Paraguay-Venezuela 5-3 d.c.r.
Primo non prenderle. E' questo il sottotitolo della finale meno nobile della Copa, nonchè la filosofia assoluta del Paraguay finalista.
La squadra del Tata Martino è arrivata in fondo pareggiando sempre, in particolare dopo la fase a gironi con zero gol fatti e zero subiti in due partite, vincendo con Brasile e Venezuela ai rigori. Non esattamente un ricettacolo di calcio spettacolo, catenaccio vecchio stile, ripartenze dosate quanto basta, senza nemmeno preoccuparsi troppo di tirare in porta, che tanto a salvare tutti ci pensa Justo Villar.
Già, lo sconosciuto (in Europa), portiere albirojo è il vero eroe della manifestazione per il Paraguay. Finora si è opposto a tutti e tutto, aiutato da una discreta dose di fortuna quando non poteva essere decisivo in prima persona (vedere i tre legni colpiti dal Venezuela).
Per il resto Martino anche contro la vinotinto rinuncia completamente ad attaccare dopo aver perso anche Estigarribia per un affaticamento, mette in campo tutti i mediani e i difensori che ha e per non correre rischi fa fare il tornante pure a Haedo Valdez. La fase offensiva è così ridotta ai lanci lunghi del pur ottimo Nestor Ortigoza e qualche ripartenza su calcio d'angolo avversario.
Paradossalmente il Venezuela del Mourinho sudamericano Farias gioca molto meglio avendo mezzi inferiori. Almeno ha un'idea di gioco collettivo al di là della difesa a oltranza, come già dimostrato in altre partite. Perdono un pò per l'assenza di Tomas Rincon in mezzo al campo e soprattutto di Fedor Mikù in attacco (un caso che sia stato escluso dopo aver detto che la cultura storica dei bambini venezuelani deve andare oltre al solo Chavez?), ma ci provano con orgoglio e soprattutto con gli insidiosi calci piazzati di Juan Arango. Del resto questo Venezuela è riuscito in una sola edizione a pareggiare le vittorie totali ottenute nella storia della Copa (erano 2 in 14 partecipazioni, ora 4 in 15), raggiungendo una storica semifinale e mettendo in mostra qualche discreto giocatore. Chavez ha ordinato che il calcio doveva dare speranza di vittoria e la nazionale è cresciuta negli anni, un altro caso?
Primo non prenderle. E' questo il sottotitolo della finale meno nobile della Copa, nonchè la filosofia assoluta del Paraguay finalista.
La squadra del Tata Martino è arrivata in fondo pareggiando sempre, in particolare dopo la fase a gironi con zero gol fatti e zero subiti in due partite, vincendo con Brasile e Venezuela ai rigori. Non esattamente un ricettacolo di calcio spettacolo, catenaccio vecchio stile, ripartenze dosate quanto basta, senza nemmeno preoccuparsi troppo di tirare in porta, che tanto a salvare tutti ci pensa Justo Villar.
Già, lo sconosciuto (in Europa), portiere albirojo è il vero eroe della manifestazione per il Paraguay. Finora si è opposto a tutti e tutto, aiutato da una discreta dose di fortuna quando non poteva essere decisivo in prima persona (vedere i tre legni colpiti dal Venezuela).
Per il resto Martino anche contro la vinotinto rinuncia completamente ad attaccare dopo aver perso anche Estigarribia per un affaticamento, mette in campo tutti i mediani e i difensori che ha e per non correre rischi fa fare il tornante pure a Haedo Valdez. La fase offensiva è così ridotta ai lanci lunghi del pur ottimo Nestor Ortigoza e qualche ripartenza su calcio d'angolo avversario.
Paradossalmente il Venezuela del Mourinho sudamericano Farias gioca molto meglio avendo mezzi inferiori. Almeno ha un'idea di gioco collettivo al di là della difesa a oltranza, come già dimostrato in altre partite. Perdono un pò per l'assenza di Tomas Rincon in mezzo al campo e soprattutto di Fedor Mikù in attacco (un caso che sia stato escluso dopo aver detto che la cultura storica dei bambini venezuelani deve andare oltre al solo Chavez?), ma ci provano con orgoglio e soprattutto con gli insidiosi calci piazzati di Juan Arango. Del resto questo Venezuela è riuscito in una sola edizione a pareggiare le vittorie totali ottenute nella storia della Copa (erano 2 in 14 partecipazioni, ora 4 in 15), raggiungendo una storica semifinale e mettendo in mostra qualche discreto giocatore. Chavez ha ordinato che il calcio doveva dare speranza di vittoria e la nazionale è cresciuta negli anni, un altro caso?
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