In Italia non siamo nuovi a sommosse popolari per la convocazione di un giocatore agli imminenti Mondiali di calcio. Mesi e mesi di propoganda tra siti internet, giornali e salotti tv, con gli inevitabili schieramenti di parte a dare vita a interminabili discussioni. Pro, contro, statistiche, teorie apparentemente inconfutabili, interviste a vecchie glorie o a passanti di qualche rinomata via cittadina: non ci facciamo mancare nulla.
Negli ultimi tempi, tra codici etici e prove tv che si trasformano in moviole, i media italiani hanno dato una certa visibilità anche a un'argomento che da mesi tiene banco dall'altra parte dell'Oceano Atlantico: Sabella deve convocare Carlos Tevez?
Inevitabile la presa di posizione dei medesimi a riguardo, con l'Apache che merita a tutti i costi la Seleccion e l'intero popolo argentino sull'orlo della rivolta pur di convincere il tecnico ex-Estudiantes a portarlo assieme agli altri 22 in Brasile: il giocatore è straordinario, sposta gli equilibri e alla massima rassegna internazionale uno come lui non può assolutamente mancare.
Una presentazione della vicenda quantomeno parziale e poco equilibrata, influenzata inevitabilmente dalla necessità di esaltare una delle stelle del nostro campionato, attuale capocannoniere del torneo e leader tecnico e carismatico della prima della classe.
Tuttavia, nel tentativo di mettere un po' di ordine nell'intera vicenda, un'analisi più approfondita sul rapporto Tevez-Argentina ci sembra cosa buona e giusta.
Com'è stata finora la stagione di Tevez?
L'apporto dell'Apache nella stagione della Juventus è stato finora fondamentale, grazie alle note caratteristiche tecniche, atletiche e tattiche della punta ex-Manchester City. Arrivato in Italia dopo gli alti e bassi inglesi, l'argentino ha ritrovato quel pizzico di vita latina che gli ha permesso di convogliare la maggior parte delle sue attenzioni verso il terreno di gioco, pur ammettendo di aver probabilmente apposto la firma sul suo ultimo contratto europeo, prima del ritorno all'amata Bombonera. Tevez ha impiegato poco a farsi conoscere dal pubblico italiano e soprattutto a entrare in sintonia con i movimenti offensivi richiesti da Conte, trovando fin da subito e con buona regolarità la via del gol. Complice un livello medio sempre più basso, l'Apache si è dunque affermato come uno dei migliori giocatori della Serie A, confermando però le difficoltà in campo europeo: dettaglio non trascurabile, considerando che il suo acquisto è stato effettuato proprio per migliorare il deludente ruolino di marcia della Juve in Champions League.
Le stagioni travagliate al City, tuttavia, hanno consegnato al calcio italiano un Tevez abbastanza lontano dal fenomeno di grinta, agonismo e tecnica ammirato sui campi argentini, brasiliani e inglesi. Più maturo, certamente, ma meno puro, genuino e dominante.
Qual è il rapporto tra Tevez e l'Albiceleste?
Il rapporto tra Carlitos e la Seleccion è sempre stato viscerale: il giocatore ha candidamente ammesso di aver optato per l'Europa solo per denaro, di non aver mai sentito nessuno maglia se non quella azul y oro del Boca e quella albiceleste della sua Nazionale. Un amore incondizionato ma ricambiato solo in parte, perchè l'Apache ha sempre dovuto accettare il ruolo di gregario, oscurato dalla stella indiscussa Messi e in buona parte anche da Sergio Aguero, trovandosi spesso costretto a svolgere lavoro sporco per fornire l'equilibrio necessario a sostenere il peso offensivo della squadra. Anche sotto la guida di un suo grande estimatore come Maradona, Tevez ha faticato a trovare lo spazio che meritava ed è stato più volte costretto ad adattarsi a posizioni di gioco poco consone alle sue caratteristiche. Nel complesso, l'Argentina non ha mai saputo, o voluto, sfruttare il meglio del giocatore, neanche quando il bianconero si esprimeva ai massimi livelli della sua carriera.
