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23 giu 2014

Brazil2014: Top&Flop Generali - Seconda Giornata

Top

Cile: presenza tra i Top di giornata scontata, visto che la loro vittoria sulla Spagna ha fatto un paio di giri del Mondo. Non una sorpresa, tuttavia, perché Sampaoli ha proseguito in modo splendido sul sentiero indicato dal suo connazionale e maestro Marcelo Bielsa. Il Cile ha annichilito le fonti di gioco dei Campioni del Mondo grazie a corsa, grinta e un'organizzazione tattica pregevole, trovandosi di fronte la vittima perfetta per perpetrare il delitto. Ripetere questa intensità non sarà facile e altre squadre potrebbero mettere ben più in difficoltà la difesa cilena, a partire dall'Olanda di Van Gaal, ma intanto la Roja ha lanciato un importante segnale al mondo del calcio.

Australia: due partite e zero punti, però i Socceroos meritano un applauso per il calcio mostrato nella partita contro l'Olanda. I ragazzi di Postecoglou hanno infatti affrontato gli Oranje a viso aperto, ingabbiando il gioco di Van Gaal con attenzione ed equilibrio, mettendo inoltre in mostra ottime trame offensive. L'Australia ha raccolto molto meno di quanto meritato, ma d'altronde ottenere la qualificazione in un gruppo simile sarebbe stato qualcosa da annoverare alla voce "miracoli".

Francia: la più snobbata delle grandi, eppure quella che sta mettendo in mostra il miglior calcio, soprattutto come collettivo. L'infortunio di Ribery non solo sembra assorbito, ma potrebbe aver responsabilizzato tutti gli altri a fare un passo in più. 8 gol nelle prime 2 partite, e darne 5 alla Svizzera non era così scontato.

Costa Rica: continua la favola dei Ticos e questa volta a farne le spese è stata un'arrendevole Italia. I centroamericani hanno corso di più e meglio rispetto agli azzurri, lottando su ogni pallone e chiudendo bene tutti gli spazi. La linea difensiva altissima è stata un rischio, ma è stata una delle armi decisive per neutralizzare la maggior parte dei tentativi italiani. La qualificazione agli ottavi con un turno di anticipo è il giusto premio a una squadra che ha saputo affrontare gli avversari senza nessun timore e senza badare ai palmarès.
 
Partite da rivedere: Germania-Ghana, soprattutto nel secondo tempo, è stata una delle partite più spettacolari del torneo, con continui ribaltamenti di fronte. La qualità tedesca da una parte, la corsa e l'intensità ghanesi dall'altra. Corea-Algeria invece è la partita a sorpresa. 3 gol per tempo, corsa, fisicità e anche giocate di una certa qualità. Chi si aspettava noia, catenaccio e botte non poteva sbagliarsi di più.

Il commento di Sky: Marchegiani commentando il gol di Ayew dice che i giocatori pelati sono più bravi nel colpo di testa, perchè la palla prende più velocità e la direzione è imprevedibile.

Momenti di bel calcio: Ecuador-Honduras, partita che potrete vantarvi di aver visto integralmente coi vostri nipoti, si presenta subito al top. Calcio di inizio dei sudamericani, fallo di 2 giocatori dell'Honduras sul portatore di palla. Minuti di gioco 0.03.

Flop

Brasile: Scolari prosegue sulla via del disastro. Sceglie Ramires come titolare castrandosi da solo la manovra offensiva e insiste su uomini palesemente inadeguati. A centrocampo Luiz Gustavo ha un compito ben preciso, ma tende a schiacciarsi troppo sulla difesa allungando i reparti, mentre Paulinho è stato un fantasma in entrambe le prime partite. Hernanes non ha visto il campo quando dovrebbe essere ormai titolare, in quanto unico a poter collegare i reparti con qualità. Insistere su un Fred immobile e abulico toglie ulteriori risorse a una squadra che vive solo degli spunti di Neymar e Oscar. La strada è molto più in salita del previsto.

