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27 giu 2015

Il fallimento della Colombia

Solo un anno fa la Colombia aveva fatto innamorare tutti.
Ai Mondiali 2014 la squadra di Pekerman era stata la sorpresa più credibile del torneo, eliminata solo dal Brasile in un quarto di finale difficile da digerire per gli spettatori imparziali, figuriamoci per i tifosi. Quella squadra aveva un impianto semplice, ma ben definito, predicato sulla fisicità di tutti gli interpreti, sull'ordine in fase difensiva e sugli spunti di classe dei giocatori offensivi.
In Brasile la Colombia aveva dominato il suo girone vincendo tutte le partite segnando ben nove gol. Nella fase a eliminazione agli ottavi i cafeteros regalarono una prestazione straordinaria contro l'Uruguay, trascinati da una doppietta di James, per poi essere eliminati dal Brasile grazie anche a un arbitraggio decisamente casalingo. Proprio il numero 10, indiscutibile rivelazione del torneo, chiuse la competizione da capocannoniere con sei centri. Cuadrado invece come migliore negli assist con quattro passaggi decisivi per i compagni.
Su questa base ci si aspettava una Colombia protagonista nella Copa America 2015, dove avrebbe potuto anche contare su un certo Radamel Falcao. Invece qualcosa è andato decisamente storto.

La Colombia chiude la Copa America eliminata ai quarti dall'Argentina ai rigori. Un risultato che sarebbe anche onorevole se arrivato in un altro modo. Nel girone ha chiuso con una vittoria (storica, col Brasile), un pareggio e una sconfitta (col Venezuela), classificandosi ai quarti come seconda tra le migliori terze. Un solo gol segnato e uno subito, cui fa seguito lo 0-0 contro l'Argentina. Una partita interamente difensiva, arrivata ai rigori solo grazie a San Ospina.

Dell'idea di Pekerman è rimasta solo la fisicità. In quattro partite i cafeteros, malgrado un reparto offensivo composto da Victor Ibarbo, Luis Muriel, Jackson Martinez, Teofilo Gutierrez, Carlos Bacca, Radamel Falcao, Juan Cuadrado e James Rodriguez, hanno trovato la via del gol solo sugli sviluppi di una punizione, per di più grazie a Murillo che fa il difensore centrale. La squadra si è salvata grazie alla solidità difensiva (un solo gol subito), che però ha avuto bisogno di un notevole aiuto dalla buona sorte. Chiedere a Otamendi per informazioni.
L'errore più evidente dell'impostazione di Pekerman è stato l'abbandono totale del centrocampo. La sua coppia titolare è sempre stata quella composta da Carlos Sanchez e Abel Aguilar, e l'assenza del secondo è stata molto più pesante del preventivabile. Aguilar era l'unico elemento di tutti i convocati ad avere una vaga idea di regia e nessuno è stato in grado di rimpiazzarlo. Di base la Colombia si è trovata nettamente spaccata in due, con un blocco fisso formato dai centrali difensivi e mediani e tutti gli altri in avanti, terzini compresi. Un sistema che, ad essere generosi, puntava molto sulle qualità dei singoli dalla metà campo in su per portare avanti palla, creare superiorità e inventare qualcosa, sfruttando estro e tecnica, ma anche la corsa per coprire e proporsi.
Peccato che in Cile tutti gli uomini più attesi della Colombia fossero in condizioni disastrose. Cuadrado si è mostrato nella sua versione irritante e fumosa, James con poche idee e le polveri decisamente bagnate, l'attesissimo e capitano Falcao il fantasma di se stesso. Bacca è durato settanta minuti nella prima partita (persa), Jackson Martinez come quasi sempre con la maglia della nazionale non ha trovato il suo ruolo, Ibarbo comparsa tattica era e comparsa tattica è rimasto. Gli unici spunti li ha regalati Teofilo Gutierrez, nettamente il più positivo del reparto offensivo, che si è però totalmente eclissato contro l'Argentina, tanto che Pekerman lo ha sostituito dopo appena ventiquattro minuti.
Proprio Pekerman, espertissimo professore di calcio, si è trovato in netta difficoltà a gestire una rosa con troppi problemi. La missione delle prime partite era recuperare Falcao, a costo di sacrificare gli altri tipo Bacca, ma il piano è nettamente fallito e la scelta di pachinarlo proprio contro l'Argentina è una conferma.
Nei quarti il ct ha tentato il tutto per tutto. Ha messo in campo tutti gli uomini che potessero unire corsa e qualità per cercare un compromesso improbabile che permettesse di coprire il campo e ripartire, abbandonando del tutto la mediana abbassando addirittura James per sfruttarne lanci e visione. Inutile dire che non ha funzionato.

Il vero peccato è che questa generazione della Colombia, da molti considerata d'oro, potrebbe aver chiuso così la sua esperienza internazionale.
Una generazione d'oro durata un mese, del 2014.

