In un paese con svariati milioni di commissari tecnici è naturale avere discussioni circa le convocazioni della nazionale. In particolare quest'anno si è rinverdita la tradizione che vede ognuno, compreso Prandelli, schierarsi col suo attaccante preferito per questo o quel motivo, fisico o tattico che sia.
Ma c'è un nome che, per quanto sorprendentemente, possiamo considerare il grande escluso, non solo dall'effettiva lista dell'Italia, ma dalle discussioni in generale: Graziano Pellè.
Il ragazzo di San Cesario di Lecce, classe 1985, avrebbe delle credenziali semplicemente perfette per ambire a un posto da attaccante in nazionale, ma inevitabilmente è penalizzato dal particolare andamento della sua parabola sportiva.
Il nome di Pellè infatti non può che essere indissolubilmente legato alla Eredivisie. L'Olanda gli ha dato le sue prime chance, l'ha fatto crescere, l'ha di fatto adottato quando è esploso come protagonista vero del campionato.
La sua prima esperienza a quelle latitudini risale al 2007, quando passa dal Lecce all'AZ Alkmaar su espressa richiesta di un certo Aloysius Paulus Maria, detto Louis, van Gaal. Ai tempi Graziano era un promettente centravanti da Under 21 reduce da due stagioni consecutive di prestito in Serie B con 16 gol. In quattro stagioni trova titolarità, minuti, qualche gol (in totale 14 in 78 partite), una base di esperienza che sembra costituire un buon viatico per un ritorno in Italia.
Tuttavia nel destino di Pellè non c'è la Serie A. Il Parma, che lo acquisisce, non ha fiducia in lui e il prestito alla Sampdoria in B porta pochi frutti. Dopo appena 24 presenze con cinque gol in tre stagioni, la maggior parte con minutaggio ridotto, torna in Olanda in prestito facendo di fatto la miglior scelta possibile.
Approda infatti al Feyenoord, storica grande del calcio oranje, e trova a Rotterdam la sua vera casa sportiva, risultando da subito cruciale all'interno del team, ed in breve uno degli attaccanti più determinanti dell'intero campionato. Agisce come vero e unico centravanti, dimostrando una crescita fisica e tecnica vertiginosa. In due stagioni con 57 presenze trova 50 gol e 15 assist, finendo in entrambi i campionati come vicecapocannoniere (27 e 23 gol).
Dall'alto dei suoi 193 cm uniti a un'ottima capacità di difendere palla e a una formazione tattica chiaramente olandese diventa un importantissimo punto di riferimento per tutto lo sviluppo dell'azione. Non solo lotta su ogni pallone con forza e personalità, ma dimostra anche tecnica e visione di gioco nelle sponde, agendo di fatto come pivot offensivo perfetto nel 4-3-3. Inutile dire che nella finalizzazione in area è letale sia di testa che di piede. Idolo dei tifosi, il suo peso in campo e nello spogliatoio è testimoniato dalla fascia di capitano che gli viene assegnata. Di personalità e agonismo ne dimostra pure troppi, cadendo in qualche eccesso (tipo questo, o certe espulsioni) che comunque non scalfisce il suo status locale.
In estrema sintesi, un vero bomber.
Capacità di giocare con e per la squadra, personalità, fisico. Interpretazione da manuale del ruolo di centravanti dettata anche dalla piena maturità tecnica visti i 29 anni da compiere. 50 gol in due anni, con la terza miglior media realizzativa in Europa dietro solo a Messi e Cristiano Ronaldo.
Sicuri che non meritasse nemmeno un'occasione?
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