Questa è una carrellata di talenti che si sono fermati qualche gradino sotto a quello che poteva essere il loro vero potenziale, soprattutto nella loro esperienza nel vecchio continente.
7. Pablo Aimar: el Payaso è stato un idolo del Monumental con 4 titoli vinti e un protagonista del Valencia dei primi anni 2000. Il più grosso limite al talento di questo fantasista tutto tecnica e dribbling è stato il fisico continuamente tormentato da problemi di ogni genere. A 32 anni si fa ancora rispettare al Benfica.
6. Gaston "la Gata" Fernandez: classica seconda punta con una carriera da eterno sottovalutato. Tra occasioni perse (una su tutti, il River Plate dov'è nato) e un'indolenza naturale che lo porta a fare sempre qualcosa di meno di quello che il suo grande talento gli permetterebbe è sempre rimasto tra Argentina e Messico, trovando casa a La Plata dove ha vinto tutto all'ombra di Juan Sebastian Veron. Non ha mai trovato continuità e soprattutto non si è mai messo in gioco in Europa.
5. Ever Banega: il più giovane della classifica e quindi l'unico che può ancora riscattarsi si trova in mezzo alla discussione perchè ha esordito giovanissimo nel Boca e nell'Argentina Olimpica e Under 20 promettendo tantissimo. Centrocampista assolutamente completo, con cattiveria agonistica, capacità di recuperare palloni e soprattutto tecnica sopraffina e visione di gioco panoramica ha pagato tanto il passaggio in Europa al Valencia, per motivi caratteriali. Ma le etichette si mettono in fretta e poi toglierle è dura. Il calcio spagnolo non lo sta aiutando a migliorare tatticamente, anzi lo spinge in posizioni sempre più avanzate con sempre meno compiti tattici. Ne guadagna il talento libero, ma a che prezzo? Giocatore da salvare.
4. Andres D'Alessandro: il "nuovo Maradona" per eccellenza dei primi anni 2000, mancino da sogno che ha regalato titoli al River in coppia con el Torito Cavenaghi. Dopo gli esordi da stella un discusso e discutibile passaggio in Europa dalla porta di servizio del Wolfsburg (nel 2003 non esattamente tra i top team del continente), con annesso fallimento in Germania e nelle squadre successive, fino alla rinascita in Brasile all'Internacional di Porto Alegre, dove soprattutto vince Copa Sudamericana, Libertadores e Pallone d'Oro Sudamericano. Limiti di personalità e fisici ne hanno segnato la carriera. Il giudizio è ormai di un giocatore inadatto a essere leader e limitato al suo continente d'origine.
3. Ariel Ortega: giocatore dal talento straordinario, specie per chi l'ha visto giocare nel River fino alla Libertadores 1996. Un talento tale da permettergli di giocare ai massimi livelli in Argentina anche a 37 anni, pur con un fisico minuto e innumerevoli problemi comportamentali, soprattutto legati a una brutta dipendenza dall'alcol. Ha girato Spagna, Italia e Turchia, ma ha acceso la lampadina del suo genio solo a sprazzi. Per quanto abbaglianti, veramente troppo poco per il dono che ha.
2. Javier Saviola: il principe dei talenti sprecati, un altro pibe dalle inferiores del River. Esordisce a
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