E' dicembre e in Argentina è già tempo di chiudere i primi bilanci della stagione ed aggiornare i palmarès. Dominatore incontrastato dell'Apertura 2011 è il Boca Juniors di Julio Cesar Falcioni, allenatore spesso ed ingiustamente criticato che, dopo le difficoltà dello scorso semestre, è riuscito a forgiare una squadra straordinariamente solida ed efficace. Gli Xeneizes hanno trovato fin dalle prime giornate l'assetto ideale, trascinati da un sorprendente reparto difensivo: a fine torneo per Schiavi & Co. si registrano al passivo soltanto 6 reti, meno di una ogni tre gare, dato piuttosto eloquente che spiega la striscia di imbattibilità di quasi trenta incontri.
L'attacco, orfano di Palermo, ha saputo fare leva sull'eterna classe di Riquelme e sull'unica vera sorpresa di questo Apertura: Lucas Viatri. Atteso da tutti come l'erede del Titan, il ventiquattrenne scuola Boca non ha tradio le aspettative, prendendo per mano la manovra offensiva azul y oro e, senso del gol a parte, mettendo in mostra una completezza che ha ben poco a che fare con il suo adorato predecessore. Movimento su tutto il fronte offensivo, tecnica da trequartista e forza fisica, ma all'istinto non si comanda: il vice-Martin ha chiarito una volta per tutte di non essere un centravanti vecchia maniera, è un giocatore moderno (meglio o peggio?) e soprattutto agisce lontano dalla porta, non vive in funzione del gol ed è portato a costruire gioco.
Ecco, il vero limite dell'inarrestabile Boca di Falcioni è sembrato l'assenza di un finalizzatore puro e non a caso negli uffici della Bombonera si sta già muovendo qualcosa: Santiago Silva, Stracqualursi e Ferreyra i nomi più importanti fatti in questi giorni.
Indubbi, dunque, i meriti del Boca Juniors, ma la corazzata Falcioni è veramente una squadra tanto implacabile ed inarrestabile? I numeri parlano chiaro, dodici punti di vantaggio sulle dirette concorrenti, nessuna sconfitta e rivali schiacciati partita dopo partita, incapaci di reagire e porre seriamente in dubbio il titolo numero trenta degli Xeneizes. Tuttavia il gioco espresso sul campo da Riquelme e compagni è parso tutt'altro che spumeggiante, alle volte disordinato e spesso prevedibile. Partita dopo partita i colpi dei singoli e la voglia di raggiungere un titolo che per gli standard del club iniziava a mancare da troppo tempo hanno coperto lacune offensive abbastanza evidenti. Il vero punto di forza, oltre alla fase difensiva, è probabilmente da ricercare a livello mentale: i ragazzi di Falcioni hanno saputo trovare la giusta aggressività e concentrazione per scoraggiare la rincorsa di qualsiasi avversario, colpendo al momento giusto e non lasciando nessuno spiraglio di luce.
Il largo vantaggio, però, suggerisce qualche altra considerazione. Rispetto agli ultimi tornei, il campionato argentino ha subito un ulteriore crollo a livello qualitativo, perdendo giocatori importanti e giovani talenti senza saperli veramente rimpiazzare. Ci si aspettava l'esplosione di qualche promessa di lungo corso, il rinnovamento di alcune squadre e l'immancabile outsider: speranze vane. L'incertezza delle ultime stagioni ha lasciato spazio ad un monologo azul y oro, senza spareggi tripli o ultime giornate da brivido con memorabili scontri diretti. Nessun altro pretendente credibile per il titolo e nessuna squadra rivelazione, alla fine è stata quasi più emozionante la lotta per la Libertadores, conquistata da Velez, Godoy Cruz e Lanus, oltre ovviamente al Boca Juniors. Per un breve periodo il solo Racing di Diego Simeone ha dato la vaga impressione di poter tenere il passo del Boca, ma l'Academia ha pagato a caro prezzo incostanza e black-out mentali del bomber Teofilo Gutierrez. Un'ottima difesa non è bastata a sopperire alle lacune del centrocampo guidato da Yacob e neppure l'atteso rientro di Gio Moreno ha saputo portare la concretezza offensiva di cui Hauche e compagni avevano tremendamente bisogno.
