Flop
Argentina: ovviamente la grande delusione del torneo. Batista ha progressivamente perso di mano la situazione e i singoli non sono riusciti a salvarlo. Non si può basare il proprio gioco unicamente sulle accelerazioni di Messi e sugli spazi che conseguentemente si creano. Il tanto criticato Leo ci ha provato giocando praticamente solo da rifinitore, ma si è spento in fretta, e alternative di gioco non ce n'erano. In più dopo l'espulsione di Diego Perez è subentrata quella supponenza di chi è sicuro prima o poi di segnare (non a caso progressivamente l'Uruguay ha preso in mano la partita). All'ennesima rifondazione degli ultimi anni, serve al più presto un allenatore che sappia dare un gioco che prescinda da Messi e dai suoi capricci. Ma soprattutto l'erede di Juan Roman Riquelme.
Attacco del Brasile: trabordante di talento quanto inefficace. I vari Robinho, Neymar, Ganso e Pato sembrano spesso più preoccupati di cercare la rifinitura spettacolare, il numero, l'estetica piuttosto che concentrarsi sul gioco. Sono giovani e si faranno, ma l'impostazione mentale non è delle migliori. A questa si aggiunge un problema generale di personalità in una squadra che non ha un leader al di sopra della difesa. In certi momenti il pallone è pesantissimo e si vede troppo. Lavori in corso in vista 2014, molto più in alto mare di quanto si pensasse.
Calci piazzati (difesa e battitori): i calci piazzati sono fondamentali nel calcio moderno. Ma evidentemente certe squadre (Cile e Argentina) sottovalutano l'importanza di saper schierare la difesa in queste circostanze. La roja è stata abbattuta dal Venezuela con due calci di punizione e l'albiceleste è stata letteralmente messa in croce da Forlan. Parlando di lui, è clamorosa l'assenza di veri tiratori nelle squadre di maggior talento. Brasile e Argentina non hanno uno specialista di questo aspetto del gioco.
Rigori: inspiegabile e indecente che il Brasile ne sbagli 4 su 4, col solo Thiago Silva a centrare (male) la porta. Il terreno sarà stato pessimo, ma qui parliamo di errori tecnici clamorosi sul tiro.
Campi da gioco: come detto poco fa, spesso e volentieri abbiamo visto terreni in condizioni pessime. Chi segue il calcio argentino sa che il problema è diffuso, si sperava qualcosa di meglio per la Copa America giocata in casa dopo 22 anni.
Top
Garra: che sia india o charrua, è stata il marchio di fabbrica delle nazionali non favorite in questo turno. Non hanno mollato nulla su nessun pallone, costruendo la vittoria centimetro dopo centimetro, superando i propri limiti e l'inferiorità tecnica. Fa spesso rima con personalità, pur sfociando in atteggiamenti eccessivi (Uruguay e Paraguay hanno picchiato come i fabbri), e per raggiungere certi obiettivi si conferma fondamentale.
Fisicità: unita alla garra, componente fondamentale per vincere nel calcio moderno. Troppo delicati e molli (fighette si direbbe colloquialmente) i brasiliani, troppo piccoli gli argentini e un misto tra i due i cileni. La superiore fisicità di Paraguay, Uruguay e Venezuela ha lasciato il segno, anche a livello di contrasti. Eccezione la Colombia, che unisce a grandi fisici una velocità unica, ma è stata condannata da errori individuali.
Calci piazzati (attacco): assolutamente letali coi saltatori e i battitori adatti, hanno fatto la fortuna di Venezuela, Uruguay e Perù. Nel calcio moderno si stima che il 70% dei gol nascano da queste situazione, che necessariamente vanno studiate con molta attenzione.
Registi offensivi: figura fondamentale quanto ormai sottovalutata. Quando non basta un dribbling o una giocata singola, servono loro a prendere in mano la squadra. L'ingresso di Valdivia pur non bastando ha scosso il Cile, Ganso pur a terra fisicamente coi suoi tocchi di prima ha illuminato e dato speranza al Brasile. Senza di loro il gioco è troppo limitato di fronte a difese combattive e sempre più organizzate.
Tempi supplementari: appena introdotti, subito decisivi. Tre partite su quattro hanno superato i regolamentari, a testimoniare un grande equilibrio.
Organizzazione difensiva: il vero tratto caratteristico di questa Copa, nonchè il più grande miglioramento del calcio sudamericano, già dimostrato anche da alcuni club. Nessuna squadra ormai va in campo senza essere ampiamente preparata su come difendere contro i singoli giocatori. L'applicazione tattica marchio di fabbrica europeo si sta diffondendo e non a caso abbiamo molti risultati sorprendenti, spesso con scarti minimi, ed è sempre più la squadra a fare differenza rispetto al singolo. Il calcio cresce.
