La prima eliminatoria per il triplete 2011 vede ovviamente opporsi Real Madrid e Barcellona. Al Bernabeu per la gara d'andata dei quarti di finale della Copa de su Mayestad el Rey.
Mourinho torna al (recente) passato, rinuncia al suo modulo abituale e schiera un 4-3-3 con scelte nuove. In difesa si vede il redivivo e fedelissimo Ricardo Carvalho come centrale a fianco di Tarzan Ramos, affiancati da Fabio Coentrão finalmente nel suo ruolo a sinistra e un sorprendente Hamit Altintop terzino destro (non una novità assoluta per il duttile turco). A centrocampo torna Pepe con Lassanà Diarrà e Xabi Alonso. In attacco tridente con Higuain, Benzema e Ronaldo, tre punte vere, i tre nomi più pesanti, scelta che indica chiara volontà di sfruttare anche il lancio lungo stante l'assenza dell'importantissimo Di Maria.
Guardiola prosegue sempre uguale a se stesso, con la sua nuova formazione titolare che prevede ormai Fabregas da incursore e Sanchez da prima punta.
Il Real non entra in campo con gli occhi iniettati di sangue come l'ultima volta, ma occupa tutti gli spazi, difende bene e prova ad affidarsi al contropiede. Pressing alto senza eccessi, mediani in marcatura attenta sulle fonti di gioco avversarie, punte che si sacrificano. In particolare lodevole il lavoro in tutto il primo tempo di Cristiano Ronaldo, bravissimo a dividersi tra una difesa bassissima su Daniel Alves e le improvvise ripartenze che solo lui può garantire.
Proprio da un suo maestoso scatto in contropiede (sfruttando guardacaso l'assenza di Alves) ottimamente servito da Benzema nasce il gol dell'1-0 al minuto 11. Grazie all'evidente complicità di Pinto il portoghese riesce finalmente a lasciare il suo marchio su questa sfida e il gol subito sembra minare alcune certezze dei blaugrana, che faticano a trovare il solito palleggio.
Nonostante qualche errore non consueto il Barcellona riesce comunque a rispondere con un palo di testa di Sanchez su imbeccata dolce del figliol prodigo Fabregas, un'occasione fallita da Iniesta per (udite udite) un controllo difettoso e impegnare seriamente Casillas con un diagonale di Messi.
Grande lavoro per il Real nei raddoppi in mezzo al campo e prova encomiabile dei due terzini nell'uno contro uno. Alzi la mano chi se lo aspettava da Altintop contro don Andres.
Il primo tempo si chiude dunque con un Real in vantaggio e con l'impressione di poter sfruttare una grande occasione.
Impressione demolita dopo appena 4 minuti, quando Puyol su calcio d'angolo trova il gol del pareggio.
Il gol che non ti aspetti nella situazione meno probabile. Una mazzata terribile per Mourinho e per la distratta difesa del Real, che si fa clamorosamente spostare tutta dal movimento di Pique e lascia il capitano blaugrana libero di insaccare di testa su inserimento giusto osservato da Pepe il suo secondo gol al Bernabeu.
A questo punto la partita cambia.
Il Barcellona ritrova fiducia e nasconde il pallone, il Real si sfilaccia sempre più. Cristiano Ronaldo sparisce progressivamente dal campo senza più toccare palla. Iniesta trova la traversa su tiro deviato. Insomma, il Real passa le redini della partita nelle mani avversarie.
E si accende anche un certo nervosismo, soprattutto per colpa madridista e specificamente di Pepe. Il numero 3 del Madrid meriterebbe l'espulsione per aver calpestato a gioco fermo una mano a Messi, ma l'arbitro non vede. Un giocatore su cui è doverosa una parentesi.
Il portoghese, difensore da 30 milioni di euro, non solo tecnicamente non è mai diventato un top nel suo ruolo, ma si è spesso segnalato per comportamenti fuori dalle righe. Sia per falli violenti quanto insensati (10 giornate di squalifica non arrivano per caso), sia per giocate spesso al limite (vedere l'espulsione dello scorso anno), sia per una tendenza al tuffo che nella partita odierna ha fatto addirittura sembrare un attore consumato come Busquets meno di un mimo da strada. Simbolo assoluto di antisportività.
