17 nov 2014

Superclasico: qui River

Più si avvicina la sfida con il Boca, più la paura e la tensione si fanno largo tra stanze e corridoi del Monumental. Gallardo fa di tutto per dare l'impressione di avere la situazione sotto controllo, di essere dominato da una fiducia totale e, in effetti, il gruppo lascia intendere di essere sicuro e focalizzato verso la prima sfida con l'eterno nemico.
Tuttavia nessuno avrebbe potuto ipotizzare che il River Plate arrivasse alla settimana decisiva con incertezze e qualche scricchiolio strutturale di troppo, ma infortuni e stanchezza hanno lentamente messo fuori fase i perfetti ingranaggi della macchina schiacciasassi costruita dal Muneco. Un costante rallentamento, a tratti impercettibile, accelerato soltanto dalla sconfitta contro l'Estudiantes e dal pareggio contro l'Olimpo. Il liscio di Ramiro Funes Mori, uno dei migliori nella stagione millonaria, ha messo a nudo le difficoltà che sta vivendo la Banda e ha fatto sorridere più di una persona dalle parti della Boca.

Che il Superclasico sia una partita a sè è stato ripetuto allo sfinimento, ma in fin dei conti è la cruda realtà: sono 90 minuti (180, in questo caso) che amplificano emozioni e sensazioni in negativo e in positivo. Allora quella sottile fenditura di incertezza e paura può diventare uno squarcio in grado di piegare i campioni d'Argentina in carica, costretti inoltre a giocare la prima delle due sfide nella tana del rivale. Si sa, la Bombonera non trema, batte, e il River Plate è consapevole della necessità di arrivare al confronto preparato fisicamente e soprattutto mentalmente. La squadra allenata da Gallardo finora è stata elogiata soprattutto per il gioco espresso, per il ritorno al celebre paladar negro riverplatense, sapendo tuttavia mettere in campo anche personalità assoluta e caparbia tenacia. Ora, all'alba di una settimana decisiva per il semestre millonario (le due sfide con il Boca saranno intervallate dal clasico al vertice contro il Racing di Diego Milito), giunge l'inesorabile momento della verità, con tre partite che potranno proiettare il River del Muneco direttamente nella storia del club di Nunez, tra la Maquina di Pedernera e Labruna e i campioni del '96 di Ramon Diaz, o nell'olvido, l'oblio.

Un'altra eliminazione ad opera degli Xeneizes, dopo la storica semifinale di Libertadores del 2004, è un'ipotesi che al Monumental non può essere neanche presa in considerazione, non dopo la B e l'agognato ritorno ai vertici del calcio argentino. Gallardo, che in questi mesi ha mostrato sorprendente maturità e preparazione a 360°, tecnica, tattica e mentale, potrà finalmente contare sugli uomini migliori, eccezion fatta per il mediano Kranevitter. Un'assenza ogni giorno sempre più pesante, perché il giovane tucumano, fermo in infermeria per una frattura al metatarso, ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore del centrocampo, nonostante l'esperienza di Ponzio e la buona volontà di Guido Rodriguez, altro prodotto delle inferiores. Nessuno infatti è stato in grado di sopperire al ritmo e all'attenzione tattica del Colo, permettendo agli avversari di scovare i difetti della retroguardia e di prendere campo con relativa facilità: una chimera, fino a poco tempo fa.

Grazie al lavoro politico del Principe Enzo Francescoli, l'uomo che più di tutti ha voluto far sedere Gallardo sulla panchina del Monumental, Teofilo Gutierrez è già rientrato in Argentina, esonerato dall'impegno con la Colombia di Pekerman; mentre a nulla sono valsi gli sforzi per riportare anticipatamente a Buenos Aires anche Carlos Sanchez, alla prima convocazione con l'Uruguay. I due stranieri, fondamentali negli equilibri della Banda, dovrebbero in ogni caso presenziare dal primo minuto, per la loro importanza, leadership e per l'avversione del Muneco al turnover. La stanchezza sarà infatti uno dei fattori principali nel determinare le sorti del doppio scontro: Gallardo ha coraggiosamente deciso di voler lottare su entrambi i fronti, ma, come visto nella partita casalinga contro l'Olimpo, gambe pesanti e stress possono portare a qualche passo falso di troppo.

Non resta che attendere, confidando magari in condizioni climatiche che permettano di giocare a calcio e non a pallanuoto, come accaduto nel recente Superclasico del Torneo di Transicion.

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