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27 mag 2013

L'Inter e la politica degli ingaggi


Un mantra della dirigenza nerazzurra degli ultimi anni tratta la necessità di ridurre i costi in vista dell'entrata in vigore del famigerato fairplay finanziario. Hanno così trovato giustificazione negli anni una serie di addii illustri, da Eto'o in poi: abbattere il monte ingaggi, andando al massimo in pari rispetto agli ammortamenti per il prezzo del cartellino.
Nell'estate 2012 il mancato raggiungimento della Champions League e del cospicuo premio in denaro dato dalla semplice partecipazione ha imposto una politica ancora più rigida in questo senso. La "classifica" degli stipendi recitava grossomodo Sneijder, Milito, Maicon, Chivu, Cambiasso, Forlan, Julio Cesar, Lucio e gli altri a scendere.
Detto che per Chivu si è attesa la naturale scadenza del vecchio contratto per stipularne uno nuovo pluriennale a cifre in linea coi tempi (sempre smisurate rispetto a presenze e utilità in campo), per gli altri più o meno la strada è stata un'altra. Maicon, Forlan, Julio Cesar e Lucio sono tutti stati ceduti praticamente a zero in estate pur di liberarsi dei loro pesanti ingaggi, per Sneijder si è solo rimandato il discorso di qualche mese, tentando un'improbabile trattativa di rinnovo al ribasso in piena stagione. Una linea dura, ma evidentemente necessaria.

Nell'estate 2013 l'Inter si trova ancora nella condizione di non disputare la Champions League (e nemmeno l'Europa League, ma quella è più un costo che altro, parola di De Laurentiis). Posto che i ricavi della società non sono certo aumentati nè i risultati sportivi hanno portato incassi particolari, logica vuole che dove si può i costi vadano ancora ridotti.
La "classifica" degli stipendi ad oggi recita nei primi 5 posti Milito, Cambiasso, Cassano, Stankovic, Zanetti. Cassano è l'ultimo arrivato, ha un anno di contratto e non è detto che rimanga, gli altri sono figure cardine dello spogliatoio, ma tutti con uno stipendio spropositato rispetto a ciò che possono ormai dare. Singoli casi non semplici, ma che andrebbero affrontati.
Zanetti è in scadenza, l'età (il capitano è un classe '73) e il recente infortunio al tendine d'Achille che lo vedrà tornare atleticamente disponibile verso Gennaio suggeriscono quantomeno un rinnovo a cifre minime, a essere cattivi il ritiro malgrado le 48 presenze in stagione.
Stankovic viene da una stagione da 3 presenze per 123 minuti totali, un paio di operazioni al tendine di Achille e acciacchi fisici vari, malgrado un altro anno di contratto tutto consiglia di rescindere, per non rovinare completamente una bella storia.
Cambiasso è regolarmente uno dei giocatori più impegati, nonchè il vice-capitano della squadra, ma il suo rendimento e soprattutto la sua tenuta atletica non sono minimamente in linea con il secondo contratto più alto della rosa. Spero si possa arrivare a un rinnovo con spalmatura visto che la rescissione con una figura simile è del tutto impensabile. Regalargli un altro anno a cifre tanto alte significa dare un cattivo esempio a tutti gli altri, troppa riconoscenza è pericolosa.
Infine Milito, simbolo assoluto del triplete 2010 reduce dalla rottura del crociato a Febbraio. Attaccante straordinario, ma parliamo di un classe '79 che tornerà disponibile verso Settembre e viene da una stagione con 9 gol segnati, rigori compresi. Difficile che migliori, difficile pensare possa valere il contratto più oneroso in assoluto. Purtroppo difficile anche metterlo da parte con uno stipendio simile, il che porta a una situazione sgradevole da gestire. Un calciatore che costa circa 10 milioni all'anno in una società con problemi di soldi può andare continuativamente in panchina? Ho i miei dubbi, specie se ha l'importanza di Milito. Visto la riabilitazione in corso credo che la rescissione sia del tutto impossibile conoscendo Moratti, ma altrettanto il rinnovo a cifre più basse vista l'età di Diego. Si andrà a scadenza per poi vederlo tornare in Argentina, pagando fino all'ultimo.

La logica porta a delle soluzioni, che per riconoscenza difficilmente verranno applicate.
La disparità di trattamento a parità di situazioni anno su anno rischia di essere clamorosamente evidente, con spiegazioni da consegnare direttamente al complottismo.

29 apr 2013

Inter, un problema di fascia

 
Malgrado il titolo sia fuorviante, non voglio parlare dei tanto chiacchierati esterni, siano di difesa o d'attacco. Il lungo infortunio di Javier Zanetti apre un problema apparentemente secondario in casa Inter, ma che implica in qualche modo un cambiamento epocale.
Si sa che il numero 4 è il capitano della squadra da tempo ormai immemore e a causa della sua aurea di invincibilità non ci si è mai posto il dubbio concreto della sua successione. Oggi ci si trova nella situazione di dover trovare un capitano "ad interim" più o meno fino a Gennaio 2014.

