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14 mar 2012

Verità scottanti

Cristian Chivu, a un giornale rumeno: "Il gol di Andrè Ayew è colpa mia, l'ho perso".
Claudio Ranieri:"Il gol di Brandao è colpa di Lucio".
Azpilicueta:"Il gol di Brandao ha fatto male all'Inter"

Dichiarazioni insospettabili che squotono l'ambiente nerazzurro.
Chi mai avrebbe notato queste cose senza che fossero sottolineate dai protagonisti?

6 feb 2012

La fine degli alibi

Per la quarta volta in due anni l'Inter si trova a dover riflettere sulla propria condizione. Tecnica, atletica, motivazionale, gestionale.

Con quattro allenatori diversi, per motivi ovviamente diversi, si è sempre arrivati a una crisi di risultati che ha spento i lumicini di speranza nel cuore dei tifosi. Oggi l'Inter viene da un punto in tre giornate e dall'eliminazione in Coppa Italia, con la bellezza di undici gol subiti in quattro partite, proprio quando il periodo più difficile sembrava superato. Cos'è successo?

Per l'ennesima volta la squadra ha dimostrato i suoi limiti. Che sono tecnici, ma soprattutto atletici e motivazionali.
" La grossa rincorsa ha fatto sì che inconsciamente si sia staccata la spina. Martedì dovremo fare un bel discorso, parlando francamente e ricominciare da capo. Così non possiamo andare avanti. Abbiamo fatto tre sconfitte e non può andare. [...] Se non sei determinato, è inutile parlare di sistema di gioco". Parole di Claudio Ranieri, che dalla panchina ha visto la sua squadra allo sbando senza riuscire a fare nulla. Perchè oggi i giocatori dell'Inter hanno dei problemi palesi, che si sono ripresentati ciclicamente, ma ciclicamente sono stati ignorati in virtù di un passato glorioso. Il sistema di gioco non è tutto, ma è un elemento.

Ranieri è stato costretto a varare un 4-4-2 di corsa e prudenza per rischiare il meno possibile e i risultati sono stati con lui. Ma del resto anche Benitez prima e Leonardo poi si erano rifugiati in qualcosa di simile per salvare il salvabile, ottenendo i traguarti minimi richiesti. La causa è sempre la stessa, lo scarso apporto fisico e dinamico dei centrali di centrocampo, che vanno messi nelle condizioni di non fare danni. Su questo altare si sacrificano i giovani Faraoni e Obi, mandati in campo col chiaro compito di correre anche per altri, e vengono minimizzate le qualità di gente come Coutinho, Alvarez e Poli, la cui capacità di creare qualcosa in termini offensivi diventa troppo rischiosa. Nessuno è in grado di coprire le loro avanzate, anzi sono loro a dover coprire gli altri. Il problema si ripercuote fino alle punte, costrette a giocare sistematicamente lontano dall'area per far partire il pressing come fossero centrocampisti.

In questo contesto fisico non stupisce che i giocatori non siano in grado di alzare il pressing o semplicemente diventare più aggressivi. Il campo da coprire è quello e la coperta cortissima. Il minimo movimento fuori dagli schemi provoca delle voragini, in cui negli ultimi giorni sono stati lieti di inserirsi Miccoli, Giacomazzi e tutta la Roma. Lavorare costantemente col timore di prendere gol al primo pallone perso è deleterio al massimo. E la ripercussione sul gioco evidente.

La cessione di uno dei titolari indiscussi nonchè regista di Ranieri, Thiago Motta, non deve diventare un alibi. Questa squadra ha sempre avuto dei problemi (e i risultati lo dicono chiaramente), Motta era uno degli elementi che li mascherava. Non è un singolo giocatore sul mercato a cambiare la situazione, servono un insieme di tasselli, piccoli elementi per migliorare passo dopo passo. Citando ancora l'allenatore: "Ripercussioni per un mercato non all'altezza? Questa è la prima partita che facciamo da quando è finito il mercato, ne avevamo già perse due. Tutti abbiamo fatto pressioni su Thiago, ma quando un giocatore ti chiede di lasciarlo andare, credo che sia giusto quello che abbiamo fatto. Non dobbiamo più parlare di Thiago Motta ma trovare soluzioni per migliorare." . Motta è stato per lungo tempo un totem a cui aggrapparsi, la sua partenza per Parigi rappresenta piuttosto la fine di ogni alibi per i suoi compagni di squadra. Stessa cosa che in teoria doveva rappresentare l'esonero di Gasperini e l'abbandono del suo improponibile sistema di gioco.

