Marcatori: 11' Müller, 23' Klose, 24' Kroos, 26' Kroos, 29' Khedira, 69' Schürrle, 79' Schürrle (G); 90'+1' Oscar (B)
Semplicemente, la partita di cui parleremo tutti per i prossimi cento anni.
La sfida è sostanzialmente la più affascinante possibile, con in campo otto titoli Mondiali e quattordici finali compessive. Dal 1950 al 2002 solo una volta la finale non ha visto in campo nè la Germania nè il Brasile.
Nei fatti si è rivelata una partita tra una squadra vera, affiatata, con idee precise e un insieme di singoli, alcuni sopravvalutati, altri lontani dalla miglior forma. La Germania ci mette appena venticinque minuti a far crollare, senza appello, il posticcio castello di carte eretto da Scolari, che paga in un colpo solo tutti i regali del fato.
La partita ha avuto diversi spunti, che per comodità saranno presentati eccezionalmente giocatore per giocatore.
Citazioni che rimarranno:
dopo uno scoppiettante inizio a suon di Fregi, Danci e Hulki, Caressa prova a dare una speranza ai tifosi brasiliani "il calcio è strano, ho visto tante partite cominciare male per poi avere rimonte anche clamorose". Tranne questa.
Brasile
Julio Cesar: difficile dare a lui le colpe, come invece era accaduto nel 2010, ma la prima parata la fa nel secondo tempo a risultato già ampiamente compromesso.
Maicon: ancora titolare, offre una prova a dire poco incolore. In attacco si vede una volta con una bella azione, poi il nulla. In difesa i problemi maggiori sono sull'altra fascia, ma come tutti i suoi compagni è assente in marcatura. In pratica è uno dei migliori solo perchè non si è visto mai. La sensazione che sia alla fine è stata veramente forte.
Dante: nel Bayern è anche un centrale affidabile, ma chiamato a tamponare l'assenza di Thiago Silva collassa con tutti i suoi compagni, a testimonianza di quanto possa aiutare un sistema di gioco organizzato. Forse la leadership non va chiesta a lui, che se non altro prova ogni tanto a seguire l'uomo. La sua aggravante è che con una carriera passata in Germania certi avversari dovrebbe conoscerli bene.
David Luiz: sono bastate alcune partite senza errori grossolani e un gol su punizione per giustificare, a detta di molti, la folle cifra sborsata dal PSG poco tempo fa. Peccato che l'ex-Chelsea, chiamato a guidare da leader il Brasile orfano di Thiago Silva, abbia messo in mostra tutto il suo infinito repertorio di difetti. Svagato, poco concentrato e con zero cognizione tattica si è fatto trasportare qua e là dai tedeschi, rincorrendo palloni inutili, abbandonando la linea difensiva e cercando inutile gloria offensiva. Oltre al folklore c'è altro?
Marcelo: difensivamente del tutto assente, come già successo in questo Mondiale. Giocando contro il miglior terzino destro al mondo e giocatori che si inseriscono viene letteralmente demolito. Non marca nessuno, non copre la fascia, spesso sale sugli uomini senza motivo diventando facilissima preda degli scambi tedeschi. Il giocatore sbagliato nel posto sbagliato, non a caso tutte le azioni più pericolose della Germania nascono dalla sua parte.
Luiz Gustavo: era l'arma tattica, ha finito per non capirci più niente nemmeno lui, tipo Speroni col 5-5-5. La sua peggiore partita al Mondiale, non riesce a proteggere i fragilissimi centrali nè a far iniziare l'azione. Disperso nei turbinii dell'attacco tedesco.
Fernandinho: crolla miseramente come e peggio di Luiz Gustavo, con l'aggravante di aver commesso un paio di singoli errori che hanno causato in modo evidente alcuni gol della Germania. Anche lui disperso nel nulla del centrocampo brasiliano, contro tutti.
