9 lug 2014

Felipe Scolari post 2002

Luiz Felipe Scolari, per tutti Felipão, è un allenatore con un'esperienza infinita, iniziata nel 1982, che ha avuto una svolta, è il caso di dirlo, mondiale nel 2002. Se prima la sua fama era limitata al solo Brasile, il Mondiale vinto in Corea e Giappone, quello delle cinque stelle, gli ha concesso un credito sostanzialmente infinito agli occhi di tutti, che è resistito indenne a qualunque cosa.
Oggi tuttavia, con l'umiliante 1-7 subito dalla Germania, si chiudono per Scolari dodici anni di fallimenti e forse è ora di cominciare a dare un occhio allo sporco accumulato sotto al tappeto.

Il Mondiale 2002 è per il Brasile una campagna trionfale. Nessuna sconfitta, appena quattro gol subiti contro i diciotto segnati. È il Mondiale dell'attacco atomico di Ronaldo (otto gol), Rivaldo (cinque) e della scoperta di un Ronaldinho semplicemente illuminante, ma dietro di loro giocano anche Lucio, Cafu, Roberto Carlos e Gilberto Silva, che qualcosa al calcio hanno regalato.
È una Seleçao fortemente plasmata da Scolari, che punta tutto sul Fenomeno, lancia Dinho e si inventa una difesa a tre molto solida. Va comunque detto che il Brasile vive una generazione di assoluto splendore, è alla sua terza finale Mondiale consecutiva e vanta talenti di livello siderale.

Dopo il titolo è naturale che Felipão acquisica fama internazionale, che decide di investire in un'impresa tanto difficile quanto affascinante: far vincere il Portogallo. I "cugini poveri" dei verdeoro si trovano nella loro classica condizione di avere talento diffuso, ma pagano una cronica incapacità di concretizzare. Scolari sembra l'allenatore ideale per cambiare il corso delle cose, per la sua carica emotiva capace di galvanizzare un intero popolo e il suo pedigree di fresco vincente, soprattutto dovendo affrontare un evento come gli Europei del 2004 in casa.
La competizione infatti si tiene in Portogallo, ma il primo campanello d'allarme scatta proprio all'esordio. La Grecia sconfigge 1-2 (con gol portoghese al minuto 90) all'Estadio do Dragão i padroni di casa, malgrado un livello di talento clamorosamente inferiore. La squadra supera lo stesso il girone, pur con solo quattro gol segnati, battendo poi Inghilterra (ai rigori) e Olanda nella fase a eliminazione. La finale si gioca a Lisbona, nuovamente contro la Grecia, e Scolari non riesce a superare il muro eretto da Re Otto Rehhagel neanche questa volta. Col più beffardo degli 0-1 (gol di Charisteas) gli ellenici salgono sul tetto d'Europa e il Portogallo entra forse definitivamente nel tunnel degli eterni perdenti. L'occasione è tanto clamorosa da essere storica, il classico treno perso per sempre, un colpo leggendario da incassare, nonchè il peccato più grave da ascrivere al tecnico basiliano, che ha il merito di tenere in mano la squadra ancora per quattro anni.
I tornei successivi del suo Portogallo sono di discreto livello, ma sempre senza risultati finali. Il Mondiale 2006 porta un'ottima semifinale, persa con la Francia, a cui segue la sconfitta nella finale di consolazione contro la Germania, per un quarto posto conclusivo dal sapore agrodolce, Euro 2008 una sconfitta ai quarti sotto i colpi della stessa nazionale tedesca.

Considerata conclusa la sua esperienza con la nazionale, Scolari decide di tornare ai club e firma per il Chelsea di Abramovic, innamorato della sua filosofia e del suo spirito brasiliano. I maligni sostengono che il vero motore di Felipão siano i soldi, lui dice di essere preoccupato dell'educazione del figlio. Anello di collegamento tra il tecnico, il Portogallo e il Brasile è Deco, appena sbarcato al Chelsea e nuovo top player della rosa blu. La mistica del tecnico tuttavia inizia a scricchiolare e non sembra sufficiente a portare avanti un club, che ha notoriamente logiche diverse da una nazionale. L'esonero arriva a Febbraio 2009 a causa degli scarsi risultati in un momento chiave della stagione.
Forse, a testimonianza del suo reale interesse, a Giugno 2009 firma un contratto di un anno e mezzo con gli uzbeki del Budyonkor. I motivi per trasferirsi in un luogo sperduto del mondo? Rivaldo in rosa e 13 milioni l'anno. Poco sorprendentemente porta a casa il titolo (che il Budyonkor aveva vinto anche l'anno prima, vincerà nei due anni successivi e ancora nel 2013, aggiungendo nel 2008, 2010 e 2012 anche la Coppa di Uzbekistan), con Rivaldo capocannoniere. Nel Maggio 2010 lascia il club dopo l'eliminazione dalla Champions League asiatica, adducendo motivi personali per la scelta legati ancora all'educazione del figlio.
Ritorna quindi in Brasile in uno dei suoi grandi amore, il Palmeiras, firmando nel 2010 per due anni e mezzo. Nel Brasileirao 2010 conduce la squadra al decimo posto, nel campionato successivo all'undicesimo. L'anno 2012, l'ultimo, porta luci e ombre. Scolari vince a Luglio la Copa do Brasil nella doppia finale contro la sorpresa Coritiba, arrivata a un passo dal sogno grazie a sorteggi favorevoli e al suicidio del San Paolo, ma perde completamente le redini della squadra in campionato. Viene esonerato a Settembre e a Dicembre il Palmeiras chiuderà il campionato diciottesimo, arrivando a una storica retrocessione.

Ma il suo carisma di santone è semplicemente troppo forte, e può ancora trovare una culla prediletta in un particolare contesto. Mano Menezes ha infatti appena fallito la Copa America, demolendo la sua credibilità come tecnico, e serve un nome per salvare la Seleçao in vista dei Mondiali di casa (letto oggi mi rendo conto sia fortemente amaro). L'importanza dei nomi, della tradizione e della mistica per la CBF è testimoniata anche dalla scelta nello stesso anno di Carlos Alberto Parreira, altro campione del mondo, come direttore tecnico.
La scelta sembra pagare alti dividendi, visti i grandi risultati della Confederations Cup 2013. Il Brasile impressiona tutti con risultati e spettacolo, vincendo tutte le cinque partite con quattordici gol totali, sorprendendo soprattutto col 3-0 in finale alla Spagna. In quel momento sembra che Scolari abbia veramente posto i semi per la nascita di un nuovo grande Brasile.

Com'è andata a finire tuttavia lo sappiamo tutti. Al Mondiale il Brasile non ha mai convinto, scontrandosi con clamorosi limiti di gioco e incapacità delle stelle offensive di incidere in qualunque modo, Neymar escluso. I nodi sono venuti al pettine tutti insieme, sorprendendo quanti si attaccano solo ai risultati. La Germania ha smascherato un bluff clamoroso, esattamente come quattro anni fa smascherò Maradona sconfiggendo 4-0 la sua Argentina, infliggendo al Brasile la peggior sconfitta della sua storia, per di più in casa dove non perdeva dal 1975, declassando l'attuale Felipão a un motivatore dal forte e sopravvalutato impatto di immagine. Tra l'altro con un pessimo rapporto nel guidare la nazionale di casa, visto il secondo fallimento storico a dieci anni dall'Europeo.
Questo chiuderà definitivamente la parentesi di Scolari? Il più fragoroso dei suoi recenti fallimenti basterà o i suoi baffetti e gli occhi vispi riusciranno ancora una volta a vendersi a qualcuno?

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