Antonio Cassano è da sempre tanto famoso in positivo per il suo talento quanto in negativo per il suo carattere, che ha portato a coniare il termine cassanate per definire i suoi eccessi.
Viene praticamente da sola l'equazione Cassano all'Inter-cassanata che ha portato alla rottura col Milan, perchè nei suoi trasferimenti passati c'è sempre stato un elemento caratteriale decisivo.
A Roma, da giovane, successe di tutto malgrado il grande affetto che lo legava a Totti (fino a un certo punto, poi rapporto in caduta libera) e a Capello.
A Madrid praticamente Cassano non l'hanno mai visto, c'era solo il fratello fissato con le merendine e le cameriere che faceva le imitazioni del suo allenatore (sempre Capello, suo principale sponsor tra i galaticos che stavolta si è visto tradito).
La Samp lo aveva rigenerato e gli aveva dato l'amore della sua vita, conosciuta proprio a Genova e nonostante sembrasse aver raggiunto una certa maturità (anche per l'approssimarsi dei 30 anni) in un momento di follia per motivi nemmeno troppo importanti ha ricoperto di insulti Garrone distruggendo un equilibrio fantastico.
Quindi il Milan. Ma è proprio qui che manca qualcosa.
Manca la cassanata. Qualunque di qualunque gravità.
"Se sbaglio al Milan sono da rinchiudere in manicomio" diceva Antonio alla sua presentazione, ben consapevole del suo modo di essere, della sua carriera e dell'occasione che aveva davanti. E non ha sbagliato.
Antonio nell'altra squadra di Milano ha semplicemente giocato, venendo eletto da Ibrahimovic suo partner preferito regalando in cambio gol, ma soprattutto assist. Il problema al cuore l'ha tagliato fuori per gran parte dell'ultima stagione, questo fa sbiadire i ricordi e lascia spazio a dubbi.
Ma di Cassano al Milan non si ricordano polemiche, litigi con chiunque, espulsioni, gesti plateali. Di nessun genere. Solo un preciso sfogo durante gli Europei (che ha giocato da titolare, e anche qui nessun problema) riguardo la possibile cessione di Thiago Silva. Un pensiero comune a tutti gli osservatori del calcio a ogni livello, ma che nessuno osava dire ad alta voce. Come del resto gran parte delle cose che Cassano dice.
Tutto qui.
Lungi da me pensare che adesso, all'improvviso, sia cambiato e abbia raggiunto la pace interiore. Per Peter Pan è impossibile crescere veramente. Certe cose sono il suo istinto e gli rimarranno dentro per sempre. Del resto, sarebbe tanto normale e noioso senza.
Ma Cassano questa volta non è stato mandato via. Ha scelto con coscienza la sua strada. Per motivi personali e sportivi. Senza alzare la voce nè fare capricci che tutti potessero notare.
Ed è già un cambiamento.
Viene praticamente da sola l'equazione Cassano all'Inter-cassanata che ha portato alla rottura col Milan, perchè nei suoi trasferimenti passati c'è sempre stato un elemento caratteriale decisivo.
A Roma, da giovane, successe di tutto malgrado il grande affetto che lo legava a Totti (fino a un certo punto, poi rapporto in caduta libera) e a Capello.
A Madrid praticamente Cassano non l'hanno mai visto, c'era solo il fratello fissato con le merendine e le cameriere che faceva le imitazioni del suo allenatore (sempre Capello, suo principale sponsor tra i galaticos che stavolta si è visto tradito).
La Samp lo aveva rigenerato e gli aveva dato l'amore della sua vita, conosciuta proprio a Genova e nonostante sembrasse aver raggiunto una certa maturità (anche per l'approssimarsi dei 30 anni) in un momento di follia per motivi nemmeno troppo importanti ha ricoperto di insulti Garrone distruggendo un equilibrio fantastico.
Quindi il Milan. Ma è proprio qui che manca qualcosa.
Manca la cassanata. Qualunque di qualunque gravità.
"Se sbaglio al Milan sono da rinchiudere in manicomio" diceva Antonio alla sua presentazione, ben consapevole del suo modo di essere, della sua carriera e dell'occasione che aveva davanti. E non ha sbagliato.
Antonio nell'altra squadra di Milano ha semplicemente giocato, venendo eletto da Ibrahimovic suo partner preferito regalando in cambio gol, ma soprattutto assist. Il problema al cuore l'ha tagliato fuori per gran parte dell'ultima stagione, questo fa sbiadire i ricordi e lascia spazio a dubbi.
Ma di Cassano al Milan non si ricordano polemiche, litigi con chiunque, espulsioni, gesti plateali. Di nessun genere. Solo un preciso sfogo durante gli Europei (che ha giocato da titolare, e anche qui nessun problema) riguardo la possibile cessione di Thiago Silva. Un pensiero comune a tutti gli osservatori del calcio a ogni livello, ma che nessuno osava dire ad alta voce. Come del resto gran parte delle cose che Cassano dice.
Tutto qui.
Lungi da me pensare che adesso, all'improvviso, sia cambiato e abbia raggiunto la pace interiore. Per Peter Pan è impossibile crescere veramente. Certe cose sono il suo istinto e gli rimarranno dentro per sempre. Del resto, sarebbe tanto normale e noioso senza.
Ma Cassano questa volta non è stato mandato via. Ha scelto con coscienza la sua strada. Per motivi personali e sportivi. Senza alzare la voce nè fare capricci che tutti potessero notare.
Ed è già un cambiamento.
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