4 dic 2015

La crisi del River

Il trionfo in Copa Libertadores ha portato a sottovalutare alcune problematiche in casa River.
La vittoria della più grande competizione per club del Sudamerica, arrivata per di più a seguito della Sudamericana 2014, è stato un trionfo senza mezzi termini, ma dietro a tanta luce si sono nascoste delle ombre che adesso i Millonarios si trovano a pagare senza sconto alcuno.

La squadra di Gallardo ha chiuso abbastanza male la stagione, col nono posto in campionato - dietro a Belgrano e Banfield, per intenderci - a quindici punti dal Boca campione e finendo eliminato dall'Huracan in semifinale di Sudamericana.
Non c'è stato un vero e proprio crollo, perchè il River ha avuto dei piccoli problemi, dei sassolini negli ingranaggi, che nel tempo hanno rovinato una macchina estremamente efficiente, fino a farla ingolfare. Gallardo è riuscito a tenere il timone anche troppo bene nei mesi decisivi della Libertadores, ma per i miracoli si sta ancora attrezzando.
Fin da inizio stagione il River ha dimostrato dei problemi di tenuta. La squadra che aveva vinto la Sudamericana tra infortuni, un pizzico di appagamento e la testa già ai gironi di Libertadores in campo faticava a produrre risultati

Decisivo nel cambiamento in negativo dei Millonarios è stato il mercato
Il primo tassello tolto alle fondamenta del River è anche il più sottovalutato: Ariel Rojas. Magari non da Gallardo, ma dal sentore del pubblico e dei commentatori.
Rojas non è mai stato un giocatore particolarmente appariscente, pur avendo un mancino di ottima qualità. I pochi gol non gli hanno praticamente mai permesso di prendersi la luce dei riflettori, ma per Gallardo il Chino era una pedina tattica fondamentale. Rojas sapeva fare l'interno e l'ala, garantendo copertura tattica, qualità nell'impostazione, rifinitura sia nei passaggi che nei cross, il tutto mettendo in campo una certa fisicità. Sostanzialmente un lavoro molto simile a quello offerto da Carlos Sanchez sulla destra.
Non a caso insieme a Rojas si è trovato benissimo un terzino di spinta come Lionel Vangioni. I due collaboravano sulla sinistra, trovando scambi continui. Una coppia che, prima dell'esplosione definitiva agli ordini di Gallardo, aveva fatto le fortune anche di Ramon Diaz.
Ma la cessione di Rojas in estate è passata in secondo piano, essenzialmente per due motivi. Il primo è che insieme a lui è partito anche Teo Gutierrez, miglior giocatore della squadra, il secondo è che da lì a poco il River ha vinto la Libertadores. Sul breve periodo Gallardo ha trovato una quadratura che ha saputo compensare l'addio di Rojas, ma nel medio è tutto un altro discorso.
Anche perchè all'addio del Chino è seguito quello di Ramiro Funes Mori.

Il gemello del più famoso Rogelio con Gallardo si è trasformato da progetto di difensore a uno dei migliori centrali del panorama Sudamericano. Funes Mori è uno di quei giocatori destinati ad essere perennemente sottovalutati per motivi misteriosi, malgrado i successi, e di cui ci si accorge quando mancano. Messo in ombra da Balanta prima, in parte da Mammana poi, il Mellizo ha saputo apprendere l'arte da Maidana, aggiungendo alla capacità di impostazione uno strapotere fisico fondamentale per reggere la linea altissima pretesa dal Muneco. Sotto la guida dell'ex-10 millonario, Funes Mori ha compiuto un notevole salto di qualità anche e soprattutto a livello mentale, mettendo in mostra continuità e personalità da Seleccion.
Non a caso la sua cessione all'Everton ha sostanzialmente distrutto la linea difensiva del River.

Terzo ed ultimo tassello la prolungata assenza per infortunio di Vangioni, che ha privato il River del suo terzino sinistro titolare e di uno sbocco fondamentale per la manovra.

Passare da un triangolo allargato Vangioni-Funes Mori-Rojas a Casco-Balanta-Bertolo o chi per lui non è stato esattamente indolore per la squadra e i risultati raccolti dalla Banda ne sono un chiaro esempio. Gallardo per un breve periodo è riuscito a limitare i danni, puntando sulla qualità offensiva di giocatori come Driussi o il Pity Martinez e sull'incredibile stato di forma di Kranevitter -capace di reggere una mediana praticamente da solo-, ma l'addio di Funes Mori ha fatto crollare un castello già da tempo scricchiolante.
Casco e Balanta sono regolarmente tra i peggiori in campo, mentre per la posizione di Rojas Gallardo non ha ancora trovato una soluzione e probabilmente solo il mercato potrà dare risposte. Nella semifinale di ritorno contro l'Huracan il tecnico è ricorso addirittura a un 3-5-2 per cercare di coprire la falla, rilanciando titolare sulla sinistra un Vangioni fermo da mesi e spostando Casco sulla destra, una fascia che non copriva da anni.

Al crollo strutturale della fascia sinistra, si aggiungono ora gli addii di Sanchez e Kranevitter: una rivoluzione prevedibile che chiederà a Marcelo Gallardo un altro enorme sforzo per ricostruire dal nulla una squadra privata di tutti gli elementi fondamentali. Il Muneco finora ha sempre risposto presente, pescando giocatori sconosciuti capaci di sostituire più che degnamente i predecessori -Alario su tutti-, ma questa volta il lavoro sembra essere più proibitivo che mai.

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