Argentina: ovviamente la grande delusione del torneo. Batista ha progressivamente perso di mano la situazione e i singoli non sono riusciti a salvarlo. Non si può basare il proprio gioco unicamente sulle accelerazioni di Messi e sugli spazi che conseguentemente si creano. Il tanto criticato Leo ci ha provato giocando praticamente solo da rifinitore, ma si è spento in fretta, e alternative di gioco non ce n'erano. In più dopo l'espulsione di Diego Perez è subentrata quella supponenza di chi è sicuro prima o poi di segnare (non a caso progressivamente l'Uruguay ha preso in mano la partita). All'ennesima rifondazione degli ultimi anni, serve al più presto un allenatore che sappia dare un gioco che prescinda da Messi e dai suoi capricci. Ma soprattutto l'erede di Juan Roman Riquelme.
Attacco del Brasile: trabordante di talento quanto inefficace. I vari Robinho, Neymar, Ganso e Pato sembrano spesso più preoccupati di cercare la rifinitura spettacolare, il numero, l'estetica piuttosto che concentrarsi sul gioco. Sono giovani e si faranno, ma l'impostazione mentale non è delle migliori. A questa si aggiunge un problema generale di personalità in una squadra che non ha un leader al di sopra della difesa. In certi momenti il pallone è pesantissimo e si vede troppo. Lavori in corso in vista 2014, molto più in alto mare di quanto si pensasse.
Calci piazzati (difesa e battitori): i calci piazzati sono fondamentali nel calcio moderno. Ma evidentemente certe squadre (Cile e Argentina) sottovalutano l'importanza di saper schierare la difesa in queste circostanze. La roja è stata abbattuta dal Venezuela con due calci di punizione e l'albiceleste è stata letteralmente messa in croce da Forlan. Parlando di lui, è clamorosa l'assenza di veri tiratori nelle squadre di maggior talento. Brasile e Argentina non hanno uno specialista di questo aspetto del gioco.
Rigori: inspiegabile e indecente che il Brasile ne sbagli 4 su 4, col solo Thiago Silva a centrare (male) la porta. Il terreno sarà stato pessimo, ma qui parliamo di errori tecnici clamorosi sul tiro.
Campi da gioco: come detto poco fa, spesso e volentieri abbiamo visto terreni in condizioni pessime. Chi segue il calcio argentino sa che il problema è diffuso, si sperava qualcosa di meglio per la Copa America giocata in casa dopo 22 anni.
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Garra: che sia india o charrua, è stata il marchio di fabbrica delle nazionali non favorite in questo turno. Non hanno mollato nulla su nessun pallone, costruendo la vittoria centimetro dopo centimetro, superando i propri limiti e l'inferiorità tecnica. Fa spesso rima con personalità, pur sfociando in atteggiamenti eccessivi (Uruguay e Paraguay hanno picchiato come i fabbri), e per raggiungere certi obiettivi si conferma fondamentale.
Fisicità: unita alla garra, componente fondamentale per vincere nel calcio moderno. Troppo delicati e molli (fighette si direbbe colloquialmente) i brasiliani, troppo piccoli gli argentini e un misto tra i due i cileni. La superiore fisicità di Paraguay, Uruguay e Venezuela ha lasciato il segno, anche a livello di contrasti. Eccezione la Colombia, che unisce a grandi fisici una velocità unica, ma è stata condannata da errori individuali.
Calci piazzati (attacco): assolutamente letali coi saltatori e i battitori adatti, hanno fatto la fortuna di Venezuela, Uruguay e Perù. Nel calcio moderno si stima che il 70% dei gol nascano da queste situazione, che necessariamente vanno studiate con molta attenzione.
Registi offensivi: figura fondamentale quanto ormai sottovalutata. Quando non basta un dribbling o una giocata singola, servono loro a prendere in mano la squadra. L'ingresso di Valdivia pur non bastando ha scosso il Cile, Ganso pur a terra fisicamente coi suoi tocchi di prima ha illuminato e dato speranza al Brasile. Senza di loro il gioco è troppo limitato di fronte a difese combattive e sempre più organizzate.
Tempi supplementari: appena introdotti, subito decisivi. Tre partite su quattro hanno superato i regolamentari, a testimoniare un grande equilibrio.
Organizzazione difensiva: il vero tratto caratteristico di questa Copa, nonchè il più grande miglioramento del calcio sudamericano, già dimostrato anche da alcuni club. Nessuna squadra ormai va in campo senza essere ampiamente preparata su come difendere contro i singoli giocatori. L'applicazione tattica marchio di fabbrica europeo si sta diffondendo e non a caso abbiamo molti risultati sorprendenti, spesso con scarti minimi, ed è sempre più la squadra a fare differenza rispetto al singolo. Il calcio cresce.
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