Motta non rappresentava il futuro dell'Inter. Ma questa squadra per avere un futuro deve accettare i suoi limiti e lavorarci sopra. Senza egoismi, senza preconcetti, senza posti assicurati. Facendo delle scelte per il bene della squadra, cioè di tutti, accettando il proprio ruolo per quello che dice il campo. Ogni giocatore di fronte alle sue responsabilità, senza più alibi appunto.

I singoli passano, la squadra resta.

23 gen 2012

Necessità tecniche

L'Inter di Ranieri chiude il girone d'andata al quarto posto, in pieno purgatorio da Europa League.
Posizione non certo esaltante, ma insperata appena due mesi fa quando arrivava la sesta sconfitta stagionale in campionato contro l'Udinese (non a caso terza tre punti sopra).
Molto se non tutto si deve all'allenatore di Testaccio, capace in poco tempo di plasmare dal fango della zona retrocessione una squadra solida in grado di inanellare una serie di vittorie consecutive sinceramente impronosticabile, con la ciliegina della vittoria nel derby.

L'errore è pensare che adesso sia tutto a posto.
Ranieri ha fatto un miracolo. Gestendo la rosa, trovando un modulo adatto per il risultato (lo spettacolo si lascia volentieri ad altri, rigorosamente non in Italia), recuperando giocatori persi. Il campo dice che tutto funziona, ma fermare l'analisi a questo livello è un errore banale.

Occorre ricordare il punto di partenza, cioè il mercato estivo.
Già allora l'Inter aveva delle necessità precise, che sono state colpevolmente perse di vista a causa di una gestione della questione allenatore a dir poco approssimativa. Così non è arrivato alcun ricambio vero, concreto e affidabile per il reparto che dal 22 Maggio 2010 ne ha più bisogno, cioè la mediana. L'unico nome è stato Poli, arrivato in prestito, che ha collezionato più infermeria che campo, con tre presenze in cinque mesi. Alvarez è stato presto dirottato in ruoli più offensivi, mentre Obi paga una certa indisciplina tattica.
Restano quindi i soliti Cambiasso, Motta, Stankovic e Zanetti, i cosiddetti senatori, i giocatori a cui Moratti è tanto attaccato da non riuscire nemmeno a dirgli che potrebbe arrivare un sostituto. Ma gli anni passano per tutti, e per giocare a calcio è importante anche la componente atletica.
Con Stankovic sempre più in difficoltà e alle prese coi soliti frequenti infortuni, Cambiasso e Motta sono stati gli unici titolari di Ranieri. L'argentino sembra sempre più in condizioni fisiche approssimative, mentre la storia clinica dell'italo-brasiliano impone una certa prudenza nell'impiego. Unica opzione di back-up il sempreverde Zanetti, che rimane pur sempre un adattato nel ruolo e a 38 anni un pò di smalto fisico l'ha perso anche lui.
Un pò poco per una squadra impegnata su tre fronti, con partite continue. E a mercato aperto si sentono voci solo sulla cessione di Motta...
Serviva un'opzione più affidabile a Giugno, ne servirebbero due senza cessioni oggi vista l'assenza prolungata di Stankovic (o fiducia a Poli più un nuovo acquisto, il conto è sostanzialmente lo stesso). I senatori, tutti, vanno dosati. Servono giocatori in grado di andare in campo e dare un apporto fisico e tecnico, senza guardare al nome.

In attacco, si pagano le scommesse estive.
Forlan ha giocato poco o nulla per infortuni, Zarate è inadeguato e Castaignos troppo giovane (per quanto decisivo a Siena). Senza la resurrezione di Milito e la scoperta di Alvarez l'Inter si troverebbe in grossissimi guai.
Ad oggi l'Inter ha solo il Principe e Pazzini visto che Forlan è fuori un altro mese. E' anche inutile sottolineare come sia troppo poco. Si può dare fiducia al giovane olandese, ma serve un'altra punta, magari anche in grado di rifinire. Tutto ciò che non è stato l'ex laziale Zarate insomma, evidentemente alla fine della sua avventura in nerazzurro.

Manca una settimana alla fine del mercato, non a caso chiamato di riparazione.
Le lacune ormai sono chiare a tutti, e soprattutto quella a centrocampo è stata penosamente evidenziata anche in Inter-Lazio.
I risultati non sono una scusa per non cercare un miglioramento.
Milan e Juventus, rispettivamente seconda e prima, hanno già operato sul mercato e lo faranno ancora, senza il timore di rovinare degli equilibri, senza paura di sovraffollare la rosa per coprire gli infortuni.
Bisogna ponderare le mosse, ma bisogna intervenire.
Perchè la squadra per la rimonta attuata fin'ora ha dato tutto, ma solo nuove forze fresche possono dare qualcosa di più.

