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15 lug 2014

Brazil2014 Top11/Flop11

Top 11

Neuer: è difficile escludere dalla Top11 Keylor Navas, ma Neuer in questo Mondiale ha confermato di essere il miglior portiere in circolazione per distacco. A volte dà l'impressione di esagerare con le coperture da libero (vedi l'intervento su Higuain in finale), ma tra i pali e in uscita trasmette tranquillità e sicurezza fondamentali per tutta la squadra.

Lahm: è il più forte terzino al Mondo e ormai un monumento del calcio tedesco e internazionale. Purtroppo le prime partite è stato dirottato in mediana, ma tornato nel suo ruolo naturale si è rivisto il piccolo fenomeno bavarese. Un concentrato di tecnica, intelligenza e umiltà unico.

Vlaar: la controfigura di Jason Statham spiega a tutti cosa vuol dire fare il difensore centrale. Fisico, duro quando serve, attento in marcatura, capace di leggere le situazioni, bravo a comandare una inedita linea a tre. Considerata la sua condizione tricotica, l'esatto opposto di David Luiz.

Garay: conferma la crescita esponenziale nell'ultima stagione in Portogallo, questa volta però senza la guida di Luisão. Diventa il leader difensivo dell'Argentina, dominando in marcatura e nel gioco aereo. Un delitto che vada allo Zenit.

Rojo: è la sorpresa dell'Argentina vice-campione. Criticatissimo all'estero e soprattutto in patria, il giocatore dello Sporting ripaga la fiducia totale di Sabella, arando la fascia sinistra con sorprendente qualità. PS: sarebbe stato comunque nella Top11 dopo il rinvio in rabona nella partita contro la Bosnia.

Mascherano: indiscutibilmente il vero capitano della seleccion argentina, lui che con Maradona non voleva la fascia. Da esempio in campo e leader silenzioso è evoluto in leader emotivo e vocale, dimostrando uno status accresciuto negli anni anche grazie all'esperienza vincente a Barcellona. Da centrocampista è uno spettacolo per la sua capacià di leggere gli spazi ed essere sempre dove deve, mettendoci anche pulizia in impostazione.

Schweinsteiger: c'è ma non si vede. Ha meno qualità di Kroos e meno strapotere fisico di Khedira, eppure è fondamentale per dare equilibrio e personalità ai campioni del Mondo. Lui e Lahm sono i pilastri sui cui Bayern e Germania hanno costruito la propria gloria recente.

Kroos: è il Mondiale della sua consacrazione e, pur steccando la finale, Toni conferma di essere uno dei migliori centrocampisti del pianeta. Ha tempi di gioco perfetti, invenzioni da trequartista e senso del gol, difficile pretendere di più. Il Bayern rischia di rimpiangerlo a lungo.

James Rodriguez: probabilmente in assoluto il miglior giocatore visto al Mondiale per leadership e completezza tecnica. Si toglie lo sfizio di chiudere da capocannoniere, con una nuova consapevolezza che può portarlo a un passo avanti verso l'Olimpo dei più grandi.

Robben: di fatto l'uomo su cui si reggeva l'organizzazione dell'Olanda, con la sua capacità di fare tutto da solo supportata da una condizione scintillante. Imprendibile nel girone, decisivo col Messico con un guizzo da campione vero. Fosse stato in queste condizioni nel 2010 l'Olanda avrebbe una stella sulla maglia.

Müller: due Mondiali, dieci gol, un terzo e un primo posto, feeling straordinario con la competizione. Il calcio gli scorre naturalmente nelle vene, tanto che è impossibile assegnargli un ruolo vero. Lui semplicemente sa dove andare e di conseguenza come giocare, oltre a intuire molto spesso dove sarà il pallone. Può anche sbagliare tutto, ma prima o poi si troverà sempre al posto giusto al momento giusto. Provvidenza.



Flop 11

Casillas: il simbolo del tracollo spagnolo a quattro anni di distanza dal trionfo, lui che era stato eroe. Mentalmente distrutto, tecnicamente inaffidabile in ogni situazione. Nella partita d'esordio commette errori addirittura imbarazzanti, che chiudono di fatto il suo torneo. Un declino lento e costante che non sembra avere nessuna intenzione di arrestarsi.

