30 nov 2009

Quando a scomporsi è Don Andrés

La sfida del Camp Nou, anche se avara di reti, ha regalato emozioni, piacevoli giocate, agonismo ed altri innumerevoli spunti. Presentato come la "partita del secolo", il Clásico non ha tradito le attese e le due squadre, pur non dando vita ad una partita dai toni tanto epici e melodrammatici, si sono affrontate a viso aperto in un incontro più o meno equilibrato, ben lontano dai trionfi catalani della passata stagione ed in bilico fino al fischio finale. Fra i molteplici temi suggeriti dalla sfida, a partire dallo scontro tra il Florenteam costruito a suon di milioni e il Barcellona presentatosi con sette titolari provenienti dalla Masia, al sorpasso in classifica da parte degli uomini di Guardiola e passando poi per le singole rivalità fra Messi e C.Ronaldo o gli ex-italiani Ibrahimovic e Kaká, vale la pena soffermarsi su un episodio curioso quanto insolito che ha visto come protagonista Andrés Iniesta.

Nella seconda metà della partita contro gli odiati rivali del Real Madrid il centrocampista di Fuentealbilla, dopo aver subito un fallo, si rivolge a muso duro nei confronti di Cristiano Ronaldo, invitandolo platealmente a fare silenzio. Nulla di strano, nulla di eccessivo, ma sicuramente un avvenimento da ricordare, perchè per la prima volta non fa parlare di sè solo per le sue magie, per il suo incedere elegante e per le giocate da scuola calcio che regala ogni volta in cui scende in campo, ma per una semplicissima quanto composta reazione all'ennesimo fallo subito e alle provocazioni della stella portoghese che ha infiammato ulteriormente i tifosi catalani.

Iniesta, determinante nello scombussolare i piani del Real Madrid e nel congelare il possesso palla negli ultimi venti minuti giocati in inferiorità numerica, corona così un'altra superba prestazione con un siparietto che si è già trasformato in tormentone dalle parti di Barcellona. Fa infatti sorridere vedere il timido quanto pacifico centrocampista spagnolo perdere per una volta l'aplomb e non è impossibile intuire il motivo della reazione quando, nel post-partita, lui stesso spiega di essere stato invitato da Ronaldo a rialzarsi e a smetterla di cadere a terra, aggiungendo poi di non ritenere il portoghese la persona particolarmente più indicata per dare certe lezioni di stile. Difficile dargli torto, anche se alla stella del Real Madrid, oltre alle indiscusse qualità calcistiche, va dato atto di essere riuscito in un'impresa più unica che rara, far indispettire Don Andrés!

23 nov 2009

Ma Javier Pastore?

Arrivato in pompa magna dall'Argentina, presentato da Zamparini come il nuovo Kaká e considerato da tutti gli addetti ai lavori un acquisto formidabile, dopo undici presenze Javier Pastore non ha ancora convinto e c'è già chi inizia a storcere il naso, intravedendone un potenziale Ernesto Farias.

Finora l'argentino ha messo in mostra grandi cose soltanto nella vittoriosa sfida contro la Juventus, alternando poi prestazioni mediocri ad altre decisamente insufficienti, faticando ad entrare in partita, a mantenere ritmo e concentrazione e, soprattutto, dando l'impressione di essere ben lontano dall'essersi inserito in squadra, facendo così sembrare sempre più lontani i tempi dell'Huracan, del tanto apprezzato tiki-tiki di cui lui, DeFederico e Bolatti erano gli ambasciatori principali, quando sotto la guida di Angel Cappa ha sfiorato una clamorosa vittoria nell'ultimo Torneo di Clausura. Vittoria sfumata a soli dieci minuti dalla fine dell'epico scontro contro il Velez e decisa da una follia del direttore di gara Brazenas. Qual è dunque il reale valore di Javier Pastore? Quanto può dare al calcio italiano e quanto si può credere nelle sue qualità?