Le altre squadre in lotta per il titolo negli ultimi anni hanno invece dovuto affrontare ricambi generazionali e addii dolorosi. L'Estudiantes ha seguito di pari passo le ultime stagioni della stella Veron, vivendo un lento ed inesorabile declino dopo i fasti della Libertadores. Proprio questo doveva essere l'ultimo semestre della Brujita, fermato da continui infortuni e attratto dalle sirene di Sabella e della Seleccion, ma il positivo rientro nelle ultime partite ha convinto l'ex-centrocampista dell'Inter a proseguire fino al termine del prossimo Clausura. Il Lanus, invece, nonostante la presenza di qualche talento interessante (Guido Pizarro e Leandro Diaz su tutti) e di giocatori decisamente più esperti (Valeri e soprattutto Camoranesi), non è ancora riuscito a riprendersi dalla partenza del trio Salvio-Blanco-Sand. Sorte simile ha colpito il Velez, incapace a sua volta di sostituire i big ceduti durante l'ultima sessione di mercato e protagonista di una partenza da brivido, che ha spento fin da subito le speranze di lotta per il titolo (a fine torneo il Fortin è comunque arrivato secondo assieme a Racing, Belgrano -la vera sorpresa- e Colon). I dirigenti del club di Liniers hanno infatti pagato a carissimo prezzo le disattenzioni legate alle clausole di rescissione dei contratti di Maxi Moralez e del Tanque Silva, acquistati da Atalanta e Fiorentina a cifre ridotte e senza il bisogno di alcuna trattativa. In particolar modo il centravanti uruguayano ha abbandonato il Velez a mercato concluso, impedendo a Gareca di muoversi per un degno sostituito. Rimpiazzare giocatori del loro spessore e la stellina Ricky Alvarez non è cosa facile e neppure la parziale esplosione del giovane Canteros ha saputo nascondere l'involuzione della squadra, aggrappata disperatamente all'estro del Burrito Martinez.
Discorso a parte lo merita invece il San Lorenzo, grande decaduta del calcio argentino che giornata dopo giornata sembra ripercorrere le tristi orme del River Plate. La squadra è allo sbando ed in balia degli avversari, la dirigenza non riesce a far fronte al pesantissimo passivo ed i continui avvicendamenti in panchina non aiutano a dare un minimo di tranquillità e stabilità. Fra aggressioni ai giocatori e risultati sempre più neri il Ciclon ha terminato l'Apertura in piena zona Promocion, a nove punti dal Newell's Old Boys di Rosario e con il serio rischio di finire nelle ultime due posizioni della tabella del promedio, quelle segnate in rosso e che significano retrocessione diretta, senza passare dagli spareggi. Farsi agguantare dal Tigre sembra impresa ardua, ma l'Olimpo è una mina vagante e dopo la salvezza raggiunta lo scorso campionato potrebbe bastare qualche modesta striscia di risultati utili per rilanciarsi anche nel prossimo Clausura.
A livello di singoli l'Apertura 2011 ha regalato poche sorprese e qualche delusione. Partiti per il vecchio continente i talenti Lamela ed Alvarez, nessun giovane ha saputo imporsi come la stella del momento, lasciando un senso di vuoto che soltanto le prestazioni di Lucas Viatri e del neo-acquisto del Palermo Franco Vazquez hanno saputo parzialmente colmare. Doveva essere il semestre della consacrazione del Patito Rodriguez e del centravanti Facundo Ferreyra, ma un'incredibile serie di infortuni per il primo, le chiamate della Seleccion U-20 e una squadra in grande difficoltà -il Banfield è arrivato ultimo- per il secondo hanno rinviato di altri sei mesi il giudizio (da notare che Ferreyra ha realizzato comunque metà delle reti messe a segno dal Taladro). Degni di nota anche il ritorno del bomber ex-Independiente Dario Gandin, trascinatore dell'Atletico Rafaela, ed il capocannoniere del torneo Ruben Ramirez, punta del Godoy Cruz.
