22 set 2009

River: si salvi chi può


E' sempre più buia la crisi in cui si trova il River Plate, un periodo ormai destinato ad essere ricordato come uno dei più imbarazzanti nella gloriosa storia del club. A Sarandì gli uomini di Gorosito si giocavano un record, quello delle quindici partite in trasferta senza ottenere il massimo della posta in palio, stabilito nel lontano 1978. Come prevedibile non è servito molto per eguagliarlo e non è sufficiente vedere come se la passano gli odiati rivali del Boca Juniors per consolarsi.

I Millonarios sono scesi in campo sconfitti in partenza, senza grinta, senza voglia di fare e soprattutto di dimostrare. Arresi ancora prima di iniziare a combattere, passivi sotto i colpi dell'avversario, incapaci di pungere ed imporsi.

Non bastano la grinta e l'attaccamento alla maglia del pelado Almeyda o gli sprazzi di classe di Ariel Ortega, domenica entrambi in evidente difficoltà, per dare vita ed anima ad una squadra che da l'impressione di essere incapace di fare gruppo, di aiutarsi e di trovare la convinzione di poter rimediare ad un avvio di stagione fra i peggiori di sempre. Una sconfitta che arriva alla fine di una settimana durissima, in cui il River Plate ha collezionato tre risultati negativi su tre partite, uno dei quali è costato anche l'eliminazione al primo turno dalla Copa Sudamericana, ad opera del Lanus di Zubeldia.

Al di là della pessima prestazione sul terreno di gioco, la partita con l'Arsenal passerà alla cronaca per la prevedibile contestazione da parte dei tifosi, finora insolitamente taciturni a tal proposito e concentrati solo ed esclusivamente ad incitare la squadra. Obiettivi dei reiterati insulti i giocatori e soprattutto Nestor Gorosito, che dopo aver ricevuto un benvenuto tutt'altro che caloroso dai tifosi del Lanus ha collezionato il bis a pochi giorni di distanza. Difficile condannare la hinchada della Banda, sempre presente e numerosa in ogni trasferta, sempre vicina al club di Nunez e giustamente arrabbiata e delusa per tutto ciò che sta accadendo.

La protesta ha portato fin da subito i primi risultati, spingendo il tecnico del River a rassegnare le dimissioni già negli spogliatoi dello stadio del Viaducto. Messaggio però non recepito in quel di Nunez, dove Israel e il presidentissimo Aguilar, non avendo assolutamente intenzione di cambiare rotta, hanno ribadito la loro fiducia a Pipo. Difficile sapere se si tratti veramente di fiducia o semplice interesse, dal momento che a gennaio si terranno le nuove elezioni presidenziali e Aguilar non sembra ormai più intenzionato a voler fronteggiare alcun problema.

Ormai tutti, tifosi, giocatori, allenatore e dirigenti non vedono l'ora che arrivi dicembre, che finisca il torneo di Apertura e che si possa porre finalmente fine a questa grottesca situazione. Risollevare la squadra sembra ormai un'utopia e l'unica speranza è quella di riuscire quantomeno a limitare i danni. Difficile che un cambio di allenatore possa invertire la rotta e impossibile che possa trasformare una squadra ormai disastrata.

Le colpe di Gorosito sono evidenti, ma un nuovo tecnico non porterebbe per magia un centravanti, una coppia di difensori centrali degna di essere chiamata tale oppure un altro mediano capace di dare una mano all'esemplare Almeyda. Nè tantomeno farebbe sparire per magia Aguilar e i suoi sciagurati compagni di merende, che probabilmente cercheranno di guadagnare gli ultimi dollari a discapito del River Plate prima di dileguarsi definitivamente.

Nella migliore delle ipotesi porterebbe una ventata di forza di volontà e di ottimismo che però si perderebbero ben presto in quell'oceano di insicurezza, di mediocrità e di paura in cui navigano in questo momento i Millonarios.

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