Gerardo Martino ci credeva. Probabilmente nemmeno lui si aspettava di poter riportare così in alto il suo Newell's Old Boys in un solo anno e proprio per questo il repentino crollo sul più bello gli farà più male.
Sembrava un copione perfetto, da film. Lui, uno dei migliori giocatori della storia del Newell's, che riporta la sua squadra del cuore in finale di Copa Libertadores seguendo le orme del maestro (suo e di mezzo Sudamerica che parla spagnolo) Marcelo Bielsa.
La Copa Libertadores non è una competizione facile, richiede grandi
sforzi sia fisici che mentali, oltre a viaggi lunghi e scomodi. Il NOB
l'ha pagata nell'ultimo periodo, in termini di brillantezza e risultati.
Il Torneo Final è stato vinto ugualmente, ma ci sono state
l'eliminazione dalla Copa d'Argentina e la sconfitta col Velez nella
Superfinal (il nuovo trofeo inaugurato quest'anno, partita secca tra
vincitrice dell'Inicial e vincitrice del Final che assegna il terzo
titolo dell'anno). La squadra aveva la testa a questa semifinale, e dopo
l'andata sembrava anche aver tratto grandi insegnamenti dai tentennamenti nel difficile quarto di finale contro il Boca.
Il turno era duro, ma dopo l'andata le prospettive erano ottime. Un 2-0 addirittura stretto, una partita dominata, il campionato argentino finito, l'eventualità di una finale da favoriti. La possibilità di superare addirittura il monumento Bielsa, colui a cui è intitolato lo stadio di Rosario, che nel 1992 perse la finale con Martino in campo.
Purtroppo non è bastato per superare lo scoglio del ritorno a Minas Gerais, infatti dopo i rigori in finale vanno Ronaldinho e soci. Un'eliminazione dura che fa sorgere qualche parallelo con l'epopea del primo Athletic Bilbao del Loco, arrivato a un passo da vincere qualcosa di importante.
Lo stile di gioco prodotto dalla squadra del Tata Martino ha infatti chiarissima l'impronta di Bielsa, sia nel modulo (4-3-3) che nei movimenti che nella gestione della sfera. Non a caso il NOB ha dato spesso spettacolo e segnato molto (chiedere a
Nacho Scocco e ai suoi 30 gol stagionali), mettendo in mostra idee moderne di movimenti e spaziature. Ma come le squadre di Bielsa ha il limite di dover andare al massimo per produrre risultati e di soffrire spazi molto intasati.
Una tattica spettacolare e produttiva (anche per la valorizzazione dei singoli), ma logorante e difficile da riproporre con continuità.
Con un pò più di fortuna Martino avrebbe potuto centrare un risultato eccezionale. Un immenso regalo per tutta la città di Rosario, prima di salutare per venire forse in Europa.
Si è fermato a un passo, portando lo stesso un titolo.
Suerte Tata.
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