L'insieme di giocate scorrette è il sintomo che il Real non c'è più con la testa, fatta salva una grande azione sulla sulla destra di Altintop che porta a un palo colpito di testa da Benzema. E il gol del vantaggio del Barcellona nasce da un'altra immane distrazione blanca.
Messi, fino a quel momento autore di una partita del tutto anonima, vede un solissimo Abidal nel cuore dell'area madridista, lo serve con un pallonetto morbido e il francese non perdona, trovando il suo secondo gol col Barcellona.
Guardiola può così iniziare a coprirsi in vista del ritorno sfruttando i cambi, Mourinho prova a tornare al 4-2-3-1 inserendo Ozil e Callejon senza ottenere granchè.
Anzi, salvandosi dal finale in inferiorità numerica grazie all'arbitro che prima mostra a Carvalho un giallo invece del rosso diretto per un fallaccio da dietro su Messi e poi gli risparmia il secondo giallo su un'entrata scomposta.
La rivincita al Camp Nou. Dove servirà qualcosa che sembra molto un'impresa sempre più inverosimile.
Il Real ancora una volta era andato in vantaggio in casa e ancora una volta si è fatto raggiungere e superare.
Mourinho perde ancora nonostante gli accorgimenti tattici.
In generale non si vede chi nel Real possa dare la scossa per cambiare le cose.
Cristiano Ronaldo è troppo solo, troppo defilato e forse gli si chiede anche troppo sul piano fisico visto come si spegne. Higuain e Benzema sono punte e soffrono senza palloni giocabili. Lass Diarrà pensa giustamente solo a difendere e l'unico a inserirsi è di fatto Pepe, che è anche quello coi piedi peggiori. Resta poco da fare a Xabi Alonso, che per quanto provi a cucire il gioco non ha spazi nè tempo nè assistenza.
Nella pessima gestione dei contropiedi (clamoroso nel finale un 5 contro 3 totalmente gettato alle ortiche) si vede chiarissima l'assenza di un regista avanzato. Che però non è evidentemente Ozil, troppo morbido per questi palcoscenici.
Questo Real Madrid, squadra fantastica traboccante di talento, ha un limite psicologico e di personalità.
Riuscirà a uscirne?
Mourinho torna al (recente) passato, rinuncia al suo modulo abituale e schiera un 4-3-3 con scelte nuove. In difesa si vede il redivivo e fedelissimo Ricardo Carvalho come centrale a fianco di Tarzan Ramos, affiancati da Fabio Coentrão finalmente nel suo ruolo a sinistra e un sorprendente Hamit Altintop terzino destro (non una novità assoluta per il duttile turco). A centrocampo torna Pepe con Lassanà Diarrà e Xabi Alonso. In attacco tridente con Higuain, Benzema e Ronaldo, tre punte vere, i tre nomi più pesanti, scelta che indica chiara volontà di sfruttare anche il lancio lungo stante l'assenza dell'importantissimo Di Maria.
Guardiola prosegue sempre uguale a se stesso, con la sua nuova formazione titolare che prevede ormai Fabregas da incursore e Sanchez da prima punta.
Il Real non entra in campo con gli occhi iniettati di sangue come l'ultima volta, ma occupa tutti gli spazi, difende bene e prova ad affidarsi al contropiede. Pressing alto senza eccessi, mediani in marcatura attenta sulle fonti di gioco avversarie, punte che si sacrificano. In particolare lodevole il lavoro in tutto il primo tempo di Cristiano Ronaldo, bravissimo a dividersi tra una difesa bassissima su Daniel Alves e le improvvise ripartenze che solo lui può garantire.
Proprio da un suo maestoso scatto in contropiede (sfruttando guardacaso l'assenza di Alves) ottimamente servito da Benzema nasce il gol dell'1-0 al minuto 11. Grazie all'evidente complicità di Pinto il portoghese riesce finalmente a lasciare il suo marchio su questa sfida e il gol subito sembra minare alcune certezze dei blaugrana, che faticano a trovare il solito palleggio.
Nonostante qualche errore non consueto il Barcellona riesce comunque a rispondere con un palo di testa di Sanchez su imbeccata dolce del figliol prodigo Fabregas, un'occasione fallita da Iniesta per (udite udite) un controllo difettoso e impegnare seriamente Casillas con un diagonale di Messi.