Spagna: servirebbe un pezzo a parte per parlare di loro, perché hanno dominato gli ultimi anni e anche a questo Mondiale si sono presentati da favoriti, con una rosa impressionante per profondità e qualità. Eppure qualcosa non ha funzionato e il calo di alcuni giocatori chiave ha fatto crollare il rendimento generale, mettendo in mostra limiti e difficoltà di uno stile di gioco difficile da interpretare se non si è al massimo della condizione. Il materiale per ripartire fin da subito c'è, ma questo è un tonfo che farà rumore per parecchio tempo.

La gestione di Pekerman: intendiamoci, la Colombia sta ampiamente facendo il suo dovere. Ma Pekerman sembra essersi abbastanza fossilizzato sulle sue scelte e con la Costa d'Avorio non è riuscito coi cambi a mantenere l'intensità fisica, finendo la partita in pesante apnea. Mettere in campo Jackson Martinez e Guarin non è reato.

Il commento di Sky, parte 1: Fabio Caressa nei primi minuti di Italia-Costa Rica parla di una difesa a 5 dei centrocamericani schiacciatissima verso la sua area. Pochi secondi dopo si vede la linea oltre la trequarti e a Marchisio viene fischiato il primo degli 11 fuorigioco che in serata saranno chiamati agli azzurri. Nel successivo corso della cronaca Bergomi non farà che ripetere quanto sia alta la difesa dei costaricani.

Il commento di Sky, parte 2: durante Colombia-Costa D'Avorio il duo Trevisani-Marocchi si lamenta più volte delle iniziative di Yaya Tourè, accusandolo di voler tirare i calci di punizione per manie di protagonismo, togliendoli a compagni più capaci. Peccato che l'ivoriano in stagione abbia segnato 4 gol su punizione con la maglia del City, dimostrandosi uno specialista.

Il commento di Sky, parte 3: nella presentazione di Italia-Costa Rica Bergomi dice che in Italia Andrea Pirlo non è abbastanza considerato ed esaltato come giocatore. Nulla da dire sul talento e sulla longevità del regista di Brescia, ma su che pianeta ha vissuto Bergomi negli ultimi 3 anni? Mancano solo le petizioni per farlo Papa.
 
Giappone: la squadra di Zaccheroni non è al top della forma, non riescono a produrre quel possesso ipercinetico che sembrava essere il loro marchio di fabbrica, a volte i giocatori si trovano troppo isolati e c'è troppa tendenza al passaggio in più in nome del collettivo. Il risultato è una enorme fatica a creare occasioni anche contro la Grecia in 10, mentre in difesa si ha una sensazione di affanno, specie contro giocatori fisici.
 
Inghilterra: altro Mondiale, altra eliminazione per i Tre Leoni. Hodgson insiste con la mediana leggera Gerrard-Henderson e la decisione non porta grandi risultati, così come la volontà di continuare a proporre l'abulico Welbeck. L'Inghilterra in generale non ha giocato così male come si è detto in questi giorni e contro l'Uruguay ha pagato dazio per la presenza in campo di Luis Suarez, ma se esci dopo due partite e zero punti, finisci inevitabilmente tra i Flop. Soprattutto se sei l'inventore del gioco e tendi ancora a guardare tutti dall'alto verso il basso.

Le scelte di Löw: il 4-3-3 scelto contro il Ghana fa acqua da tutte le parti. La difesa composta da 4 centrali puri non aiuta lo sviluppo del gioco e si dimostra pure incapace di marcare su entrambi i gol degli africani (in particolare il primo, di testa, è inaccettabile). A centrocampo Lahm (cioè il miglior terzino della squadra, sia a destra che a sinistra) playmaker è ormai una necessità, ma unito a Khedira in veste di incursore toglie qualità e velocità al giro palla. In questo modo i 3 davanti per quanto fenomenali incontrano troppe difficoltà nel trovare spazi. Nonostante una partita evidentemente bloccata a causa delle scelte, il primo cambio di Löw è Mustafi per Boateng, cioè un cambio sprecato e inutile. La Germania dimostra di poter vincere dal minuto 70 in poi, quando entrano Klose e Schweinsteiger. A volte il calcio è semplice, la Germania deve stare attenta a non giocare contro se stessa.

