Il Barcellona è in un momento sportivo non semplice, specie per le altissime aspettative legate al club nell'ultimo decennio. Ma l'immediato futuro promette di essere ancora più complicato, per una serie di motivi tutti collegati a un solo nome: Lionel Messi.
Partendo dalle cose ovvie, le fortune del Barcellona negli ultimi anni sono strettamente legate al rendimento del suo fuoriclasse col numero 10, e di conseguenza ai suoi umori. Messi infatti ha un carattere particolare, probabilmente più difficile di quello che mediamente si pensa, che influenza parecchio il suo rendimento sul campo.
Coinvolgerlo e convincerlo sono in realtà i primi obiettivi di chiunque si voglia sedere sulla panchina dei blaugrana, perché se Messi è disposto a sacrificarsi e fare certe cose il panorama cambia anche in una rosa del livello del Barcellona. O meglio è più influente il rovescio della medaglia: una Pulce capricciosa comporta una serie di problemi tale da far crollare gran parte del castello malgrado una rosa del livello del Barcellona.
Non è un caso che la storia di Luis Enrique come allenatore sia totalmente cambiata quando Messi, per qualche motivo, ha deciso di tornare a giocare sull'esterno di destra, lasciando a Suarez il ruolo di centravanti. La stagione 2014-2015 non era iniziata così e senza quello spostamento solo in apparenza ininfluente è probabile che il Barcellona non avrebbe centrato il suo secondo triplete.
Come l'allenatore lo abbia convinto è una cosa che sanno solo Luis Enrique e il suo attaccante argentino. In compenso in questa stagione, a due anni di distanza, Messi ha presentato il conto: a un certo punto, ancora per motivi che può sapere solo lui, è entrato in sciopero e l'allenatore ha potuto solo adeguarsi, varando una formazione senza capo né coda col solo scopo di compensare tutto quello che Messi non aveva (più) voglia di fare. Se lo vedete giocare in questo periodo, il 10 è parecchio statico in zona centrale, o sulla trequarti o verso l'area di rigore, pur mantenendo la pericolosità propria dei fuoriclasse. Gli altri devono girargli attorno, sia per cercare spazi sia per coprire il campo (che molto spesso per il Barcellona di oggi è diventato lunghissimo).
Questo è il presente, e vede il Barcellona comunque in corsa per campionato e Copa del Rey, con "solo" un'eliminazione brutta e cocente in Champions League come ferita aperta. Ma i veri problemi inizieranno allo scadere della stagione 2016-2017. Vale a dire quando Messi entrerà nell'ultimo anno del suo contratto col club. Avere il proprio simbolo nonché uno dei migliori giocatori di sempre libero a zero nel 2018 ha fatto scattare tutti gli allarmi in casa catalana già da qualche mese. La situazione però è intricata, più di quanto tutti vorrebbero.
Messi attualmente è il giocatore che guadagna di più al mondo. E una fetta importante di questi guadagni viene dallo stipendio che gli versa mese per mese il suo club. L'argentino si è procurato questo riconoscimento sul campo, ma nel 2018 lui che è del 1987 avrà 31 anni e dovrà firmare l'ultimo contratto veramente importante della sua carriera. Il che, di solito, fa rima con cifra più alta possibile.
Il Barcellona cosa ne pensa? Il club, malgrado sia uno dei più ricchi al mondo per fatturato, non è in condizione di far firmare il suo fuoriclasse di riferimento in bianco, perché il bilancio è una cosa seria e Messi non è l'unico che deve essere pagato mensilmente. Anzi a quanto pare la dirigenza sarebbe proprio dell'idea di chiedere un sacrificio: ti abbiamo preso a 13 anni, ti abbiamo curato, ti abbiamo dato tutto, grazie anche a te del contributo, ma ora che sei all'ultimo contratto lungo ci fai uno sconto. Che magari vuol dire firmare "solo" per 25 o 30 milioni, ma comunque uno sconto.