15 dic 2011

Giovedì con Aguante Futbol

Assieme ai redattori di Aguante Futbol, facciamo il punto sull'attualità attraverso 5 domande.


1) Da 1 a 10: l'utilità del tavolo della pace?

Pile: Non c'erano dubbi sul fallimento di questa operazione. Le basi partono da posizione lontane, lontanissime e ovviamente non sono disposte a venirsi incontro. Ma questo lo si capiva già nelle dichiarazioni mediatiche, non c'era bisogno di fare un "Tavolo della Pace" per capirlo...anche perchè poi, a prescindere da Calciopoli, i veleni fra presidenti, istituzioni e addetti ai lavori fanno parte della storia del nostro calcio, già da prima del 2006.

G.D.C: Operazione demagogica e senza senso, speravo in qualcosa di illuminato nella testa di Petrucci (promotore dell'iniziativa) come extrema ratio. Invano. La verità è che si vuole un passo indietro da Moratti.

G.B: Sono davvero servite quattro ore e trentasei minuti (qualcuno sa i secondi?) per l'ennesima presa di posizione delle due parti?

A.L: Se devo essere sincero, sono totalmente ignorante a riguardo. Potrà sembrare banale, o una frase di circostanza, ma a noi -in questo Blog- piace parlare di Calcio.

2) Nicolas Anelka in Cina per dieci milioni di euro a stagione. Lascia il calcio giocato (non ce ne voglia il mondo asiatico) uno degli attaccanti più controversi degli ultimi anni, capace di stupire e deludere nel giro di pochissimo tempo. Qual è il vostro giudizio sulla carriera del calciatore e sulla scelta professionale ormai molto in voga ultimamente?

G.D.C: Diciamo che Anelka non si è mai fatto problemi a cambiare maglia, il trasferimento in Cina è in linea col personaggio. Per quei soldi figuriamoci. Talento fisico e tecnico forse unico, di sicuro sprecatissimo anche a causa di una testa veramente matta. Carriera a strappi con tanti bassi e pochi picchi sempre quando sembrava senza ritorno, come vertice per me la stagione al Chelsea (quando tutti onestamente lo davano per finito) con Ancelotti, per cui è stato davvero fondamentale come punta e rifinitore.
Sulla scelta professionale poco da dire, mi accontento dell'onestà di chi ammette di farlo per soldi. Perchè ad esempio Juninho Pernambucano giura di voler tornare in Arabia perchè la famiglia si trovava benissimo...

Pile: Come calciatore l'ho sempre ritenuto sopravvalutato, fin da quando era giovane ed era ritenuto una grande promessa. Certo, ha colpi da grandi giocatore, ma non è mai stato sostenuto dalla necessaria continuità grazie ad un carattere decisivamente controverso.
La scelta professionale non la discuto, nel senso che ognuno è libero di fare quello che gli pare: c'è a chi piace prendere più soldi e chi invece fa un discorso più professionale. Come ha detto Giulio, l'importante è ammetterlo.

G.B: Non sono mai stato un suo ammiratore e anche nei suoi anni migliori il suo gioco non mi entusiasmava. Troppo estroso e difficile da capire, ha avuto comunque la forza di risollevarsi e fare una grande stagione al Chelsea, un'annata in cui probabilmente è stato addirittura sottovalutato. La scelta professionale e di vita non può essere discussa, ha quasi 33 anni, non moltissimi, ma è uno di quei giocatori che hanno avuto una carriera lunga ed intensa: esordio a soli 16 anni al PSG, ha giocato per squadre del calibro di Real Madrid, Arsenal, Liverpool, City e Chelsea, prendendosi "discrete" soddisfazioni anche a livello di palmares.

A.L: Uno dei giocatori più altalenati e tecnicamente lunatici dell'ultimo decennio. Bizzarramente -in linea col suo copione- ha toccato l'apice della sua carriera -comunque distinta e di tutto rispetto- al Chelsea, nelle ultime primavere. Farà compagnia allo stimatissimo -fra gli addetti del Blog- Darío Conca, tirandosi dietro una "pensione" mica da ridere. Questione di ideali e di scelte di vita, e se uno predilige, preferisce questo [...] tanti saluti da un tifoso del calcio giocato.