Il torneo si è concluso da pochi giorni, ma le voci di mercato hanno già invaso tutti i media, promettendo una scoppiettante sessione estiva in vista del Clausura e della Copa Libertadores. Per ora godiamoci il verano argentino e soprattutto i due Superclasico previsti per fine gennaio!
L'attacco, orfano di Palermo, ha saputo fare leva sull'eterna classe di Riquelme e sull'unica vera sorpresa di questo Apertura: Lucas Viatri. Atteso da tutti come l'erede del Titan, il ventiquattrenne scuola Boca non ha tradio le aspettative, prendendo per mano la manovra offensiva azul y oro e, senso del gol a parte, mettendo in mostra una completezza che ha ben poco a che fare con il suo adorato predecessore. Movimento su tutto il fronte offensivo, tecnica da trequartista e forza fisica, ma all'istinto non si comanda: il vice-Martin ha chiarito una volta per tutte di non essere un centravanti vecchia maniera, è un giocatore moderno (meglio o peggio?) e soprattutto agisce lontano dalla porta, non vive in funzione del gol ed è portato a costruire gioco.
Ecco, il vero limite dell'inarrestabile Boca di Falcioni è sembrato l'assenza di un finalizzatore puro e non a caso negli uffici della Bombonera si sta già muovendo qualcosa: Santiago Silva, Stracqualursi e Ferreyra i nomi più importanti fatti in questi giorni.
Indubbi, dunque, i meriti del Boca Juniors, ma la corazzata Falcioni è veramente una squadra tanto implacabile ed inarrestabile? I numeri parlano chiaro, dodici punti di vantaggio sulle dirette concorrenti, nessuna sconfitta e rivali schiacciati partita dopo partita, incapaci di reagire e porre seriamente in dubbio il titolo numero trenta degli Xeneizes. Tuttavia il gioco espresso sul campo da Riquelme e compagni è parso tutt'altro che spumeggiante, alle volte disordinato e spesso prevedibile. Partita dopo partita i colpi dei singoli e la voglia di raggiungere un titolo che per gli standard del club iniziava a mancare da troppo tempo hanno coperto lacune offensive abbastanza evidenti. Il vero punto di forza, oltre alla fase difensiva, è probabilmente da ricercare a livello mentale: i ragazzi di Falcioni hanno saputo trovare la giusta aggressività e concentrazione per scoraggiare la rincorsa di qualsiasi avversario, colpendo al momento giusto e non lasciando nessuno spiraglio di luce.
Il largo vantaggio, però, suggerisce qualche altra considerazione. Rispetto agli ultimi tornei, il campionato argentino ha subito un ulteriore crollo a livello qualitativo, perdendo giocatori importanti e giovani talenti senza saperli veramente rimpiazzare. Ci si aspettava l'esplosione di qualche promessa di lungo corso, il rinnovamento di alcune squadre e l'immancabile outsider: speranze vane. L'incertezza delle ultime stagioni ha lasciato spazio ad un monologo azul y oro, senza spareggi tripli o ultime giornate da brivido con memorabili scontri diretti. Nessun altro pretendente credibile per il titolo e nessuna squadra rivelazione, alla fine è stata quasi più emozionante la lotta per la Libertadores, conquistata da Velez, Godoy Cruz e Lanus, oltre ovviamente al Boca Juniors. Per un breve periodo il solo Racing di Diego Simeone ha dato la vaga impressione di poter tenere il passo del Boca, ma l'Academia ha pagato a caro prezzo incostanza e black-out mentali del bomber Teofilo Gutierrez. Un'ottima difesa non è bastata a sopperire alle lacune del centrocampo guidato da Yacob e neppure l'atteso rientro di Gio Moreno ha saputo portare la concretezza offensiva di cui Hauche e compagni avevano tremendamente bisogno.