Due posizioni chiaramente distanti, che infatti al momento non stanno trovando un punto di incontro. Schermaglie normali in affari di queste dimensioni? Forse, ma come dicevamo prima occhio al carattere di Messi: se le cose non vanno come dice lui può anche scegliere di chiudere i discorsi. A risentirci tra un anno, quando sarà praticamente in scadenza e con qualche offerta da capogiro per le mani come obbligo per i catalani.
E qui torniamo al discorso tecnico: Luis Enrique, vale a dire l'uomo che ha rivitalizzato il Barcellona post Guardiola anche grazie al suo rapporto con Messi, a fine stagione lascerà la panchina blaugrana. E il prossimo tecnico andrà scelto anche, se non solo, in base al gradimento di Messi, come già successo nel caso più evidente per Martino.
La scelta sarà indirettamente un elemento intangibile del rinnovo: la dirigenza cercherà di accontentare l'argentino per farlo rimanere o agirà in previsione di un suo possibile addio?
Il coltello dalla parte del manico sembra averlo Messi per status anche coi tifosi, influenza sui risultati, storia personale. Una tradizione del Barcellona però è cedere i propri simboli appena entrano in parabola discendente, per sostituirli con qualcuno degno di raccoglierne l'eredità. Messi, ad esempio, ha rilevato maglia e ruolo di Ronaldinho. E Neymar sembra non aspettare altro. Succederà ancora?
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25 apr 2017
24 gen 2014
Il dilemma Erik Lamela
All'inizio della scorsa stagione ci siamo brevemente soffermati sul problema relativo al ruolo di Kevin Prince Boateng, giocatore fisico e con buone credenziali tecniche, ma ancora da inquadrare da un punto di vista tattico. Approdato in Italia, la patria, o presunta tale, della strategia calcistica, il ghanese di Berlino Ovest sembrava destinato a essere forgiato e disciplinato, pronto a rappresentare uno dei migliori esempi di giocatore moderno. Tuttavia tre intere stagioni a Milano non sono state sufficienti per fugare ogni dubbio, poichè Boateng ha costantemente avanzato il suo raggio d'azione, slegato dai rigidi compiti del centrocampista e libero di svariare sul terreno di gioco, nella speranza di risultare pericoloso per la difesa avversaria.
Percorso simile, se non identico, a quello intrapreso da Fredy Guarin, altro talento grezzo difficile da collocare in un determinato piano di gioco. Il colombiano ex-Porto si è infatti presentato alla Pinetina da interno di un centrocampo a tre, salvo, dopo un breve peregrinare da una zona all'altra del campo, essere schierato alle spalle della punta sia da Stramaccioni che da Mazzarri.
Non una bocciatura, ma una scorciatoia per tentare di ottenere il massimo con il minimo sforzo, come accaduto nel caso di Boateng.
Vicenda in parte analoga può essere considerata quella relativa a Erik Lamela, l'acquisto di punta della vibrante estate del Tottenham. Il giovane argentino classe '92 è globalmente riconosciuto come un'ala ideale per occupare la zona destra del tridente offensivo, grazie allo spunto nell'uno-contro-uno e alle capacità balistiche del suo imprevedibile mancino. Meno noto è invece il ruolo originario del Coco, trequartista di punta delle giovanili del River Plate, dove era considerato un prospetto sensazionale nel dettare i tempi della manovra e innescare le punte. È indubbio che a Nunez abbiano sovrastimato le capacità tattiche e la visione di gioco di Lamela, ma è altresì vero che finora nessun allenatore europeo abbia provato a lavorare sugli innumerevoli difetti che accompagnano uno straordinario talento.
Come nei casi di Guarin e Boateng, la soluzione trovata a Roma da Luis Enrique e Zeman è stata piuttosto semplice: è un giocatore veloce, ha un ottimo dribbling e vede la porta, basta insistere su qualche movimento senza palla e il gioco è fatto.
