E' durata una settimana la speranza che aveva riempito i cuori dei tifosi del River Plate. Sette giorni di dubbi, di velato ottimismo, di fiducia nel Jefe, il Negro, o semplicemente Léo. Il ritorno sulla panchina dei Millonarios di Astrada aveva spinto più o meno tutti a credere o almeno a sperare in un cambio di marcia della squadra, per riscattare un inizio di stagione disastroso e lanciare un ultimo disperato tentativo di afferrare con le unghie una proibitiva qualificazione alla Copa Libertadores.
Al Monumental, tuttavia, va in scena l'ennesima prova incolore della Banda, una partita subito in salita a causa del gol di Gandín e incredibilmente chiusa dopo poco più di mezz'ora dalle reti di Piatti e Silvera. Trenta minuti che riportano tutti sulla terra, alla dura realtà di un momento in cui nulla gira per il verso giusto, dentro e fuori dal campo. Quello che si presenta sul terreno di gioco è il solito River: disordinato, sprecone, sciagurato in fase difensiva, statico all'eccesso in quella offensiva e troppo vulnerabile a centrocampo. Come prevedibile il recente arrivo di Astrada non ha portato alcun miracolo, ma ha messo in mostra, se fosse ancora necessario, i limiti di una rosa che partita dopo partita appare sempre più inadeguata per potersi esprimere a livelli di gioco accettabili ed evidentemente impreparata per poter sopportare e saper reagire a pressioni non comuni. Difficile quanto ingeneroso muovere critiche verso un allenatore che a fatica ha appena avuto modo di conoscere la squadra, di farsi un'idea di ciò che lo aspetta, di capire su chi potrà veramente puntare e chi invece non è nelle condizioni per dare un contributo rilevante alla causa.
Allo stato attuale i tifosi del River non possono che attendere e pazientare, nella speranza che Astrada riesca ad innescare quella scintilla in grado di risollevare il morale e la convinzione della squadra e riesca a trovare la quadratura del cerchio, risolvendo o quantomeno limitando gli imbarazzanti problemi della Banda. Oggi l'Independiente di Gallego ha dominato senza strafare, trovando dei gol facili con la complicità dell'ormai noto colaborodo difensivo Millonario e limitandosi a controllare una partita mai in discussione. Il Tolo ha fatto affidamento sull'imprevedibilità di Piatti, abile a creare scompiglio fra le maglie riverplatensi ad ogni occasione, sull'incredibile lavoro tattico di Acevedo, capace con grande spirito di sacrificio di annullare letteralmente il centrocampo avversario, e sulla sorprendente vena di Mareque, puntuale in copertura e costante spina nel fianco per Ferrari e Galmarini.
Fra due settimane il Monumental ospiterà una partita che per il River Plate, ora più che mai, vale una stagione. A Belgrano infatti arriveranno gli odiati rivali di sempre del Boca Juniors in un momento più che positivo, forti del ritorno di Juan Roman Riquelme e della straordinaria vena di Palermo, ansioso di fare ritorno nello stadio che pochi giorni fa lo ha visto assoluto protagonista con la maglia albiceleste della Seleccion.
Nel frattempo Astrada potrà continuare il lavoro da poco iniziato per preparare al meglio innanzitutto l'importante sfida contro l'Huracan di Angel Cappa, in lieve ripresa dopo il faticoso avvio di stagione orfano delle stelline Pastore e De Federico, e in seguito un delicatissimo Superclasico, confidando nel recupero del Burrito Ariel Ortega.
Al Monumental, tuttavia, va in scena l'ennesima prova incolore della Banda, una partita subito in salita a causa del gol di Gandín e incredibilmente chiusa dopo poco più di mezz'ora dalle reti di Piatti e Silvera. Trenta minuti che riportano tutti sulla terra, alla dura realtà di un momento in cui nulla gira per il verso giusto, dentro e fuori dal campo. Quello che si presenta sul terreno di gioco è il solito River: disordinato, sprecone, sciagurato in fase difensiva, statico all'eccesso in quella offensiva e troppo vulnerabile a centrocampo. Come prevedibile il recente arrivo di Astrada non ha portato alcun miracolo, ma ha messo in mostra, se fosse ancora necessario, i limiti di una rosa che partita dopo partita appare sempre più inadeguata per potersi esprimere a livelli di gioco accettabili ed evidentemente impreparata per poter sopportare e saper reagire a pressioni non comuni. Difficile quanto ingeneroso muovere critiche verso un allenatore che a fatica ha appena avuto modo di conoscere la squadra, di farsi un'idea di ciò che lo aspetta, di capire su chi potrà veramente puntare e chi invece non è nelle condizioni per dare un contributo rilevante alla causa.
Allo stato attuale i tifosi del River non possono che attendere e pazientare, nella speranza che Astrada riesca ad innescare quella scintilla in grado di risollevare il morale e la convinzione della squadra e riesca a trovare la quadratura del cerchio, risolvendo o quantomeno limitando gli imbarazzanti problemi della Banda. Oggi l'Independiente di Gallego ha dominato senza strafare, trovando dei gol facili con la complicità dell'ormai noto colaborodo difensivo Millonario e limitandosi a controllare una partita mai in discussione. Il Tolo ha fatto affidamento sull'imprevedibilità di Piatti, abile a creare scompiglio fra le maglie riverplatensi ad ogni occasione, sull'incredibile lavoro tattico di Acevedo, capace con grande spirito di sacrificio di annullare letteralmente il centrocampo avversario, e sulla sorprendente vena di Mareque, puntuale in copertura e costante spina nel fianco per Ferrari e Galmarini.
Fra due settimane il Monumental ospiterà una partita che per il River Plate, ora più che mai, vale una stagione. A Belgrano infatti arriveranno gli odiati rivali di sempre del Boca Juniors in un momento più che positivo, forti del ritorno di Juan Roman Riquelme e della straordinaria vena di Palermo, ansioso di fare ritorno nello stadio che pochi giorni fa lo ha visto assoluto protagonista con la maglia albiceleste della Seleccion.
Nel frattempo Astrada potrà continuare il lavoro da poco iniziato per preparare al meglio innanzitutto l'importante sfida contro l'Huracan di Angel Cappa, in lieve ripresa dopo il faticoso avvio di stagione orfano delle stelline Pastore e De Federico, e in seguito un delicatissimo Superclasico, confidando nel recupero del Burrito Ariel Ortega.
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