29 apr 2013

Inter, un problema di fascia

 
Malgrado il titolo sia fuorviante, non voglio parlare dei tanto chiacchierati esterni, siano di difesa o d'attacco. Il lungo infortunio di Javier Zanetti apre un problema apparentemente secondario in casa Inter, ma che implica in qualche modo un cambiamento epocale.
Si sa che il numero 4 è il capitano della squadra da tempo ormai immemore e a causa della sua aurea di invincibilità non ci si è mai posto il dubbio concreto della sua successione. Oggi ci si trova nella situazione di dover trovare un capitano "ad interim" più o meno fino a Gennaio 2014.

La fascia in ambiente nerazzurro viene attribuita in base alle presenze, escludendo casi particolari, e questo di fatto complica la situazione. Il vice storico di Zanetti era Ivan Cordoba, oggi team manager. Dopo di lui quanto a presenze troviamo nell'ordine Cambiasso, Stankovic, Samuel, Chivu e Milito. Tutti senatori con la personalità per ricoprire il ruolo (su Chivu ho le mie riserve), ma anche giocatori di scarsa affidabilità fisica (tralasciando i dubbi sulla permanenza in rosa) che potrebbero o forse dovrebbero non essere titolari nella prossima stagione. A una squadra in un periodo di transizione serve anche un riferimento costante in campo.
Dei "nuovi" i primi della lista sono Nagatomo, Ranocchia, Alvarez, Obi, Guarin, Handanovic e Juan Jesus. Specifico che nessuno di questi arriva a 100 partite in maglia nerazzurra. Ho volutamente allargato l'elenco perchè per ciascuno si possono sollevare obiezioni, nessuno rientra perfettamente nell'identikit necessario. Scegliere uno di loro vuol dire dare un'investitura ufficiale e, forse, voltare definitivamente la pagina del triplete.

Come si procederà? Si cambierà un capitano a partita in base ai presenti o si farà una scelta?

26 apr 2013

Il Papu Gomez per l'Inter?


Il Papu Gomez è uno degli ultimi nomi accostati all'Inter 2013/2014 e, come ogni notizia di calciomercato che si rispetti, ha scatenato a ogni latitudine l'immancabile turbinio di commenti e giudizi trancianti. In una stagione sportiva in cui qualsiasi pretesto diventa buono per distrarsi dal calcio giocato, il tifoso interista riscopre il suo caratteristico disturbo bipolare, passando da uno stato di estasi dove sceicchi miliardari e oligarchi russi fanno a gara per portare in nerazzurro fior di campioni, al crollo in un profondo stato catatonico che trasforma ogni nome in un'impietosa coltellata al cuore. Il Papu, vuoi per il physique du role non proprio da star mondiale, vuoi per i mancati paragoni con gli illustri Cristiano Ronaldo e Leo Messi, vuoi per le dichiarazioni solitamente umili (l'avete mai sentito dire che diventerà più forte dell'attaccante del Barcellona?), è stato una discreta stilettata al petto della maggior parte dei tifosi.
 
Tuttavia Alejandro Gomez è un giocatore che in Italia finora ha avuto un rendimento più che positivo, adattandosi alla perfezione al calcio nostrano e diventando in pochissimo tempo un punto di riferimento del Catania. Con tutti i limiti (quali, per l'esattezza?) che può avere un giocatore della sua statura, il Papu ha saputo mettere a disposizione della squadra talento e intelligenza calcistica. Non è il classico funambolo alto due bottiglie di Quilmes che si perde sull'areo proveniente da Buenos Aires prima ancora di atterrare a Fiumicino, ma un calciatore vero, uno di quelli essenziali nelle giocate e brillanti nella testa. Trequartista, seconda punta, ala destra e soprattutto ala sinistra: fa della duttilità uno dei suoi punti di forza e ovunque lo schieri sa leggere ed intrepretare la partita. Ha piedi sensibili e soprattutto gioca a testa alta, una rarità nel calcio di oggi in cui l'aspetto fisico viene esasperato a discapito di quello meramente tecnico. È fondamentale nell'aprire le difese grazie alla capacità di partire largo creando la superiorità numerica nell'uno contro uno ed è delizioso quando decide di servire palla sui tagli dei compagni con passaggi precisi quanto difficili.
 