I freddi numeri possono probabilmente essere dalla loro parte, ma la sensazione è che non rifinire con cura e attenzione un diamante grezzo come Erik Lamela sia un autentico delitto. Fin dagli esordi nei Millonarios il Coco ha messo in mostra la tendenza a portare palla cercando di creare la superiorità numerica e una certa difficoltà nel trovare la posizione giusta tra le linee e nel prendere le decisioni corrette in fase di possesso. Tuttavia i controlli di suola, le serpentine e le conclusioni dalla distanza hanno oscurato alcune qualità che finora sono rimaste nell'ombra, come l'abilità nel dialogare nello stretto e la capacità di vedere e premiare i movimenti delle punte.
A Londra nord Lamela ha incontrato diverse difficoltà e si è parlato molto di un suo ritorno in Italia. Difficile pensare a un suo addio a White Hart Lane nel breve periodo, considerati i costi sostenuti dal Tottenham per convincere Sabatini a cedere il suo pupillo, ma se c'è uno spiraglio il Coco è un giocatore su cui puntare a occhi chiusi, con la consapevolezza di poter avere tra le mani un giocatore a tratti tanto indolente quanto geniale. E soprattutto un talento ancora in gran parte inespresso.
31 mag 2012
C'è progetto e progetto

Un concetto astratto, di pura teoria, ad indicare un cambiamento di rotta nelle strategie di gestione della squadra, a cominciare da un abbattimento dell'età media (cosa per altro indispensabile).
Dopo una stagione di progetto la Roma si è ritrovata ottava, con in mano più domande che risposte.
Sulla carta sono state fatte molte scelte giuste, funzionali, a cominciare da dirigenti (Sabatini,Baldini), allenatore (Luis Enrique), giocatori (Gago, Pjanic, Borini, Bojan, Lamela). Soprattutto si è puntato su un gioco fatto da corsa, possesso palla, gioventù, vocazione offensiva.
Dopo un solo anno però Luigi Enrico ha salutato, sopraffatto dall'isteria dell'ambiente di Roma e del calcio italiano in generale, mandando a farsi benedire la progettualità di cui tutti andavano riempiendosi la bocca.
La nuova Roma dunque deve ripartire con, indovinate un pò, un nuovo progetto. Inevitabilmente con un nome nuovo al timone.
E il nuovo nome sarà il santone per eccellenza del calcio italiano. Dimenticato per tanto, troppo tempo, rinato prima nei campi polverosi della sua (d'adozione) Foggia, poi in una cavalcata trionfale con una squadra a sorpresa (il Pescara).
Zdenek Zeman torna alla Roma dopo 15 anni, per far nascere un progetto, puntando su giovani, corsa, possesso palla, gioco offensivo.
Già sentito vi pare? Perchè lui si e l'altro no?
La grossa differenza tra il ceco e lo spagnolo nella partenza.
Luis Enrique è arrivato in Italia come uomo tutto d'un pezzo, integralista nelle sue idee e nei metodi di applicazione. Si è subito scontrato col più evidente, ma tollerato per puro amore, problema dell'ambiente Roma: Francesco Totti.
Per motivi tattici, tecnici, anagrafici, di principio, alla fine poco importa. Ma il risultato è stato chiaro: contestazione a Luglio, alla prima esclusione per scelta del capitano.
In quel momento l'avventura dello spagnolo è finita. Perchè l'ultimo arrivato non può prendere e mettersi contro l'ordine costituito, qualcosa che è sempre stato e sempre sarà. In Italia. A Roma e nella Roma.
E Zeman?
Il boemo, al contrario, è già stato chiarissimo. Totti è il miglior giocatore che abbia mai allenato (ed è pure credibile eh, sia chiaro), praticamente un figlio, lui deve essere al centro della Roma senza e senza ma.
E Totti?
Ricambia con parole al miele, indirizzando da subito l'intero ambiente.
Zeman può lavorare, il progetto può partire.