Chi lo ha visto giocare in Argentina, chi lo conosce bene, non può non aver notato fin da subito le enormi capacità del Flaco, trequartista longilineo dotato di tecnica sopraffina, visione di gioco e fantasia; poco meno di un metro e novanta tutto dribbling, classe ed eleganza. Un talento in grado di poter sorprendere in ogni momento: mai banale, mai prevedibile sia in fase di finalizzazione che di assistenza o costruzione della manovra. Esploso improvvisamente grazie all'eccellente lavoro di Cappa, ha acquisito maggiore continuità nelle prestazioni e una maggiore efficacia in zona gol, conquistando così in pochi mesi le attenzioni di tutti gli addetti ai lavori europei e guadagnandosi le attenzioni anche di grandi club come il Manchester United.

Tuttavia le difficoltà di ambientamento al calcio europeo erano piuttosto prevedibili, perchè se da una parte l'enganche ex-Huracan ha messo in mostra un potenziale immenso, dall'altra ha evidenziato molti limiti dal punto di vista della continuità, della concentrazione e soprattutto della concretezza. Inoltre la limitata predisposizione alla fase difensiva e il fisico ancora troppo leggero sono imperfezioni che il calcio italiano ha saputo mettere in evidenza in breve tempo e con grande facilità. A peggiorare la situazione ci ha poi pensato una squadra ancora da plasmare, priva di una propria identità, ben lontana dall'essere in grado di potersi esprimere nel migliore dei modi ed eccessivamente discontinua, capace di alternare prestazioni esaltanti ad altre piuttosto disastrose.

Superata questa fase di ambientamento è certo che Pastore sarà in grado di incantare anche in Italia, mettendo in mostra qualità ben al di sopra della media che gli sono valse importanti quanto scomodi paragoni. Per il momento non resta che lavorare per limare i tipici difetti dei promettenti talenti d'oltreoceano, con l'assoluta convinzione di trovarsi di fronte ad un potenziale fuoriclasse che per ora necessita soltanto di fiducia e pazienza.

22 nov 2009

Thiago Motta, il calcio

Un titolo provocatorio per uno dei centrocampisti più sottovalutati del campionato italiano.
Ma sottovalutato non è il termine esatto, perchè non è poi così difficile vedere le qualità individuali di Motta. Grande tecnica, grande visione di gioco, sinistro illuminante abbinati ad un fisico da mediano da combattimento.
E da quando è in Italia, ha aggiunto al mix anche i gol.

Quindi dov'è il problema?

Il problema sta nel modo di giocare. Nel suo modo di vedere e dispensare calcio, che può spiegarsi solo con doti innate e grande lavoro nelle giovanili di una squadra come il Barcellona. Già, perchè Thiago nasce ed esordisce come calciatore lì, in quella fucina di talenti, in quella scuola di calcio vero. La sua totale esplosione, dopo un promettente inizio, viene però bloccata da una serie di infortuni articolari piuttosto seri che lo portano prima ad abbandonare il Barcellona e poi la Spagna, per cercare un rilancio-scommessa nel Genoa di Preziosi, ingolosito da tanto talento.

Oggi, a 28 anni, Thiago Motta è un giocatore nel pieno della sua maturità calcistica.

Ma perchè questo centrocampista che è stato l'anima del Genoa rivelazione della stagione 2008/2009 fa storcere il naso a tanti tifosi dell'Inter, suo attuale club?
Dicevo poco fa, per il suo modo di giocare. In parte, vale il discorso fatto un paio di articoli più indietro dal mio amico e collega su Xavi. Thiago non è un giocatore dal dribbling ubriacante, di tanta corsa, dai gol spettacolari o dai numeri a effetto. E' un giocatore di calcio, crea calcio a ogni tocco di palla. Lui non corre perchè fa correre e sudare il pallone. Tocchi sempre di prima, sempre precisi. Velocizza la manovra a occhi chiusi, trovando sempre un'opzione di gioco. A questo aggiunge un'abilità innata nel "leggere" la partita e gli spazi del campo. Il suo gioco è spesso verticale, mai banale e finalizzato allo sviluppo collettivo dell'azione. Lento si, ma pronto a muoversi negli spazi per dare opzioni a chi ha la palla. A questo unisce un temperamento spesso sopra le righe(basta vedere le squalifiche rimediate in carriera...), ma da vero lottatore.
Un metronomo del centrocampo che col suo fisico, i suoi piedi e le sue idee detta davvero i tempi della squadra.

