20 lug 2010

"Mi ricorda Rambert..."

No, non stiamo parlando dell'ennesimo giovane talento presentatosi in pompa magna e rivelatosi in pochi mesi il più comune dei "bidoni", ma dell'insolito complimento ricevuto da Patricio Rodriguez, ventenne stellina dell'Independiente. L'autore? Il suo stesso allenatore, Daniel Garnero, da poco subentrato a Gallego alla guida del Rojo.

Le apparentemente folli parole del Dany sono in realtà prive di malizia o ironia e, a differenza di quanto si potrebbe pensare, fra i tifosi argentini non hanno suscitato il minimo sdegno o indignazione. Basta infatti cambiare continente e lasciarsi un intero oceano alle spalle, abbandonare gli scomodi ed ordinati seggiolini del Meazza per ritornare ai gremiti ed infuocati gradoni della Doble Visera di Avellaneda per conoscere una nuova realtà. Il Rambert italiano, oggetto misterioso famoso soprattutto per essere stato accompagnato nella trasvolata atlantica dall'allora sconosciuto Javier Zanetti, in patria ritorna sorprendentemente ad essere un grande talento mai veramente sbocciato, un attaccante poco prolifico ma estroso ed imprevedibile, in grado di aprire qualsiasi difesa con estrema facilità.

Così come l'Avioncito, anche Patricio Rodriguez è cresciuto nelle giovanili dell'Independiente e l'accostamento, diventato ora un po' più logico, assume anche una certa dose di sensatezza. Dimenticata la sfortunata quanto breve parentesi europea, il neo-allenatore del Rojo Daniel Garnero ha infatti rivisto nel Patito il delicato controllo di palla, la rapidità e l'inarrestabile cambio di passo per i quali Sebastian Rambert era conosciuto ed apprezzato dai suoi tifosi. Considerato da molti il nuovo Caniggia non ha trovato fortuna all'estero ed anche in patria ha vissuto stagioni altalenanti inseguendo e mancando sempre la decisiva consacrazione, accompagnato da una personalità troppo debole per reggere eccessive pressioni.

Patricio Rodriguez, dal canto suo, dopo un brillante e promettente inizio che lo ha portato a conquistare un posto da titolare in prima squadra, ha ben presto incontrato le tipiche difficoltà delle giovani promesse, faticando a riconfermarsi e scivolando nelle gerarchie del Tolo Gallego dietro ad ottimi giocatori come Piatti e Gandin. Il cambio sulla panchina del Rojo gioca ora a suo favore, poichè Garnero ha infatti dimostrato in più occasioni di voler puntare sulla sua esplosione, indicandogli chiaramente la via per compiere il salto di qualità che tutti si aspettano da un talento simile: "Deve imparare a posizionarsi meglio in campo, giocare con più tranquillità per poi scatenare qualità letali come il controllo palla e le imprevedibili frenate ad altissima velocità; non deve dare le spalle alla porta, ma partire da dietro e puntare gli avversari. Non sarà facile e dipende tutto da lui imparare a giocare di prima e capire quando deve rallentare oppure accelerare il gioco."

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