Il Corinthians ce l'ha fatta.
Non è più la squadra incapace di vincere fuori dal suo cortile, è diventata grande e lo ha fatto nel migliore dei modi.
Il Timao ha disputato una Copa che lo proietta direttamente nell'Olimpo. Imbattuto, con solo 4 gol subiti (2 nei gironi, 1 dal Santos, 1 dal Boca), ha eliminato in semifinale i campioni in carica nonchè squadra più mediatica e pubblicizzata del Brasile, il Santos, dopo averli già messi in riga nell'ultimo Brasileirao, e ha battuto il Boca in finale, la squadra più titolata al mondo con ben 6 edizioni della Copa in bacheca.
La vittoria per 2-0 al Pacaembù è stata il capolavoro di Tite e la conseguenza diretta della dimostrazione di forza tecnica e mentale dell'andata. Non è servito niente di straordinario, solo tanta attenzione e applicazione.
Il Boca si è perso nei suoi limiti, nella sua frenesia, nelle sue paure. La grande favorita, la squadra più forte di questo semestre sudamericano, è finita in pieno nella rete tattica preparata dai brasiliani, senza trovare risposte. Anzi annaspando sempre più, arrivando ad alzare bandiera bianca proprio coi suoi leader storici. Riquelme non ha mai trovato il modo di abbattere il muro alzato da Tite, forse logorato dalle troppe partite e dalla perenne lotta col suo allenatore, il totem Rolando Schiavi di colpo ha mostrato tutti i suoi 39 anni. Persa la loro leadership la squadra non ha potuto aggrapparsi a nessuno. Gli altri giocatori si sono dimostrati semplicemente inconsistenti.
Falcioni ha puntato su una squadra logora, senza averla del tutto in mano.
L'infortunio di Orion dopo uno scontro col suo compagno Somoza è stato il sintomo più chiaro di una gara nata male. I continui errori di Erviti e Ledesma, sia di posizione che nelle giocate, la corsa totalmente improdittiva di tanque Silva, Mouche fumoso e isolato, il nervosismo palpabile, le imprecisioni continue sia nelle giocate semplici che in quelle potenzialmente pericolose sono lo specchio di una serata totalmente storta per gli xeneizes. La rinuncia totale a Juan Sánchez Miño, tra i principali protagonisti della Libertadores del Boca, è sembrata una scelta inspiegabile.
Alla Bombonera il Boca era vivo. Stordito, ma vivo. In questa partita nessuno, in campo o in panchina, è stato in grado di svegliare la squadra dal torpore.
Ha vinto la squadra più solida, col gruppo più compatto e i leader più affamati. Ralf, per distacco il miglior mediano del Brasile, e Paulinho hanno dominato la mediana, Alex e Emerson (nazionale del Qatar) hanno tenuto in costante apprensione la difesa, infine Tite dalla panchina ha guidato magistralmente tutti i suoi uomini. Uno per tutti, tutti per uno.
Il Corinthians ha fatto il salto di qualità che aspettava da 102 anni. Il Boca ha chiuso nel peggiore dei modi il ciclo di Falcioni iniziato un anno fa, puntando a tre titoli per ritrovarsi con un pugno di mosche.
Il mercato cosa lascerà?
Non è più la squadra incapace di vincere fuori dal suo cortile, è diventata grande e lo ha fatto nel migliore dei modi.
Il Timao ha disputato una Copa che lo proietta direttamente nell'Olimpo. Imbattuto, con solo 4 gol subiti (2 nei gironi, 1 dal Santos, 1 dal Boca), ha eliminato in semifinale i campioni in carica nonchè squadra più mediatica e pubblicizzata del Brasile, il Santos, dopo averli già messi in riga nell'ultimo Brasileirao, e ha battuto il Boca in finale, la squadra più titolata al mondo con ben 6 edizioni della Copa in bacheca.
La vittoria per 2-0 al Pacaembù è stata il capolavoro di Tite e la conseguenza diretta della dimostrazione di forza tecnica e mentale dell'andata. Non è servito niente di straordinario, solo tanta attenzione e applicazione.
Il Boca si è perso nei suoi limiti, nella sua frenesia, nelle sue paure. La grande favorita, la squadra più forte di questo semestre sudamericano, è finita in pieno nella rete tattica preparata dai brasiliani, senza trovare risposte. Anzi annaspando sempre più, arrivando ad alzare bandiera bianca proprio coi suoi leader storici. Riquelme non ha mai trovato il modo di abbattere il muro alzato da Tite, forse logorato dalle troppe partite e dalla perenne lotta col suo allenatore, il totem Rolando Schiavi di colpo ha mostrato tutti i suoi 39 anni. Persa la loro leadership la squadra non ha potuto aggrapparsi a nessuno. Gli altri giocatori si sono dimostrati semplicemente inconsistenti.
Falcioni ha puntato su una squadra logora, senza averla del tutto in mano.
L'infortunio di Orion dopo uno scontro col suo compagno Somoza è stato il sintomo più chiaro di una gara nata male. I continui errori di Erviti e Ledesma, sia di posizione che nelle giocate, la corsa totalmente improdittiva di tanque Silva, Mouche fumoso e isolato, il nervosismo palpabile, le imprecisioni continue sia nelle giocate semplici che in quelle potenzialmente pericolose sono lo specchio di una serata totalmente storta per gli xeneizes. La rinuncia totale a Juan Sánchez Miño, tra i principali protagonisti della Libertadores del Boca, è sembrata una scelta inspiegabile.
Alla Bombonera il Boca era vivo. Stordito, ma vivo. In questa partita nessuno, in campo o in panchina, è stato in grado di svegliare la squadra dal torpore.
Ha vinto la squadra più solida, col gruppo più compatto e i leader più affamati. Ralf, per distacco il miglior mediano del Brasile, e Paulinho hanno dominato la mediana, Alex e Emerson (nazionale del Qatar) hanno tenuto in costante apprensione la difesa, infine Tite dalla panchina ha guidato magistralmente tutti i suoi uomini. Uno per tutti, tutti per uno.
Il Corinthians ha fatto il salto di qualità che aspettava da 102 anni. Il Boca ha chiuso nel peggiore dei modi il ciclo di Falcioni iniziato un anno fa, puntando a tre titoli per ritrovarsi con un pugno di mosche.
Il mercato cosa lascerà?
Nessun commento:
Posta un commento