Il triplice fischio dell'arbitro German Delfino ha decretato il termine del semestre sportivo del River Plate. La Banda ha chiuso l'Inicial 2013 sulla stessa lunghezza d'onda dell'intero torneo, pareggiando con grande fatica una partita giocata solo a tratti, con la forza dei nervi e tanta, troppa confusione. L'epilogo inevitabile di una prima parte di stagione da lasciarsi alle spalle il più in fretta possibile, vissuta tra polemiche arbitrali, flop di mercato, delusioni sportive e le sempre più imminenti elezioni per la presidenza del club.
Tracciare un bilancio della gestione Passarella non è particolarmente difficile, pur tenendo presente la tragica situazione in cui ha ereditato la società. Tanti buoni intenti, aspetto da non sottovalutare dopo la scellerata epoca di Aguilar, qualche discreta idea in sede di mercato, poca professionalità nella gestione di dissapori personali e soprattutto l'onta della retrocessione in serie B. Incolpare soltanto il Presidente uscente per la caduta nel baratro sarebbe miope, ma Passarella ha una discreta percentuale di colpe e il suo nome rimarrà per sempre scritto a fianco a quello dell'infausto spareggio contro il Belgrano. D'altronde sono stati quattro anni di gestione al limite dell'amatoriale, tra scambi di favori con procuratori e agenti di fiducia e qualche timido quanto isolato accenno di gioia sportiva regalato al pubblico del Monumental. Il tutto condito da una situazione economica sempre più allo sbando, figlia di debiti, bilanci fantasiosi e cessioni mancate.
Sul piano calcistico il semestre della Banda ha messo in evidenza un Ramon Diaz sconosciuto ai più: confuso e incerto ai margini del terreno di gioco, quanto spavaldo e sicuro di sé nel rapporto con i media. Se quest'ultima parte non presenta nulla di nuovo, il Ramon visto in panchina è il lontano parente di quello ammirato lo scorso Final, quando prese una squadra disastrata e la trasformò da cima a fondo. Dopo aver vinto il braccio di ferro con Passarella e ottenuto i tanto agognati Fabbro e Teo Gutierrez, il Pelado ha fallito nel trasmettere sicurezza e fluidità di gioco, perdendo inspiegabilmente i punti fermi del semestre passato.
Balanta ha mostrato i primi inevitabili segni di inesperienza, distratto dalle sempre più insistenti sirene catalane, Vangioni e Rojas non hanno saputo riproporre il tandem letale sulla fascia sinistra, Ledesma ha perso continuità e leadership e Lanzini, la stella del Final 2013, si è letteralmente inceppato. Ma i problemi più gravi si sono registrati davanti, dove i neo-acquisti (incluso Mora) hanno brillato ben poco e gli addii di Trezeguet e Funes Mori si sono rivelati più pesanti del previsto. Ramon ha provato a lanciare qualche giovane promessa, come il Cholito Simeone, Federico Andrada, Juan Cruz Kaprof e Sebastian Driussi, ma l'inesperienza non ha permesso loro di evitare il record negativo di reti segnate dal club in un torneo: con 12 centri in 19 partite questo è infatti stato il peggior attacco della storia del River Plate.
L'anno di Ramon Diaz alla guida dei Millonarios si è dunque chiuso in modo deludente, ma il tecnico di La Rioja ha dimostrato di poter essere l'uomo giusto da cui ripartire e con cui ricostruire la squadra. L'Inicial chiuso al sedicesimo posto ha evidenziato certezze, speranze e delusioni, confermando la bontà di diversi talenti provenienti dalle Inferiores di Nunez e l'inadeguatezza di alcuni senatori, capitan Ponzio su tutti, incapaci di trascinare squadra e tifosi.
Ramon, in attesa di capire chi sarà il nuovo Presidente e quali saranno le aspettative di mercato, dovrà puntare sui quei giovani che ha in parte coinvolto nel torneo appena concluso, dando loro spazio e fiducia. Sebastian Driussi ha conquistato una maglia da titolare nelle ultime due partite a suon di gol in Reserva, ma anche altri talenti sono ormai pronti al salto di categoria: su tutti l'attaccante Kaprof e il difensore Mammana. Nel frattempo le chiavi del centrocampo della Banda sono ormai proprietà di Matias Kranevitter, tucumano classe '93 di cui non si parla (per fortuna) abbastanza. È lui infatti la sorpresa dell'Inicial 2013, iniziato da riserva di Ledesma e Ponzio e concluso da titolare indiscusso. Tempi di gioco, grinta, piedi educati e tanta personalità: mancano solo un po' di esperienza e continuità, poi sarà pronto per il calcio che conta.
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