Il Brasile è da sempre una nazionale piena di talento, che lascia ai suoi selezionatori semplicemente l'imbarazzo della scelta. La costante negli ultimi anni (facciamo dal 2002 a oggi), pur in squadre molto diverse per impianto generale, è stata quella di concentrare quanto più potenziale possibile negli uomini più avanzati, lasciando al centrocampo e specificamente ai centrocampisti centrali un ruolo più di equilibrio e contenimento.
Guardando le formazioni delle competizioni principali infatti troviamo:
- Mondiali 2002, Scolari, modulo 3-4-1-2 con questi nomi: Marcos; Lucio-Edmilson-Roque Junior; Cafu-Gilberto Silva-Kleberson-Roberto Carlos; Ronaldinho; Rivaldo-Ronaldo
- Copa America 2004, Parreira, 4-4-2: Julio Cesar; Maicon-Luisão-Juan-Gustavo Nery; Edu-Kleberson-Renato-Alex; Luis Fabiano-Adriano
- Confederations Cup 2005, Parreira, 4-4-2: Dida; Cicinho-Lucio-Roque Junior-Gilberto; Kakà-Ze Roberto-Emerson-Ronaldinho; Robinho-Adriano
- Mondiali 2006, Parreira, 4-4-2: Dida; Cafù-Lucio-Juan-Roberto Carlos; Kakà-Ze Roberto-Emerson-Ronaldinho; Ronaldo-Adriano
- Copa America 2007, Dunga, 4-4-2: Doni; Maicon-Alex-Juan-Gilberto; Elano-Josuè-Mineiro-Julio Baptista; Robinho-Vagner Love
- Confederations Cup 2009, Dunga, 4-2-3-1: Julio Cesar; maicon-Lucio-Luisão-Andrè Santos; Gilberto Silva-Felipe Melo; Ramires-Kakà-Robinho; Luis Fabiano
- Mondiali 2010, Dunga, 4-4-2: Julio Cesar; Maicon-Lucio-Juan-Michel Bastos; Daniel Alves/Elano-Felipe Melo-Gilberto Silva-Kakà; Robinho-Luis Fabiano
- Copa America 2011, Mano Menezes, 4-2-3-1: Julio Cesar; Maicon-Thiago Silva-Lucio-Andrè Santos; Lucas Leiva-Ramires; Robinho-Ganso-Neymar; Pato
- Confederations Cup 2013, Scolari, 4-2-3-1: Julio Cesar; Daniel Alves-Thiago Silva-David Luiz-Marcelo; Luiz Gustavo-Paulinho; Hulk-Oscar-Neymar; Fred
I vari 4-4-2 sono a volte declinati a rombo, altre nel famoso quadrato magico di stampo tipicamente sudamericano. Tutti questi allenatori hanno portato a casa dei trofei, tranne Mano Menezes, e tutti si sono affidati a una mediana composta principalmente da due uomini, entrambi tipicamente difensivi.
I nomi sono ovviamente cambiati negli anni, ma la scelta tattica è chiara e continua, con due casi più particolari che sono Ze Roberto e Paulinho. Il primo, giocatore dalla carriera apparentemente infinita (esordio nel 1994), nel Brasile ha trovato posto unicamente come mediano e ha coperto il ruolo con straordinaria abnegazione, soprattutto se si pensa che tra Germania e Brasile ha sempre svolto mansioni offensive, come l'esterno (Bayer Leverkusen, Bayern Monaco), la seconda punta (Santos) o il trequartista (Gremio). Il secondo è un giocatore che vive di inserimenti senza palla, ma tatticamente e fisicamente capace di coprire, soprattutto se affiancato da un compagno con attitudini più posizionali. Non a caso ha trovato un suo spazio nell'ultimo anno, segno del calcio che evolve.
Sorprendentemente non si vedono giocatori di regia e inventiva, un ruolo in teoria immediatamente collegato con l'immagine classica della nazionale brasiliana. Oggi il compito è interamente affidato qualche metro più avanti ai vari giocatori che hanno occupato le maglie numero 7, 10 o 9 e fatto sognare un numero incalcolabile di appassionati.
Giocatori che in definitiva sono più attaccanti che altro ed esprimono il loro calcio sulla trequarti offensiva. Per questo motivo nel Brasile faticano a trovare collocazione quei centrocampisti che hanno più qualità dei mediani veri, ma meno incisività effettiva dai trequartisti moderni.
Per esemplificare la cosa, Juninho Pernambucano ha visto la maglia verdeoro solo perifericamente, mentre un giocatore come Thiago Motta ha dovuto optare per l'azzurro dell'Italia. Tecnicamente avrebbero potuto comodamente giocare al posto di qualcuno dei nomi elencati poco sopra, ma la scelta tattica è stata netta: in mediana fisico e corsa, inventiva e qualità in zone più vicine all'area avversaria.
A questo punto della discussione si inserisce perfettamente il caso Hernanes.
Fin dai tempi del San Paolo il neo interista ha dimostrato di essere in grado di ricoprire diversi ruoli in mezzo al campo, dal playmaker basso, al mediano offensivo, al numero 10. Un giocatore senza dubbio con molte qualità, ma senza una vera specializzazione. Troppo offensivo per occupare unicamente il centro del campo, non abbastanza da fare l'attaccante. Lui stesso ha detto di trovarsi particolarmente a suo agio come interno
nel centrocampo a tre, dove può galleggiare tra mediana e attacco dando
il suo contributo in entrambe le fasi. Una duttilità sfruttabile a
livello di club, ma limitante per la sua carriera in verdeoro.
Non a caso malgrado una carriera da dominatore nel campionato locale
(tre campionati vinti, due volte miglior centrocampista e una volta
miglior giocatore assoluto) e buoni numeri in Serie A è stato poco considerato a livello di seleção. Dal 2008 ad oggi ventitre le presenze totali, di cui cinque nel 2011 con Menezes in un periodo di tentativi di rinnovamento e nove nel 2013 con Felipão Scolari. Tutte in amichevoli tranne cinque in Confederations Cup 2013, in assoluto solo tre da titolare (una nella stessa Confederations, contro l'Italia). Come ruolo si è trovato ovviamente tra i mediani, quindi qualche metro più indietro rispetto alle sue abitudini, col compito di gestire il gioco. Cosa che può fare, ma con qualche controindicazione soprattutto in termini di copertura, vista anche la sua tendenza a cercare il dribbling.
Il nome di Hernanes è stato tuttavia escluso dalle ultime convocazioni del ct, che ha preferito puntare su Luiz Gustavo, Paulinho, ormai nomi classici, e l'esordiente Fernandinho, ingiustamente dimenticato per lungo tempo e che al City è un equilibratore fondamentale, affiancati da un Ramires sfruttabile in più zone grazie a corsa, letture tattiche e capacità di portare palla.
Giocatori certamente più in linea con l'idea di gioco tipica del Brasile, con un profilo più netto e un ruolo preciso. Una scelta che, se dovesse diventare definitiva per i Mondiali, sarebbe davvero sorprendente?
Nessun commento:
Posta un commento