Uruguay e Spagna sono le prime grandi eliminate dall'Olimpiade.
Entrambe volevano vincere per dimostrarsi all'altezza di qualcosa: la Spagna under dei fratelloni bicampioni europei e mondiali in carica, l'Uruguay dei suoi due ori '24 e '28.
L'eliminazione è stata netta e decisamente dolorosa.
La roja è riuscita nell'impresa di non segnare nemmeno un gol in tre partite (Giappone-Honduras-Marocco), mettendo in luce tutti i limiti della loro idea di calcio e facendo intuire che, forse, il ricambio generazionale sarà traumatico anche per loro. Non che manchi il talento, come dimostrano altre vittorie a livello giovanile, ma non si vive di soli passaggi orizzontali.
Juan Mata, fresco campione d'Europa con club e nazionale, non è riuscito a dare alla squadra la leadership e il fosforo che avrebbe dovuto. Anche per lui un'occasione persa per imporsi nella Spagna.
La celeste voleva fare un'altra importante iniezione di fiducia in vista dei Mondiali in Brasile (dove vinse nel '50), dopo il quarto posto in Sudafrica e la vittoria in Copa America. Tanto più che aveva vinto le due edizioni dei giochi a cui aveva partecipato, entrambe disputate prima della creazione dei Mondiali di calcio e quindi a questi assimilate. Torna a casa con un risultato che deve far riflettere il maestro Tabarez sul suo modello di gioco, troppo povero dal centrocampo in giu, troppo affidato alla verve dei giocatori più offensivi. Senza Forlan si sente eccessivamente l'assenza di qualcuno in grado di impostare l'azione, e il biondo è tutt'altro che eterno. La garra non può sopperire a tutto e i giovani non hanno gli occhi della tigre visti tanto spesso ai giocatori uruguagi negli ultimi anni.
Edinson Cavani ha deluso ancora una volta, ma ancora una volta è sembrato tanto, troppo sacrificato, nemmeno lontanamente nelle condizioni ideale per esprimere il suo talento.
Entrambe volevano vincere per dimostrarsi all'altezza di qualcosa: la Spagna under dei fratelloni bicampioni europei e mondiali in carica, l'Uruguay dei suoi due ori '24 e '28.
L'eliminazione è stata netta e decisamente dolorosa.
La roja è riuscita nell'impresa di non segnare nemmeno un gol in tre partite (Giappone-Honduras-Marocco), mettendo in luce tutti i limiti della loro idea di calcio e facendo intuire che, forse, il ricambio generazionale sarà traumatico anche per loro. Non che manchi il talento, come dimostrano altre vittorie a livello giovanile, ma non si vive di soli passaggi orizzontali.
Juan Mata, fresco campione d'Europa con club e nazionale, non è riuscito a dare alla squadra la leadership e il fosforo che avrebbe dovuto. Anche per lui un'occasione persa per imporsi nella Spagna.
La celeste voleva fare un'altra importante iniezione di fiducia in vista dei Mondiali in Brasile (dove vinse nel '50), dopo il quarto posto in Sudafrica e la vittoria in Copa America. Tanto più che aveva vinto le due edizioni dei giochi a cui aveva partecipato, entrambe disputate prima della creazione dei Mondiali di calcio e quindi a questi assimilate. Torna a casa con un risultato che deve far riflettere il maestro Tabarez sul suo modello di gioco, troppo povero dal centrocampo in giu, troppo affidato alla verve dei giocatori più offensivi. Senza Forlan si sente eccessivamente l'assenza di qualcuno in grado di impostare l'azione, e il biondo è tutt'altro che eterno. La garra non può sopperire a tutto e i giovani non hanno gli occhi della tigre visti tanto spesso ai giocatori uruguagi negli ultimi anni.
Edinson Cavani ha deluso ancora una volta, ma ancora una volta è sembrato tanto, troppo sacrificato, nemmeno lontanamente nelle condizioni ideale per esprimere il suo talento.
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