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27 nov 2012

Il nuovo (e probabilmente ultimo) Boca di Falcioni

Avevamo lasciato il Boca quasi un semestre fa a leccarsi le ferite dopo la finale di Libertadores persa e un finale di campionato gettato al vento. Falcioni ha passato mesi a mettere insieme i suoi cocci, trovando una quadratura grazie a esperienza, coraggio e qualche compromesso. Il tempo è servito all'allenatore per trovare un modulo e per scegliere i suoi referenti.
Probabilmente non basterà a salvargli la panchina, ma dopo le vittorie contro San Lorenzo, Velez e Racing il Boca è tornato a fare paura.

Il problema del modulo nasce dall'addio (ma forse è un arrivederci) di Juan Roman Riquelme.
Il 4-3-1-2 su cui la squadra ha costruito le sue fortune aveva senso solo con lui. Si pensava potesse essere il momento per el Pochi Chavez, Falcioni ha provato anche altri trequartisti, ma non è stato mai pienamente soddisfatto da nessuno. Progressivamente è quindi tornato verso il suo modulo preferito, il 4-4-2 in linea.
Avendo di fatto rinunciato a trovare un erede a Roman nel suo ruolo, bisognava trovare i giocatori adeguati al nuovo schema. La rosa del Boca infatti non presenta esterni da 4-4-2, ma solo giocatori adattabili. La quadratura è nata da un mix tra i nuovi giovani emergenti e la vecchia guardia.

Il modulo si regge sulla verticale Orion(una sicurezza)-Schiavi(eterno finchè gioca)-Erviti(uomo di Falcioni per eccellenza,tornato al suo ruolo)-Silva(la garra personificata), tutti uomini d'esperienza.
Fondamentale è l'apporto dei giovani Guillermo Pol Fernandez e Leandro Paredes a centrocampo, esterni rispettivamentea destra e a sinistra. Il primo, classe '91, è giocatore più tattico e di corsa, classico esterno di fascia con buon piede, progressione, e una garra da segnalare. Il secondo è semplicemente il miglior talento emergente del calcio argentino, l'erede designato di Riquelme nelle idee degli xeneizes. Enganche più che ala, si sta adattando sorprendentemente alla fascia sinistra, mettendo in mostra tanta tecnica, capacità tattica, personalità e una facilità di calcio rara. Ha segnato 4 gol nei due clasicos contro San Lorenzo e Racing, è quasi un predestinato ed è appena un '94. Insieme a loro el Pichi Erbes ha recentemente strappato il posto da titolare a Somoza in mezzo al campo come fido scudiero del Mago Erviti. Classe '90, è un centrocampista difensivo con ordine e buone letture tattiche, che sta crescendo in fiducia e voglia di fare. Potrebbe avere margini tecnici ancora inesplorati.
Diverso il caso di Juan Sánchez-Miño, altro classe '90 tra i principali protagonisti dello scorso semestre. Lui era già un titolare per Falcioni sulla fascia sinistra, come ala o terzino, ma è stato bloccato dagli infortuni. Giocatore con un mancino educatissimo, una capacità tattica forse unica e grande senso dell'assist, potrebbe in futuro rivelarsi come erede di Erviti come interno o centrocampista centrale, soprattutto in ottica europea. Ha infatti più capacità di creare gioco che spunto da uomo di fascia, in ogni caso ne sentiremo parlare.
E' tornato ultimamente a farsi vedere anche Nicolas Colazo, ennesimo classe '90 perseguitato negli anni da infortuni. Ala mancina di intensità e buono spunto, si sta sacrificando anche come terzino per servire la causa, ma almeno è tornato in campo.

La parola fine al mandato di Falcioni probabilmente sta nelle dichiarazioni di Riquelme, che si è detto pronto a tornare in campo per il suo Boca, cosa ormai impossibile con l'attuale allenatore in panchina. Si ritirerà Schiavi e andranno fatte scelte precise di modulo e uomini per evitare di ricadere nel periodo nero pre-titolo 2011.
Ma intanto il Boca non crolla e ha gli uomini da cui ripartire.


12 nov 2012

Il dilemma di Lucas Viatri

Il Boca di Falcioni sta arrivando alla fine del suo ciclo. A Dicembre scade il contratto dell'allenatore più discusso d'Argentina e non si vede la minima prospettiva di rinnovo. Cambierà lui e con lui tutto il Boca, che ricordiamo lo stesso Falcioni salvò da una crisi durata tanto, troppo tempo.
Con l'allenatore, cambieranno i giocatori.
Tra questi, Lucas Viatri si trova in una fase della sua carriera decisamente peculiare.