Ha un limite: per rendere gli servono i compagni con cui dialogare, i movimenti e gli scambi, magari nel breve. E in quetso a Genoa ha trovato un ottimo compagno in Diego Milito e un ottimo allenatore in Gasperini, che per metà stagione ha fatto letteralmente girare l'intera squadra attorno al genio di un regista così atipico.

Per apprezzarlo non bastano gli highlights, non basta wikipedia e non basta youtube. Serve vederlo giocare, per davvero, e capire la differenza tra il calcio e l'atletica.

Da tutto questo, il titolo.
In un calcio sempre più fisico fatto di corridori, è un piacere veder giocare i pochi calciatori rimasti.

21 nov 2009

Selezione Catalana

Non è una nazionale ufficiale. Non è riconosciuta nè dall'Uefa nè dalla Fifa. Non può prendere parte a nessun torneo internazionale patrocinato da queste, quindi ufficiale. Ha disputato la prima partita nel 1904. L'ultima nel 2008. E' allenata da una leggenda.

Per questi e per molti altri motivi il 22 Dicembre sarà una data importante, poichè si riunirà ancora una volta la Selecció Catalana, a poco meno di un anno dall'ultimo vittoriosa partita contro la Colombia. Ma non sarà uno qualunque degli oltre cento incontri disputati, poichè per la prima volta a prendere posto sulla panchina sarà Johan Cruijff, autentica leggenda blaugrana e figlio adottivo della Catalogna.

Il Camp Nou è già pronto a festeggiare ed omaggiare la sua Nazionale e il selezionatore olandese ha da poco comunicato la lista dei convocati per l'esordio che li vedrà opposti all'Argentina di altre due stelle del Barcellona: Diego Armando Maradona e Lionel Messi.

Portieri: Víctor Valdés (Barcellona), Jordi Codina (Getafe)
Difensori:
Bruno Saltor (Valencia), Sergio Sánchez, Fernando Navarro (Siviglia), Carles Puyol, Gerard Piqué (Barcellona), Oleguer Presas (Ajax), Joan Capdevila (Villarreal), Albert Lopo (Deportivo La Coruña)

Centrocampisti:
Xavi Hernández, Sergio Busquets (Barcellona), Cesc Fábregas (Arsenal), Moisés Hurtado, Joan Verdú (Espanyol), Oscar Serrano (Racing Santander), Sergio González (Deportivo La Coruña)

Attaccanti:
Ferran Corominas (Espanyol), Bojan Krkic (Barcellona), Albert Luque (Málaga), Sergio García (Betis)

Si tratta evidentemente di una squadra con qualità importanti, capace di presentare tre quarti della linea difensiva della Nazionale spagnola e soprattutto un centrocampo di livello assoluto, dove Cesc Fabregas si aggiunge a Busquets e soprattutto Xavi per formare un trio in grado di portare al contempo fisicità, geometria, dinamismo e gol. Da non sottovalutare è anche il contributo che possono garantire fra gli altri giocatori del calibro di Capdevila, Victor Valdes e Bojan Krkic.

Insomma, la Selezione Catalana ha tutti i presupposti per poter mettere in difficoltà un'Albiceleste ben lontana dall'essere in grado di esprimere nel migliore dei modi l'enorme potenziale a propria disposizione. Le uniche incognite di questa affascinante amichevole saranno le condizioni dei giocatori del Barcellona, impegnati la settimana precedente nel Mondiale per Club, e l'effettiva presenza di Maradona sulla panchina argentina, dal momento che pur non trattandosi di un evento ufficiale, alla luce della squalifica recentemente ricevuta, potrebbe indispettire non poco i vertici della Fifa.

