Simeone nella sua avventura all'Atletico si è rivelato un tecnico molto attento anche al futuro oltre che al presente della sua squadra. In estate il mercato ha reso singolarmente evidente la cosa: il Cholo ha scelto di voltare pagina, avviando una rivoluzione della rosa improntata alla qualità e alla gioventù. Due leader come Miranda e Arda Turan hanno salutato ed è arrivata un'infornata di giovani che ha rivitalizzato soprattutto l'attacco.
C'è però un reparto che Simeone non ha toccato: la mediana.
Gabi e Tiago, rispettivamente un '83 un '81, sono rimasti titolari indiscutibili -18 presenze e circa 1500 minuti giocati-. Gli altri centrocampisti che avrebbero potuto prenderne il posto sono stati o ceduti -Mario Suarez- o dirottati sull'esterno -Saul e Koke-, sintomo che c'è fiducia assoluta in loro malgrado i chilometri accumulati in carriera.
In effetti è difficile trovare una coppia simile. Gabi e Tiago non sono giocatori singolarmente appariscenti, ma hanno il pregio di saper fare tutto. Fisico, grandi letture tattiche, capacità di gestire gioco e ritmi, lanci e rifinitura, soprattutto quintali di personalità imposta tackle dopo tackle. Entrambi si sono conquistati tutto sul campo, a suon di prestazioni, e questo li ha forgiati in una scorza durissima.
Simeone si fida ciecamente e probabilmente rispetta molto la loro storia calcistica, ma prima o poi sarà anche il loro turno di passare la mano. E l'allenatore argentino non vuole farsi trovare impreparato. L'eredità di Gabi e Tiago è nelle mani di due giocatori ben precisi, uno spagnolo classe '94 e un argentino classe '93.
Il primo risponde al nome di Saúl Ñíguez, è già in rosa da un anno e dal 2012 assaggia calcio professionistico. La sua storia lo avvicina al numero 14: nato nella cantera dell'Atletico, mandato in prestito a farsi le ossa, tornato per restare. Gabi ci ha messo quasi 150 presenze col Saragozza, ma sono dettagli e parliamo di altri tempi.
Per caratteristiche Saul ha tutto per raccogliere il testimone e forse un giorno pure la fascia, ed era evidente anche vedendolo giocare al Rayo Vallecano. Affiancare Gabi per qualche anno gli permetterà di acquisire carattere e quelle malizie che solo un vecchio filibustiere può insegnare, oltre ad assorbire tutto il pedigree colchonero.
Il secondo lo vedremo da Gennaio, e parliamo di Matias Kranevitter. L'argentino nella sua carriera al River ha dimostrato un livello di gioco altissimo, sia prima che dopo il fastidioso infortunio al piede, diventando referente assoluto di una squadra capace di fare incetta di coppe.
Se Saul punta a Gabi, Kranevitter chiaramente è una versione senza boccoli di Tiago, anche nel numero preferito e nel fatto di essere straniero. Di sicuro il Colorado avrà bisogno di tempo per adattarsi al calcio europeo e trovare riferimenti, ma il potenziale tecnico è chiaro. La sua capacità di regia, sottovalutata nella qualità, di cucire il gioco mantenendo anche l'equilibrio tattico lo colloca naturalmente al centro della squadra, ed è circa il lavoro che fa Tiago ormai da anni.
La coppia centrale Gabi-Tiago è stata il cuore dell'Atletico vincente degli ultimi anni e la loro sostituzione è una questione delicata, più di quanto si pensi per via dei nomi non così altisonanti.
L'idea di Simeone è chiara con Saul-Kranevitter, di grossa prospettiva e sicuramente intrigante.
Potrebbero essere anche migliori dei grandi giocatori attuali.
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