Progetto è la parola più in voga a Roma da quando gli americani hanno preso in mano la situazione, spesso declinato come er proggggetto dai tifosi locali.
Un concetto astratto, di pura teoria, ad indicare un cambiamento di rotta nelle strategie di gestione della squadra, a cominciare da un abbattimento dell'età media (cosa per altro indispensabile).
Dopo una stagione di progetto la Roma si è ritrovata ottava, con in mano più domande che risposte.
Sulla carta sono state fatte molte scelte giuste, funzionali, a cominciare da dirigenti (Sabatini,Baldini), allenatore (Luis Enrique), giocatori (Gago, Pjanic, Borini, Bojan, Lamela). Soprattutto si è puntato su un gioco fatto da corsa, possesso palla, gioventù, vocazione offensiva.
Dopo un solo anno però Luigi Enrico ha salutato, sopraffatto dall'isteria dell'ambiente di Roma e del calcio italiano in generale, mandando a farsi benedire la progettualità di cui tutti andavano riempiendosi la bocca.
La nuova Roma dunque deve ripartire con, indovinate un pò, un nuovo progetto. Inevitabilmente con un nome nuovo al timone.
E il nuovo nome sarà il santone per eccellenza del calcio italiano. Dimenticato per tanto, troppo tempo, rinato prima nei campi polverosi della sua (d'adozione) Foggia, poi in una cavalcata trionfale con una squadra a sorpresa (il Pescara).
Zdenek Zeman torna alla Roma dopo 15 anni, per far nascere un progetto, puntando su giovani, corsa, possesso palla, gioco offensivo.
Già sentito vi pare? Perchè lui si e l'altro no?
La grossa differenza tra il ceco e lo spagnolo nella partenza.
Luis Enrique è arrivato in Italia come uomo tutto d'un pezzo, integralista nelle sue idee e nei metodi di applicazione. Si è subito scontrato col più evidente, ma tollerato per puro amore, problema dell'ambiente Roma: Francesco Totti.
Per motivi tattici, tecnici, anagrafici, di principio, alla fine poco importa. Ma il risultato è stato chiaro: contestazione a Luglio, alla prima esclusione per scelta del capitano.
In quel momento l'avventura dello spagnolo è finita. Perchè l'ultimo arrivato non può prendere e mettersi contro l'ordine costituito, qualcosa che è sempre stato e sempre sarà. In Italia. A Roma e nella Roma.
E Zeman?
Il boemo, al contrario, è già stato chiarissimo. Totti è il miglior giocatore che abbia mai allenato (ed è pure credibile eh, sia chiaro), praticamente un figlio, lui deve essere al centro della Roma senza e senza ma.
E Totti?
Ricambia con parole al miele, indirizzando da subito l'intero ambiente.
Zeman può lavorare, il progetto può partire.
Un concetto astratto, di pura teoria, ad indicare un cambiamento di rotta nelle strategie di gestione della squadra, a cominciare da un abbattimento dell'età media (cosa per altro indispensabile).
Dopo una stagione di progetto la Roma si è ritrovata ottava, con in mano più domande che risposte.
Sulla carta sono state fatte molte scelte giuste, funzionali, a cominciare da dirigenti (Sabatini,Baldini), allenatore (Luis Enrique), giocatori (Gago, Pjanic, Borini, Bojan, Lamela). Soprattutto si è puntato su un gioco fatto da corsa, possesso palla, gioventù, vocazione offensiva.
Dopo un solo anno però Luigi Enrico ha salutato, sopraffatto dall'isteria dell'ambiente di Roma e del calcio italiano in generale, mandando a farsi benedire la progettualità di cui tutti andavano riempiendosi la bocca.
La nuova Roma dunque deve ripartire con, indovinate un pò, un nuovo progetto. Inevitabilmente con un nome nuovo al timone.
E il nuovo nome sarà il santone per eccellenza del calcio italiano. Dimenticato per tanto, troppo tempo, rinato prima nei campi polverosi della sua (d'adozione) Foggia, poi in una cavalcata trionfale con una squadra a sorpresa (il Pescara).
Zdenek Zeman torna alla Roma dopo 15 anni, per far nascere un progetto, puntando su giovani, corsa, possesso palla, gioco offensivo.
Già sentito vi pare? Perchè lui si e l'altro no?
La grossa differenza tra il ceco e lo spagnolo nella partenza.
Luis Enrique è arrivato in Italia come uomo tutto d'un pezzo, integralista nelle sue idee e nei metodi di applicazione. Si è subito scontrato col più evidente, ma tollerato per puro amore, problema dell'ambiente Roma: Francesco Totti.
Per motivi tattici, tecnici, anagrafici, di principio, alla fine poco importa. Ma il risultato è stato chiaro: contestazione a Luglio, alla prima esclusione per scelta del capitano.
In quel momento l'avventura dello spagnolo è finita. Perchè l'ultimo arrivato non può prendere e mettersi contro l'ordine costituito, qualcosa che è sempre stato e sempre sarà. In Italia. A Roma e nella Roma.
E Zeman?
Il boemo, al contrario, è già stato chiarissimo. Totti è il miglior giocatore che abbia mai allenato (ed è pure credibile eh, sia chiaro), praticamente un figlio, lui deve essere al centro della Roma senza e senza ma.
E Totti?
Ricambia con parole al miele, indirizzando da subito l'intero ambiente.
Zeman può lavorare, il progetto può partire.
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