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20 lug 2012

Due sintomi

Come corollario al precedente post, due eventi di mercato recentissimi che esemplificano come l'Italia abbia perso il suo posto calcistico nel mondo e che via dovrebbe intraprendere.

  • Ibrahimovic e Thiago Silva al Paris Saint Germain
Difficile trovare un trasferimento più mediatico di questo. Un pò (anzi tanto) per il teatrino messo su da mesi da tutto l'establishment rossonero, un pò per lo spessore dei nomi coinvolti. Ancora una volta a prescindere da soldi, bilanci e numeri vari, è il concetto che conta.
Il Milan, club più titolato al mondo secondo i loro calcoli, 7 Champions, ricchi premi e cotillon vende il numero uno e il numero due della rosa (e praticamente gli unici due che contavano qualcosa) a una squadra che sostanzialmente fino all'anno scorso è vissuta nell'anonimato (due campionati vinti, un Intertoto, una Coppa Coppe) e gioca pure in uno dei pochi campionati europei considerati ancora inferiori alla Serie A. Segno totale di resa economica, massimo indicatore possibile della necessità di cambio immediato di forma mentis.
Un giorno o l'altro poi Leonardo ci spiegherà come mai sia capace solo di venire a comprare in Italia gonfiando a dismisura le cifre (c'è da ringraziarlo perchè è uno dei pochi a portarci soldi, ma fossi quello che gli paga lo stipendio due domande le avrei), ma è un altro discorso.

  • Luuk de Jong al Borussia Mönchengladbach
Luuk de Jong è uno dei principali talenti messi in mostra dal calcio olandese negli ultimi due anni. Col Twente ha vinto un campionato e messo a segno nell'ultima stagione 25 gol giocando (finalmente) da terminale offensivo della squadra. Talento vero, interessante per completezza tecnica, ceduto per 15 milioni di euro al Borussia bianco, quello meno famoso, arrivato quarto nell'ultima Bundesliga e quindi ai preliminari di Champions League.
Sul prezzo si può discutere (per un classe '90 con 119 presenze e 59 gol nel Twente mi pare cifra onestissima), ma importante è ancora il concetto.
La quarta forza del campionato (
che già di suo conta su dei talenti fatti in casa) per rinforzarsi punta su un elemento giovane già rodato in un campionato "minore", senza paura e con la prospettiva di impiegarlo realmente. Quante volte succede in Italia? A mio avviso troppo poche.




Note a parte su Ibrahimovic:
- Maxwell a Gennaio scorso si è trasferito al PSG. A questo punto non può essere un caso. Due anni lontani sembravano decisamente già troppi
- per la seconda volta dopo l'Inter 2009/2010 si parla di dargli la maglia numero 10 e lui se ne va senza nemmeno vederla

23 mag 2011

Precisazione tattica

Leonardo ultimamente non fa che ripetere che la squadra è in crescita sotto l'aspetto fisico e tattico, a far intendere che i veri problemi esplosi durante la settimana maledetta sono ormai un ricordo, spazzato via dai risultati (7 partite, 5 vittorie, 1 sconfitta, 1 pareggio, più la finale di Coppa Italia conquistata).

Ma quanto la mano del tecnico ha influito su questo percorso?
Tralasciando il discorso sul valore e le motivazioni degli avversari affrontati (squadre dal nono posto in giu, escluse la Lazio sempre in difficoltà in trasferta e il Napoli alla ricerca di un solo punto per la Champions), dal punto di vista tattico c'è stato si un cambiamento, ma con un'importante analogia col recente passato.

Abbandonati i moduli principali usati dal brasiliano di Niteroi (4-3-1-2 e 4-2-3-1) la squadra è approdata a una disposizione tattica più conservativa e prudente. Un 4-4-2 in linea con due centrocampisti centrali abbastanza statici, una punta come ala sinistra, Zanetti come ala destra col compito principale di coprire il terzino di spinta e il trequartista del giorno (Kharja/Sneijder) come seconda punta in appoggio a Pazzini o Milito. Non esattamente un ricettacolo di calcio spettacolo, ma si fa di necessità virtù e si bada al sodo.

