah in mezzo al campo dovrebbero stare davanti nelle gerarchie quantomeno a Muntari e in ogni caso rappresentare alternative concrete anche a partita in corso. In attacco abbiamo già parlato di Biabiany e Coutinho, ma non sottovaluterei nemmeno Alibec (fondamentale perchè capace di giocare esterno e punta, nonchè uno degli unici 3 primavera classe'91 rimasti) e Dell'Agnello (classe '92, ma prima punta pura forte di testa), che a questo punto potrebbero ritagliarsi spazi ai danni di Suazo e Mancini.
Il salto generazionale è un pò brusco, ma del resto l'undici titolare è anche troppo avanti con gli anni e avere uno dei migliori settori giovanili in Europa servirà pure a qualcosa.

Ai posteri l'ardua sentenza. O più semplicemente, ci sentiamo tra 6 mesi.