Il prospetto del giocatore risponde perfettamente all'identikit dell'esterno che Stramaccioni ha disegnato assieme a Branca e Ausilio ed è soltato il prezzo (si parla di 8 milioni) a poter determinare se si tratta o meno di un buon affare, perchè il Papu è sì un ottimo giocatore, ma non è di certo l'elemento che, da solo, ti può far fare il salto di qualità. D'altronde l'Inter non ha le risorse finanziarie per poter irrompere sul mercato e portarsi a casa l'Hazard o il Mario Götze di turno e determinati nomi rimangono e rimarranno fuori portata per parecchio tempo. In questi giorni si è parlato del possibile scambio Handanovic-Sanchez e la domanda sorge spontanea: il cileno può essere il giocatore in grado di spostare gli equilibri e giustificare il sacrificio del portiere sloveno? Difficile rispondere, ma l'involuzione catalana di Sanchez e l'ormai conclamata difficoltà che il Niño Maravilla ha nell'affrontare difese schierate in trincea lasciano spazio a più di qualche lecito dubbio. Certo, tra Sanchez e Gomez ci sono altri giocatori che possono essere acquistati, come ad esempio Rodrigo De Paul del Racing di Avellaneda, ma quanti possono garantire il rapporto prezzo-qualità-rischio del Papu? L'ex-San Lorenzo è un giocatore duttile che conosce il campionato italiano e, con le dovute proporzioni, può rappresentare l'acquisto alla Palacio del calciomercato 2013-2014.
 
Non resta che attendere e vedere i prossimi sviluppi di mercato, anche perchè operazioni portate avanti più dalla stampa che dai diretti interessati, come in questo caso, difficilmente vanno a buon fine.

25 apr 2013

Le due idee offensive del Bayern di Heynkes



Sulla qualità del lavoro di Jupp Heynkes a Monaco c'è poco da dire talmente è evidente. La squadra è giovane e talentuosa, ma l'allenatore ha prima creato e poi costantemente sviluppato un sistema di gioco che fa rendere al massimo sostanzialmente chiunque, dai pilastri come Schweinsteiger ai giovani come Alaba ai parvenu come Dante ai nuovi arrivati come Mandžukić.
Il contesto funziona a 360 gradi, ma la fase offensiva rapisce l'osservatore. Il Bayern è la seconda squadra in Europa per percentuale media di possesso palla e di passaggi riusciti, dietro ovviamente al Barcellona, segna tanto (89 gol fatti in campionato) e in generale segue uno spartito ben chiaro. Il suo allenatore però non si è limitato a creare un ottimo contesto, si è inventato anche delle alternative. Heynkes ha sviluppato due versioni intercambiabili e alternative dell'attacco del Bayern. La squadra gioca col 4231 come modulo base (dal 2009-2010), ma a seconda della scelta dei trequartisti e della punta può variare l'interpretazione della fase offensiva.

La versione più orientata al possesso palla prevede Müller-Kroos-Ribery e Mandžukić.
Thomas Müller non è una vera ala, parte da destra per tagliare sfruttando la sua capacità di lettura tattica e i movimenti dei compagni. Kroos gestisce il pallone, organizza il gioco e crea spazi abbassandosi verso i mediani, inoltre spesso si scambia con Schweinsteiger per togliere riferimenti. Ribery sfrutta la circolazione di palla per ritagliarsi la possibilità di puntare i difensori in dribbling. Chiave di volta del sistema è Mandžukić, bravissimo a giocare di sponda e a muoversi continuamente per fornire opzioni di passaggio. Ne viene fuori un insieme molto fluido, che sfrutta la grande abilità tattica di praticamente tutti gli interpreti per far girare il pallone continuamente e velocemente e sbilanciare la difesa avversaria.

La versione da calcio verticale prevede Robben-Müller-Ribery e Gomez.
Rispetto a quanto detto prima si cerca molto di più la verticalità per mettere rapidamente Robben e Ribery nelle condizioni di puntare i difensori avversari (singolarmente o schierati per loro cambia poco). La squadra punta meno al fraseggio insistito, lascia sempre una delle due ali alta per ricevere palla subito e ribaltare in fretta il fronte di gioco. Müller copre qui un ruolo più "semplice" per movimenti, ma potenzialmente letale per le sue qualità da incursore. Gomez in verità non è scelto spesso da titolare, ma essendo per caratteristiche meno manovriero e più finalizzatore estremizza quest'idea di gioco. Non a caso contro il Barcellona sono stati scelti loro.

Ovviamente i nomi sono indicativi, ma in partite recenti sono stati proprio loro a interpretare i dettami di Heynkes a seconda delle necessità. Il Bayern è una grande squadra anche perchè sa adattarsi.

24 apr 2013

I due problemi del Barcellona



Semplificando come farebbe Guglielmo di Occam, i problemi che stanno inceppando il motore perfetto del Barcellona possono essere ridotti a due, uno in fase offensiva e uno in fase difensiva.

