23 giu 2014

Brazil2014: Top&Flop Giocatori - Seconda Giornata

Top

Guillermo Ochoa: il portiere disoccupato che divenne eroe. Una partita perfetta per posizionamento e reattività, Neymar se lo sognerà ancora per qualche giorno.

Rafa Marquez: padre spirituale di tutti i centrali chiamati ad impostare, a 35 anni gioca solo di classe e senso della posizione, ma basta e avanza. Sagacia tattica da vendere, per il Messico i suoi movimenti sono fondamentali per passare dalla difesa a 5 a quella a 4. Potrebbe leggere il "gioco" di Scolari anche durante la siesta.

Arjen Robben: è arrivato al Mondiale caricato a pallettoni. Pochi si ricordano del suo infortunio alla vigilia di Sudafrica 2010 che ne limitò il rendimento, ha un conto in sospeso dopo gli errori in finale, Van Gaal lo sa e canalizza la sua furia mettendolo seconda punta libero di svariare. Che abbia preso ispirazione dal suo omologo capelluto Cerci? Pericolo costante, in accelerazione semplicemente imprendibile.

Tim Cahill: inventato punta per necessità, mette esperienza e capacità di inserimento al servizio dell'Australia. Vede la porta meglio di molti attaccanti moderni e segna un gol da antologia, al volo col piede debole. Prendere appunti, l'attaccante si fa così.

Ivan Perisic: forse il più sottovalutato dei giocatori di qualità della Croazia, contro il Camerun mette in campo un talento a 360°. Corsa, piedi, visione di gioco, tiro, capacità di adattarsi. Magari non sarà mai il go-to-guy, ma è un elemento di complemento di livello assoluto.

Edu Vargas: può essere il simbolo del Cile di Sampaoli, insieme ad Aranguiz e Diaz. La U de Chile si è vestita di rosso e ha ancora voglia di travolgere tutti. Contro la Spagna si muove costantemente sgusciando via da ogni marcatura e segna un gol solo apparentemente semplice.

James Rodriguez: segna di testa la rete che sblocca la partita e col suo pressing fa partire la transizione che porta al secondo gol. Due cose in teoria non nel suo repertorio, tanto per far capire quanto talento ha questo ragazzo. Tecnicamente bravissimo ad adattarsi alle necessità della squadra, proponendosi come regista arretrato o come rifinitore più avanzato, regalando sempre giocate di qualità. Leader vero.

Luis Suarez: quest'anno è semplicemente incontenibile. A mezzo servizio segna 2 gol all'Inghilterra che fanno tornare la celeste nei radar di questo Mondiale. La sua sola presenza cambia tutto.

Yacine Brahimi: un giocatore che fa esattamente la partita che ogni tifoso chiede a un suo eroe. Corre più di tutti, pressa chiunque, segna e trova pure il tempo di dare qualità alla manovra. Forse la miglior partita della carriera, nel momento più importante.



Flop

Ramires: è Scolari a mandarlo in campo, quindi il grosso della colpa va al ct. Come ala può essere utile in partite totalmente difensive, contro la solida difesa del Messico servirebbe qualità e inventiva. Il keniota (e già se sei un brasiliano soprannominato così un motivo ci sarà) risulta addirittura dannoso alla causa del Brasile, facendo collassare nei suoi limiti tecnici una manovra già farraginosa di suo.

Sergio Busquets: simbolo di un sistema di gioco ormai arrivato al tramonto. Vaga per il campo senza costrutto, imbambolato dalle trottole cilene, trovando solo appoggi semplici senza tentare mai nulla. In più sbaglia pure un gol semplice davanti alla porta. Personalità cercasi, magari insieme a nuovi compagni che facciano tutto.

Andres Iniesta: l'eroe di Sudafrica 2010 sbatte contro i limiti dei compagni attorno a lui. Deve improvvisamente fare tutto, si perde spesso in mille dribbling sul posto, per quanto sia l'ultimo a mollare i suoi sforzi sono costantemente frustrati. Anche lui dovrà affrontare il ricambio dei compagni di mille battaglie, diventando l'uomo di riferimento.

Danny Welbeck: come sempre possibilità di fare tutto per non concludere nulla. Il perenne equivoco in campo finisce per trasformarsi in un limite troppo grande per una squadra non amalgamata e con evidenti problemi di leadership. Tende a giocare da solo, a cercare spunti individuali, a ritardare le scelte. Un lusso che non ci si può permettere, almeno in questa Inghilterra.

Steven Gerrard: ok, siamo severi, ma quello visto nelle prime due partite non è il magnifico capitano del Liverpool. Anche per colpa dei disastri di Hodgson si trova solo in balia di molti, troppi avversari e non sembra avere le energie per lottare. Peccato debba chiudersi così la sua carriera in bianco.

Giorgio Chiellini: la difesa a 4 porta alla luce tutti i limiti di un difensore e il centrale della Juve ne ha diversi, indipendentemente dall'andamento della partita contro i Ticos. Errori di posizione e cattive letture sono ben più gravi dei vistosi lisci e del fallo da rigore non visto dal direttore di gara. Purtroppo in alcune situazioni ha pure la brillante idea di impostare il gioco.

Valon Behrami: la Francia passa un tempo intero a passeggiare su difesa e centrocampo svizzeri senza trovare opposizione alcuna, Il giocatore del Napoli in più partecipa attivamente al gol del 2-0, demolendo le speranze della sua squadra. Fisicamente sembra abbastanza limitato, e senza il fisico è meglio che non stia in campo (infatti è sostituito dopo 45 minuti).

Emir Spahic: non riesce in alcun modo ad opporsi al numero 9 della Nigeria. Fisicamente viene sovrastato, in velocità non ne parliamo, non lo aiuta il senso della posizione, non riesce nemmeno a metterci cattiveria. Prestazione non da capitano, che riflette una certa mollezza di tutta la Bosnia.

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