L'Italia calcistica tutta scoprì che esisteva una cosa chiamata ranking UEFA per nazioni nella stagione 2009/2010.
Qualche attento statistico del calcio fulminato sulla via di Madrid scoprì che i quattro ingressi in Champions League garantiti alla Serie A non erano una gentile concessione divina immobile e immutabile, ma dipendevano da un coefficiente originato, in poche parole, dai risultati sportivi di tutte le squadre italiane impegnate nelle competizioni europee. E l'unico modo per salvare quei quattro posti per la stagione 2010/2011 era la vittoria dell'Inter (squadra italiana con buona pace di tutti) in finale di Champions League contro il Bayern Monaco, squadra evidentemente tedesca, cioè portabandiera della nazione appena dietro all'Italia nel ranking. La vittoria di Madrid mise una pezza e salvò lo status quo per una stagione, ma il sorpasso era scritto, rapido e inevitabile.
Passata la tempesta mediatica del momento, in Italia si preferì tornare a parlare delle classiche beghe da cortile che tanto appassionano il pubblico, ignorando totalmente il problema, continuando con una spocchia rara a considerare il campionato italiano superiore a tutto e tutti probabilmente in Europa, di conseguenza nel mondo.
Il risultato più immediato è che oggi, stagione 2011/2012 (non esattamente cento anni dopo la Champions di Madrid) la Serie A manda in Champions League tre squadre e la Bundesliga quattro. Ma questo è solo il sintomo più evidente di un problema grave, che in Italia ci si ostina a ignorare perchè troppo abituati a parlare del grande calcio degli anni 80-90.
Il ranking oggi recita: Inghilterra 82.535, Spagna 77.6142, Germania 72.352, Italia 59.409, Portogallo 54.013, Francia 54.011, Russia 47.832.
Fanno impressione almeno due cose:
1- l'abisso che la Germania ci ha rifilato in due anni
2- la tremenda vicinanza di ben due campionati, portoghese e francese
Il calcio italiano come movimento forse è meglio che esca dal torpore in fretta, smettendo di pensare solo ai propri piccoli, piccolissimi interessi personali.
Qualche attento statistico del calcio fulminato sulla via di Madrid scoprì che i quattro ingressi in Champions League garantiti alla Serie A non erano una gentile concessione divina immobile e immutabile, ma dipendevano da un coefficiente originato, in poche parole, dai risultati sportivi di tutte le squadre italiane impegnate nelle competizioni europee. E l'unico modo per salvare quei quattro posti per la stagione 2010/2011 era la vittoria dell'Inter (squadra italiana con buona pace di tutti) in finale di Champions League contro il Bayern Monaco, squadra evidentemente tedesca, cioè portabandiera della nazione appena dietro all'Italia nel ranking. La vittoria di Madrid mise una pezza e salvò lo status quo per una stagione, ma il sorpasso era scritto, rapido e inevitabile.
Passata la tempesta mediatica del momento, in Italia si preferì tornare a parlare delle classiche beghe da cortile che tanto appassionano il pubblico, ignorando totalmente il problema, continuando con una spocchia rara a considerare il campionato italiano superiore a tutto e tutti probabilmente in Europa, di conseguenza nel mondo.
Il risultato più immediato è che oggi, stagione 2011/2012 (non esattamente cento anni dopo la Champions di Madrid) la Serie A manda in Champions League tre squadre e la Bundesliga quattro. Ma questo è solo il sintomo più evidente di un problema grave, che in Italia ci si ostina a ignorare perchè troppo abituati a parlare del grande calcio degli anni 80-90.
Il ranking oggi recita: Inghilterra 82.535, Spagna 77.6142, Germania 72.352, Italia 59.409, Portogallo 54.013, Francia 54.011, Russia 47.832.
Fanno impressione almeno due cose:
1- l'abisso che la Germania ci ha rifilato in due anni
2- la tremenda vicinanza di ben due campionati, portoghese e francese
Il calcio italiano come movimento forse è meglio che esca dal torpore in fretta, smettendo di pensare solo ai propri piccoli, piccolissimi interessi personali.
Nessun commento:
Posta un commento