Grande lavoro per il Real nei raddoppi in mezzo al campo e prova encomiabile dei due terzini nell'uno contro uno. Alzi la mano chi se lo aspettava da Altintop contro don Andres.
Il primo tempo si chiude dunque con un Real in vantaggio e con l'impressione di poter sfruttare una grande occasione.
Impressione demolita dopo appena 4 minuti, quando Puyol su calcio d'angolo trova il gol del pareggio.
Il gol che non ti aspetti nella situazione meno probabile. Una mazzata terribile per Mourinho e per la distratta difesa del Real, che si fa clamorosamente spostare tutta dal movimento di Pique e lascia il capitano blaugrana libero di insaccare di testa su inserimento giusto osservato da Pepe il suo secondo gol al Bernabeu.
A questo punto la partita cambia.
Il Barcellona ritrova fiducia e nasconde il pallone, il Real si sfilaccia sempre più. Cristiano Ronaldo sparisce progressivamente dal campo senza più toccare palla. Iniesta trova la traversa su tiro deviato. Insomma, il Real passa le redini della partita nelle mani avversarie.
E si accende anche un certo nervosismo, soprattutto per colpa madridista e specificamente di Pepe. Il numero 3 del Madrid meriterebbe l'espulsione per aver calpestato a gioco fermo una mano a Messi, ma l'arbitro non vede. Un giocatore su cui è doverosa una parentesi.
Il portoghese, difensore da 30 milioni di euro, non solo tecnicamente non è mai diventato un top nel suo ruolo, ma si è spesso segnalato per comportamenti fuori dalle righe. Sia per falli violenti quanto insensati (10 giornate di squalifica non arrivano per caso), sia per giocate spesso al limite (vedere l'espulsione dello scorso anno), sia per una tendenza al tuffo che nella partita odierna ha fatto addirittura sembrare un attore consumato come Busquets meno di un mimo da strada. Simbolo assoluto di antisportività.
L'insieme di giocate scorrette è il sintomo che il Real non c'è più con la testa, fatta salva una grande azione sulla sulla destra di Altintop che porta a un palo colpito di testa da Benzema. E il gol del vantaggio del Barcellona nasce da un'altra immane distrazione blanca.
Messi, fino a quel momento autore di una partita del tutto anonima, vede un solissimo Abidal nel cuore dell'area madridista, lo serve con un pallonetto morbido e il francese non perdona, trovando il suo secondo gol col Barcellona.
Guardiola può così iniziare a coprirsi in vista del ritorno sfruttando i cambi, Mourinho prova a tornare al 4-2-3-1 inserendo Ozil e Callejon senza ottenere granchè.
Anzi, salvandosi dal finale in inferiorità numerica grazie all'arbitro che prima mostra a Carvalho un giallo invece del rosso diretto per un fallaccio da dietro su Messi e poi gli risparmia il secondo giallo su un'entrata scomposta.
La rivincita al Camp Nou. Dove servirà qualcosa che sembra molto un'impresa sempre più inverosimile.
Il Real ancora una volta era andato in vantaggio in casa e ancora una volta si è fatto raggiungere e superare.
Mourinho perde ancora nonostante gli accorgimenti tattici.
In generale non si vede chi nel Real possa dare la scossa per cambiare le cose.
Cristiano Ronaldo è troppo solo, troppo defilato e forse gli si chiede anche troppo sul piano fisico visto come si spegne. Higuain e Benzema sono punte e soffrono senza palloni giocabili. Lass Diarrà pensa giustamente solo a difendere e l'unico a inserirsi è di fatto Pepe, che è anche quello coi piedi peggiori. Resta poco da fare a Xabi Alonso, che per quanto provi a cucire il gioco non ha spazi nè tempo nè assistenza.
Nella pessima gestione dei contropiedi (clamoroso nel finale un 5 contro 3 totalmente gettato alle ortiche) si vede chiarissima l'assenza di un regista avanzato. Che però non è evidentemente Ozil, troppo morbido per questi palcoscenici.
Questo Real Madrid, squadra fantastica traboccante di talento, ha un limite psicologico e di personalità.
Riuscirà a uscirne?
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