Stavolta è roba vera.
Tecnica, di risultati, mentale, fisica, gestionale, generazionale.
Così profonda da non sapere come cominciare a risalire.
Le origini, com'è ovvio che sia, sono remote, e nascono da una serie di scelte di gestione che hanno come conseguenza un certo atteggiamento nei giocatori, precisamente in quelli del triplete. Oggi purtroppo sono poco più che vassalli intenti a difendere il loro appezzamento di terra con le unghie e con i denti.
In soli due anni? Si, perchè già di loro non erano ragazzini e stagioni lunghe, pur vincenti, logorano. E quel che è peggio le vittorie assumono un significato quasi perverso. Diventano la prova stessa del proprio valore, ma non si sente il bisogno di confermarle. Quel triplete vale per sempre e sta davanti a tutto, quando lo sport è invece una realtà competitiva quotidiana. Sulla base di quei fasti passati ci si rilassa, si vive di rendita, si smette di combattere su ogni pallone, centimetro per centimetro.
Io ho fatto il triplete, tu chi sei per pensare di sfidarmi?
E l'appezzamento di terra altro non è che il ruolo in squadra. In questo purtroppo spalleggiati da una società egualmente arrogante, forse appagata, di sicuro in ristrettezze economiche. Il che porta a non avere veri concorrenti per il posto da titolare, ma solo ragazzi giovani completamente da formare (compito reso più arduo senza un'organizzazione precisa), per il trionfo del calcio "sulla carta". Il centrocampo del triplete c'è ancora, vuoi mettere?
Peccato che, e parliamo di stretta attualità, Cambiasso sia il fantasma di se stesso (oltre che reduce da troppi infortuni), Motta e Stankovic siano rotti come ciclicamente accade e Zanetti abbia 38 anni. Che Dio conservi in salute Sneijder, un altro vagamente incline a saltare partite.
Dei discorsi sulla carta cosa rimane? Una squadra senza fisico nè anima, impegnata a specchiarsi nella Champions 2010. Peccato che il presente parli di stagione 2011/2012, e i giocatori da mandare in campo siano scelti per esclusione tra le riserve. Che se sono riserve sulla carta c'è un motivo.
Accanto a questo, c'è la questione allenatore.
All'Inter si sa, si è incapaci di fare scelte rapide, decise, sensate e condivise. Si fanno scelte, per qualche motivo, per volere di non si sa chi, con finalità e motivazioni nebulose, con capacità comunicative inesistenti.
Ci si è concentrati su questioni poco più che sterili come il 3-4-3 scelto da Gasperini, ottimo specchietto per le allodole, quando problemi di uomini evidenti c'erano già un anno fa, quando non a caso lo scudetto è andato altrove e solo nuova linfa nei giocatori (Nagatomo, Ranocchia, Pazzini, persino Kharja) e un minimo di motivazioni (Leonardo, sole cuore amore, richieste minime) ha permesso di dare una svolta alla stagione arrivando al secondo posto e alla Coppa Italia.
Moratti ha chiesto a Gasperini di dare un gioco a una rosa basata sugli uomini del triplete, con delle riserve per farli rifiatare. Compito complesso se questi ultimi sono impegnati a guardare record personali e trionfi passati, ci mettono poco o nulla a rigettare le richieste del tecnico di turno mandandolo di fatto a casa (Benitez, Leonardo), pretendono un ruolo di primissimo piano nella squadra e come ciliegina non portano alcuna mentalità ai nuovi compagni perchè persi dentro lo specchio. In più Gasperini ci mette del suo, passando tre mesi a provare un modulo che più complesso (leggete pure inadatto) non si può, non dando alcuna base tecnica.
Il vero nocciolo della crisi è qui, nella mentalità.
L'Inter ci ha messo anni a costruirsi una mentalità vincente in Italia e in Europa, mattone per mattone. Oggi perdere o meglio non vincere, se volete partecipare, sta diventando normale. Ci si accontenta del minimo senza nemmeno provare a puntare al massimo, come se i risultati piovessero dal cielo. Ogni sconfitta è uno shock, un brusco ritorno al reale troppo difficile da metabolizzare in fretta. E la conseguenza è una nuova sconfitta, per un circolo vizioso che è una vera sabbia mobile.
Anni per costruire, attimi per distruggere.
Ricominciare a vincere è più difficile che smettere, anche perchè è necessaria un'autocritica rara e dolorosa per trovare le vere motivazioni delle sconfitte. Quando si crede di essere i migliori è facilissimo trovare scuse e autoconvincersi, nell'autocompiacimento per quanto fatto.
Guardare avanti è per coraggiosi.
Non a caso i giocatori di maggior rendimento all'Inter nell'ultimo periodo sono quelli di pedigree da vincenti di razza, a prescindere da allenatori, squadre e compagni.
In un anno e spiccioli l'Inter è passata da meravigliosa vincente totale a assoluta parvenue come tante, in un contesto di approssimazione e indecisione specchio perfetto del carattere che per anni si è attribuito a Massimo Moratti.
La barca affonda, mentre l'orchestra ancora suona.
E' crisi Inter.
Tecnica, di risultati, mentale, fisica, gestionale, generazionale.
Così profonda da non sapere come cominciare a risalire.
Le origini, com'è ovvio che sia, sono remote, e nascono da una serie di scelte di gestione che hanno come conseguenza un certo atteggiamento nei giocatori, precisamente in quelli del triplete. Oggi purtroppo sono poco più che vassalli intenti a difendere il loro appezzamento di terra con le unghie e con i denti.
