A tre giorni dall'anniversario della disfatta contro il Belgrano di Cordoba, ci pensa una doppietta di David Trezeguet a scacciare un anno di incubi, paure e vecchi fantasmi. Al River Plate sono servite tutte e trentotto le giornate di un girone dell'Inferno costruito su misura, tra trasferte infinite e sentite sfide contro rivali storiche. Un campionato lungo ed estenuante, un'altalena di emozioni, giocatori e prestazioni viste sul terreno di gioco. I Millonarios non si sono fatti mancare nulla, hanno dominato partite ostiche sulla carta e, con la stessa facilità, hanno perso punti contro avversari non proprio irresistibili.
Ad un certo punto della stagione è sembrato di rivivere il finale dello scorso campionato, un déjà vu sulle note della poesia del Tano Pasman, un rincorrersi di passaggi a vuoto, quasi vittorie sfumate per errori individuali e un gioco di squadra divorato lentamente dalla pressione. Questa volta, tuttavia, c'è stato il lieto fine e, nonostante il tracollo alla penultima giornata, la Banda è riuscita a riconquistare la massima serie. L'uomo copertina è inevitabilmente David Trezeguet, arrivato a metà stagione nel tentativo di colmare quel vuoto offensivo lasciato nel 2009 da Falcao e autore di tredici reti nel solo girone di ritorno. Un bottino di valore assoluto per un giocatore che sembrava ormai lontano dai principali palcoscenici del calcio mondiale, richiamato in fretta e furia dal buen retiro negli Emirati Arabi.
Se Trezeguet è il simbolo della promozione del River, l'eroe che non ti aspetti è Rogelio Funes Mori. Il Mellizo ha risolto le due partite decisive entrando dalla panchina in entrambe le occasioni, mettendo in campo grinta, fisico e determinazione che contro l'Almirante Brown hanno portato ad entrambe le reti di Trezeguet. Un'espiazione dei peccati per un giovane talento che, dopo un promettente esordio, era stato risucchiato nel caos di una squadra allo sbando, perdendo lucidità e convinzione nei propri mezzi.
È dunque la fine di un incubo? No, perchè questo River è soltanto all'inizio di una lunga e faticosa salita per tornare ai massimi livelli del futbol argentino. La riconquista della Primera Division è il primo passo, ma adesso è giunto il momento di costruire una squadra vera, con un'identità di gioco e con il giusto mix di esperienza e talento per poter affrontare una stagione in cui l'ombra del promedio sarà ancora dietro l'angolo. Quest'anno il talento di singoli fuori categoria come Trezeguet, Cavenaghi, Dominguez e Ocampos ha parzialmente coperto delle lacune piuttosto evidenti sul piano organizzativo, ma Passarella e Almeyda dovranno lavorare con intelligenza e accortezza in vista della prossima stagione.
Ad un certo punto della stagione è sembrato di rivivere il finale dello scorso campionato, un déjà vu sulle note della poesia del Tano Pasman, un rincorrersi di passaggi a vuoto, quasi vittorie sfumate per errori individuali e un gioco di squadra divorato lentamente dalla pressione. Questa volta, tuttavia, c'è stato il lieto fine e, nonostante il tracollo alla penultima giornata, la Banda è riuscita a riconquistare la massima serie. L'uomo copertina è inevitabilmente David Trezeguet, arrivato a metà stagione nel tentativo di colmare quel vuoto offensivo lasciato nel 2009 da Falcao e autore di tredici reti nel solo girone di ritorno. Un bottino di valore assoluto per un giocatore che sembrava ormai lontano dai principali palcoscenici del calcio mondiale, richiamato in fretta e furia dal buen retiro negli Emirati Arabi.
Se Trezeguet è il simbolo della promozione del River, l'eroe che non ti aspetti è Rogelio Funes Mori. Il Mellizo ha risolto le due partite decisive entrando dalla panchina in entrambe le occasioni, mettendo in campo grinta, fisico e determinazione che contro l'Almirante Brown hanno portato ad entrambe le reti di Trezeguet. Un'espiazione dei peccati per un giovane talento che, dopo un promettente esordio, era stato risucchiato nel caos di una squadra allo sbando, perdendo lucidità e convinzione nei propri mezzi.
È dunque la fine di un incubo? No, perchè questo River è soltanto all'inizio di una lunga e faticosa salita per tornare ai massimi livelli del futbol argentino. La riconquista della Primera Division è il primo passo, ma adesso è giunto il momento di costruire una squadra vera, con un'identità di gioco e con il giusto mix di esperienza e talento per poter affrontare una stagione in cui l'ombra del promedio sarà ancora dietro l'angolo. Quest'anno il talento di singoli fuori categoria come Trezeguet, Cavenaghi, Dominguez e Ocampos ha parzialmente coperto delle lacune piuttosto evidenti sul piano organizzativo, ma Passarella e Almeyda dovranno lavorare con intelligenza e accortezza in vista della prossima stagione.
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