Digitando su un motore di ricerca "Allegri esonero" escono 150.000 risultati in un tempo prossimo a zero. Questo fatto banale restituisce l'idea di quanto questo evento sia stato trattato e per certi versi atteso nel recente passato.
Il Milan di Allegri quest'anno ha avuto tanti, troppi problemi. La sconfitta con rimonta subita dal Sassuolo è stata la classica goccia (ma più che altro una cascata) che fa traboccare il vaso. 22 punti nell'intero girone di andata, 30 gol subiti e solo 5 vittorie in 19 giornate, una singola vittoria nelle ultime 5 partite. Anche l'alibi della Champions regge fino a un certo punto, visto il girone passato con 9 punti grazie sostanzialmente alle vittorie andata e ritorno col Celtic o, direbbero i maligni, a un rigore regalato ad Amsterdam. In generale un andamento da 7 vittorie, 10 pareggi e 8 sconfitte che sarebbe stato fatale praticamente a chiunque, a maggior ragione ad un allenatore al massimo sopportato dall'ambiente da mesi.
Le radici dell'esonero affondano infatti nel passato, come minimo a una stagione fa.
Anche allora il livornese sembrava aver perso del tutto il timone della squadra, e insistenti erano le voci di un esonero imminente con promozione dell'allora allenatore degli Allievi Inzaghi. Un nome ingombrante per storia, personalità e legame con gli alti piani della società, un tarlo nella testa di Allegri che lo ha perseguitato tanto da arrivare a un litigio pubblico con urla e spintoni. Era il Settembre 2012 e in una conferenza congiunta i due minimizzavano l'accaduto in una mossa mediatica da Milan per spegnere un incendio decisamente dannoso. Da quel momento la stagione della squadra è andata in crescendo. Prima tenuta a galla dall'exploit per ora isolato di El Shaarawy, poi condotta a un vitale terzo posto dall'arrivo di Balotelli e dal varo del "Milan delle creste". Le ultime cartucce di Allegri, che non a caso in estate ha pensato seriamente a liberarsi dal contratto per accasarsi alla Roma. Troppe critiche ripetute, troppi problemi, troppe situazioni da gestire soprattutto con una squadra non di massimo livello. Soprattutto un altro grande ex nei sogni delle alte sfere della società, un'altra ombra sempre alle sue spalle. Quel Clarence Seedorf ancora giocatore in Brasile, ma tanto affascinante agli occhi del Presidente Onorario per la sua classe e la sua mente pensante calcio. Da giugno a oggi ha prolungato un rapporto finito da tempo, in una lenta agonia.
In questo senso Allegri è il simbolo delle faide interne al Milan.
Il tecnico è chiaramente uomo di Galliani, che lo ha difeso e sostenuto a oltranza, anche in virtù dell'importanza della continuità tecnica, concetto spesso espresso dalla parte rossonera di Milano in contrapposizione alle tendenze morattiane.
Invece è stato ripetutamente criticato e attaccato da Berlusconi, non nuovo a commenti sprezzanti sugli allenatori da lui stipendiati, che periodicamente si è pure preso il merito di certe scelte azzeccate di formazione. Oggi non per caso sua figlia Barbara è la mandante dell'esonero, in barba alle competenze specifiche e al dialogo con Galliani, prendendosi in un certo senso il merito di una decisione attesa a lungo dalla tifoseria.
Come è servito tempo per far emergere l'importanza di una nuova figura in società e di conseguenza assestare le pedine dell'organigramma, così si è tenuta in vita la panchina di Allegri oltre la scadenza.
La scelta del prossimo tecnico potrebbe in qualche modo dare nuova speranza al popolo rossonero soprattutto se trattasi di un grande ex. Seedorf ha soprattutto il fascino, Inzaghi anche l'esperienza delle giovanili. Chiunque arrivi sarà il simbolo di un nuovo corso, basato anche sui giovani talenti già iperesposti mediaticamente dalla macchina che il Milan sa far girare.
E Barbara è pronta a cogliere i frutti di questo lento logoramento che sembra pronto a portare Galliani in un piccolo angolo.
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