3) Due vittorie consecutive per l'Inter, 5 gol subiti nelle ultime 8 partite per Ranieri. Il testaccino sta facendo il massimo o ci sono margini per migliorare?

G.D.C: Qualche errore di troppo nei cambi, ma di sicuro ha saputo cambiare la rotta della squadra. Da zona salvezza a centro classifica, ma pur sempre un cambiamento. Margini ce ne sono eccome, ma bisogna avere il coraggio di cambiare e iniziare a pensare al futuro.

Pile: Ranieri sta facendo un ottimo lavoro. Sta riuscendo laddove Gasperini aveva fallito. Sta schierando la squadra con razionalità, avendo compreso subito i problemi a metà campo ha rimpinguato il reparto, anche a costo di rinunciare ad attaccare. Non è l'uomo su cui fondare il progetto, ma è un vero "aggiustatutto" adattissimo alla situazione odierna.

G.B: Concordo con entrambi, è la soluzione meno dolorosa e rischiosa per l'immediato. Ha risolto con praticità i problemi principali di questa squadra, ma non lo sceglierei mai per pianificare il futuro... il rischio di ritrovarsi Schelotto in rosa è dietro l'angolo.

A.L: La solidità difensiva riacquisita (vista sopratutto nelle ultime due gare) coincide con il ricongiungimento del duo epico Lucio - Samuel (non per niente i centrali del 2009/2010), e di un equilibrio in fase di non-possesso già ben collaudato -con l'ossatura centrale temprata da Cambiasso e Motta, anche loro protagonisti del Treble. Il margine c'è, senza dubbio; non è una vittoria di misura a Genova l'espressione del potenziale massimo di questa squadra, il fine ultimo -per quanto in questi mesi si sia svalutata agli occhi dei più, e il valore assoluto crollato nelle gerarchie virtuali degli appassionati. Gli infortuni -e l'avversità che li accompagna fino alla porta di Appiano-, nelle ultimi due stagioni sono stati il problema principale e per lunghi tratti impediente (nel periodo di Benitez imprescindibile, non si poteva fare un discorso Inter senza tenerli in considerazione), iniziano a far tirare qualche sospiro, e con i recuperii di Sneijder, Maicon in definitiva, Forlan, si potrà ragionare a pieno organico, a pieno regime. Se poi Jonathan, Coutinho, Alvarez, Poli, ecc. avranno modo di/mostreranno le loro capacità per quel che realmente hanno in dote e per quel che sono stati presi [...]


4) Esiste un caso Sneijder? L'olandese, spesso infortunato, ha attirato le preoccupazioni di Moratti. Può tornare entro Gennaio al livello di 2 stagioni fa e garantire continuità?

G.D.C: Esiste eccome, ma purtroppo Sneijder è sempre stato così. Allergico ad allenarsi e libertino nei comportamenti (chiedere info a Madrid). Quando le cose vanno male è più evidente, anche perchè lui per caratteristiche ha bisogno anche di una squadra attorno. Come due anni fa molto difficile, meglio dell'ultimo anno e mezzo doveroso

Pile: Sneijder è un problema serio. Le sue abilità tecniche non si discutono, ma per esprimersi a grandi livelli deve forse essere coccolato e vuole che gli sia affidata una certa leadership. Sono curioso di vedere come si inserirà nella nuova Inter di Ranieri e quali effetti provocherà.

G.B: Una sequenza di infortuni da far rabbrividire e che inevitabilmente pone quesiti importanti sulla sua professionalità. Dispiace parlarne, ma dopo le due partite ravvicinate con l'Olanda e l'ennesimo stop è impossibile non chiedersi quanto tenga all'Inter in questo momento. Le speranze di rivedere il giocatore di due anni fa sono svanite da tempo, per colpe sue e per il contesto non ideale in cui è inserito. La domanda però è: a gennaio torna... o se ne va?

A.L: Sneijder è il giocatore complessivamente con più valore dell'Inter. Moratti ha altro di cui preoccuparsi, veramente, se congetturiamo in negativo anche su di lui, dando adito alle varie indolenze e affari extra-calcistici, certo che troviamo un caso, ma per un Campione del genere -e in un momento del genere, in questa annata- non possiamo permettercelo. Wes è sempre su quei/suoi stratosferici livelli -nel proprio ruolo-, e la grana riguardo la continuità non deve creare preoccupazioni, perché non esiste -gli bastano due/tre partite per riappropriarsi come più gli va-. Le elucubrazioni alla Fabrizio Biasin -degno della redazione di cui fa parte- sul fatto che Sneijder non abbia a cuore il Club, e robe varie le lascio ad altri. (Moratti ha solo detto la realtà, che gli infortuni stanno martoriando e che sarebbe servito. Più che ovvio mi viene da dire, no?)


