Philippe Coutinho è stato acquistato dall'Inter ormai tre anni fa, quando ancora minorenne mostrava tanto talento da essere considerato una delle più grandi promesse del Brasile pur giocando in una squadra non di primo spessore come il Vasco da Gama. A 18 anni è arrivato in Italia con poca esperienza, tanta voglia di imparare e un futuro da scrivere sulla base delle sue doti. A quasi un anno di distanza mi interessa parlare della sua gestione più che dei risultati ottenuti.
Con Benitez il ragazzo era di sicuro considerato, qualcuno direbbe anche troppo. Di fatto costretto a essere la prima riserva dell'attacco per com'era strutturata (male) la rosa quando non direttamente il titolare, questo ragazzo classe 1992 (ricordiamolo) si è trovato all'improvviso catapultato nel calcio che conta senza avere il tempo di ambientarsi nè tecnicamente nè soprattutto fisicamente. Dai campionati statali brasiliani alla Champions League senza passare dal via. Con in più alte aspettative dei tifosi, che quando sentono parlare di talento pretendono subito che il ragazzo entri in campo e trascini la squadra con gol e giocate continue, altrimenti è un bidone. In un periodo in cui la squadra era decimata dagli infortuni e con problemi di risultati e gestione tecnica non era certo facile entrare nel calcio europeo.
Alla vigilia del Mondiale per Club si è infortunato al bicipite femorale, restando fuori per due mesi. Al suo ritorno c'era un trofeo in più in bacheca, ma anche un nuovo allenatore. Il collegamento Leonardo-giocatori brasiliani è facile e spesso se ne abusa. Così anche dalla sua gestione di Coutinho ci si aspettava qualcosa di più, qualche tocco magico che solo chi parla samba può regalare. Invece la gestione del ragazzo ha perso ogni logica. Rientrato dall'infortunio è stato lanciato titolare a San Siro contro il Palermo e dopo un primo tempo in cui la squadra era sotto 0-2 è stato scelto come capro espiatorio da Leonardo, che l'ha sostituito, e dalla tifoseria tutta. Non importa come avesse effettivamente giocato quella partita, che fosse alla prima partita dopo l'infortunio o che realmente avesse fatto qualcosa di buono. La sentenza era emessa. Come risultato il ragazzo non ha più visto il campo.
Si possono fare mille congetture su lavori tattici e fisici specifici (e in effetti una crescita fisica l'ha avuta) finalizzati a migliorarne il rendimento. Ma se evidentemente non lo si riteneva pronto, perchè riproporlo in campo solo contro il Bayern a Monaco, in un ottavo di Champions, in trasferta, sotto 2-1? Una situazione quantomeno difficile per ambiente e momento della squadra, che rischiava di bruciare anche un giocatore con esperienza visto che il margine di errore era più o meno zero. Invece per fortuna e talento la partita è finita bene e Philippe è riuscito quantomeno a giocare. E se credete sia poco vuol dire che non state considerando adeguatamente tutte le condizioni di contorno. Dopo una simile dimostrazione di fiducia dall'allenatore, ci si aspetterebbe qualche presenza. E infatti qualche spezzone nei finali di partita arriva, senza pretese, ma almeno toccando un paio di palloni. Salvo dopo due partite tornare nell'elenco dei dispersi. Addirittura finendo non più in panchina, ma in tribuna per tre partite consecutive, pur essendo uno dei pochi ad essersi allenato ad Appiano non avendo impegni con le nazionali. E la naturale conclusione di questo percorso qual è? Messo in campo negli ultimi minuti a Gelsenkirchen al posto di Sneijder quando si devono segnare quattro gol per passare il turno. E ovviamente la colpa diventa sua perchè non è riuscito a inventare niente... Tutto normale per voi?
molto giusto tutto quello che hai detto. severo ma giusto (cit.)
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