Poche settimane fa Pierluigi Casiraghi, responsabile degli osservatori nerazzurri, ha rivelato un piccolo segreto legato al proprio mestiere: quando si parte per andare a osservare un giovane talento, lo si guarda giocare soltanto alcune partite, altrimenti il rischio è quello di focalizzare l'attenzione sui difetti e non sui pregi. Se dovessimo descrivere Ezequiel Cirigliano per la prima impressione che ha lasciato nell'Argentina U-17 e all'esordio nel River Plate, diremmo che si tratta di un mediano completo, intelligente, tecnico il giusto e con idee molto chiare. Un po' carente dal punto di vista fisico, ma una dinamo piuttosto instancabile che sa farsi trovare nel posto giusto al momento giusto.
Tuttavia, a oltre due anni dalla prima partita con i Millonarios sotto la guida di Leo Astrada, Cirigliano è sceso in campo molte, moltissime volte e le impressioni iniziali hanno lasciato spazio a qualche significativa certezza, in positivo e in negativo. Arrivato alle porte della prima squadra con la nomea di nuovo Mascherano, il Ciri ha ben presto dimostrato di essere ben altro tipo di giocatore: mediano anche lui, ma non un "animale" (in senso buono) sradica-palloni con una personalità esagerata, bensì un giocatore molto più ordinato e... ordinario.
Angel Cappa, maestro di Pastore, diceva di lui: "Ho visto pochi giocatori con il tocco di Cirigliano e con la sua abilità nel distribuire palla". Un'investitura senz'altro importante, arrivata direttamente da uno dei portabandiera del Menottismo argentino, che ha trovato il momento di massimo splendore ai tempi dell'Huracan e del suo tiki-tiki, ma che non ha saputo imporre le proprie idee nel breve periodo alla guida della Banda. Da Astrada a Cappa, passando per JJ Lopez e Almeyda, il centrocampista classe '92 del River Plate ha messo in mostra un rendimento altalenante. Non ha mai saputo prendere per mano il centrocampo della squadra di Nunez e ha sofferto moltissimo i continui cambi di modulo e di compagni di reparto. Paradossalmente il suo rendimento è calato nel momento in cui gli è stato affiancato un accentratore di gioco come Leo Ponzio, leader del River Plate targato Matias Almeyda, che lo ha relegato ad un ruolo da gregario, costringendolo a dedicare molta più attenzione alla fase di non possesso e all'equilibrio di squadra.
Nonostante ciò, Cirigliano è ricercato da diverse squadre del Vecchio Continente e il prezzo abbordabile lo rende molto interessante in vista del mercato invernale di riparazione. Ma che tipo di giocatore si appresta a raggiungere l'Europa? Sicuramente non il nuovo Mascherano e nemmeno un simil-Xavi, ma un centrocampista dal fisico compatto, sveglio dal punto di vista tattico, con una buona predisposizione alla fase di non possesso e dall'interessante potenziale in quella di impostazione. Deve crescere molto nella velocità di pensiero al momento dell'organizzazione della manovra e, soprattutto, deve ritrovare freschezza e lucidità mentale lentamente smarrite in un River che negli ultimi anni non ha avuto alcuna identità di gioco. La personalità a livello giovanile non gli mancava, con la Banda l'unica prova tangibile è legata al fatto che qualche volta gli sia stata affidata la fascia di capitano, ma da uno come lui è lecito aspettarsi qualcosa di più a livello di leadership sul terreno di gioco.
Sei mesi agli ordini di Ramon Diaz non potrebbero che giovargli sotto tutti questi punti di vista e, se dovesse arrivare in Italia già a gennaio, avrà sicuramente bisogno di alcuni mesi di adattamento. Per questo motivo un suo approdo diretto in una squadra di vertice è da ritenere poco probabile.
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