20 dic 2011
Martedì con Aguante Futbol

1) Il Palermo perde il derby, il tecnico Mangia ha pagato per tutti. Che ne pensate della scelta di Zamparini?
Pile: Nulla di inaspettato, purtroppo. Il calcio italiano è già inflazionato di suo, visto che tutti si sentono tecnici, giocatori, dirigenti o arbitri. Zamparini contribuisci e amplifica questo pazzo sistema italiano.
G.B.: Ha smantellato una buona squadra incassando parecchi milioni, ora cerca disperatamente un capro espiatorio dietro l'altro.
G.D.C.: Zamparini ha i suoi colpi di testa, si sa. E dopo aver profetizzato che Mangia era il suo Guardiola c'erano pochi dubbi su cosa sarebbe successo. Il problema è sempre la squadra coi suoi limiti di rosa, malgrado tutti i soldi incassati in estate.
A.L.: Visto che nel calcio contano solo i freddi numeri, gli esiti finali -sopratutto per un presidente 'traballante' quale è quello del Palermo- mi viene da sottolineare che finora i RosaNero, in 15 partite, avevano conseguito 20 punti. Certo, l'esser l'unica squadra a non aver ancora segnato neppure un goal in trasferta è sintomo di qualche problema, ma comunque i risultati sul campo non erano poi così disastrosi -in rapporto all'organico stagionale del Palermo, contando il cambio di panchina improvviso con Mangia a prendere il posto al 31 Agosto, e il rovente e labile clima che tira da quelle parti-, anzi.
Questa però è una risposta che concerne e si attiene soltanto al rettangolo di gioco, appunto; chissà nella testa di Zamparini cosa passerà, di certo col campo c'entra poco (e abbiamo avuto modo di appurarlo e impararlo nel corso degli ultimi anni, partendo da Guidolin) [..] La conseguenza del ci fa, è il ci è, è questo il problema dei malcapitati tecnici che transitano -mi sembra il verbo più appropriato- per il Barbera.
2) Barcelona campione. Ancora una volta i blaugrana trionfano, ancora una volta nettamente. Tecnicamente la squadra non si discute, un giorno arriverà anche per loro un pò di stanchezza e autocompiacimento?
Pile: Quello che fa davvero paura dei blaugrana è questa incredibile fame e voglia di vincere continua. Sicuramente un giorno finirà questo ciclo di vittorie, anche se al momento sembra un utopia. Dipenderà da Xavi e Iniesta, soprattutto.
G.B.: Concordo con Pile, trovare altri Xavi e Iniesta non sarà facile, ma Thiago Alcantara e soci sembra abbiano già imboccato la strada giusta. A questo punto mi verrebbe da dire che il più difficile da sostituire sia Puyol, perchè al di là delle doti tecniche nessuno nel Barça ha la sua fama e soprattutto il suo carisma.
G.D.C.: Il Barcellona ad oggi è una macchina tale che può solo implodere. Contro una squadra brasiliana poi lasciamo proprio stare. Xavi è il motore mobilissimo di tutta la macchina, finchè non si ferma lui c'è poco da fare per tutti (e per correre può sempre rinunciare alla nazionale).
A.L.: Contromisure tattiche sembrano proprio non arrivare, ed oltre al match perso con l'Inter di Mourinho e quello agguantato nel finale fra le mille polemiche col Chelsea di Hiddink, non c'è spiraglio o crepa in questa formazione e in questa Filosofia di gioco. E' un qualcosa di rivoluzionario nel sistema di organizzare e di costruire calcio, e l'unica apertura, l'unico pertugio antagonistico pare venire proprio da loro stessi.
Solo il Barcelona stesso -o qualche altrettanto squadra di caratura storica e mirabolante, come l'Inter del 2009-2010- può far perdere e cadere questo dominio.
3) Colpo Vargas per il Napoli. In che modo si può inserire nell'attuale Napoli di Mazzarri?
