Premessa, prima di essere frainteso: l'Italia ha ampiamente meritato il passaggio del turno, anzi già arrivare ai rigori è stato un miracolo immeritato per la nazionale di Hodgson. La partita poteva comodamente finire 3-0 in virtù di una superiorità totale degli azzuri. Meno male che l'Inghilterra ha una tradizione pessima coi rigori.
Detto questo, la nazionale inglese è stata forse la peggiore in assoluto di questo Europeo. Per dirne due, nettamente peggio della Grecia (indicata comunemente e facilmente come anticalcio) per atteggiamento tattico, ma anche dell'Irlanda in relazione agli uomini che può schierare.
Gli uomini, appunto. Perchè come nomi questa nazionale si fa rispettare.
La verticale Hart-Terry-Gerrard-Rooney è di livello assoluto, e anche i comprimari sono tutti giocatori dal discreto pedigree (Ashley Cole, Glen Johnson, Lescott, Milner, Young).
Il valore dei singoli però è stato totalmente distrutto da un atteggiamento tattico a dire poco deleterio. C'è chi ha parlato di catenaccio, ma è improprio e svilente per il glorioso concetto di difesa a oltranza.
L'inghilterra infatti pensava solo a difendersi, ma saperlo fare è tutt'altra cosa. L'unica indicazione tattica evidente dell'allenatore era quello di mantenere il 4-4-2 con le linee di centrocampo e difesa bassissime e compatte. Nessun pressing, nessuna uscita dagli schemi, rispetto assoluto delle posizioni sui rientri e mantenimento costante. Punto. Niente gabbie, niente recupero palla, niente disturbo sul portatore, niente di niente. Nemmeno marcature sull'uomo. Solo tanta densità di uomini, e speriamo che basti (tradotto, che gli avversari vengano a sbatterci addosso). Come ciliegina finale, poca corsa, poca lotta, nessuna intensità. La base assoluta su cui costruire una difesa rocciosa inesistente.
Per aggravare il tutto, l'Inghilterra non aveva nemmeno nessuna idea specifica su come ripartire, una volta recuperata in qualche modo palla. Movimenti pochi e confusi, tentativi sporadici ed estemporanei, affidati più o meno all'estro di Rooney e Gerrard (non a caso contro l'Italia da quando lui si è fatto male l'Inghilterra non si è più vista oltre la metà campo), con l'idea di arrivare a puntare l'uomo per il cross o il tiro in porta. La poca intesa tra gli uomini ha anche peggiorato le cose.
Con un'idea di gioco tanto vaga e limitata, inspiegabile la rinuncia a Carroll, limitato quanto volete, ma immarcabile fisicamente e nel gioco aereo. Welbeck, giocatore decisamente più tecnico e manovriero, è finito sbranato dalla linea difensiva italiana.
L'inghilterra di Hodgson, in buona sostanza, era già troppo che fosse arrivata ai quarti per quanto dimostrato sul campo. Perchè questo tipo di atteggiamento tattico è stata una costante. Le variabili sono le prestazioni individuali, soprattutto del capitano Gerrard, che però non può sempre fare tutto per tutti, e gli avversari incontrati.
Infine, una considerazione.
Basta con la manfrina sui maestri inventori del calcio. L'Inghilterra ha vinto solo il Mondiale del 1966 in casa, con una finale famosa per aver "inventato" il concetto di gol fantasma. Da allora, a prescindere dal valore dei calciatori in rosa, solo magre figure a tutti i livelli e in tutte le competizioni, condite da eliminazioni spesso clamorose.
Basta alimentare il ricordo di una tradizione vecchia di oltre 60 anni tramontata appena il calcio è passata al professionismo.
Detto questo, la nazionale inglese è stata forse la peggiore in assoluto di questo Europeo. Per dirne due, nettamente peggio della Grecia (indicata comunemente e facilmente come anticalcio) per atteggiamento tattico, ma anche dell'Irlanda in relazione agli uomini che può schierare.
Gli uomini, appunto. Perchè come nomi questa nazionale si fa rispettare.
La verticale Hart-Terry-Gerrard-Rooney è di livello assoluto, e anche i comprimari sono tutti giocatori dal discreto pedigree (Ashley Cole, Glen Johnson, Lescott, Milner, Young).
Il valore dei singoli però è stato totalmente distrutto da un atteggiamento tattico a dire poco deleterio. C'è chi ha parlato di catenaccio, ma è improprio e svilente per il glorioso concetto di difesa a oltranza.
L'inghilterra infatti pensava solo a difendersi, ma saperlo fare è tutt'altra cosa. L'unica indicazione tattica evidente dell'allenatore era quello di mantenere il 4-4-2 con le linee di centrocampo e difesa bassissime e compatte. Nessun pressing, nessuna uscita dagli schemi, rispetto assoluto delle posizioni sui rientri e mantenimento costante. Punto. Niente gabbie, niente recupero palla, niente disturbo sul portatore, niente di niente. Nemmeno marcature sull'uomo. Solo tanta densità di uomini, e speriamo che basti (tradotto, che gli avversari vengano a sbatterci addosso). Come ciliegina finale, poca corsa, poca lotta, nessuna intensità. La base assoluta su cui costruire una difesa rocciosa inesistente.
Per aggravare il tutto, l'Inghilterra non aveva nemmeno nessuna idea specifica su come ripartire, una volta recuperata in qualche modo palla. Movimenti pochi e confusi, tentativi sporadici ed estemporanei, affidati più o meno all'estro di Rooney e Gerrard (non a caso contro l'Italia da quando lui si è fatto male l'Inghilterra non si è più vista oltre la metà campo), con l'idea di arrivare a puntare l'uomo per il cross o il tiro in porta. La poca intesa tra gli uomini ha anche peggiorato le cose.
Con un'idea di gioco tanto vaga e limitata, inspiegabile la rinuncia a Carroll, limitato quanto volete, ma immarcabile fisicamente e nel gioco aereo. Welbeck, giocatore decisamente più tecnico e manovriero, è finito sbranato dalla linea difensiva italiana.
L'inghilterra di Hodgson, in buona sostanza, era già troppo che fosse arrivata ai quarti per quanto dimostrato sul campo. Perchè questo tipo di atteggiamento tattico è stata una costante. Le variabili sono le prestazioni individuali, soprattutto del capitano Gerrard, che però non può sempre fare tutto per tutti, e gli avversari incontrati.
Infine, una considerazione.
Basta con la manfrina sui maestri inventori del calcio. L'Inghilterra ha vinto solo il Mondiale del 1966 in casa, con una finale famosa per aver "inventato" il concetto di gol fantasma. Da allora, a prescindere dal valore dei calciatori in rosa, solo magre figure a tutti i livelli e in tutte le competizioni, condite da eliminazioni spesso clamorose.
Basta alimentare il ricordo di una tradizione vecchia di oltre 60 anni tramontata appena il calcio è passata al professionismo.
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