Il numero 9 del Boca considera probabilmente chiusa la sua parentesi xeneise. Almeno questo sembra dire il suo atteggiamento sul campo.
Ha aspettato per tanto tempo la sua occasione e il ritiro di Palermo sembrava il trampolino di lancio definitivo. La maglia numero 9, la titolarità dopo tanti, troppi anni vissuti all'ombra di un idolo tanto ingombrante. Poi l'infortunio, che di fatto ha cambiato tutto.
Nel tutto però è anche il caso di parlare del modo di giocare di Viatri. Nell'ambiente è sempre stato considerato l'erede del Titan Palermo e lo si collocava naturalmente al centro dell'attacco.
Giocando, Lucas ha avuto un'evoluzione diversa. Un pò per caratteristiche tecniche, un pò per necessità da quando è arrivato Tanque Silva, un pò (oggi) per fare i capricci.
Ha sempre avuto il fisico della prima punta, si è scoperto avere anche una tecnica molto raffinata. E un gusto per la giocata più da Riquelme che da Palermo. Combinazione interessante quanto pericolosa.
Così ha progressivamente cominciato a pensare più alla rifinitura che alla conclusione. Il suo raggio d'azione si è ridotto, il numero dei gol è crollato e il rapporto con Falcioni è andato perduto.

A Gennaio potrebbe decidere di tentare l'avventura europea.
La domanda è: cosa farà da grande questo ragazzo classe '87?.



29 ott 2012

Il ritorno del Superclasico

La partita delle partite è finalmente tornata in Argentina dopo un anno di stop forzato a causa del noto decadimento del River di ormai due stagioni fa. Tutti gli spettatori neutrali aspettavano con malcelata impazienza il ritorno del superclasico, partita unica e affascinante.
Probabilmente ne avrebbero fatto a meno le due squadre protagoniste visto il delicato momento in cui entrambe si trovavano. Il Boca con la rinuncia a Riquelme ha perso la sua anima e vaga alla ricerca di un'identità, pagando nei risultati. Il River di Almeyda principalmente lotta, conta sugli spunti individuali, vivendo un pò alla giornata, entrando ciclicamente in qualche crisi. Un derby tra nobili al momento decadute, che poteva significare rilancio o certificazione dei problemi.
Il risultato è stato interlocutorio.
River Plate - Boca Juniors 2-2 (2' Ponzio, 70'Mora; 75' Silva, 91' Erviti)
Partita vera, nervosa, decisamente argentina. Poco gioco, molto disordine.

Ai punti avrebbero meritato i padroni di casa. Più pericolosi, più incisivi, forse anche con più voglia di dimostrare qualcosa, e con la fortuna di andare in vantaggio subito su un errore grave quanto inaspettato del portiere avversario. Con un Trezeguet in condizioni appena presentabili, gli uomini guida della banda sono stati Leonardo Ponzio, Carlos Sanchez e Rodrigo Mora. Il primo è da sempre l'estensione sul campo del Pelado Almeyda, ha sbloccato la partita ed è stato l'unico a cercare un'idea di gioco dei 22 in campo. Il numero 8 si è caricato sulle spalle la squadra nel secondo tempo colmando da solo le enormi distanze tra i reparti, trovando anche l'ottimo assist per il gol del raddoppio. L'attaccante uruguaiano è stata invece scelta precisa dell'allenatore, che ha ripagato con una prestazione di infinita sostanza (leggi: garra charrua) condita da giocate di qualità come il gol del 2-0 che avrebbe dovuto chiudere i giochi. I numeri dicono che è un attaccante serio, probabilmente un sottovalutato pronto a esplodere.
Il River ha pagato nel finale una certa fragilità psicologica figlia di troppi risultati negativi del recente passato. Due gol sostanzialmente regalati dovuti anche all'inesperienza di alcuni interpreti della difesa. Una beffa decisamente amara.