18 giu 2014

Brazil2014: Top&Flop Generali - Prima Giornata

Top

Olanda: Van Gaal ha stupito tutti, ingabbiando i campioni in carica con una formazione sulla carta di molto inferiore. La padronanza tattica degli oranje fa impressione, interpretano la difesa a 3 in chiave moderna e totale malgrado Vlaar, De Vrij, Martins Indi, De Guzman e De Jong non siano fenomeni coi piedi. Qualcuno alla latitudine dell'Italia prenda appunti. 

Costa Rica: complice un Urugay irriconoscibile i ragazzi di Jorge Luis Pinto sono la vera sorpresa di giornata. Organizzazione, voglia, incoscienza e la consapevolezza di non aver nulla da perdere hanno permesso ai Ticos di raggiungere un risultato storico, trascinati dal giovane Campbell.

Honduras: hanno perso 3-0 contro la Francia, ma la sana ignoranza con cui hanno affrontato i galletti è pura poesia. Novanta minuti di interventi decisi, spesso fuori tempo e una base tattica che definire limitata è riduttivo. Era da tempo che non si vedeva una squadra così. Grazie Honduras.

Colombia: al di là dell'ottimo risultato, preme sottolineare la soluzione ideata da Pekerman per sostituire la stella Falcao. Teofilo Gutierrez è meno prima punta, ma ha una capacità naturale nel giocare di sponda e nell'aprire spazi per gli inserimenti dei compagni, senza tuttavia disdegnare il gol.

Bomboletta spray: in Sudamerica viene utilizzata da anni e ha dimostrato di essere la soluzione migliore per evitare di battere punizioni con la barriera a mezzo metro dal pallone, eppure in Europa c'è chi è ancora scettico.

Brazuca: dopo l'incubo Jabulani Adidas decide di produrre finalmente un pallone da calcio e lo spettacolo ringrazia.

L'esultanza colombiana al gol di Armero: pretendere che Teofilo sparasse qualche colpo in aria era troppo, quindi ci accontentiamo del balletto di gruppo di mezza rosa dei cafeteros!

Goal line technology: finalmente la tecnologia inizia a essere applicata anche al calcio, per la disperazione di moviolisti e giornalisti.


Flop

Brasile: nonostante la vittoria contro l'ostica Croazia, arrivata soprattutto grazie a Pletikosa e a un rigore a dir poco fantasioso, la Seleçao non ha convinto. Scolari ha schierato in campo un non-modulo con molti giocatori che vagavano per il campo senza alcuna logica, a partire dai centrali di difesa fino ad arrivare alle punte.

Spagna: la più grossa delusione della prima giornata. In una sola partita prendono più gol che negli ultimi 3 tornei principali sommati e all'improvviso perdono tutte le certezze consolidate in 6 anni di dominio. Molti dei giocatori chiave sembrano stanchi, svagati, fuori forma, il proverbiale possesso è lento e sterile e la difesa va in ansia a ogni pallone verticale. Forse servirebbero cambi, ma potrebbe essere tardi.

Inghilterra: dal 1966 la storia è la stessa. Nomi e talento individuale appena indossano la maglia coi leoni si perdono, diventando incapaci di giocare insieme. Contro l'Italia Hodgson si è limitato a scegliere 11 giocatori, senza leggere quello che succedeva in campo. Scegliere qualcuno del Liverpool non basta.

Arbitri: troppi gli errori decisivi per chiudere un occhio. Speriamo si cambi già dalla prossima giornata.

Joachim Loew: puoi vincere anche 4-0, ma se schieri quattro difensori centrali, il miglior terzino destro al Mondo in mediana e il falso nueve, noi ti odiamo.

Tabarez e il suo Uruguay: certo, presentarsi senza uno dei giocatori più forti al Mondo non aiuta, ma la Celeste vista in campo contro la Costa Rica è stata irriconoscibile. Svagata e prevedibile, la nazionale uruguayana rischia di pagare la staticità nelle scelte di Tabarez. Manca un giocatore in grado di fare gioco (prima ci pensava Forlan, quello vero) e soprattutto non si è visto un briciolo della celeberrima garra charrua: sequestrata alla frontiera per motivi storici?