Perché Sabella ha deciso di fare a meno di lui?
Pachorra ha preso il timone dell'Argentina dopo le deludenti e dolorose campagne di Maradona e Batista, costretto a ripartire dalle ceneri del tracollo nella Copa America casalinga e con l'obiettivo di andare a conquistare il Mondiale in casa degli odiati rivali brasiliani. Impresa non da poco e con elevate percentuali di insuccesso.
Con a disposizione soli tre anni per porre delle basi solide da cui ripartire, l'ex-DT dell'Estudiantes ha deciso di ricominciare dando ordine tanto dentro quanto fuori dal campo di gioco, con un provvedimento su tutti: Messi capitano. Il nuovo corso della Seleccion non può prescindere dal numero 10, ma deve essere in grado di metterlo nelle condizioni ideali per esprimere tutto il suo repertorio, grazie a un gioco impostato su ordine e possesso palla e soprattutto con campioni "umili", giocatori in grado di mettere il proprio talento al servizio del nuovo capitano. Tevez, al di là dei legittimi dubbi legati alla possibile convivenza tattica con Messi, rappresenta il perfetto esempio di ciò che può infastidire Leo: personalità sul terreno di gioco e spalle coperte da un buon appoggio da parte di media e tifosi.
Sabella ha dunque preferito evitare ogni possibile problema optando per giocatori meno ingombranti dell'Apache, in campo e fuori.
L'Argentina ha bisogno di Tevez?
Messi, Higuain, Aguero, Lavezzi, Palacio, Di Maria: nessuna squadra presente al Mondiale potrà vantare il reparto offensivo dell'Albiceleste, con o senza Carlos Tevez. Il Mondiale della Seleccion sarà sì legato a doppio filo con la rassegna iridata del proprio capitano e numero 10, ma a fare la differenza, come spesso accade, saranno l'equilibrio garantito dal centrocampo e la tenuta difensiva, due variabili che già fanno tremare qualsiasi tifoso argentino.
Carlitos può rappresentare un extra, il jolly da mettere sul tavolo in caso di difficoltà, ma non sarebbe di certo il giocatore fondamentale che è per la Juventus o che è stato per il City nei suoi primi anni sulla sponda azzurra di Manchester.
Tifosi e media argentini lo vogliono a qualsiasi costo?
Per le sue umili origini l'attaccante di Fuerte Apache è sempre stato considerato il giocatore della gente, il campione del popolo. L'opposto di Messi lo "spagnolo", quello cresciuto nella bambagia catalana che non sente abbastanza le partite della Seleccion.
Tuttavia l'appoggio popolare di Carlitos è da ricondurre soprattutto al suo status di idolo del Boca Juniors. I tifosi xeneizes, che amano identificarsi come "la mitad mas uno" del Paese, rappresentano infatti il vero elettorato di Tevez e la voce campanilista che si alza per ricordare a Sabella che il loro ex-giocatore è argentino e merita la Seleccion. Il Boca, oltre alle masse, muove inevitabilmente diversi media ed anche è in questo modo che si spiegano le campagne su giornali e programmi tv.
In conclusione, la scelta di Sabella, giusto o sbagliata che sia, non è solamente calcistica. Un giocatore come Tevez può sempre risultare utile, ma il DT della Seleccion sa che l'eventuale convocazione dell'ex-Boca porta con sè vantaggi e svantaggi. La domanda è: il quid che Carlitos può apportare sul terreno di gioco vale le pressioni e tensioni che il suo ingresso nella lista dei 23 comporterà? Oppure, come sembra orientato a credere Pachorra, meglio rinunciare a quel tocco di garra e imprevedibilità, pur di lasciare l'ambiente tranquillo inserendo dei giocatori comunque validi come Lavezzi o Palacio?
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