La fascia in ambiente nerazzurro viene attribuita in base alle presenze, escludendo casi particolari, e questo di fatto complica la situazione. Il vice storico di Zanetti era Ivan Cordoba, oggi team manager. Dopo di lui quanto a presenze troviamo nell'ordine Cambiasso, Stankovic, Samuel, Chivu e Milito. Tutti senatori con la personalità per ricoprire il ruolo (su Chivu ho le mie riserve), ma anche giocatori di scarsa affidabilità fisica (tralasciando i dubbi sulla permanenza in rosa) che potrebbero o forse dovrebbero non essere titolari nella prossima stagione. A una squadra in un periodo di transizione serve anche un riferimento costante in campo.
Dei "nuovi" i primi della lista sono Nagatomo, Ranocchia, Alvarez, Obi, Guarin, Handanovic e Juan Jesus. Specifico che nessuno di questi arriva a 100 partite in maglia nerazzurra. Ho volutamente allargato l'elenco perchè per ciascuno si possono sollevare obiezioni, nessuno rientra perfettamente nell'identikit necessario. Scegliere uno di loro vuol dire dare un'investitura ufficiale e, forse, voltare definitivamente la pagina del triplete.

Come si procederà? Si cambierà un capitano a partita in base ai presenti o si farà una scelta?

16 ago 2011

Prospettive e Impressioni di Inizio Stagione - Il Centrocampo

Con l'avvento di Gian Piero Gasperini e del suo credo-tattico, l'Inter di questa stagione vedrà diverse atipicità -sporadiche dalle parti di Appiano- sul piano dell'assetto e delle conseguenti funzioni in campo. Il rombo che ha caratterizzato spesso il centrocampo, nelle ultime cinque stagioni, verrà completamente eclissato, scalzato dall'avanzamento dei due fluidificanti non più in linea con i difensori centrali -non a livello di movimenti senza palla, ma esclusivamente di posizioni iniziali- e da un centrocampo più abile nel possesso e nel palleggio piuttosto che nella fisicità e nelle chiusure difensive -delegate principalmente ai 3 copritori/marcatori, di difesa-.

La forza di offendere dipenderà molto dagli interpreti di fascia, e dai compiti che a essi verranno riservati.
Se si guarda al passato si evince come Gasperini preferisca perlopiù laterali difensivi, capaci di sostenere il reparto arretrato in fase di attacco avversario, scalando e andando a formare un'unica proposizione. Al presente, però, non è auspicabile e verosimile -uno schieramento di questa matrice-, sia per ragioni di organico -dunque di singoli, e di differenza evidente di talento- sia per ragioni di calibro di compagini e di derivanti obiettivi stagionali -l'Inter non è il Genoa le attese e le pressioni non sono equiparabili e il buon Gasperson, questo, lo sa bene.
In Supercoppa, l'indifferibile utilizzo di Zanetti ha circoscritto il campo d'azione su quella fascia, il Capitano ha fatto una partita più prudente e controllata non proponendosi mai sul fondo, ne senza-palla in zona più offensiva, l'utilizzo della corsia di destra è stato quindi striminzito -altro discorso dopo l'ingresso di Faraoni, e nei minuti finali di Castaignos-. Il lato di scorribande e sortite è stato perciò quello di sinistra, con il migliore in campo Obi che ha formato un distinto binario con Alvarez; da qui le considerazioni del modulo impossibile da cifrare come simmetrico, e la prospettica di un futuro d'attacco su una e su entrambe le fasce.
(In ottica non-possesso sarà importante il lavoro dei giocatori sul piano dell'abnegazione e dell'amalgama difensiva, ne avevamo già discusso, negli articoli precedenti).

A livello di organico la squadra sembra ben attrezzata: l'arrivo di Jonathan da ulteriore alternativa e potrà sicuramente dare il suo apporto fin da subito, col recupero dall'infortunio di Nagatomo, la permanenza di uno fra i due '91 -Santon e Faraoni-, l'immortale Zanetti e il punto fermo Maicon, il reparto esterni sembra essere apposto; non è un mistero invece che al centro si attende ancora un valido uomo da turn-over, legato -in chiave mercato- alle cessioni dei già trattati Muntari e Mariga.

Quotazione speciale per
Ricky Álvarez, Philippe Coutinho e Joel Obi, i tre hanno in comune la versatilità nel medio-campo e l'essere tre future risorse di questa Inter, hanno già dimostrato potenziale e la predisposizione per divenire talenti -insomma c'è il giuramento, si aspetta la consacrazione. 