20 nov 2009

Mourinho: "Xavi da Pallone d'Oro"

"Personalmente, assegnerei il Pallone d'Oro a Xavi. Credo che lui non avrà neanche quello d'argento o di bronzo, perché c'è bisogno di capire il calcio per capire che è un fenomeno. Non è uno che mette il pallone in tasca, che fa gol incredibili, ma che gioca 60 partite alla stagione ed è il migliore in campo su 45 di queste. Non riposa mai, gioca tutti i minuti, si allena a 30 anni come se ne avesse 17. Ha vinto tutto, assolutamente tutto, gli manca solo di vincere un campionato del mondo con la sua nazionale. Credo sia un crimine che un ragazzo così termini la sua carriera, tra 3 o 4 anni, senza avere il riconoscimento di un giocatore assolutamente fantastico." (J. Mourinho)


Un'investitura pesante, un riconoscimento inaspettato quanto meritato quello espresso da José Mourinho nei confronti di Xavi Hernandez, vicecapitano del Barcellona campione di Spagna e d'Europa, leader della Spagna, miglior centrocampista dell'ultima Champions League e miglior giocatore dell'Europeo 2008.

Regista fantastico in grado di dare ritmo, tempi e qualità alla manovra come nessun altro, dotato di una visione di gioco unica al mondo e di qualità tecniche ben sopra la media. Ha raccolto l'eredità di Pep Guardiola anni fa ed ora è lui grazie ad un senso tattico e ad un capacità di leggere il gioco fuori dal comune a svolgere il ruolo di allenatore in campo, di metronomo e faro della squadra. Che si tratti del Barcellona o della Spagna, ogni azione passa dai suoi piedi ed ogni pallone che gioca non è mai banale è soprattutto non è mai fuori misura.

Lanci a tagliare il campo, suggerimenti in verticale, scambi nello stretto, dribbling e punizioni: il suo repertorio è infinito eppure è uno dei giocatori più sottovalutati a livello globale, oscurato dalle serpentine di Messi, dalla classe di Iniesta, dai gol di Eto'o prima e dalle giocate spettacolari di Ibrahimovic ora. Come affermato da Mourinho a contraddistinguere Xavi è soprattutto l'impressionante continuità nelle sue prestazioni, sia per numero di minuti giocati sia per la qualità messa in campo ogni singola partita dei Blaugrana e delle Furie Rosse.

Probabilmente il regista di Terrassa paga il fatto di non gonfiare la rete da trenta metri come Gerrard o di non segnare venti gol in una stagione come Lampard, oppure di faticare a tenere palla per almeno cinque secondi prima di cederla ad un compagno e, soprattutto, di non essere abbastanza personaggio, di non amare le prime pagine, la cronaca rosa e più in generale la vita mondana.

Insomma, Xavi non fa vendere giornali, non fa vendere scarpe, fa vendere poche magliette, eppure non è un reato credere fermamente, al pari di Josè Mourinho, che sia superiore a qualsiasi altro centrocampista al Mondo e che, in questo momento, sia l'unico giocatore in grado di cambiare completamente il volto e il gioco di una squadra.

Sergio Ezequiel Araujo

L'avventura argentina al Mondiale U-17 nigeriano si è conclusa in modo inaspettato quanto deludente, ma, nonostante l'eliminazione causata dalla grande rimonta della Colombia, molti talenti hanno avuto modo di mettere in mostra le loro grandi qualità e fra questi, oltre al già conosciuto Villalva, spunta sicuramente Sergio Araujo, attaccante dicassettenne in forza al Boca Juniors ed autentica punta di diamante della Seleccion di José Luis Brown.

Giocatore dalla classe cristallina, capace di alternare giocate da attaccante navigato a numeri di alta scuola, abbina importanti azioni personali a movimenti e finalizzazioni da autentica prima punta. E' raro vederlo sbagliare o andare in difficoltà sotto porta e le tre reti in altrettanti incontri al Mondiale ne sono la dimostrazione più evidente: a farne le spese sono state rispettivamente Honduras, Germania e Colombia.

L'impressione nel vederlo giocare è che ci si trova di fronte ad un giocatore completo, con la giusta dose di malizia e di sfacciataggine per poter fare sempre e comunque la differenza, sia che si tratti di affrontare un avversario più debole sia che si stia giocando una partita equilibrata ed aperta a qualsiasi risultato. In grado di giocare sia da prima che da seconda punta, forma con il Keko Villalva un tandem inarrestabile ed imprevedibile, capace di svariare su tutto il fronte offensivo e di pungere in qualsiasi momento.