Tutto questo i tifosi dell'Inter l'avevano già visto.
Non parlo del 4-4-2 dei primi anni 2000, ma di Novembre-Dicembre 2010, con Rafa Benitez in panchina. Anche allora dopo un periodo di scarsi risultati il tecnico spagnolo aveva dovuto abbandonare il suo credo tattico (4-3-3 o 4-2-3-1) e la squadra era tornata a proporre un 4-4-2 in linea, tra l'altro criticatissimo dagli esigenti supporters nerazzurri, portando a casa risultati utili in campionato e Champions e la vittoria nel Mondiale per Club.
Allora però il cambiamento tattico era avvenuto dopo l'esonero de facto di Benitez. Prima di salutare consensualmente la società a fine Dicembre, Rafa aveva già smesso di contare qualcosa sulla panchina da tempo, e la squadra si era messa in condizioni di autogestione, di fatto rigettando tutte le novità tentate dal tecnico di Madrid. Col 4-4-2 in linea si viaggiava col pilota automatico, contando sulla vena del Maicon, Eto'o, Milito, Sneijder di turno, e si sono portati a casa i risultati che servivano.

Sulla base di cosa dovrei pensare che cinque mesi dopo sia cambiato qualcosa?

14 apr 2011

Ma Philippe Coutinho?

Philippe Coutinho è stato acquistato dall'Inter ormai tre anni fa, quando ancora minorenne mostrava tanto talento da essere considerato una delle più grandi promesse del Brasile pur giocando in una squadra non di primo spessore come il Vasco da Gama. A 18 anni è arrivato in Italia con poca esperienza, tanta voglia di imparare e un futuro da scrivere sulla base delle sue doti. A quasi un anno di distanza mi interessa parlare della sua gestione più che dei risultati ottenuti.

Con Benitez il ragazzo era di sicuro considerato, qualcuno direbbe anche troppo. Di fatto costretto a essere la prima riserva dell'attacco per com'era strutturata (male) la rosa quando non direttamente il titolare, questo ragazzo classe 1992 (ricordiamolo) si è trovato all'improvviso catapultato nel calcio che conta senza avere il tempo di ambientarsi nè tecnicamente nè soprattutto fisicamente. Dai campionati statali brasiliani alla Champions League senza passare dal via. Con in più alte aspettative dei tifosi, che quando sentono parlare di talento pretendono subito che il ragazzo entri in campo e trascini la squadra con gol e giocate continue, altrimenti è un bidone. In un periodo in cui la squadra era decimata dagli infortuni e con problemi di risultati e gestione tecnica non era certo facile entrare nel calcio europeo.

Alla vigilia del Mondiale per Club si è infortunato al bicipite femorale, restando fuori per due mesi. Al suo ritorno c'era un trofeo in più in bacheca, ma anche un nuovo allenatore. Il collegamento Leonardo-giocatori brasiliani è facile e spesso se ne abusa. Così anche dalla sua gestione di Coutinho ci si aspettava qualcosa di più, qualche tocco magico che solo chi parla samba può regalare. Invece la gestione del ragazzo ha perso ogni logica. Rientrato dall'infortunio è stato lanciato titolare a San Siro contro il Palermo e dopo un primo tempo in cui la squadra era sotto 0-2 è stato scelto come capro espiatorio da Leonardo, che l'ha sostituito, e dalla tifoseria tutta. Non importa come avesse effettivamente giocato quella partita, che fosse alla prima partita dopo l'infortunio o che realmente avesse fatto qualcosa di buono. La sentenza era emessa. Come risultato il ragazzo non ha più visto il campo.

Si possono fare mille congetture su lavori tattici e fisici specifici (e in effetti una crescita fisica l'ha avuta) finalizzati a migliorarne il rendimento. Ma se evidentemente non lo si riteneva pronto, perchè riproporlo in campo solo contro il Bayern a Monaco, in un ottavo di Champions, in trasferta, sotto 2-1? Una situazione quantomeno difficile per ambiente e momento della squadra, che rischiava di bruciare anche un giocatore con esperienza visto che il margine di errore era più o meno zero. Invece per fortuna e talento la partita è finita bene e Philippe è riuscito quantomeno a giocare. E se credete sia poco vuol dire che non state considerando adeguatamente tutte le condizioni di contorno. Dopo una simile dimostrazione di fiducia dall'allenatore, ci si aspetterebbe qualche presenza. E infatti qualche spezzone nei finali di partita arriva, senza pretese, ma almeno toccando un paio di palloni. Salvo dopo due partite tornare nell'elenco dei dispersi. Addirittura finendo non più in panchina, ma in tribuna per tre partite consecutive, pur essendo uno dei pochi ad essersi allenato ad Appiano non avendo impegni con le nazionali. E la naturale conclusione di questo percorso qual è? Messo in campo negli ultimi minuti a Gelsenkirchen al posto di Sneijder quando si devono segnare quattro gol per passare il turno. E ovviamente la colpa diventa sua perchè non è riuscito a inventare niente... Tutto normale per voi?