Per il nuovo acquisto Argentino si sente spesso la domanda sul suo ruolo naturale, il manager Gareca lo impiegava a maggioranza sul centro-sinistra, come centrocampista d'attacco polifunzionale, che ha nelle corde naturali il muoversi col pallone; è il più pronto e al momento è facile vedere lui come il più vicino a una maglia da titolare. Con Gasperini maldisposta una copertura da laterale (nel Velez faceva anche questo, ma con carica d'Ala tecnica) propensione -visto l'assetto- per i posti da rifinitore d'avanti.
Per l'appena semifinalista del Mondiale Fifa Under 20, sembra esser arrivato il punto della riconoscenza, dopo la prima stagione di ambientamento, (con 20 presenze) viene identificato, a chi era già noto, come più formato, intendiamoci, falso problema quello della struttura fisica, dell'altezza e del peso, solita retorica; per il '92 Brasiliano si profila e si pronostica un'ottima stagione, quando verrà chiamato in causa anche risultare e dimostrarsi protagonista, sempre considerato un ibrido dal sottoscritto anche per il ragazzo cresciuto nel Vasco da Gama, collocazione da mezzo-attaccante, non un trequartista esplosivo uno perfetto per il filtro e per l'ultimo passaggio, il Mister saprà dargli gli incarichi giusti.
Il già titolare fisso nei Bianco-Verdi d'Africa ha convinto tutti, la fiducia in lui è tanta, e sembra naturalmente tagliato per gli schemi di Gasperini, attitudine massima per il modo di vedere il calcio di quest'ultimo, a 20 anni dirompente, gioca con intensità insistente e brighe di ubicazione inesistenti [...]

18 feb 2011

Realtà Distorta

Su un noto sito di tifosi viola si sono oggi lette le seguenti parole:
"Quella serie di personaggi "cui tutto è concesso" continua ad imperversare. Lasciando da parte il leader incontrastato Francesco Totti, ieri la Fiorentina ha avuto a che fare con tale Javier Zanetti. Giocatore encomiabile per la propria carriera e per il suo attaccamento alla maglia, ma spesso protagonista di comportamenti un po' troppo sopra le righe. Anche ieri al “Franchi” l’Argentino dell’Inter non ha mai tirato indietro la gamba ed ha spesso protestato in maniera plateale. Ma di cartellini gialli nemmeno l’ombra".

Lasciando da parte il tifo e la parte riguardante Francesco Totti, qui siamo alla completa e totale mistificazione del reale.
E' totalmente evidente che, malgrado quello che vuole far supporre, l'autore non conosca minimamente nè il calciatore, nè l'uomo, nè la carriera di Javier Adelmar Zanetti. In quasi 16 anni di Inter con ad oggi 722 partite, una sola espulsione e gialli pochi, come testimonia la prima squalifica per somma di ammonizioni comminatagli solo pochi anni fa, evento del tutto inusuale per chi ha speso l'intera carriera tra il ruolo del terzino e quello del mediano. Anche non volendo analizzare le doti dell'uomo e capitano, di Zanetti non si ricorda sul campo un singolo intervento pericoloso, scorretto, antisportivo o offensivo, mai una critica ricevuta da alcuno, mai una dichiarazione scomposta o inopportuna fatta o subita.
Mai qualcosa che potesse scostarsi anche di poco da una condotta sportiva esemplare.
Spesso sopra le righe dove e quando? O si argomenta, o sono parole in libertà.

Zanetti ha sempre fatto del fisico un suo punto di forza, e togliergli la palla è sempre stata impresa titanica. A quasi 38 anni è ancora in grado di resistere ai contrasti di giocatori di dieci anni più giovani di lui, sul campo corre e lotta per tutti i minuti di ogni singola partita. Prende calci e falli in quantità e sta zitto. Va deciso sui contrasti perchè fa parte del gioco, e per uno come lui non farsi superare dall'avversario è fondamentale. Interventi oltre i limiti in Fiorentina-Inter? Nessuno, soprattutto considerando che Santana si è infortunato praticamente senza nemmeno subire fallo (ma del resto è sempre stato fragile e di sicuro il fisico non è una sua dote) e i vari Behrami e Donadel non hanno fatto altro che picchiare per tutta la partita tra gli altri anche Zanetti.
Protesta con l'arbitro? Fa parte dei compiti di un capitano, e le proteste plateali sono proprie di altri atleti (vedi Adrian Mutu l'altra sera). Può arrabbiarsi anche lui perchè è un essere umano, ma fermiamoci a questo.

Il calcio è uno sport di contatto e Zanetti ne è un ambasciatore nel mondo. Criticare un giocatore così per quello che fa in campo è talmente stupido da risultare offensivo.

1 apr 2010

Dica 137

Inter-Bologna di Sabato 3 Aprile sarà a suo modo una partita storica per via dell'assenza dal campo per squalifica (somma di cartellini gialli in stagione) del capitano della squadra nerazzurra Javier Zanetti.
Dall'Ottobre 2006, data in cui aveva 33 anni, a oggi a 37 da compiere la maglia numero 4 è sempre stata presente in campo. Nessun infortunio, raffreddore, scontro di gioco, squalifica o altro. Sempre sul rettangolo di gioco a onorare la maglia e la fascia. Mediano, interno, ala, terzino, a destra o a sinistra non fa differenza. 137 partite consecutive di serie A, che diventano 170 considerando Champions League e Supercoppa Italiana.
Un record storico per un monumento di continuità agonistica e fisica assolutamente straordinario.