RETE: 116' Iniesta.
AMMONITI: Van Persie, Van Bommel, De Jong, Van Bronckhorst, Heitinga (due volte), Robben, Van der Wiel, Mathijsen (O), Puyol, Sergio Ramos, Capdevila, Iniesta, Xavi (S)
La Spagna conquista il suo primo titolo mondiale al termine di una partita lunga e sofferta, in termini sia nervosi che fisici. A leggere i nomi ci si poteva aspettare una partita spettacolare, fatta di possesso palla di grandissima qualità rojo e ripartenze micidiali oranje, ma l'importanza della posta in palio ha distrutto i sogni degli esteti di questo sport, come del resto capita quasi sempre. Gioco molto spezzettato, cattivo, duro (anche troppo come dimostrano i troppi ammoniti), spesso bloccato, con la Spagna a nascondere la palla e prendere botte (il fallo di De Jong su Xabi Alonso rimarrà negli annali).
L'Olanda pensa purtroppo troppo poco a giocare, e il suo leader Wesley Sneijder viene troppo spesso abbandonato a se stesso, poco servito soprattutto da Robben che sembra vivere una sindrome da eroe solo contro il mondo. La difesa spagnola fa un grande lavoro per ingabbiarlo sempre almeno con due giocatori, per impedirgli i suoi tipici slalom da destra verso il centro. Purtroppo per gli arancioni gli errori sotto porta del numero 11 (ben servito in entrambi i casi dal 10) hanno condizionato una partita bloccata sullo 0-0 per tutti i tempi regolamentari. A parte i due fenomeni, c'è poco dell'Olanda. Van Bommel aiutato De Jong pensa a distruggere fisicamente gli spagnoli, i quali ogni volta che attaccano una difesa timorosa fanno paura (e i gialli fioccano). Kuyt, l'altra freccia dell'arco offensivo, a sinistra è fondamentalmente innocuo, troppo poco tecnico per sfruttare il dribbling e troppo lontano dalla porta per incidere. Rimane il suo grande lavoro di fatica, che aiuta a imbrigliare la Spagna. Grande assente a questo punto dell'intero Mondiale Robin Van Persie, troppo a disagio da centravanti. Con lo scorrere del tempo Van Maarwijk inserisce sempre più giocatori offensivi, senza però ottenere benefici nel gioco, anzi perdendo sempre più il possesso del campo. Non è un caso che il forcing spagnolo aumenti fino al gol-beffa a 4 minuti dal termine (di sicuro aiutato anche dall'espulsione per somma di ammonizioni di Heitinga), quando tutti si aspettavano la terza finale della storia decisa ai rigori. Nemmeno quest'Olanda è riuscita a essere vincente, ma l'importante è costruire attorno ai due fenomeni e leader che ha.
La Spagna dal canto suo si porta a casa il suo primo Mondiale col minimo sindacale, considerando tutto il torneo. Vince perchè ci crede fino in fondo, macinando sempre il solito possesso palla grazie alla qualità di Xavi, Iniesta, Xabi Alonso e Fabregas. Era la squadra più forte e completa sulla carta, giusto che abbia vinto, anche se soffrendo in più occasioni. E dall'intero paese un ringraziamento a San Iker Casillas, che dopo il rigore col Paraguay ipnotizza anche Robben, dando da capitano tanta forza mentale a tutta la squadra. Ottima l'organizzazione difensiva su Robben, e in generale il grande lavoro di pressing a tutto campo in fase di non possesso, che tarpa le ali all'Olanda. Del Bosque ancora una volta si dimostra perfetto direttore di un'orchestra di fenomeni.
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