River e Lanus sono rispettivamente prima e seconda nel torneo Transicion ed entrambe stanno anche disputando la Copa Sudamericana, di cui il Lanus è anche campione in carica. Sono squadre ben allenate, con un'identità ben precisa in campo e diversi uomini di qualità in grado di risultare decisivi.
Tuttavia due giocatori in particolare spiccano per capacità di gestione della palla e influenza generale sul gioco, il numero 15 della banda e il 10 del granate.
Silvio Romero
Il numero dieci del Lanus è un classe 1988 con alle spalle un corposo curriculum sia nel calcio argentino in generale che nel granate in particolare. Fa il suo esordio nel 2005, tra le fila dell'Instituto Cordoba, e passa proprio al club di Buenos Aires nel 2010 dopo aver messo a segno trentadue gol nelle sue prime tre stagioni da titolare. La sua prima esperienza al Lanus vede trentuno gol in tre stagioni, di cui la seconda è stata la meno fortunata. Conosce l'Europa in prestito al Rennes nel 2013-2014 in un'esperienza poco fruttuosa e torna al suo club nell'estate 2014 dopo un trasferimento saltato in Messico. Rimasto quindi quasi per caso a sorpresa è diventato il giocatore più determinante per la fase offensiva di Guillermo Barros Schelotto.
Romero è un attaccante di movimento, destro di piede, che si distingue fin dai tempi cordobesi per tecnica, capacità di vedere la porta e soprattutto abilità nel muoversi senza palla. Non ha problemi a svariare su tutto il fronte d'attacco, giocando sia da esterno che da prima punta, proprio per la sua intelligenza che gli permette di leggere prima lo sviluppo dell'azione unita al trattamento della sfera. Per i canoni argentini ha abbastanza fisicità per difendere
efficacemente palla, grazie anche alla capacità di controllo e alla
pericolosità nel gioco di prima. Al Lanus si trova inserito in un contesto fluido e ricco di giocatori di qualità in cui raffina la sua visione di gioco, il dribbling anche in progressione e il dialogo coi compagni, trovandosi più spesso a sfruttare l'uno contro uno sull'esterno, posizione da cui può cercare sia l'assist che il taglio verso la porta.
A 26 anni Romero è un giocatore nel pieno della maturità tecnica che riesce a sfruttare le sue qualità in ogni fase della manovra offensiva. Infatti è vicecapocannoniere del Torneo con otto gol segnati, miglior marcatore della squadra, ma produce anche assist come questo e riesce a servire così l'inserimento del suo compagno Acosta. Sia che giochi da prima punta (falso nueve, si direbbe da qualche parte) sia che parta largo tende a svariare molto, sia tagliando verso l'area che venendo incontro per organizzare l'azione. Ha infine un'apprezzabile tendenza a giocare velocemente la sfera, senza eccedere in tocchi o dribbling insistiti.
Leonardo Pisculichi
Se la carriera di Romero si è sviluppata quasi interamente in Argentina, quella di Pisculichi lo ha portato a vagabondare per tutto il globo, abbandonando poco più che ventenne l'Argentinos Juniors in direzione Europa. Dopo una fugace avventura alle Baleari agli ordini dell'Hombre Vertical Hector Cuper, il trequartista del River ha risposto presente alla chiamata dorata del Qatar, dove è rimasto per cinque stagioni, prima di accasarsi per un biennio a Jinan, provincia di Shandong, Repubblica Popolare Cinese. Un anno fa arriva la richiesta d'aiuto dell'Argentinos, invischiato nella lotta salvezza, e Piscu coglie al volo l'opportunità per il ritorno in patria: un buon semestre dal punto di vista individuale, ma vano in ottica retrocessione.
In estate il trequartista classe '84 passa al River Plate orfano di Ramon Diaz, suscitando più di qualche perplessità in una tifoseria ansiosa di accogliere nuovamente a casa qualche grande ex come Pablito Aimar.
L'iniziale scetticismo viene tuttavia distrutto dopo poche partite, il tempo di lasciare che il numero 15 assorba l'idea di calcio di Gallardo e che il Muneco capisca come utilizzarlo. La sintonia è totale e Pisculichi, più della solidità di Kranevitter e della vena di Teofilo, si rivela l'ago della bilancia della Banda. Ogni azione offensiva passa per il suo sinistro: che si tratti di palleggio a centrocampo o di verticalizzare il gioco, è lui l'incaricato a spaccare in due le difese avversarie con palle velenose e duetti con i compagni. La propensione all'assist è innata (ringraziano le medie realizzative di Mora e Teo), così come la capacità di vedere spazi che apparantemente non esistono. Il mancino diventa un'arma letale su calci d'angolo e piazzati e le percussioni palla al piede, con quel suo incedere che un po' ricorda il Chori Dominguez, sorprendono per efficacia e imprevedibilità.
Ma a lasciare stupefatti, è l'assoluta propensione al lavoro senza palla: Piscu è infatti l'incaricato a dettare il primo pressing del River, un inatteso recuperatore di palloni capace di far collaborare alla perfezione le fasi di non possesso di attacco e centrocampo. Insomma, un giocatore vero all'apice della carriera, capace di intendere il gioco prima degli altri e con quel tocco di fantasia che finora gli ha permesso di entrare nella maggior parte delle azioni da gol dei Millonarios; un elemento fondamentale che Gallardo dovrà riuscire a gestire fisicamente in vista del duro finale di semestre.
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