Flop
Uruguay: Tabarez presenta una squadra ancora più offensiva di quella dei Mondiali 2010, aggiungendo un trequartista come Lodeiro alle sue tre punte titolari. I problemi nascono dall'origine del gioco (troppo poveri tecnicamente i mediani, inizialmente poco coinvolti i terzini) e dalla scarsa vena dei giocatori di maggior talento. La squadra ha tante soluzioni, ma deve ritrovare umiltà e voglia di lottare. Troppo senso di superiorità e troppo leziosismo.
Argentina: LA favorita per eccellenza, la squadra di casa col miglior giocatore del mondo alla prima strappa solo un pareggio alla Bolivia. L'Argentina ha mostrato di colpo tutti i suoi problemi di organico e di gioco. Manca totalmente un terzino a sinistra come un centrocampista che sappia inserirsi e non solo far girare palla, e magari per sbloccare la partita sarebbe il caso di ricordarsi di Higuain e Milito. In più, tutti i giocatori di maggior talento appaiono tarantolati. Batista ha addosso la pressione di una nazione che non vince da 18 anni, reggerà dopo questo inizio?
Brasile: Mano Menezes è coerente e manda in campo la formazione che ha deciso fin dal suo insediamento sulla panchina del Brasile. I contropiedi appaiono micidiali con frecce come Neymar, Pato e Robinho, ma senza il miglior Ganso a distribuire il gioco tutto risulta troppo improvvisato. Inoltre le punte sembrano compiacersi un pò troppo dei loro numeri tecnici, perdendo sempre qualche secondo prezioso nelle giocate. Servirebbe un centrocampista in grado di cucire il gioco, ma la mediana ha solo distruttori più o meno puri e infatti spesso l'impostazione è compito di Lucio e Thiago Silva. I lavori in corso sono in ottica Mondiali 2014, ma dal Brasile ci si aspetta in ogni caso molto di più di uno 0-0 col Venezuela.
Gli arbitraggi: confusionari, poco coerenti, a volte condizionati, in generale poco apprezzabili pur senza errori clamorosi.
I campi da gioco: purtroppo si sapeva che in Argentina i terreni da gioco non fossero granchè, si sperava in ogni caso in qualcosa di più essendo un evento storico per la nazione.
Top
Perù: Sergio Markarian, tecnico uruguaianio, è la bestia nera della sua stessa nazionale avendo spesso giocato brutti scherzi all'Uruguay, e non si è smentito. Mette in campo un Perù tatticamente attentissimo, che riesce a sopperire a tutte le sue carenze tecniche, acuite dall'assenza di Juan Manuel Vargas e Claudio Pizarro. E proprio inserendo il numero 6 rischia addirittura di vincere.
Venezuela: la squadra con meno tradizione in assoluto (2 sole vittorie in 14 partecipazioni) impone uno storico 0-0 al Brasile dei fenomeni. Tanto pressing e sacrificio da parte di tutti, lotta su ogni pallone e un pizzico di fortuna che non guasta quando il dislivello è così alto. Un punto di puro orgoglio.
Bolivia: Difende bassa con molta densità nella sua metà campo e occupando ogni spazio soffoca il gioco di palleggi orizzontali dell'Argentina. La marcatura a scalare su Messi è insistita e costante, finendo per mandare in tilt il numero 10. La Bolivia farà sudare ogni punto agli avversari se non commetterà l'errore di sentirsi appagata.
Claudio Borghi: che il Cile sia stato trasformato da Bielsa si sa,e l'impronta del Loco è ancora forte e ben evidente. Ma il tecnico argentino coi suoi cambi vince la partita contro il Messico, e non è poco.
Palloni: siamo lontani dal tristemente famoso Jabulani. Nessuna lamentela e un'ottima impressione generale di controllo e "giocabilità". Grazie Nike.
Bombolette spray: l'idea più geniale del calcio sud americano. Le bombolette spray per gli arbitri per segnare il punto di battuta delle punizioni e dove deve posizionarsi la barriera devono assolutamente essere importate in Europa al più presto. Le alte sfere del calcio si degneranno di fare qualcosa di utile?