Pile: Penso che Vargas sia un acquisto intelligente. Penso che abbiano in mente una specie di prova di 6 mesi, per poi far si che il cileno sostituisca Lavezzi. I due giocatori sono, infatti, incompatibili.
G.B.: Esborso importante per un giocatore che ha avuto un'ascesa vertiginosa negli ultimi tempi. Vista nell'ottica di una probabile cessione di Lavezzi l'operazione è intelligente: Vargas avrà modo di ambientarsi ad un calcio completamente diverso senza doversi caricare la squadra sulle spalle.
G.D.C.: Acquisto che ha un senso solo nell'ottica della partenza tra sei mesi di qualcuno in attacco. Al momento un extra francamente difficile da collocare nelle gerarchie napoletane per ruolo e necessità di giocare per adattarsi a un calcio nuovo.
A.L.: Non sembra ancora certa la cosa nelle ultime ore, ma proviamo a parlarne in termini definitivi e ufficiali.
Un innesto importante di certo andava fatto in qualche altra zona del campo, Vargas per quanto giovane è uno che al Napoli andrà da subito a scardinare le gerarchie e non per fare il ricambio notevole -modello Pandev. Sembra strano però, che Mazzarri metterà in discussione quel tridente ben marcato e tanto caro-redditizio. In prospettiva il punto di snodo sembra essere la cessione di qualcuno, altrimenti la collocazione nell'ATTUALE rosa sarebbe solo illogica.
4) Impresa Roma a Napoli. Grossa iniezione di fiducia per Luis Enrique. Il suo progetto può funzionare e durare ancora a lungo?
Pile: Per Luis Enrique provo simpatia. L'aggettivo di "rivoluzionario" è più dato dai media che da lui. Lui è una persona che prova a portare la sua idea in un mondo diverso. Non so se riuscirà o meno, ma seguo i suoi risvolti con simpatia e interesse sperando che ne esca qualcosa di buono, anche per il bene del calcio italiano. Per ora è sembrato buono soltanto a tratti, in futuro vedremo.
G.B.: Mi sembra una persona intelligente e coerente. Finora ha fatto intravedere buone cose e per sua fortuna ha incontrato una società che lo difende a spada tratta e ne appoggia qualsiasi scelta. Sarà curioso vedere le mosse della Roma nel mercato di gennaio.
G.D.C.: Ha un progetto e delle idee, che porta avanti imperterrito. Roma è uno degli ambienti più difficili per una cosa simile, sta andando abbastanza bene considerato il tutto. Colpisce per certe scelte (De Rossi difensore, Taddei terzino) e il coraggio di lanciare i giovani. Avrà tempo? Lo lasceranno lavorare? Veramente difficile a dirsi, e un pò di problemi li ha già avuti.
A.L.: La Roma è una formazione il cui potenziale, e quindi i suoi limiti, devono essere ancora circoscritti e inquadrati; la vittoria a Napoli per questo, da me, non era poi così inaspettata. La società ha dimostrato e esplicitato una gran fiducia a Luis Enrique -e questa è una cosa non da poco in senso lato, almeno per il Calcio di oggi- è stato messo nelle condizioni di far bene, e di potersi esprimere senza incandescenti pressioni. La pianificazione societaria fino a questo punto sembra coerente, anche la maggior parte dei giocatori da credito -frutto anche di una rinomata rotazione, tutti vengono chiamati in causa-. La qualità della rosa attuale è distinta, anche se fin troppo oscillante fra alti e bassi. Difficile comunque al momento localizzare e dire dove potranno arrivare -si parla di un progetto a lungo termine, a lunga scadenza-, vedremo di capirlo meglio (uno step che può dire di più, sarà già il mercato di Gennaio).
G.D.C.: Anto ma contavi sul potenziale della Roma o sull'incostanza del Napoli? perchè qualcuno potrebbe anche finalmente dire che la squadra considerata principale candidata allo scudetto è 2 punti dietro all'Inter gravata del peggior avvio di campionato della sua storia
A.L.: Una combinazione fra le due.
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