Il modulo di Sabella: l'Argentina ha vinto, ma sicuramente non si è distinta per il bel gioco proposto. Dopo il modulo con quattro difensori centrali, marchio di fabbrica della Seleccion targata Maradona, Pachorra decide di varare un inedito 352 con un solo centrocampista di ruolo: il povero Mascherano. Ma la formazione non è tutto e lo ha dimostrato Van Gaal, peccato che l'Albiceleste abbia messo in mostra la versione "Mazzarri 2013/14" del 352, quella con reparti distanti all'inverosimile, movimenti senza palla limitati e una pochezza di idee raggelante.

Scarpe: il trend purtroppo è quello e i giocatori non hanno molta voce in capitolo nei confronti degli sponsor, ma vedere tutti quegli evidenziatori ai piedi dei giocatori fa male agli occhi e al cuore. E l'alternativa sono le scarpe bicolore.

I servizi di Sky: ok, siamo in Brasile, ma possibile che ogni servizio debba iniziare con un primo piano sul sedere di qualche passante (nda: se proprio devono farlo, almeno scelgano con più accuratezza) e ogni collegamento/opinione debba contenere qualche battutina a doppio senso? Lungi da noi voler fare i bacchettoni, ma non c'è proprio qualcosa di più interessante da dire?

Il jingle di Emis Killa: è più fastidio di Massimo Mauro e sta insidiando Blatter nella classifica delle cose più odiate nel mondo del calcio.


A parte

I baffi di Luiz Gustavo e Hugo Almeida: direttamente dagli anni 80, stiamo ancora decidendo se inserirli tra i Top o i Flop.

25 giu 2012

Inghilterra, ma dove volevi andare?

Premessa, prima di essere frainteso: l'Italia ha ampiamente meritato il passaggio del turno, anzi già arrivare ai rigori è stato un miracolo immeritato per la nazionale di Hodgson. La partita poteva comodamente finire 3-0 in virtù di una superiorità totale degli azzuri. Meno male che l'Inghilterra ha una tradizione pessima coi rigori.

Detto questo, la nazionale inglese è stata forse la peggiore in assoluto di questo Europeo. Per dirne due, nettamente peggio della Grecia (indicata comunemente e facilmente come anticalcio) per atteggiamento tattico, ma anche dell'Irlanda in relazione agli uomini che può schierare.

Gli uomini, appunto. Perchè come nomi questa nazionale si fa rispettare.
La verticale Hart-Terry-Gerrard-Rooney è di livello assoluto, e anche i comprimari sono tutti giocatori dal discreto pedigree (Ashley Cole, Glen Johnson, Lescott, Milner, Young).
Il valore dei singoli però è stato totalmente distrutto da un atteggiamento tattico a dire poco deleterio. C'è chi ha parlato di catenaccio, ma è improprio e svilente per il glorioso concetto di difesa a oltranza.
L'inghilterra infatti pensava solo a difendersi, ma saperlo fare è tutt'altra cosa. L'unica indicazione tattica evidente dell'allenatore era quello di mantenere il 4-4-2 con le linee di centrocampo e difesa bassissime e compatte. Nessun pressing, nessuna uscita dagli schemi, rispetto assoluto delle posizioni sui rientri e mantenimento costante. Punto. Niente gabbie, niente recupero palla, niente disturbo sul portatore, niente di niente. Nemmeno marcature sull'uomo. Solo tanta densità di uomini, e speriamo che basti (tradotto, che gli avversari vengano a sbatterci addosso). Come ciliegina finale, poca corsa, poca lotta, nessuna intensità. La base assoluta su cui costruire una difesa rocciosa inesistente.

Per aggravare il tutto, l'Inghilterra non aveva nemmeno nessuna idea specifica su come ripartire, una volta recuperata in qualche modo palla. Movimenti pochi e confusi, tentativi sporadici ed estemporanei, affidati più o meno all'estro di Rooney e Gerrard (non a caso contro l'Italia da quando lui si è fatto male l'Inghilterra non si è più vista oltre la metà campo), con l'idea di arrivare a puntare l'uomo per il cross o il tiro in porta. La poca intesa tra gli uomini ha anche peggiorato le cose.
Con un'idea di gioco tanto vaga e limitata, inspiegabile la rinuncia a Carroll, limitato quanto volete, ma immarcabile fisicamente e nel gioco aereo. Welbeck, giocatore decisamente più tecnico e manovriero, è finito sbranato dalla linea difensiva italiana.