7 lug 2014

Brazil2014: Top&Flop Giocatori - Quarti di finale

Top

Manuel Neuer: dopo una grande partita da libero contro l'Algeria ricorda a tutti di essere anche un eccellente portiere. Copre benissimo la rete e legge come nessuno gli spazi, producendosi in uscite spesso spettacolari. Benzema se lo sognerà per qualche mese. Numero 1 al mondo.

Mats Hummels: torna al centro della difesa e se ne impossessa. Difensivamente è in giornata positiva e copre in ogni situazione possibile (di testa, in anticipo, in marcatura, 1vs1), in attacco si toglie la soddisfazione di segnare il gol decisivo. Per personalità e spessore tecnico fondamentale.

Karim Benzema: riesce a crearsi dal nulla occasioni da rete con giocate di pura classe. Vederlo giostrare dentro l'area è un piacere, specie vista la sua tendenza a uscirne praticamente sempre. Forse ha sofferto l'assenza di Giroud, ma ha fatto tutto quello che poteva per la Francia.

James Rodriguez: è scontato dirlo, ma è stato l'anima della Colombia, l'unico a giocare anche quando tutto attorno a lui sembrava crollato. Lotta e produce giocate di classe malgrado venga picchiato senza alcun limite per tutta la partita. Ammirevole il suo autocontrollo negli abbracci finali che è costretto a subire dal buonismo del tutto fuoriluogo di certi giocatori brasiliani.

Mario Yepes: monumentale. È il cuore della Colombia, il primo a mettere la gamba e l'ultimo ad arrendersi. Telecomanda Zapata e si prende il lusso di chiudere Neymar in 1vs1 per ben due volte.

Gonzalo Higuain: lui che in Europa ha sempre fallito le partite importanti decide il quarto di finale contro il Belgio con un gran gol e una prestazione solidissima. Evidentemente galvanizzato dalla rete corre come un indemoniato, pressa tutti, lotta su ogni pallone e regala giocate di classe a ripetizione. L'azione in cui colpisce la traversa è una perla. Sembra abbia ritrovato la condizione, da vero nueve fondamentale per l'Argentina.

Ezequiel Garay: deve marcare Fellaini, Lukaku, Van Buyten e domina nel gioco aereo. Il muro su cui si infrange ogni idea del Belgio, cancella dal campo chiunque passi dalle sue parti. Soffre solo nel concitato finale trovandosi mille persone in area, ma arriva lo stesso su ogni pallone. Personalità da vendere.




Flop

Paul Pogba: flop soprattutto in proporzione alle smisurate aspettative create per lui dai media italiani. Essendo un '93 ha tutte le attenuanti del mondo, ma in una partita di questo spessore è sembrato spento e spaesato. Spesso impreciso, senza idee, fisicamente poco presente.

Raphaël Varane: che fisicamente sia dominante lo sappiamo, ma imparare a marcare l'uomo pare brutto? Hummels (che di mestiere fa il difensore) lo porta in giro dove vuole.

Pablo Armero: l'anima spensierata e festosa della Colombia si perde completamente. Corre del tutto a caso sbagliando una marea di palloni, ma anche idee e tempi di movimento. Fisicità sprecata se non riesce a mettersi a servizio del gioco, come gran parte degli 11 di Pekerman.

Juan Cuadrado: il valore aggiunto della Colombia stecca la partita più importante a causa della sua voglia di strafare. Gioca sempre da solo, punta a saltare tutto e tutti, sbaglia troppi palloni anche importanti, è pigro in copertura, spreca più energie a buttarsi a terra e protestare che altro. E' il suo lato peggiore che non riesce a sopprimere, peccato che sulle sue qualità si basasse gran parte dell'idea di gioco.

Victor Ibarbo: c'è qualcosa che sa fare? Non porta fisicità, non riesce a ripartire, non taglia, non tira, non punta l'uomo. Risulta semplicemente inutile. Probabilmente siamo a un livello troppo alto per lui.

Paulinho: il fisico, la corsa, e poi? Continua a risultare assente a questi Mondiali, lui che per Scolari è fondamentale coi suoi inserimenti. Sembra in crisi tecnica e psicologica dopo l'annata da incubo al Tottenham, finchè è rimasto in Brasile mostrava tutt'altro livello di gioco.

Lionel Messi: alla quinta partita si riposò. Nel primo tempo gioca pur non sembrando brillantissimo, nel secondo semplicemente sparisce dal campo. Passeggia nel cerchio di centrocampo aspettando che un pallone graviti dalle sue parti, è l'unico di tutti gli argentini in campo a non dannarsi l'anima in pressing e copertura, in più sbaglia alcune giocate facili per uno del suo talento che potevano chiudere la partita.