Le altre squadre in lotta per il titolo negli ultimi anni hanno invece dovuto affrontare ricambi generazionali e addii dolorosi. L'Estudiantes ha seguito di pari passo le ultime stagioni della stella Veron, vivendo un lento ed inesorabile declino dopo i fasti della Libertadores. Proprio questo doveva essere l'ultimo semestre della Brujita, fermato da continui infortuni e attratto dalle sirene di Sabella e della Seleccion, ma il positivo rientro nelle ultime partite ha convinto l'ex-centrocampista dell'Inter a proseguire fino al termine del prossimo Clausura. Il Lanus, invece, nonostante la presenza di qualche talento interessante (Guido Pizarro e Leandro Diaz su tutti) e di giocatori decisamente più esperti (Valeri e soprattutto Camoranesi), non è ancora riuscito a riprendersi dalla partenza del trio Salvio-Blanco-Sand. Sorte simile ha colpito il Velez, incapace a sua volta di sostituire i big ceduti durante l'ultima sessione di mercato e protagonista di una partenza da brivido, che ha spento fin da subito le speranze di lotta per il titolo (a fine torneo il Fortin è comunque arrivato secondo assieme a Racing, Belgrano -la vera sorpresa- e Colon). I dirigenti del club di Liniers hanno infatti pagato a carissimo prezzo le disattenzioni legate alle clausole di rescissione dei contratti di Maxi Moralez e del Tanque Silva, acquistati da Atalanta e Fiorentina a cifre ridotte e senza il bisogno di alcuna trattativa. In particolar modo il centravanti uruguayano ha abbandonato il Velez a mercato concluso, impedendo a Gareca di muoversi per un degno sostituito. Rimpiazzare giocatori del loro spessore e la stellina Ricky Alvarez non è cosa facile e neppure la parziale esplosione del giovane Canteros ha saputo nascondere l'involuzione della squadra, aggrappata disperatamente all'estro del Burrito Martinez.
Discorso a parte lo merita invece il San Lorenzo, grande decaduta del calcio argentino che giornata dopo giornata sembra ripercorrere le tristi orme del River Plate. La squadra è allo sbando ed in balia degli avversari, la dirigenza non riesce a far fronte al pesantissimo passivo ed i continui avvicendamenti in panchina non aiutano a dare un minimo di tranquillità e stabilità. Fra aggressioni ai giocatori e risultati sempre più neri il Ciclon ha terminato l'Apertura in piena zona Promocion, a nove punti dal Newell's Old Boys di Rosario e con il serio rischio di finire nelle ultime due posizioni della tabella del promedio, quelle segnate in rosso e che significano retrocessione diretta, senza passare dagli spareggi. Farsi agguantare dal Tigre sembra impresa ardua, ma l'Olimpo è una mina vagante e dopo la salvezza raggiunta lo scorso campionato potrebbe bastare qualche modesta striscia di risultati utili per rilanciarsi anche nel prossimo Clausura.
A livello di singoli l'Apertura 2011 ha regalato poche sorprese e qualche delusione. Partiti per il vecchio continente i talenti Lamela ed Alvarez, nessun giovane ha saputo imporsi come la stella del momento, lasciando un senso di vuoto che soltanto le prestazioni di Lucas Viatri e del neo-acquisto del Palermo Franco Vazquez hanno saputo parzialmente colmare. Doveva essere il semestre della consacrazione del Patito Rodriguez e del centravanti Facundo Ferreyra, ma un'incredibile serie di infortuni per il primo, le chiamate della Seleccion U-20 e una squadra in grande difficoltà -il Banfield è arrivato ultimo- per il secondo hanno rinviato di altri sei mesi il giudizio (da notare che Ferreyra ha realizzato comunque metà delle reti messe a segno dal Taladro). Degni di nota anche il ritorno del bomber ex-Independiente Dario Gandin, trascinatore dell'Atletico Rafaela, ed il capocannoniere del torneo Ruben Ramirez, punta del Godoy Cruz.
Il torneo si è concluso da pochi giorni, ma le voci di mercato hanno già invaso tutti i media, promettendo una scoppiettante sessione estiva in vista del Clausura e della Copa Libertadores. Per ora godiamoci il verano argentino e soprattutto i due Superclasico previsti per fine gennaio!
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