Il Boca, dicevamo, è una squadra senz'anima.
Falcioni regolarmente rivolta la sua formazione, sia come modulo di partenza sia sfruttando i cambi, ma la risposta del campo è sempre la stessa. Tanta, troppa confusione, poche idee, nessuna identità. Soprattutto in fase offensiva manca qualcuno che prenda le redini della situazione, e in questo senso la grossa delusione è Lucas Viatri, sempre più corpo estraneo. In un contesto simile anche ottimi talenti come Paredes e Sanchez Mino faticano a mettersi in mostra.
L'unica certezza è la garra di Tanque Silva. Non a caso segna lui il rigore che riapre la partita e fa la sponda per l'inserimento di Erviti che vale il 2-2 a tempo scaduto. Il Mago è stato praticamente assente per 90 minuti, salvo poi presentarsi in area al momento decisivo. Il suo mentore Falcioni ringrazia, potrebbe avergli salvato la panchina.
Carattere da squadra esperta, singoli potenzialmente decisivi, ma in generale troppo poco. Non solo manca un'idea di gioco, non c'è nemmeno un modulo con dei punti di riferimento. Sembra di essere tornati alla grande crisi che ha preceduto l'era Falcioni. E a breve, dopo Palermo e Riquelme, si ritirerà anche il Flaco Schiavi...











6 lug 2012

Copa Libertadores, finale ritorno

Il Corinthians ce l'ha fatta.
Non è più la squadra incapace di vincere fuori dal suo cortile, è diventata grande e lo ha fatto nel migliore dei modi.
Il Timao ha disputato una Copa che lo proietta direttamente nell'Olimpo. Imbattuto, con solo 4 gol subiti (2 nei gironi, 1 dal Santos, 1 dal Boca), ha eliminato in semifinale i campioni in carica nonchè squadra più mediatica e pubblicizzata del Brasile, il Santos, dopo averli già messi in riga nell'ultimo Brasileirao, e ha battuto il Boca in finale, la squadra più titolata al mondo con ben 6 edizioni della Copa in bacheca.

La vittoria per 2-0 al Pacaembù è stata il capolavoro di Tite e la conseguenza diretta della dimostrazione di forza tecnica e mentale dell'andata. Non è servito niente di straordinario, solo tanta attenzione e applicazione.
Il Boca si è perso nei suoi limiti, nella sua frenesia, nelle sue paure. La grande favorita, la squadra più forte di questo semestre sudamericano, è finita in pieno nella rete tattica preparata dai brasiliani, senza trovare risposte. Anzi annaspando sempre più, arrivando ad alzare bandiera bianca proprio coi suoi leader storici. Riquelme non ha mai trovato il modo di abbattere il muro alzato da Tite, forse logorato dalle troppe partite e dalla perenne lotta col suo allenatore, il totem Rolando Schiavi di colpo ha mostrato tutti i suoi 39 anni. Persa la loro leadership la squadra non ha potuto aggrapparsi a nessuno. Gli altri giocatori si sono dimostrati semplicemente inconsistenti.

Falcioni ha puntato su una squadra logora, senza averla del tutto in mano.
L'infortunio di Orion dopo uno scontro col suo compagno Somoza è stato il sintomo più chiaro di una gara nata male. I continui errori di Erviti e Ledesma, sia di posizione che nelle giocate, la corsa totalmente improdittiva di tanque Silva, Mouche fumoso e isolato, il nervosismo palpabile, le imprecisioni continue sia nelle giocate semplici che in quelle potenzialmente pericolose sono lo specchio di una serata totalmente storta per gli xeneizes. La rinuncia totale a Juan Sánchez Miño, tra i principali protagonisti della Libertadores del Boca, è sembrata una scelta inspiegabile.
Alla Bombonera il Boca era vivo. Stordito, ma vivo. In questa partita nessuno, in campo o in panchina, è stato in grado di svegliare la squadra dal torpore.

Ha vinto la squadra più solida, col gruppo più compatto e i leader più affamati. Ralf, per distacco il miglior mediano del Brasile, e Paulinho hanno dominato la mediana, Alex e Emerson (nazionale del Qatar) hanno tenuto in costante apprensione la difesa, infine Tite dalla panchina ha guidato magistralmente tutti i suoi uomini. Uno per tutti, tutti per uno.

Il Corinthians ha fatto il salto di qualità che aspettava da 102 anni. Il Boca ha chiuso nel peggiore dei modi il ciclo di Falcioni iniziato un anno fa, puntando a tre titoli per ritrovarsi con un pugno di mosche.
Il mercato cosa lascerà?

23 giu 2012

Copa Libertadores, finale

Il 27 Giugno e il 4 Luglio si giocheranno andata e ritorno della finale dell'edizione 2012 della Copa Libertadores, torneo più prestigioso del Sudamerica. Le finaliste di quest'anno sono Corinthians e Boca Juniors.