L'inghilterra di Hodgson, in buona sostanza, era già troppo che fosse arrivata ai quarti per quanto dimostrato sul campo. Perchè questo tipo di atteggiamento tattico è stata una costante. Le variabili sono le prestazioni individuali, soprattutto del capitano Gerrard, che però non può sempre fare tutto per tutti, e gli avversari incontrati.

Infine, una considerazione.
Basta con la manfrina sui maestri inventori del calcio. L'Inghilterra ha vinto solo il Mondiale del 1966 in casa, con una finale famosa per aver "inventato" il concetto di gol fantasma. Da allora, a prescindere dal valore dei calciatori in rosa, solo magre figure a tutti i livelli e in tutte le competizioni, condite da eliminazioni spesso clamorose.
Basta alimentare il ricordo di una tradizione vecchia di oltre 60 anni tramontata appena il calcio è passata al professionismo.

30 giu 2010

WC2010: Top&Flop Generali - Ottavi di Finale

FLOP

Arbitri: scontato, ma assolutamente inevitabile. Durante la fase a gironi i direttori di gara hanno fatto intravedere parecchie lacune, ma l'apice è stato senza ombra di dubbio raggiunto in questi ottavi di finale. Fra gol clamorosamente non visti, fuorigiochi solari non ravvisati e tanti altri errori le recriminazioni sono purtroppo giustificate.

Blatter e la tecnologia: ci risiamo, dopo la colossale svista sul fallo di mano di Henry, Blatter e la ristretta cerchia di padroni del calcio tornano giustamente nell'occhio del ciclone. E' impensabile ed inaccettabile dover ancora assistere a simili spettacoli nonostante l'infinità di tecnologie che potrebbero accorrere in soccorso dei direttori di gara e dei loro assistenti. Certo, possiamo provare a capire quanto sia difficile dover rinunciare ad una buona dose di potere.

Corea del Sud: dopo il brillante inizio contro la Grecia, il Mondiale dei coreani è stato un continuo declino. Non è stata sufficiente la reazione d'orgoglio ad inizio secondo tempo per tenere testa ad un Uruguay nettamente superiore sotto qualsiasi punto di vista.

4-4-2 di Capello: non poteva mancare il famigerato modulo dell'allenatore italiano. Lui non ha esitato a prendersela con l'arbitro per la clamorosa svista sul pallonetto di Lampard, ma a destare molti dubbi è stata soprattutto la scelta tattica di affidarsi ad un modulo che definire superato può essere un eufemismo. Saper sfruttare il massimo delle potenzialità dei propri giocatori è un elemento chiave per ottenere risultati e non si può sicuramente affermare che Capello a tal proposito abbia fatto tutto il possibile (chiedere ad esempio a Steven Gerrard).

Golden-Generation inglese: è il capolinea o si riservano ancora un'ultima possibilità per l'Europeo del 2012? Gerrard, Terry, Lampard, Ferdinand, Beckham e Owen (questi ultimi tre assenti per infortuni) hanno sprecato l'ennesima chance, sembrando ormai inesorabilmente condannati ad essere sì ricordati per i numerosi titoli vinti con i rispettivi club, ma anche e soprattutto per l'assoluta incapacità di avvicinare un titolo internazionale con la maglia dell'Inghilterra.


TOP

M-Generation tedesca: la risposta agli inglesi è questo terrificante mix di talenti in ascesa verticale e principale sorpresa del Mondiale sudafricano. Intuire le potenzialità della Germania non era difficile, ma chi si sarebbe aspettato un impatto immediato tanto devastante? La generazione multiculturale tedesca è il perfetto esempio di integrazione, guidata dal turco Özil e dal tedeschissimo Müller ha davanti un presente roseo ed un futuro se possibile ancora più brillante.