Circa il primo, dire che la squadra di Vilanova abbia delle difficoltà in attacco può suonare strano. A 6 giornate dalla fine della Liga il suo Barcellona ha segnato 99 gol, il che probabilmente significa chiudere il campionato con più reti che mai, era Guardiola compresa. Eppure soprattutto in Champions League si sono palesate delle problematiche evidenti. Tito ha cercato di dare una sua impronta, ma non ha potuto evitare certe tendenze consolidate. Il possesso di palla esasperato, orizzontale e costante non è una novità ormai, ma i movimenti corali con e senza palla sono progressivamente diminuiti a favore dei solisti. Parliamo principalmente di Messi, canalizzatore assoluto di tutto il gioco, ma anche Iniesta. Palla a loro, uno contro uno e vediamo cosa ne esce. Non è un caso che il numero 10 giochi sempre più in posizione centrale (e segni sempre di più), preferibilmente nella mezzaluna dell'area, aspettando la palla. Gli altri si adeguano, soprattutto gli "esterni" che hanno il solo compito di allargare la difesa e puntarla, con tagli estremamente ridotti (infatti Pedro segna sempre meno).
Un calcio offensivo basato sull'improvvisazione di un paio di solisti assolutamente straordinari. Funziona in campionato, mostra i suoi limiti contro squadre forti e organizzate. E dire che Ibrahimovic ha giocato anche a Barcellona.

Riguardo al secondo, il segreto del Barcellona (e di riflesso della Spagna) è sempre stata la capacità di non subire gol. Possesso palla e densità, ma anche tanto pressing, aggressività, movimenti e attenzione tattica. Oggi il Barcellona sembra più vulnerabile. Le statistiche parlano di 33 gol subiti nella Liga (con Guardiola fuorono oltre 30 solo nel 2008/2009), ma è ancora una volta la Champions l'indicatore migliore. Nella fase a eliminazione c'è stata la sconfitta 2-0 a Milano, un turno con due pareggi e il 4-0 a Monaco. Quando perdono palla il recupero non è più così efficiente. I giocatori più difensivi hanno subito tutti un calo vistoso nelle prestazioni perchè costretti a difendere in spazi ampi, con meno copertura e raddoppi. Gli avversari riescono a giocare. Pure Victor Valdes ha palesato tutti i suoi limiti tecnici trovandosi costretto a lavorare veramente. In generale la sensazione che se attaccati vadano in sofferenza è palpabile.

I grandi risultati in Liga dei primi mesi di Vilanova hanno portato tutti nell'ambiente catalano a credere di poter vincere praticamente per inerzia, perdendo le basi del lavoro di Guardiola.
Riusciranno a ritrovarsi o cambierà tutto?


10 apr 2013

L'Inter e il logorio della rosa



Tralasciando lo spinoso caso della preparazione fisica, l'Inter ha un problema evidente di logorio fisico.

Fin da Agosto era chiaro che la rosa dell'Inter avesse una struttura poco chiara e ancor meno omogenea. Le difficoltà nel garantire un adeguato turnover sono emerse presto, e le continue epidemie di infortunati (oltre a numerose quanto nebulose squalifiche) hanno portato la squadra a far lavorare solo un ristretto numero di giocatori.
Guardando le statistiche, in campionato solo 12 giocatori (Handanovic, Zanetti, Cambiasso, Cassano, Palacio, Milito, Juan Jesus, Nagatomo, Pereira, Gargano, Guarin, Ranocchia) superano le 20 presenze stagionali. Appena altri 3 (Coutinho, Samuel, Alvarez) arrivano a 10.
Andando anche a vedere i minuti giocati, escluso Coutinho gli stessi nomi sono nei primi 14 posti.
Si evidenziano però tre gruppi: quelli che superano i 2000 minuti (in ordine Zanetti, Handanovic, Ranocchia, Juan Jesus, Gargano, Cambiasso), quelli oltre i 1400 (Guarin, Palacio, Cassano, Nagatomo, Pereira, Milito, Samuel) e Alvarez a 586 (circa un quarto del tempo di gioco degli altri). Unico ulteriore elemento oltre i 500 Chivu.
Menzione speciale per Stankovic, che con 126 minuti è sostanzialmente l'ultimo per impiego (dietro di lui solo Mariga, Duncan, Carrizo e Obi). 

Riassumendo, l'Inter ha affrontato il campionato in corso con 13 giocatori (i 15 più presenti, meno Coutinho a Liverpool, meno Alvarez con minutaggio ridotto), Handanovic compreso.