11 lug 2016

Hic et nunc


Il fascino del calcio sudamericano deriva principalmente da un aspetto, oltre che dalla sua forma sistematicamente caotica: tutto ciò che accade, che passa sotto gli occhi degli appassionati e dei tifosi, è destinato a svanire. Le eccezioni che confermano la regola ci sono, ma le splendide traiettorie che il fútbol prende sono da ammirare come delle comete, o delle congiunzioni astrali particolari. Hic et nunc, qui e ora, e nel giro di breve tempo, tutto il contrario. Il confine tra "nunc" e "nunca mas" è sottile quanto la capacità che serve per poter apprezzare questo aspetto estremamente nostalgico.

Lo straordinario River di Marcelo Gallardo, campione d'America 2015, si è visto strappare due pilastri come Kranevitter e Carlos Sánchez e la gloria si è trasformata in fallimento nel giro di pochissimi mesi. Le dinamiche del mercato mondiale mettono tutto in discussione e sicuramente anche la sponda Canalla di Rosario sa benissimo che rifarsi gli occhi con due crack come Lo Celso e Cervi nello stesso undici è una dimensione quanto mai passeggera, destinata a non durare. Splendide generazioni che si frantumano in un attimo, band che si sciolgono dopo il primo album: solo il topos della "vuelta", altro esercizio profondamente sudamericano, può pensare di ricucire, anche se solo parzialmente e ad anni di distanza, il ricordo di qualcosa di grande.

Hic e nunc, qui e ora. Qui, tra Sangolquì e Medellìn, ora, nel cuore del 2016. Il turno d'andata delle semifinali di Copa Libertadores ha sorriso a due squadre bellissime a vedersi, implicate in una snervante lotta contro il tempo: cercare di scrivere il proprio nome più in alto possibile prima che i rispettivi gruppi si sfaldino. Chi questo problema se lo pone relativamente è l'Independiente del Valle, che ha appena battuto 2-1 il Boca Juniors, favoritissimi per la vittoria finale. Il match contro i bosteros è stato l'ennesima prova di quanto la squadra di Pablo Repetto sia un gioiellino che rimarrà cristallizzato nella mente di chi lo ha visto in azione: tra le mura semi-amiche dell'Olimpico Atahualpa (per trent'anni casa dell'LDU di Quito), l'IDV ha imposto il proprio calcio, profondamente legato alla tradizione calcistica del suo Paese. Fisicità, virtuosismi individuali nel saltare l'uomo e una capacità di fraseggio invidiabile, tutti fattori abbinati alla predisposizione mentale di non voler farsi schiacciare. Il Boca di Barros Schelotto, con i polmoni di piombo per i 2700 m d'altura di Quito, ha giocato un match difensivamente splatter (probabilmente la peggior prestazione nella storia azul y oro di Frank Fabra), non ha saputo tenere il vantaggio imposto con il gol di Perez e nella seconda metà di gara ha dovuto soccombere al cocktail micidiale di tecnica e fisico che è il calcio ecuadoregno nella sua migliore espressione. Le danze dei Rayados sono state aperte da Bryan Cabezas, esterno offensivo classe '97 con un futuro estremamente fulgido davanti a sé e delle caratteristiche micidiali. Il ragazzino ha infilato Orión con un destro secco e angolato, dopo aver toreato per più di metà partita la retroguardia del Boca: il ricambio generazionale della Trì, dopo questo soddisfacente ciclo, passerà sicuramente per gli elettrici piedi di questo talento. Dopo diversi minuti è arrivato il 2-1, firmato José Angulo. Anche in questo caso, il personaggio è l'archetipo del grande puntero dell'Ecuador: potenza, esplosività nel passo e gran tiro, tutti mezzi con cui ha irretito i marcatori azul y oro con un tocco a seguire e una palla a incrociare sul secondo palo. Il Monaco ha ormai mandato in porto l'operazione che farà giocare questo classe '95 nel Principato al termine dell'avventura. Detto "El Tin" in onore del leggendario Tin Delgado, ha davanti a sè una parabola sicuramente ascendente a livello europeo. Anche il pilastro difensivo, il ventiseienne Arturo Mina, ha già chiuso con l'Atletico Mineiro e si trasferirà in Brasile al termine della Copa: per quanto il progetto tecnico che negli ultimi anni ha portato l'IDV a bazzicare palcoscenici inimmaginabili sia straordinario, un'occasione simile sembra sussurrare "ora o mai più".

Chi invece la Copa Libertadores non l'ha solo già giocata, ma anche già vinta, peraltro nel momento che ha cambiato completamente le sorti del calcio colombiano, è l'Atletico Nacional de Medellin. I tempi del Pacho Maturana sono passati, ma l'Atanasio Girardot è sempre la culla di suggestioni calcistiche intriganti, nel futbol cafetero. Sulla base di quanto insegnato (e vinto) dal Profe Juan Carlos Osorio, Reinaldo Rueda ha dato continuità e ha aggiornato una squadra già di per sé vincente. L'Atletico Nacional di Rueda è senza dubbio la squadra che ha giocato il miglior calcio in questa edizione della Copa Libertadores, un calcio fatto di possesso palla, movimenti costanti degli esterni da difesa a tre e continua sollecitazione degli attaccanti grazie alle intuizioni dell'uomo in più dei Verdolagas: il venezuelano Alejandro Guerra. Il creativo del centrocampo, classe '85, porta il 15 sulle spalle e il 10 nella testa, e ha dato sfoggio di una tecnica favolosa in un'annata che è stata da preludio alla sorprendente Copa América della sua Vinotinto. Le semifinali di Libertadores partono con le premesse migliori: una vittoria per 0-2 in casa del Sao Paulo ad opera del neo-acquisto Borja, che insacca due reti e si candida a perno futuro della squadra di Medellìn. Anche in questo caso, il ticchettio dell'orologio mette pressione a un gruppo che è in procinto di perdersi: Davinson Sánchez , perla classe '96 della difesa Verdolaga è prossimo al trasferimento all'Ajax, Guerra potrebbe avere ottime proposte dopo l'avventura della Copa Centenario, Copete e Ibarbo hanno già abbandonato la barca, mentre Mejìa è promesso sposo del Leon e Seba Pérez sarà un pezzo grosso della sessione estiva del mercato europeo. Il sogno della vittoria della Libertadores è relativamente vicino, ma il fallimento non comprenderebbe una seconda possibilità, almeno per ora.
Queste battute finali di Copa Libertadores sono le ultime occasioni che ci restano per apprezzare due delle realtà calcistiche più interessanti dell'anno.

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