Bernard: la mossa a sorpresa di Scolari, che lo sceglie per il suo feeling con l'ambiente vista la fresca esperienza con l'Atletico Mineiro. Peccato che lo mandi sostanzialmente allo sbaraglio. Corre un sacco, quasi sempre totalmente a vuoto, ma non riesce a portare nemmeno una goccia di qualità. E doveva sostituire Neymar. Un pesce fuor d'acqua, sia per il contesto tattico che per il livello di gioco, inadeguato a una semifinale mondiale.
Oscar: è intoccabile, ma non basta di certo il gol al 90' per salvare l'ennesima prestazione insufficiente del suo Mondiale. Contro la Germania non vede palla e si muove senza senso in cerca di palloni giocabili. Sull'1-0 addirittura è davanti alla difesa a cercare di improvvisarsi regista, ma con risultati nulli. In questo torneo l'unico avversario che è riuscito a impensierire rimane il croato Vrsaljko.
Hulk: un fedelissimo di Felipão che ha fallito l'ennesima competizione con la sua nazionale. Il fisico c'è, ma tutto il resto? Che fine ha fatto il giocatore del Porto? Scarsa mobilità, scarso spunto, in più giocando a sinistra non riesce mai a sfruttare il suo tiro. La pensione anticipata in Russia ha di fatto chiuso la sua carriera ad alti livelli, peccato.
Fred: se il Brasile è uscito con un tonfo storico non è certo solo colpa sua, pur essendo il giocatore meno amato di questa Seleçao. Nel dubbio lui non fa nulla neanche questa volta per cercare di zittire le critiche feroci.
Dani Alves: non ha giocato, e appunto per questo va nominato. Ha passato quasi dieci anni, dieci, nell'ombra di Maicon in nazionale malgrado delle qualità forse uniche. In questo Mondiale di casa sembrava godere della preferenza assoluta di Scolari, la fascia destra finalmente assegnata a lui senza discussione alcuna. Invece alla prima occasione il ct lo ha panchinato senza troppi complimenti, malgrado non avesse colpe particolari, e si è perso le ultime partite. Panchinato dal peggior Maicon di sempre. Una vita di sofferenze, almeno in verdeoro.
Felipe Scolari: il miracolo non è successo, il Brasile non ha trovato per magia un gioco nella notte, e contro questa Germania non basta un colpo singolo e un po' di fisicità. Veramente pensava di poter ottenere qualcosa dalle spazzate dei centrali? Scegliendo Bernard spacca completamente in due la squadra, lasciando a centrocampo infiniti varchi che consegnano prima il possesso palla e poi la partita agli avversari. Mossa geniale abbandonare la mediana in mano agli attuali maestri del palleggio. La fascia di capitano affidata a David Luiz per il personaggio che è il numero 4 è un azzardo da testa o croce, e questa volta è andata veramente male. La pochezza del suo lavoro emerge inoltre dalle inesistenti marcature su tutti e sette i gol e dai movimenti sempre più casuali di giocatori come David Luiz, Marcelo, Bernard e Oscar. Hulk a sinistra rimarrà un mistero della fede, come la fiducia cieca in un Fred reduce da otto gol nella sua stagione col Fluminenese.
Passa per un grande motivatore, ma i brasiliani non hanno prodotto molto più che lacrime dagli ottavi in poi, se non quando aiutati dall'arbitro. Saluti alla psicologa, avrà da lavorare.
Germania
Manuel Neuer: c'è poco da dire sul portiere tedesco in una partita simile. L'ex-Schalke trasmette la solita sicurezza a partita aperta e poi si limita all'ordinaria amministrazione, compiendo qualche intervento di rilievo soltanto in apertura del secondo tempo. Il povero Bernard fa tenerezza quando si schianta sulla sua spalla.
Philipp Lahm: schierato a destra fa esattamente quello che ci si aspetta da lui, e cioè gioca come il miglior terzino del mondo. Ara la fascia, tocca mille palloni ed è tremendamente incisivo in area avversaria, sbugiardando tutte le incertezze brasiliane con tagli e appoggi. Un cursore assolutamente fondamentale per il gioco tedesco.