Uruguay: ancora fra i top, Tabarez e i suoi ragazzi continuano a stupire raggiungendo uno storico risultato che mancava da decenni. La solidità difensiva di Lugano e Godin, la quantità e il ritmo di Perez e degli altri centrocampisti, la classe di Forlan e i gol tanto attesi di Suarez sono senza dubbio le chiavi di questa nazionale che ogni volta sorprende per personalità e livello di gioco. Il sogno della semifinale è sicuramente alla loro portata.

Brasile: finalmente si è rivisto il vero Brasile di Carlos Dunga, solido e cinico ai massimi livelli. Nonostante un Kaka ancora in ombra, i verdeoro danno l'idea di essere un'autentica ed infallibile macchina da vittorie. La sfida con l'Olanda si preannuncia altamente spettacolare.

Germania: abbiamo già parlato della M-Generation, ma è doveroso lodare anche la prestazione collettiva della squadra di Joachim Löw, l'unica oltre allo spregiudicato Cile di Marcelo Bielsa in grado di esprimersi quasi ai livelli di una squadra di club. Il risultato contro l'Inghilterra può essere stato effettivamente condizionato dalla clamorosa svista dell'assistente di Larrionda, ma la vittoria dei tedeschi è giustificata da una schiacciante supremazia a livello di gioco. Squadra corta, attenta ed aggressiva in fase di non possesso, veloce, letale e spettacolare palla al piede. Schweinsteiger in cabina di regia è sublime, Özil è un moto perpetuo e da in ogni momento l'impressione di potersi scatenare, Müller oltre a segnare due reti è una costante spina nel fianco dei malcapitati inglesi ed anche la tanto bistrattata coppia di centrali difensivi Friedrich-Mertesacker da una buonissima prova di solidità.

10 feb 2010

Questione di ruolo

La stagione 2009/2010 del Manchester United potrebbe avere un titolo preciso: Quando Wayne Rooney si ricordò il suo ruolo.

Ma torniamo indietro nel tempo un attimo. Il ragazzo di Liverpool esordisce in Premier League nel 2002/2003, con la maglia dell'Everton. Il suo primo gol permette alla squadra di vincere contro un Arsenal imbattuto da 30 partite. Diventa così il più giovane marcatore della storia della Premier League, un talento precoce sulla bocca di tutti.

Due anni dopo passa al Manchester United, e qui comincia la nostra analisi. Wayne arriva alla corte di Sir Alex Ferguson in un contesto ben preciso. Squadra da ricostruire, con molti giovani e poche certezze. Ci vorranno due stagioni per completare l'evoluzione, e il motore principale sarà un fuoriclasse assoluto come Cristiano Ronaldo. Attorno e insieme a lui Ferguson costruisce un contesto tattico con due caratteristiche principali: corsa e organizzazione. A tutti è chiesto sacrificio, nessuno si risparmia come applicazione tattica. E proprio Rooney svolge un ruolo straordinario e sorprendente. Il più grande talento del calcio inglese (capace di mettere a referto una tripletta nella sua prima partita di Champiosns League), una punta con grande classe e tecnica, si cala perfettamente nella parte della bestia da soma. Corre più di un mediano, copre tutto il campo, si mette completamente al servizio di tutti, e di Cristiano in particolare. Ovviamente la stoffa è pregiatissima, e malgrado lo sfiancante lavoro senza palla non mancano gol e grandi giocate, ma il potenziale è decisamente imbrigliato.

Arriviamo così alla stagione in corso, col portoghese di Madeira ceduto al Real Madrid. Rooney, a 25 anni, si trova improvvisamente a ricoprire la parte per cui è stato destinato: stella della squadra, e soprattutto finalmente il suo ruolo. Non più maratoneta infaticabile, ma vero punto di riferimento dell'attacco. E i risultati a oggi dicono che il destino si sta compiendo. 21 gol (contro un precedente record di 16) in 24 partite di Premier League, unite al solito preziosissimo lavoro per la squadra. Un salto di qualità nel gioco immediatamente percepibile.

Da parte sua, il ragazzo ha ringraziato Fabio Capello, che in nazionale gli ha consigliato dove (cioè vicino all'area di rigore avversaria) e come giocare per rendere al meglio. Ma non credeteci troppo, tutto era già dentro di lui. Dovevano solo lasciarlo libero di giocare.