In soli due anni? Si, perchè già di loro non erano ragazzini e stagioni lunghe, pur vincenti, logorano. E quel che è peggio le vittorie assumono un significato quasi perverso. Diventano la prova stessa del proprio valore, ma non si sente il bisogno di confermarle. Quel triplete vale per sempre e sta davanti a tutto, quando lo sport è invece una realtà competitiva quotidiana. Sulla base di quei fasti passati ci si rilassa, si vive di rendita, si smette di combattere su ogni pallone, centimetro per centimetro.
Io ho fatto il triplete, tu chi sei per pensare di sfidarmi?
E l'appezzamento di terra altro non è che il ruolo in squadra. In questo purtroppo spalleggiati da una società egualmente arrogante, forse appagata, di sicuro in ristrettezze economiche. Il che porta a non avere veri concorrenti per il posto da titolare, ma solo ragazzi giovani completamente da formare (compito reso più arduo senza un'organizzazione precisa), per il trionfo del calcio "sulla carta". Il centrocampo del triplete c'è ancora, vuoi mettere?
Peccato che, e parliamo di stretta attualità, Cambiasso sia il fantasma di se stesso (oltre che reduce da troppi infortuni), Motta e Stankovic siano rotti come ciclicamente accade e Zanetti abbia 38 anni. Che Dio conservi in salute Sneijder, un altro vagamente incline a saltare partite.
Dei discorsi sulla carta cosa rimane? Una squadra senza fisico nè anima, impegnata a specchiarsi nella Champions 2010. Peccato che il presente parli di stagione 2011/2012, e i giocatori da mandare in campo siano scelti per esclusione tra le riserve. Che se sono riserve sulla carta c'è un motivo.
Accanto a questo, c'è la questione allenatore.
All'Inter si sa, si è incapaci di fare scelte rapide, decise, sensate e condivise. Si fanno scelte, per qualche motivo, per volere di non si sa chi, con finalità e motivazioni nebulose, con capacità comunicative inesistenti.
Ci si è concentrati su questioni poco più che sterili come il 3-4-3 scelto da Gasperini, ottimo specchietto per le allodole, quando problemi di uomini evidenti c'erano già un anno fa, quando non a caso lo scudetto è andato altrove e solo nuova linfa nei giocatori (Nagatomo, Ranocchia, Pazzini, persino Kharja) e un minimo di motivazioni (Leonardo, sole cuore amore, richieste minime) ha permesso di dare una svolta alla stagione arrivando al secondo posto e alla Coppa Italia.
Moratti ha chiesto a Gasperini di dare un gioco a una rosa basata sugli uomini del triplete, con delle riserve per farli rifiatare. Compito complesso se questi ultimi sono impegnati a guardare record personali e trionfi passati, ci mettono poco o nulla a rigettare le richieste del tecnico di turno mandandolo di fatto a casa (Benitez, Leonardo), pretendono un ruolo di primissimo piano nella squadra e come ciliegina non portano alcuna mentalità ai nuovi compagni perchè persi dentro lo specchio. In più Gasperini ci mette del suo, passando tre mesi a provare un modulo che più complesso (leggete pure inadatto) non si può, non dando alcuna base tecnica.
Il vero nocciolo della crisi è qui, nella mentalità.
L'Inter ci ha messo anni a costruirsi una mentalità vincente in Italia e in Europa, mattone per mattone. Oggi perdere o meglio non vincere, se volete partecipare, sta diventando normale. Ci si accontenta del minimo senza nemmeno provare a puntare al massimo, come se i risultati piovessero dal cielo. Ogni sconfitta è uno shock, un brusco ritorno al reale troppo difficile da metabolizzare in fretta. E la conseguenza è una nuova sconfitta, per un circolo vizioso che è una vera sabbia mobile.
Anni per costruire, attimi per distruggere.
Ricominciare a vincere è più difficile che smettere, anche perchè è necessaria un'autocritica rara e dolorosa per trovare le vere motivazioni delle sconfitte. Quando si crede di essere i migliori è facilissimo trovare scuse e autoconvincersi, nell'autocompiacimento per quanto fatto.
Guardare avanti è per coraggiosi.
Non a caso i giocatori di maggior rendimento all'Inter nell'ultimo periodo sono quelli di pedigree da vincenti di razza, a prescindere da allenatori, squadre e compagni.
In un anno e spiccioli l'Inter è passata da meravigliosa vincente totale a assoluta parvenue come tante, in un contesto di approssimazione e indecisione specchio perfetto del carattere che per anni si è attribuito a Massimo Moratti.
La barca affonda, mentre l'orchestra ancora suona.
E' crisi Inter.
Ironia della sorte, il post finisce vicino alla foto di Ryan Giggs.
RispondiEliminaCammina in campo, gioca a un ritmo da partitelle fra amici, ma davanti ai microfoni è un leone e non riasparmia frecciate e stilettate a nessuno, perchè lui "fa parte della squadra che ha fatto il triplete". Fino a quando devo tacere di fronte al teatrino del fantasma SOVRAPPESO del giocatore che era?
Cambiasso è fortunato ad aver scelto il calcio, in questo il rugby è uno sport molto più onesto. Se fisicamente nn sei in grado di giocare la scelta è tua e ci rimetti la tua incolumità fisica. Nel calcio al massimo perdi una partita.
RispondiEliminaVedo che non sono l'unico a pensare queste cose sul centrocampista argentino...
RispondiEliminaAndateci giù piano con Cambiasso :D
RispondiEliminaSi può metterlo in silenzio stampa?
RispondiElimina"Con questo spirito, con avversarie non top, dovremmo fare punti"
E' una dichiarazione agghiacciante.