Jerome Boateng: resta l'anello debole della difesa della Germania. Il gol di Oscar è tra le sue colpe, sia per la posizione di partenza che per la marcatura in 1vs1. Nella gestione della palla a volte continua a sembrare impacciato
Per Mertesacker: sarà lento e sgraziato, ma di testa è insuperabile ed è uno dei pochi difensori a sapere ancora cosa voglia dire marcare l'uomo. Comanda bene una linea molto mobile.
Benedikt Höwedes: la partita è facile e lui si "limita" a coprire le spalle a Özil, garantendo copertura e solidità. D'altronde è pur sempre un centrale difensivo adattato in fascia.
Bastian Schweinsteiger: è lui il miglior mediano tedesco (ciao Guardiola) e gioca con il pilota automatico, mettendo in campo grinta e decisione quando il Brasile prova l'arrembaggio iniziale. Con la partita in discesa si limita all'ordinaria amministrazione e a tenere i compagni in partita.
Sami Khedira: il suo livello di gioco con la maglia bianca è spesso altissimo, fin dal Mondiale 2010, ma questa volta regala una prestazione addirittura superiore. Gioca in verticale e in orizzontale, riesce a coprire il campo, fa girare palla con precisione e si inserisce. Coi suoi movimenti taglia a fette la "difesa" del Brasile, che non riesce mai a marcarlo. Ritorno fondamentale per Löw.
Thomas Müller: parte male, sbagliando praticamente ogni pallone che tocca. Però, tanto per cambiare, è al posto giusto al momento giusto e sblocca la partita, complici le marcature allegre della difesa brasiliana. Da segnalare soprattutto lo splendido tocco in occasione del 2-0 di Klose e la grinta con cui interviene su ogni pallone, nonostante il risultato.
Toni Kroos: uno straordinario tessitore di gioco. Tocca un'infinità di palloni gestendo totalmente il ritmo della gara e il baricentro della sua squadra. In più quando serve sa cambiare gioco coi lanci, è letale nelle verticalizzazioni e segna, sia da fuori che da dentro l'area. Visto in nazionale sembra l'evoluzione di Xavi.
Mesut Özil: trabocca classe, ma confinato sull'esterno sinistro soffre, anche per la sua cronica mancanza di spunto. In compenso nel possesso il pallone risponde alla sua volontà, riesce sempre a portare velocità e qualità mandando in confusione gli attoniti brasiliani. Incredibile che uno coi suoi piedi veda così poco la porta, anche quando gliela spalancano davanti (sull'occasione del mancato 0-8 bel taglio da falso nueve).
Miroslav Klose: decisamente non il migliore degli uomini di Löw, ma la sua sola presenza mette in apprensione. A livello di movimenti risulta abbastanza lento e macchinoso, ma se servito in area la porta la trova sempre. Diventa il miglior marcatore della storia dei Mondiali proprio davanti a Ronaldo, in tribuna, in casa sua.
Andre Schürrle: Löw lo manda in campo esattamente quando serve, col Brasile (ancora più) allungato. Negli spazi è letale, soprattutto con così tanti uomini che possono servirlo, ha una capacità di attaccare l'area da punta vera. David Luiz ci ha giocato insieme un anno e non ci ha capito niente. Il secondo gol è un regalo degli dei del calcio.
Joachim Löw: la Germania gioca come una squadra di club e il merito è anche suo. Dopo alcune scelte di stampo "guardiolistico" torna a moduli e posizioni classiche, ritrovando solidità, efficacia e bel calcio. Si parla molto di una nazionale tedesca in versione tiqui-taka, ma in realtà l'11 di Löw ricorda molto lo splendido Bayern di Jupp Heynckes: una squadra quadrata, capace di leggere le partite, tenere palla e accelerare al momento giusto, senza essere eccessiva allo sfinimento nel possesso.
Il campione della Coppa del Mondo 2014 appartiene alla Germania, che è un trofeo conquistato duramente. Ma questo è anche un peccato per il Brasile. Ma il calcio è così, e porta tristezza alle persone quando portano la felicità.
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