Partiamo dalla fine.
Il Peñarol ha perso 2-1 in casa del Santos dopo lo 0-0 di Montevideo e scatta la rissa generale sedata a fatica da un nutrito numero di poliziotti.
Gli uruguaiani non ci stanno a perdere contro nessuno, in nessun modo. La chiamano garra charrua, ed è stato il marchio di fabbrica di tutta la campagna in Libertadores della squadra aurinegra.
Il Peñarol è formazione di grandissima tradizione, con cinque Libertadores in bacheca, che però non si presentava a livelli così alti da qualche anno.
Il tecnico Diego la fiera Aguirre ha fatto una vera e propria magia nella fase a eliminazione diretta, trasformando la peggior difesa dei gironi in una squadra che riusciva a vincere grazie alla forza del proprio reparto arretrato, eliminando i campioni in carica dell'Internacional e la grande favorita Velez Sarsfield. E con un pò più di precisione sottoporta al Centenario, avrebbe potuto battere anche il Santos.
I grandi assenti della doppia sfida finale sono stati i centrali di centrocampo Nicolas Freitas e Luis Aguiar. Il primo, mediano difensivo implacabile, si è perso in mezzo a Ganso ed Elano, non riuscendo a trovare un punto di riferimento, dopo aver giocato una Copa da dominatore della mediana. Non certo un palleggiatore, ma un recupera palloni di efficienza rara. Il numero 14 Aguiar, con un recente passato anche in Portogallo, aveva invece il compito di fare gioco e organizzare le temibili ripartenze della squadra. Uno dei migliori nei gironi e sempre pericoloso nelle partite successive malgrado una fastidiosa pubalgia, in finale non ha trovato le chiavi per scardinare il sistema difensivo di Mauricy Ramalho, soffrendo molto corsa e fisicità dei mediani avversari.
A loro si aggiunge una grande promessa del carbonero, Matias Mier, esterno mancino classe 90. Il ragazzo è stato una delle rivelazioni della Libertadores, con un grande contributo tecnico e fisico al gioco di Aguirre, ma ha sentito troppo la pressione. Il tempo è dalla sua parte e personalmente spero di vederlo in Europa.
La principale nota positiva è stata la difesa. Impressionante la compatteza del reparto arretrato. Alejandro Gonzalez, Carlos Valdez, Guillermo Rodriguez e Dario Rodriguez hanno fatto paura a tutti. Grandissima fisicità, garra, tecnica difensiva, attenzione tattica. Anche un fenomeno come Neymar si sognerà ancora per qualche tempo la loro marcatura. Hanno sofferto al Pacaembu a causa dello scarso apporto della mediana, ma el patron Gonzalez, che nella finale di andata aveva cancellato dal campo il numero 11 del Santos, classe 88 e Guillermo Rodriguez classe 84 sono difensori solidissimi e di grande temperamento, farebbero benissimo in qualunque campionato.
A loro si aggiunge senza alcun dubbio Alejandro Martinuccio, uomo simbolo del "miracolo" di Aguirre che si è letteralmente caricato sulle spalle l'intera fase offensiva della squadra. In finale purtroppo si è trovato totalmente da solo a combattere contro tutti. Con una punta di livello al suo fianco chissà...
Infine assoluta nota di merito a Diego Aguirre, di sicuro il miglior allenatore di tutta la Copa. Ha riportato il Peñarol a vincere il campionato dopo sette anni nel 2009/2010 e a una finale di Libertadores, pur persa. Allenatore molto europeo per attenzione alla tattica, alla fase difensiva e alle ripartenza, merita un'occasione da questa parte dell'oceano.
Il Peñarol ha perso 2-1 in casa del Santos dopo lo 0-0 di Montevideo e scatta la rissa generale sedata a fatica da un nutrito numero di poliziotti.
Gli uruguaiani non ci stanno a perdere contro nessuno, in nessun modo. La chiamano garra charrua, ed è stato il marchio di fabbrica di tutta la campagna in Libertadores della squadra aurinegra.
Il Peñarol è formazione di grandissima tradizione, con cinque Libertadores in bacheca, che però non si presentava a livelli così alti da qualche anno.
Il tecnico Diego la fiera Aguirre ha fatto una vera e propria magia nella fase a eliminazione diretta, trasformando la peggior difesa dei gironi in una squadra che riusciva a vincere grazie alla forza del proprio reparto arretrato, eliminando i campioni in carica dell'Internacional e la grande favorita Velez Sarsfield. E con un pò più di precisione sottoporta al Centenario, avrebbe potuto battere anche il Santos.
I grandi assenti della doppia sfida finale sono stati i centrali di centrocampo Nicolas Freitas e Luis Aguiar. Il primo, mediano difensivo implacabile, si è perso in mezzo a Ganso ed Elano, non riuscendo a trovare un punto di riferimento, dopo aver giocato una Copa da dominatore della mediana. Non certo un palleggiatore, ma un recupera palloni di efficienza rara. Il numero 14 Aguiar, con un recente passato anche in Portogallo, aveva invece il compito di fare gioco e organizzare le temibili ripartenze della squadra. Uno dei migliori nei gironi e sempre pericoloso nelle partite successive malgrado una fastidiosa pubalgia, in finale non ha trovato le chiavi per scardinare il sistema difensivo di Mauricy Ramalho, soffrendo molto corsa e fisicità dei mediani avversari.
A loro si aggiunge una grande promessa del carbonero, Matias Mier, esterno mancino classe 90. Il ragazzo è stato una delle rivelazioni della Libertadores, con un grande contributo tecnico e fisico al gioco di Aguirre, ma ha sentito troppo la pressione. Il tempo è dalla sua parte e personalmente spero di vederlo in Europa.
La principale nota positiva è stata la difesa. Impressionante la compatteza del reparto arretrato. Alejandro Gonzalez, Carlos Valdez, Guillermo Rodriguez e Dario Rodriguez hanno fatto paura a tutti. Grandissima fisicità, garra, tecnica difensiva, attenzione tattica. Anche un fenomeno come Neymar si sognerà ancora per qualche tempo la loro marcatura. Hanno sofferto al Pacaembu a causa dello scarso apporto della mediana, ma el patron Gonzalez, che nella finale di andata aveva cancellato dal campo il numero 11 del Santos, classe 88 e Guillermo Rodriguez classe 84 sono difensori solidissimi e di grande temperamento, farebbero benissimo in qualunque campionato.
A loro si aggiunge senza alcun dubbio Alejandro Martinuccio, uomo simbolo del "miracolo" di Aguirre che si è letteralmente caricato sulle spalle l'intera fase offensiva della squadra. In finale purtroppo si è trovato totalmente da solo a combattere contro tutti. Con una punta di livello al suo fianco chissà...
Infine assoluta nota di merito a Diego Aguirre, di sicuro il miglior allenatore di tutta la Copa. Ha riportato il Peñarol a vincere il campionato dopo sette anni nel 2009/2010 e a una finale di Libertadores, pur persa. Allenatore molto europeo per attenzione alla tattica, alla fase difensiva e alle ripartenza, merita un'occasione da questa parte dell'oceano.
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