La squadra brasiliana, alla prima finale della sua storia, si può considerare la grande sorpresa della stagione.
L'allenatore Tite dal suo ritorno al club paulista nel 2010 è riuscito a portare avanti un progetto tecnico decisamente apprezzabile, che ha già portato alla vittoria del Brasileirao 2011.
Il suo Corinthians è una squadra molto poco brasiliana, che vince con organizzazione, difesa e collettivo, senza sfoggiare grandi nomi (con l'eccezione di Liedson, centravanti con una carriera allo Sporting Lisbona, usato come uomo d'esperienza).
Il modulo di riferimento è il 4-2-3-1, in cui i due mediani sono gli uomini decisivi per le sorti della squadra. Ralf e Paulinho sono giocatori di personalità, con buona esperienza, ottima capacità tattica e tanta intesa. Sanno gestire i momenti del gioco, sviluppare la manovra, recuperare palloni e inserirsi in fase offensiva. Non a caso il numero 8 Paulinho è di fatto il miglior realizzatore della squadra, un pericolo costante per le difese avversarie. Per il resto è difficile inquadrare un vero protagonista o un talento rampante. Tutti seguono lo spartito eseguendo dei compiti ben precisi.
Il Timão ha subito 3 gol in tutta la Copa, 2 nei gironi e 1 da Neymar nella sfida di ritorno contro i campioni in carica del Santos. Tendenzialmente segnano anche poco, ma questa solidità è la garanzia su cui hanno costruito tutti i loro successi.

Il Boca ha cominciato la Libertadores con qualche problema di
troppo . E in verità ha sofferto anche dopo i gironi, dimostrando però grande personalità e voglia di lottare fino all'ultimo, personificata ovviamente da Santiago Silva.
Falcioni è riuscito a superare le difficoltà iniziali grazie a un surplus di qualità, fornito dai suoi giocatori più tecnici e da un paio di innesti. Riquelme ha disputato un semestre stratosferico. Erviti si è scrollato di dosso il suo ruolo da assoluto gregario regalando spunti importanti. Mouche è finalmente uscito dal guscio, garantendo movimento e imprevedibilità offensiva, ma anche inaspettatamente gol.
Come extra ci sono stati Pablo Ledesma e Juan Sanchez Miño. L'ex Catania ha sostituito Diego Rivero a centrocampo dando finalmente al Boca uno sbocco offensivo sulla fascia destra. Si sta riprendendo da un infortunio, ma può essere un fattore. Il ragazzo delle giovanili, classe '90, è la sorpresa della stagione. Mancino con qualità e personalità, è risultato decisivo con gol e giocate sia da centrocampista che da terzino, ed è attualmente la migliore arma tattica del suo allenatore.

Si annuncia una finale non spettacolare, ma molto combattuta, specie in mezzo al campo.
Entrambe le squadre puntano molto sulla fase difensiva, sull'ordine, sulla fisicità e sulla densità nella zona centrale del campo. Il primo errore potrebbe risultare letale.
In questo senso l'esperienza di giocatori come Riquelme (miglior marcatore del Boca nella Copa, vincitore 3 volte), Clemente Rodriguez (secondo argentino con più presenze in Copa,vincitore 3 volte) e Rolando Schiavi (vincitore 2 volte) potrebbe risultare decisiva contro una squadra come il Corinthians, alla prima finale della sua storia.


Nota extra: per i tifosi italiani questa finale si arricchisce di una nota curiosa. Se il Boca vincesse diventerebbe il club con più titoli internazionali al mondo, costringendo il Milan a scucirsi dalla maglia il suo ormai famoso slogan.
Che per precisione dovrebbe essere "il club che, considerando solo i trofei internazionali, è pari al Boca Juniors".

12 mar 2012

Falcioni come Mancini?

Il Boca è reduce da un semestre semplicemente straordinario, quindi qualunque risultato anche solo normale è destinato a destare un certo clamore.
Figuriamoci un solo punto nelle prime due partite dell'attesissima (dai tifosi) Copa Libertadores, vero obiettivo stagionale xeneise, con tanto di sconfitta a domicilio ad opera della Fluminense di Deco.

A vederlo tra campionato e coppa il Boca di Falcioni ha dato l'idea di essere la versione sud americana di una squadra di Roberto Mancini. E gli elementi in comune in effetti ci sono.
Grande fisicità, pericolosità sui calci piazzati,difesa solida, centrocampo roccioso come predicati assoluti. Vittorie che in campionato arrivano quasi per inerzia, come se l'avversario si trovasse stritolato dal lento e incessante incedere fisico della squadra, spettacolarità quando capita.Ma una volta varcati i confini nazionali, emergono i limiti della squadra.
La fisicità da sola non è più sufficiente e smette di coprire i limiti tecnici dei giocatori e l'assenza di schemi collaudati. La squadra perde così sicurezza e si scopre lenta e senza idee, col rischio di sbilanciarsi per cercare di creare qualcosa. E anche la solidità difensiva ne risente (al netto dell'assenza dell'eterno Rolando Schiavi, totem insostituibile), esponendo i singoli a rischi enormi.