Uruguay: Tabarez presenta una squadra ancora più offensiva di quella dei Mondiali 2010, aggiungendo un trequartista come Lodeiro alle sue tre punte titolari. I problemi nascono dall'origine del gioco (troppo poveri tecnicamente i mediani, inizialmente poco coinvolti i terzini) e dalla scarsa vena dei giocatori di maggior talento. La squadra ha tante soluzioni, ma deve ritrovare umiltà e voglia di lottare. Troppo senso di superiorità e troppo leziosismo.
Argentina: LA favorita per eccellenza, la squadra di casa col miglior giocatore del mondo alla prima strappa solo un pareggio alla Bolivia. L'Argentina ha mostrato di colpo tutti i suoi problemi di organico e di gioco. Manca totalmente un terzino a sinistra come un centrocampista che sappia inserirsi e non solo far girare palla, e magari per sbloccare la partita sarebbe il caso di ricordarsi di Higuain e Milito. In più, tutti i giocatori di maggior talento appaiono tarantolati. Batista ha addosso la pressione di una nazione che non vince da 18 anni, reggerà dopo questo inizio?
Brasile: Mano Menezes è coerente e manda in campo la formazione che ha deciso fin dal suo insediamento sulla panchina del Brasile. I contropiedi appaiono micidiali con frecce come Neymar, Pato e Robinho, ma senza il miglior Ganso a distribuire il gioco tutto risulta troppo improvvisato. Inoltre le punte sembrano compiacersi un pò troppo dei loro numeri tecnici, perdendo sempre qualche secondo prezioso nelle giocate. Servirebbe un centrocampista in grado di cucire il gioco, ma la mediana ha solo distruttori più o meno puri e infatti spesso l'impostazione è compito di Lucio e Thiago Silva. I lavori in corso sono in ottica Mondiali 2014, ma dal Brasile ci si aspetta in ogni caso molto di più di uno 0-0 col Venezuela.
Gli arbitraggi: confusionari, poco coerenti, a volte condizionati, in generale poco apprezzabili pur senza errori clamorosi.
I campi da gioco: purtroppo si sapeva che in Argentina i terreni da gioco non fossero granchè, si sperava in ogni caso in qualcosa di più essendo un evento storico per la nazione.
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Perù: Sergio Markarian, tecnico uruguaianio, è la bestia nera della sua stessa nazionale avendo spesso giocato brutti scherzi all'Uruguay, e non si è smentito. Mette in campo un Perù tatticamente attentissimo, che riesce a sopperire a tutte le sue carenze tecniche, acuite dall'assenza di Juan Manuel Vargas e Claudio Pizarro. E proprio inserendo il numero 6 rischia addirittura di vincere.
Venezuela: la squadra con meno tradizione in assoluto (2 sole vittorie in 14 partecipazioni) impone uno storico 0-0 al Brasile dei fenomeni. Tanto pressing e sacrificio da parte di tutti, lotta su ogni pallone e un pizzico di fortuna che non guasta quando il dislivello è così alto. Un punto di puro orgoglio.
Bolivia: Difende bassa con molta densità nella sua metà campo e occupando ogni spazio soffoca il gioco di palleggi orizzontali dell'Argentina. La marcatura a scalare su Messi è insistita e costante, finendo per mandare in tilt il numero 10. La Bolivia farà sudare ogni punto agli avversari se non commetterà l'errore di sentirsi appagata.
Claudio Borghi: che il Cile sia stato trasformato da Bielsa si sa,e l'impronta del Loco è ancora forte e ben evidente. Ma il tecnico argentino coi suoi cambi vince la partita contro il Messico, e non è poco.
Palloni: siamo lontani dal tristemente famoso Jabulani. Nessuna lamentela e un'ottima impressione generale di controllo e "giocabilità". Grazie Nike.
Bombolette spray: l'idea più geniale del calcio sud americano. Le bombolette spray per gli arbitri per segnare il punto di battuta delle punizioni e dove deve posizionarsi la barriera devono assolutamente essere importate in Europa al più presto. Le alte sfere del calcio si degneranno di fare qualcosa di utile?
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