5) E' iniziato il Mondiale per Club, finale Santos-Barcelona. I blaugrana sono naturalmente la squadra da battere, Neymar and Co possono fare l'impresa?

Pile: Più che altro credo la mia curiosità sarà legata al fatto di vedere Neymar, Ganso e gli altri talenti contro una grande (la più grande) d'Europa. Se il Barcelona gioca come sa, il Santos non ha speranze. Però nel post Clasico può succedere di tutto...

G.B: Il Barcellona due anni fa soffrì tantissimo il catenaccio e la garra dell'Estudiantes di Sabella, una squadra completamente diversa da questo Santos. Il rischio è che i brasiliani pensino di potersela giocare con il Barcellona a livello tecnico e non di applicazione tattica ed intensità. Sarà curioso vedere finalmente all'opera Neymar e Ganso contro una squadra europea, soprattutto dopo le poche luci e molte ombre della Copa America meno sudamericana degli ultimi anni.

G.D.C: Il Barcellona può perdere solo se sottovaluta clamorosamente l'impegno, cosa che sembra impossibile per una squadra così vincente. Il Santos deve armarsi di parecchia umiltà se vuole sperare di fare qualcosa, perchè contro individualità simili non hanno nemmeno idea di cosa voglia dire giocare e se iniziano a fare i brasiliani è finita. Se Guardiola volesse cancellare Ganso dal campo in partenza gli basterebbe schierare Mascherano titolare davanti alla difesa, ma sappiamo che è impossibile.

A.L: Il Santos è una formazione interessante per i singoli -ai palati Europei- e che per ovvi motivi alletta. Sui micidiali ragazzi di Guardiola, c'è rimasto da dire veramente poco o nulla, se non fare ulteriori complimenti dopo il Clasico, e la rinnovata prova di forza e la riconferma di stare -come da un paio anni a questa parte- sopra tutti. La Club World Cup ha spesso regalato fatti inaspettati (come ha detto G.B. lo stesso Barca due anni fa, sul campo vide un Estudiantes più ostico del previsto che stava per portare in SudAmerica il trofeo), ergo siamo aperti alle meraviglie, sperando di rimanere stupiti da Neymar (che goal) & Co.

4 dic 2011

This is the end

Arriva sempre un momento in cui ci si rende invariabilmente conto di essere giunti alla fine, di dover dire basta allo status quo, di ammettere di aver bisogno di aiuto.
Per l'Inter è stata la partita con l'Udinese.

A parlare non è tanto il risultato in se, perchè ormai una sconfitta di questa Inter non fa più notizia, ma la certificazione di cos'è l'Inter oggi.
Una squadra da salvezza. Forse tranquilla.
Perchè a inizio anno c'era Gasperini come alibi, poi gli arbitri, poi il tempo di cui aveva fisiologicamente bisogno Ranieri. Tutte cose verissime e accettabili, sia chiaro, ma che restano alibi perchè insufficienti a spiegare una simile serie negativa (Trabzonspor e Novara non valgono nè varranno mai la rosa dell'Inter).
Ma se anche adesso ogni volta che sembra poter rialzare la testa, ogni volta che sembra potersi avvicinare al tranquillo centro classifica l'Inter crolla con puntualità incredibile significa che la sua realtà è quella. Il mito di Icaro ha qualche migliaio di anni, ma forse è il caso di rileggerlo ogni tanto.
Ranieri si trova in una posizione a dir poco scomoda, dovendo scegliere essenzialmente tra difendersi a oltranza e sperare in un colpo della sorte o andare incontro alla sconfitta certa. Ed è certamente l'ultimo responsabile della situazione, pur con delle colpe contingenti legate a scelte tattiche o di cambi.

Quindi basta speranze e illusioni, basta parole al vento. I tifosi hanno una percezione molto più chiara del reale di quel che credano dirigenti e giocatori e proprio per questo è da due anni che si chiedono cosa stia succedendo.
Mai come adesso serve pragmatismo e capacità decisionale, unite a prsonalità e voglia di lottare di quelli che vanno in campo (capito presunti leader?).

Perchè l'Inter è in cenere, ma solo dalle ceneri può rinascere.