13 mar 2014

La vittima Balotelli

Mario Balotelli è un personaggio con una capacità assolutamente unica di far parlare di se.
Lo connoto come personaggio invece che come calciatore perchè non è necessario riferirsi alla sua professione per trovare modo o motivo di sfruttarlo per iniziare una discussione, è una sua capacità per certi versi unica, manifestatasi dall'inizio della carriera in nerazzurro e ancora prima, fin dal Lumezzane.
Per cominciare, una storia personale come la sua è rara non tanto nel calcio, quanto in Italia e suscita una genuina curiosità. Fiumi di inchiostro riversati per sviscerarne ogni singolo aspetto. Da dove arriva questo ragazzone nero che parla bresciano? Radici in Ghana, nascita a Palermo, affidamento, una famiglia italiana con pochi rapporti diretti col calcio, ma importante per la sua crescita e dei fratelli di sangue cercati e valorizzati dai media (la sorella Abigail all'Isola dei famosi, il fratello Enoch wannabe calciatore, di sicuro imitatore). Resterebbe una storia di cui parlare anche senza il background calcistico, che è servito di fatto solo come detonatore. Poi la sua scoperta (chiedete al direttore sportivo dell'inter Ausilio), una Primavera vissuta da trascinatore, esordi folgoranti tra Coppa Italia e sfide scudetto, le polemiche con l'Inter, Mino Raiola, il City, i tabloid, why always me, i rigori e infine il Milan. In aggiunta il fatto di essere nero e italiano, con gli ovvi risvolti sociali della cosa (manifestatisi a più riprese), e la maglia azzurra.

Fin dai primi passi nel calcio che conta Balotelli ha fatto parlare di se a 360°, animando le polemiche e dividendo tifosi e avversari. Se fa qualcosa perchè lo fa, se non lo fa perchè non lo fa, se gioca come gioca, ma anche solo per quello che è. Un'opinione in un senso o nell'altro si trova sempre, ai giorni nostri è anche probabile trovi pubblicità e risonanza. Da discussione nasce discussione, in un infinito rimando di commento in commento.
La stampa, a seconda del periodo, ha cavalcato le onde. Prima educato col bastone in quanto troppo giovane e troppo ribelle, poi esaltato come salvatore di un intero movimento calcio (a tal proposito un amico mi suggeriva questa ricerca). Qualcuno direbbe a seconda della maglia indossata. In mezzo l'esperienza inglese, in cui ha avuto modo di testare tutta l'attenzione propria della stampa locale per le stravaganze private. Stravaganze che rimbalzando in Italia hanno ancora di più colorito il personaggio, arricchendolo di aneddoti. E il Time? Come dimenticarsi del Time. In copertina e nei 100 uomini più influenti (classifica che andrebbe spiegata, non in molti l'hanno fatto) appunto per il suo spessore d'immagine tra calcio e politica.

C'è da stupirsi che, in fin dei conti, Balotelli giochi solo per se stesso? Anche in campo, sostanzialmente, vive il personaggio di Super Mario. Un giocatore di grande talento con dei singoli colpi straordinari e l'obiettivo preciso di imporsi a livello personale. Fa parlare un gol da 40 metri o una corsa a pressare un centrale? Quale delle due cose rientra di più nel suo portfolio? Dimostrare di essere il migliore coi colpi e con la palla, di poter salvare la situazione.
C'è però un altro lato della stessa medaglia. Un personaggio tanto forte, tanto accentratore, finisce per pagare sempre, anche quando magari non è il primo colpevole. In prima pagina ci sarà sempre Balotelli, non certo Rami. Oneri e onori inscindibili. Quello che la stampa ti ha dato, la stampa ti fa anche pagare. Non puoi permetterti di avere i riflettori addosso e fare scena muta quando tutti ti stanno aspettando.

Il vero problema di Balotelli è questo: è vittima di se stesso.
Il suo personaggio, costruito negli anni e incoraggiato dai media e da chi ne cura/ha curato gli interessi, ha finito per mangiarsi lo stesso Mario e ha una necessità costante di emergere e imporsi. Si vede nelle piccole cose, negli atteggiamenti. Soprattutto nel sembrare sempre distante da quello che gli accade attorno, spesso fuori posto (chiedere ai compagni), pronto a prendere le distanze dalle cose negative ("quello non era un rigore di Mario" detto dopo il primo rigore sbagliato in carriera).
Ma appunto è un personaggio, e come tale ha dei limiti di sceneggiatura.
Cosa è rimasto del ragazzo definito dai giornalisti del Time "sorprendentemente timido"? Dove si trova? Di certo non nella maglia numero 45.
E badate bene, ho detto ragazzo. Per l'uomo aspetterei.

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