David Luiz: i brasiliani lo hanno eletto beniamino e leader della Seleçao. Lui per un attimo dà l'impressione di poter mantenere un buon livello di gioco e concentrazione in un torneo breve, invece crolla nel momento decisivo mostrando gli enormi limiti di sempre.

Piqué: un altro spagnolo in un tunnel complicatissimo. Fisicamente in perenne difficoltà, spesso deconcentrato, incapace di gestire gli spazi. senza alcun feeling coi compagni. Lontano anni luce dal centrale completissimo che dominava nel Barcellona.

Chiellini: timido, impacciato e sempre a terra. Nella difesa a quattro perde tutti i riferimenti andando in bambola totale contro la Costa Rica. Non è un giocatore tecnico, ma raramente lo si è visto tanto in difficoltà nella gestione della palla. Sarebbe uno dei leader dell'Italia.

Dani Alves: un terzino famoso per qualità, inserimenti e gestione del gioco che non si vede una singola volta in attacco. Ci si ricorderà di lui solo per i capelli tinti, ed era la sua grande nonchè unica occasione di imporsi col Brasile. Malgrado sia un classe '83 mentalmente potrebbe essere finito. 

Gerrard: il nome più difficile da inserire tra i Flop, ma paga per la fallimentare spedizione inglese. Il doppio impegno Liverpool-Inghilterra sembra ingestibile alla sua età, soprattutto se l'ingrato piano tattico (o presunto tale) di Hodgson lo costringe a esporre il fianco agli avversari. Come in Premier, ha inoltre la sfortuna di commettere l'errore decisivo nel momento decisivo.

Xavi: come per Gerrard, vedere un giocatore del suo livello tra i Flop fa malissimo. Purtroppo il centrocampista di Terrassa conferma di essere ormai prossimo al capolinea a certi livelli e tutta la Spagna crolla attorno a lui.. Ha segnato un'epoca d'oro e per Barcellona e Furie Rosse non sarà impresa facile trovarne l'erede.

Paulinho: una delle grandi novità di Scolari, che è naufragata col suo principale sponsor. I mesi difficilissimi al Tottenham hanno lasciato il segno. Fisicamente c'è, ma di fatto non riesce a portare alcun contributo concreto alla causa del Brasile. Non si vede mai nè in impostazione, nè negli inserimenti, nè in iniziative personali. Un fantasma, malgrado l'ostinazione di Felipão.

Cavani: con quattro partite e un misero gol su rigore, il Matador conferma il suo difficile rapporto con la maglia della Celeste. Senza Suarez e con un Forlan in pre-pensionamento, sembrava fosse la volta buona per l'affermazione definitiva in campo internazionale, ma l'attaccante del PSG ha gettato l'opportunità al vento, sbagliando facili occasioni e estraniandosi per lunghi tratti di partita.

Balotelli: se sei il punto di riferimento della squadra diventi il simbolo del fallimento, anche se tutto è da ascrivere ad altri. Lui che aveva trascinato l'Italia di Prandelli agli Europei fa sostanzialmente scena muta al Mondiale, crollando come spesso gli accade quando la pressione si alza. Gol mangiati, interpretazione del ruolo totalmente sbagliata e un'arroganza francamente fuori luogo quando ha segnato il 2-1 all'Inghilterra. Serve un bagno di umiltà, ma non fa proprio parte del suo carattere.

Fred: c'è poco da dire quando sei il più criticato da tifosi e stampa di tutto il Mondo. Sicuramente non meritava una simila gogna, ma in tutto il torneo non fa nulla per far cambiare idea e zittire le critiche. Avulso dal gioco, non tiene palla, sbaglia quasi tutti i movimenti e non crea occasioni da gol. Verrà ricordato come uno dei più scarsi attaccanti ad aver indossato la maglia da titolare della Seleçao.

7 lug 2014

Brazil2014: Top&Flop Giocatori - Quarti di finale

Top

Manuel Neuer: dopo una grande partita da libero contro l'Algeria ricorda a tutti di essere anche un eccellente portiere. Copre benissimo la rete e legge come nessuno gli spazi, producendosi in uscite spesso spettacolari. Benzema se lo sognerà per qualche mese. Numero 1 al mondo.