Riuscirà il sempre discusso Falcioni a trovare una via alternativa?

6 dic 2011

Bocampeon

Dopo tre anni il Boca torna davanti a tutti in Argentina. Un periodo di tempo che è sembrato infinito per tutti i tifosi (la mitad mas uno del paese, dicono loro) degli xeneizes.

Il presidente Ameal riesce a regalare alla sua gente il ventiquattresimo titolo della storia prima di lasciare la carica, ma soprattutto Julio Cesar Falcioni vede coronati i grandi sforzi profusi per fare di questo Boca una squadra, la sua squadra. El Gato ha plasmato la rosa nello scorso semestre, tra mille critiche, pochi risultati iniziali e un costante rischio esonero, arrivando a presentare ai blocchi di partenza una vera e propria corazzata.
L'Apertura 2011 è stata di fatto una cavalcata trionfale per la squadra azul y oro, che ha macinato punti e risultati con una continuità impossibile da ostacolare per qualunque avversario.
Cardine fondamentale una solidità a tratti spaventosa, come testimoniano i soli 4 gol subiti in 17 giornate. Dato in se fenomenale, che diventa incredibile per chi ha seguito il Clausura 2011 in cui il Boca con molti degli stessi giocatori in campo ne subì 22 in 19. L'uomo del cambiamento è stato el Flaco Rolando Schiavi, il grande veterano tornato dopo 6 anni, che praticamente da solo ha dato solidità a un reparto intero, facendo impennare il rendimento dei suoi compagni Roncaglia, Insaurralde e Clemente Rodriguez. Insieme a lui il portiere Agustin Orion che finalmente ha dato tranquillità e affidabilità in un ruolo vacante praticamente dall'addio del Pato Abbondanzieri.

Falcioni ha scelto i suoi uomini senza esitazioni, col turnover praticamente limitato ai casi di infortunio. Modulo base il rombo, con una spina dorsale formata da Orion, Schiavi, Somoza, Riquelme e Viatri (finchè il ginocchio ha retto) che ha fatto la differenza.
Grande fisicità, poco spettacolo, occupazione degli spazi, vittorie che sembravano arrivare quasi per inerzia con l'avversario progressivamente strangolato nelle spire gialloblu. Una macchina in cui chiunque dava il suo contributo anche oltre le proprie capacità.
Roncaglia e Rivero, motore della fascia destra, hanno dato un apporto continuo di fisicità unico, scoprendosi anche capaci di giocate tecniche. Sulla sinistra Clemente Rodriguez è stato un treno instancabile, presente in difesa e attaccando anche per Walter Erviti, interno sinistro di posizione e qualità, che in un ruolo inedito ha dato tutto per il suo mentore Falcioni. Davanti alla difesa l'argine rappresentato da Leandro Somoza ha spento gli attacchi avversari e dato alla squadra una regia semplice e pulita, ma soprattutto sicurezza.
La qualità nelle idee del tecnico veniva tutta com'è ovvio dai piedi di Roman, alle prese coi suoi soliti problemi fisici e ben sostituito dal sottovalutatissimo Pochi Chavez. In attacco Viatri è stato di sicuro una rivelazione per capacità di gioco prima ancora che per i gol (poteva fare di più), mentre Cvitanich, preso chiaramente per sostituire Mouche che però è rimasto, si è dimostrato giocatore anonimo, pur avendo dalla sua tanta abnegazione, spirito di sacrificio e la doppietta che ha regalato il titolo. Insospettabile eroe in un momento difficile Nicolas Blandi, che chiamato all'improvviso a sostituire l'infortunato Viatri ha risposto a suon di doppiette.
Falcioni ha dato continuità alla sua carriera di tecnico dopo il titolo vinto col Banfield, e forse oggi è il miglior allenatore d'Argentina. La Libertadores sarebbe un bel banco di prova per lui e la sua squadra, anche perchè lo costringerebbe a ruotare gli uomini e magari a puntare di più sulla qualità a centrocampo di certi elementi come Chavez e Colazo.

Un titolo stravinto e meritato, con una squadra intera che ha dato il suo massimo.