Walter Mazzarri, come noto, ha come tratto distintivo lo sfruttamento della difesa a 3 nei suoi moduli tattici, una specie di dogma legato alla convinzione che con quella disposizione, declinata sia nel 3-5-2 che nel 3-4-3, si copra nel modo migliore il campo e quindi si sviluppi al meglio il gioco.
Il tecnico dell'Inter ha tuttavia dichiarato in una recente conferenza stampa di stare pensando di lavorare durante la pausa estiva su moduli alternativi che prevedano una difesa a 4, in particolare sul 4-3-1-2 e sul 4-3-2-1. Una richiesta costante dei tifosi e forse della nuova proprietà, un passo indietro nell'integralismo personale per aprirsi a una prospettiva più internazionale.
L'esperimento è rimandato all'estate per avere il giusto tempo. Si sa quanto Mazzarri sia scrupoloso, ma in questo caso ha molta rilevanza la delicatezza nel suo incarico in nerazzurro. In questa stagione ha dovuto investire grosse energie per inculcare alla squadra i suoi principi di gioco e far assimilare gli schemi fondamentali del suo credo. Solidificate in tutto l'anno le basi, cioè il 3-5-2 e il 3-4-3, sarà più facile poi sviluppare varianti utili alla bisogna. Specifichiamo che il tecnico ha parlato di varianti, quindi meglio evitare voli pindarici su difese a 4 più o meno fisse nel futuro immediato dell'Inter.
Importante è evidenziare quale sia il punto di partenza del futuro lavoro del tecnico di San Vincenzo nell'ottica del nuovo schieramento. C'è infatti un particolare anello di congiunzione tra il modulo a 3 e quello a 4 che permetterebbe a Mazzarri di apportare solo variazioni minori al suo progetto generale, cambiando la forma, ma mantenendo intatta la sostanza nel suo gioco.
L'idea è di sfruttare il vertice basso del centrocampo davanti alla difesa a 4 per replicare l'avvio dell'azione dato dal difensore centrale della difesa a 3. Il giocatore quindi in fase di possesso si abbassa tra i due centrali che si allargano favorendo la circolazione palla. Un escamotage chiaramente non nuovo per chi segue il calcio, portato avanti negli ultimi anni soprattutto dalla scuola spagnola.
La mente va immediatamente al Barcellona e a Guardiola, con Busquets come referente in campo, ma è solo il più famoso degli esempi. Ovviamente Pep ha portato il suo credo anche a Monaco e spesso si vede
il mediano basso (Schweinsteiger, Thiago, Lahm) giocare tra Dante e
Boateng. Ernesto Valverde, attuale tecnico dell'Athletic Bilbao, è stato uno dei primi a rendere nota questa idea di uscita dalla difesa e Ander Iturraspe oggi ne è un magnifico interprete. A Roma l'esempio è stato trapiantato da Luis Enrique e raffinato da Rudi Garcia. Persino Klopp qualche volta ne ha fatto uso a Dortmund, come Brendan Rodgers a Liverpool. Restando in casa Inter, Stramaccioni ha affidato questo ruolo a Cambiasso in Torino-Inter.
La chiave è puramente tattica, ma permette di schierare un difensore in meno e avere più qualità sul primo passaggio. Il vantaggio per Mazzarri sta nella possibilità di cambiare formazione, acquisendo imprevedibilità e adattabilità, senza perdere il grosso della sua base di lavoro.
Fondamentale diventa sul mercato identificare il giusto giocatore per il ruolo. Mazzarri nel post partita di Inter-Napoli ne ha fornito un identikit: un metodista bravo, per farla breve un De Rossi.
Questo ovviamente non significa che a Milano arriverà il ragazzo di Roma, ma come si diceva prima De Rossi in Italia è il migliore (e per certi versi l'unico) interprete del ruolo, proprio per la sua esperienza con un allievo di Guardiola come Luis Enrique. Il tecnico spagnolo non ha certo lasciato un grande ricordo nel pubblico romanista, ma ha regalato al giocatore il suo ruolo ideale. Citare De Rossi è un modo rapido per spiegare cosa si intende, visto che in Italia lo conoscono tutti.
Quali sono quindi le caratteristiche dcisive per questo particolare ruolo?
Innanzitutto capacità tattiche e di lettura dell'azione. Il giocatore deve essere bravo a vedere il gioco, capendo quando abbassarsi tra i centrali sia in fase di possesso per aiutare il giro palla sia in fase di non possesso per dare manforte in marcatura, tuttavia deve fare attenzione a non abbandonare la sua posizione di centrocampista, trovando il momento di salire per spostare il baricentro della squadra. Tecnicamente deve possedere doti di regia e magari il cambio di gioco per essere pronto a sfruttare punti deboli ribaltando l'azione. Fondamentale è saper giocare a due tocchi, sia per velocizzare il ritmo del possesso che per eludere il pressing. Fisicamente non serve possieda grande intensità e corsa, ma deve farsi valere in marcatura e nel recupero palla. Meglio sia anche forte di testa per aiutare i centrali. Il tiro non è indispensabile, ma è un interessante plus per completare le opzioni. Considerata la posizione arretrata può infatti trovarsi ad avere spazio ed è importante poterlo sfruttare per far male agli avversari.
Vi viene in mente qualcuno? Vi sentite di escludere alcuni dei nomi che sentite di solito?
Specifichiamo infine che parliamo di un lavoro tattico abbastanza particolare, che va provato e spiegato attentamente. Non è infatti una prassi così diffusa e comune da risultare immediata nemmeno in Europa, se non probabilmente in Spagna, figuriamoci in Sudamerica o in altri continenti.
Mi verrebbe in mente Casemiro, se confermasse le doti fatte intravedere in passato
RispondiEliminail primo Casemiro visto in Brasile si, ma è durato veramente poco, già alle Olimpiadi faceva l'interno (col Fernando ora allo Shakthar davanti alla difesa)
EliminaWow Luciano, che piacere averti da queste parti! Casemiro è sicuramente un nome interessante, una scommessa (rischiosa) che si potrebbe fare alle giuste cifre, anche e soprattutto perché giocatori con i profili dei Matic e dei Javi Martinez -per intenderci, centrocampisti da 20 e passa milioni di euro- per noi sono ancora inarrivabili.
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