Mats Hummels: torna al centro della difesa e se ne impossessa. Difensivamente è in giornata positiva e copre in ogni situazione possibile (di testa, in anticipo, in marcatura, 1vs1), in attacco si toglie la soddisfazione di segnare il gol decisivo. Per personalità e spessore tecnico fondamentale.

Karim Benzema: riesce a crearsi dal nulla occasioni da rete con giocate di pura classe. Vederlo giostrare dentro l'area è un piacere, specie vista la sua tendenza a uscirne praticamente sempre. Forse ha sofferto l'assenza di Giroud, ma ha fatto tutto quello che poteva per la Francia.

James Rodriguez: è scontato dirlo, ma è stato l'anima della Colombia, l'unico a giocare anche quando tutto attorno a lui sembrava crollato. Lotta e produce giocate di classe malgrado venga picchiato senza alcun limite per tutta la partita. Ammirevole il suo autocontrollo negli abbracci finali che è costretto a subire dal buonismo del tutto fuoriluogo di certi giocatori brasiliani.

Mario Yepes: monumentale. È il cuore della Colombia, il primo a mettere la gamba e l'ultimo ad arrendersi. Telecomanda Zapata e si prende il lusso di chiudere Neymar in 1vs1 per ben due volte.

Gonzalo Higuain: lui che in Europa ha sempre fallito le partite importanti decide il quarto di finale contro il Belgio con un gran gol e una prestazione solidissima. Evidentemente galvanizzato dalla rete corre come un indemoniato, pressa tutti, lotta su ogni pallone e regala giocate di classe a ripetizione. L'azione in cui colpisce la traversa è una perla. Sembra abbia ritrovato la condizione, da vero nueve fondamentale per l'Argentina.

Ezequiel Garay: deve marcare Fellaini, Lukaku, Van Buyten e domina nel gioco aereo. Il muro su cui si infrange ogni idea del Belgio, cancella dal campo chiunque passi dalle sue parti. Soffre solo nel concitato finale trovandosi mille persone in area, ma arriva lo stesso su ogni pallone. Personalità da vendere.




Flop

Paul Pogba: flop soprattutto in proporzione alle smisurate aspettative create per lui dai media italiani. Essendo un '93 ha tutte le attenuanti del mondo, ma in una partita di questo spessore è sembrato spento e spaesato. Spesso impreciso, senza idee, fisicamente poco presente.

Raphaël Varane: che fisicamente sia dominante lo sappiamo, ma imparare a marcare l'uomo pare brutto? Hummels (che di mestiere fa il difensore) lo porta in giro dove vuole.

Pablo Armero: l'anima spensierata e festosa della Colombia si perde completamente. Corre del tutto a caso sbagliando una marea di palloni, ma anche idee e tempi di movimento. Fisicità sprecata se non riesce a mettersi a servizio del gioco, come gran parte degli 11 di Pekerman.

Juan Cuadrado: il valore aggiunto della Colombia stecca la partita più importante a causa della sua voglia di strafare. Gioca sempre da solo, punta a saltare tutto e tutti, sbaglia troppi palloni anche importanti, è pigro in copertura, spreca più energie a buttarsi a terra e protestare che altro. E' il suo lato peggiore che non riesce a sopprimere, peccato che sulle sue qualità si basasse gran parte dell'idea di gioco.

Victor Ibarbo: c'è qualcosa che sa fare? Non porta fisicità, non riesce a ripartire, non taglia, non tira, non punta l'uomo. Risulta semplicemente inutile. Probabilmente siamo a un livello troppo alto per lui.

Paulinho: il fisico, la corsa, e poi? Continua a risultare assente a questi Mondiali, lui che per Scolari è fondamentale coi suoi inserimenti. Sembra in crisi tecnica e psicologica dopo l'annata da incubo al Tottenham, finchè è rimasto in Brasile mostrava tutt'altro livello di gioco.

Lionel Messi: alla quinta partita si riposò. Nel primo tempo gioca pur non sembrando brillantissimo, nel secondo semplicemente sparisce dal campo. Passeggia nel cerchio di centrocampo aspettando che un pallone graviti dalle sue parti, è l'unico di tutti gli argentini in campo a non dannarsi l'anima in pressing e copertura, in più sbaglia alcune giocate facili per uno del suo talento che potevano chiudere la partita.