Nonostante la qualità incredibile nell'uno contro uno, la proprietà tecnica e la straordinaria freddezza sotto porta, a mettere maggiormente in difficoltà i difensori avversari è probabilmente la capacità di non lasciare nessun punto di riferimento, di saper farsi trovare con la stessa facilità sia a giostrare lontano dalla porta, sia a tenere in allarme la difesa con sponde per i compagni e movimenti sul filo del fuorigioco.
Paga ancora qualcosa a livello fisico e nel gioco aereo, ma grazie a cambi di passo improvvisi e una notevole elasticità riesce spesso a trarre il meglio anche da situazioni molto complicate.

Negli ultimi tempi si è registrato l'interesse di squadre come Genoa e soprattutto Real Madrid, ma per ora il futuro di Araujo sembra destinato ad avere come scenario la Bombonera e, non a caso, è già stato indicato dai vertici Xeneizes come uno dei giovani talenti su cui il Boca Juniors punterà nella prossima stagione.

16 nov 2009

Luis Alberto Suarez

Seguendo l'Ajax in questa stagione, non si può fare a meno di notare il suo capitano, il giocatore col numero 16 Luis Suarez. Media gol impressionante e presenza costante sul campo da gioco.
Scoprendo poi che il ragazzo ha 22 anni(nato il 24 gennaio 1987 in Uruguay) l'interesse aumenta.

La sua carriera si è di fatto svolta in Olanda, eslcuso un anno al Nacional di Montevideo.
Arriva infatti al Groningen nel 2006, e le sue prestazioni sono tali da garantirgli un posto nell'Ajax dalla stagione successiva.
Nella squadra di Amsterdam le aspettative(alte, soprattutto per un investimento da 7,5 milioni di euro) non solo vengono confermate fin dall'esordio, ma il giocatore migliora in fretta. 17 gol la prima stagione(18 coppe comprese), 22 la seconda(28 totali). Quest'anno le statistiche parlano di un irreale 13 presenze 19 gol, con due poker all'attivo. Che sia nata una stella?

Fin qui bastava wikipedia, ma parliamo delle caratteristiche tecniche.

Il ragazzo è una punta pura, anche come fisico, notevole nel proteggere palla e capace anche nel gioco aereo.
Nell'Ajax gioca spesso come punta esterna,sia a sinistra che a destra, ma non facciamoci ingannare. L'istinto è quello del goleador, fiuta sempre la porta e soprattutto da sinistra tende sempre ad accentrarsi. Rende al meglio in una posizione da punta più classica.
Destro naturale, tecnicamente piuttosto valido, la sua caratteristica indubbiamente migliore è il tiro. Potentissimo, veloce e preciso. Centra la porta da qualunque posizione, e anche il sinistro non è male.
Solo col timore che incute quando carica il destro, riesce ad aprirsi spazi nelle difese. Non rapidissimo soprattutto in allungo(dove fatica a difendere palla), se la cava in dribbling specie in uno contro uno. Il primo movimento è sempre alla ricerca della porta, tuttavia è anche in grado di sfornare pregevoli assist ai compagni(il cross è un'altra sua arma importante, specie col destro). E' bravo sia a dettare che a rifinire gli uno-due nei pressi dell'area.
E' ancora limitato(anche se è strano dirlo visti i numeri) dal fatto di dover giocare sempre fronte alla porta. Spalle alla porta è ancora spaesato, preferisce partire da appena fuori area per poter puntare porta e difensori.
Senza palla è ancora parecchio carente. Tende a volere la palla sui piedi, per poi cercare una soluzione, possibilmente il tiro. Movimenti in profondità troppo pochi, è più bravo ad allargarsi per ricevere palla. Non rientra mai in difesa, anzi gioca spesso altissimo per approfittare degli errori dei difensori, anche con successo.

Resta da vedere a quanto si fermerà il suo score quest'anno. E, c'è da starne certi, questo sarà il suo ultimo anno in Olanda.